18/03/1973 - Meditazione Il Ventilabro 8 San Giuseppe

Sant’Ilario, 18.3.73
S.Giuseppe (meditazione de “Il Ventilabro) pag 5

UN UOMO CHIAMATO GIUSEPPE La Chiesa interrompe per un giorno la severità del tempo di Quaresima e presenta alla nostra venerazione S.Giuseppe, il capo della Sacra Famiglia. Egli ci si propone prima di tutto come modello di fede, poiché è stato uomo di fede grande, forte, incrollabile a qualsiasi prova. Ricordiamo come si è svolta la sua vita, quale ci appare dai pochi cenni che ne fa il Vangelo: potremmo dire che Dio lo ha lasciato sempre in sospeso, sempre fino all'ultimo momento, e questo stato di estrema incertezza vuole la fede. S.Giuseppe è stato in sospeso quando si è trovato nell'angoscia della scelta: doveva rimandare Maria che aveva concepito prima che fosse venuta ad abitare con lui? Passano settimane e mesi di conflitto interiore - poiché aveva indubbiamente una stima immensa per la sua sposa - prima che giunga un angelo in sogno a liberarlo dal dubbio (Mt 1, 18-21). Così pure al momento di fuggire in Egitto: di nuovo è un angelo ad ordinargli nel sogno di prendere il Bambino con la Madre per sottrarsi ad Erode (ib. 2, 13-15). Ancora dopo un sogno riprende, sempre pronto, instancabile nell'ubbidienza, sulla via del difficile ritorno prima verso Betlemme e poi a Nazaret (ib. 2, 19-23). Notiamo la singolarità di questi sogni, in parallelo col Giuseppe dell'Antico Testamento, figlio di Giacobbe: per S.Giuseppe, uomo di fede, non ci sono visioni o miracoli sfolgoranti, ma solo l'aleatorietà dei sogni. Troviamo per l'ultima volta Giuseppe quando Gesù aveva dodici anni: ancora un mistero, poiché Gesù scompare ed ai genitori angustiati si limita a dire: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 42-50). Poi il padre putativo del Cristo scompare: del Figlio ha diviso soltanto l'oscurità, nel lavoro, nel silenzio, nel servizio. Quando Gesu si presenterà alle folle, quando terrà i suoi meravigliosi discorsi e compirà i grandi miracoli, Giuseppe non ci sarà più poiché avrà ormai finito il suo servizio. La liturgia lo paragona giustamente ad un altro gigante della fede, Abramo, cui “fu contato a giustizia” l'aver creduto “contro ogni speranza” (Rm 4, 13-18). Sono facili le conclusioni che possiamo tirare noi, quando siamo così deboli nella fede, così pronti al lamento, così esigenti, così insofferenti nella prova, così pieni di smanie. Noi abbiamo bisogno di domandare a Dio molta fede per intercessione di questo magnifico Santo che è Giuseppe, quella di ogni giorno, la generosità di ogni momento in ogni prova. Soprattutto chi di noi è a capo di una famiglia che deve guidare e costruire non secondo il suo gusto ma nella volontà di Dio, in diretta sintonia con lo Spirito Santo. Un capofamiglia deve essere straordinariamente in contatto con lo Spirito Santo nella preghiera, eccellere così nella prudenza, nella giustizia, nella fortezza, nella temperanza, le quattro virtù cardinali, come Giuseppe. In secondo luogo in S.Giuseppe risalta la splendida castità: per merito di questa sua virtù gli sono affidati la Vergine ed il figlio Gesù. Pensiamo quanto egli doveva essere puro per custodire tanta purezza, veramente un prodigio! il suo matrimonio verginale con Maria assurge a dimensioni meravigliose. Nell'iconografia cristiana Giuseppe è raffigurato sempre come un vecchio, quasi a simboleggiarne la grave castità, ma questo è senza dubbio assurdo, perché all'epoca delle nozze con la Madonna non doveva avere più di vent'anni, la cui mirabile energia avrebbe espresso poi nelle prove immediatamante successive. Castità è saper amare. Nella nostra epoca grossolana pare che si debba ragionare solo ed al più nell'ordine del lecito, mentre si deve ragionare nell'ordine di una perfezione umana da raggiungere. Pensiamo alla straordinaria delicatezza di S.Giuseppe: quanto più si ama una persona, tanto più si è gentili ed educati con lei. C'è una responsabilità precisa per i capofamiglia, oltre che nei confronti della moglie, anche verso i figli, che devono essere educati alla purezza: è inutile rifugiarsi nel comodo “il mondo purtroppo è fatto così” per conformarvisi. S.Giuseppe infine ci è modello in un terzo aspetto, che è la meravigliosa saggezza di padre, di uno che ha saputo prendere i pesi su di sè, che ha tenuto il suo ruolo, con i compiti più difficili che gli toccavano nella sua qualità di capo. Tutto in umiltà: ecco il servizio che sa scomparire, che sa rinunciare alle intime aspirazioni per lasciare il posto al disegno di Dio. Ci insegni Giuseppe a riflettere a lungo sulle nostre responsabilità in ordine alle scelte che si devono fare nella vita famigliare, nella nostra professione, o per i problemi che riguardano la moglie o nell'indirizzare i nostri figli, rispettando la volontà di Dio su di noi e sugli altri, perché è Lui il padrone. Come Giuseppe poi, quando il capofamiglia raggiunge la vecchiaia, deve saper accettare di perdere il proprio ruolo di preminenza poiché forze nuove gli succedono, di essere messo in disparte e di scomparire. Giustamente la figura del grande Santo è stata riscoperta nell'età moderna, dopo lungo tempo di oscurità, ed è tanto più valida ai nostri giorni. Valga di stimolo per quanti hanno bisogno delle sue virtù ciò che affermava S.Teresa d'Avila: “Non ho mai chiesto una grazia a S.Giuseppe che non l'abbia ottenuta”.

CODICE73CHM011
LUOGO E DATA Sant’Ilario, 18.3.73
OCCASIONE S.Giuseppe (meditazione de “Il Ventilabro) pag 5
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Scritto (originale non disponibile)
ARGOMENTIS.Giuseppe
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