122 - Parola Eucarestia

122. Parola - Eucarestia

L’introduzione di nuove preghiere eucaristiche nella liturgia è stato un vero avvenimento sul piano teologico: per l’introduzione nel cuore stesso della liturgia di un contenuto teologico che ha sviluppato quello già presente attraverso il Canone Romano e per la prospettiva di una dinamica liturgica aperta da una preghiera che è allo stesso tempo testimonium fidei1 e operatio fidei2.

“In principio era la Parola”3: ogni realtà dipende da questa prima assoluta realtà; da essa deriva la vita, il senso del suo esistere, la legge interiore del suo vivere, e verso di essa è protesa per un ritorno alla sorgente viva ed essenziale di ogni realtà. La Parola che è in Dio segna un processo di Rivelazione e di Incarnazione: i due termini devono essere nello stesso tempo ben distinti e strettamente uniti tra di loro. La Parola rivela l’intima verità della vita attraverso il bisogno divino di salvezza; si tratta dunque di una rivelazione che si incarna nella storia e, poiché è manifestazione del mistero divino per la salvezza dell’uomo, essa diventa storia di salvezza.

La categoria propria del mistero cristiano è categoria di storia salvifica; gli atti e gli avvenimenti nei quali la Parola si misura sono perciò salvifici e partecipano al mistero divino salvifico. La stessa conoscenza della verità divina in senso ontologico è possibile attraverso la rivelazione economica di tale verità, così come essa ci coinvolge nell’economia salvifica.

La Parola esprimendosi ad extra4 realizza ciò che dice. Dio viene a noi nella nostra storia, la riempie della sua presenza; l’evangelo è l’annuncio definitivo della Parola creatrice e salvatrice, nella presenza della Parola fatta carne, diventa storia di redenzione. È nel mistero della Parola che dobbiamo vedere il mistero totale del Cristo, è dalla Parola che dipende l’essenziale valore della rivelazione racchiusa nel mistero pasquale. Nella realtà di questo mistero la Parola si è realizzata in pienezza: la vita di Cristo, la beata Passione, la Resurrezione e la sessione alla destra del Padre, la Parusìa gloriosa, sono l’incarnazione della Parola che si protende in azione salvifica nel tempo, oltre il tempo, sino alla consumazione dei tempi.

Alla Parola divina che si rivela in parola e azione segue la risposta della comunità salvata, una parola che si compie nella parola e nell’azione. Già nella fase dell’Antico Testamento la parola suscita una parola concretata nella fedeltà all’alleanza: è una lode contemplativa dei mirabilia Dei5 nella quale Israele si apre al compimento in se stesso del disegno di Dio. La benedizione acquista il suo significato più alto nella lode della cena dove Dio è glorificato e ringraziato per i suoi doni, per la sua creazione, per il suo intervento di salvezza e si conclude nella supplica che si compia l’assemblea finale degli eletti, nella cena escatologica nella quale tutti gli eletti redenti e salvati celebreranno per sempre la gloria del Signore salvatore. Questa tensione messianica conduce sino alla berakah6 innalzata da Cristo nella sua Ultima Cena quando egli, abbandonandosi alla Passione come al compimento supremo della Pasqua, pronuncia le benedizioni sul pane e sul calice come una consacrazione del suo corpo spezzato e del suo sangue versato, per riconciliare nel suo stesso corpo i figli dispersi di Dio e rinnovarli nell’alleanza eterna del suo amore.

Dicendo agli Apostoli: “Fate questo in memoria di me”7, egli fa nella benedizione della sua Ultima Cena il memoriale del suo mistero pasquale, di tutto il mistero di salvezza. Rendendo grazie in Lui e con Lui per il suo corpo spezzato e il suo sangue versato che ci sono dati come la sostanza stessa del regno creato dalla parola salvifica, noi presentiamo continuamente a Dio il mistero compiuto dalla sua parola e acconsentiamo al compimento di quel mistero in noi nella nostra carne e in tutta la comunità nella ferma speranza della Parusìa nella quale parteciperemo alla risurrezione. In questo modo inauguriamo già l’eterna glorificazione di Dio creatore e salvatore che farà della Chiesa la comunità pasquale dei salvati cioè l’assemblea festiva nella quale l’umanità si unirà al culto celeste dell’agnello immolato dinnanzi al trono. Compiendo dunque l’Eucarestia noi rendiamo attuale l’azione salvifica e glorificatrice della Parola; concretiamo nel gesto eucaristico del pane e del calice tutto il processo d’incarnazione salvifica della Parola, ma contemporaneamente la Parola fatta carne e sangue redentore riacquista il suo pieno significato rivelatore. Rivela la gloria divina dell’umanità celebrante l’Eucarestia e canta la gloria divina che si rivela e manifesta nell’azione salvifica.

La Parola che nell’intimo della vita trinitaria è lode di Dio, poiché è l’immagine di Se stesso, è voce della lode glorificatrice di tutta l’umanità. Solo la Parola è rivelazione e glorificazione di se stessa e l’umanità non può che partecipare a questa lode rispondendo alla parola mediante la celebrazione dell’Eucarestia.

I protestanti erano nella verità quando videro nell’Eucarestia un dialogo tra la Parola divina e la fede nell’uomo nuovo nel Cristo; ma tale dialogo ha tutta la realtà della Parola creatrice e salvatrice divenuto nella Croce il fatto dominatore della storia.

Questo dialogo non è fatto essenzialmente di parole poiché la Parola è creatrice e anzitutto ed essenzialmente atto creativo, è dialogo tra realtà creatore e realtà creata, tra la novità perenne della Parola e la novità della creazione di salvezza in Cristo. Il pane e il calice dell’Eucarestia sono i segni nei quali oggettivamente si concreta il dialogo nella rivelazione salvifica; il gesto eucaristico è preghiera e benedizione, diventa realtà della parola che risponde e che nella sua risposta glorificante coinvolge l’uomo salvato. Ma la parola umana stessa è coinvolta in questo dialogo come possibilità espressiva e semantica di indicare sin dove è possibile il linguaggio infinitamente insondabile della Parola fatta carne e ripresentata nel segno del pane e del vino. Attorno a questo segno è come rinnovata in esso la parola umana urge tutte le sue possibilità per riuscire ad esprimere la benedizione, la glorificazione, l’anamnesi presente e viva nel segno eucaristico.

Nasce allora la preghiera nella quale la parola umana tenta di esprimere l’Eucarestia; ma come l’Eucarestia è proclamazione della parola nella sua più ampia dimensione d’azione salvifica, così la prece eucaristica non è tanto parola di preghiera quanto piuttosto azione rivelante e glorificante, partecipazione alla Parola vivente, salvifica, accettazione della Parola sino alla ultima conseguenza del suo infinito valore.

L’Eucaristia come gesto eucaristico e come preghiera eucaristica è perciò teologia cioè proclamazione della realtà divina vivente perennemente nel gesto eucaristico di Cristo ripresentata nell’anamnesi dell’intera comunità nella quale egli l’ha affidata.

È teologia inoltre perché la vivente realtà dell’Eucaristia è possibile per la presenza dello Spirito che ha dato alla Parola la forza della rivelazione creatrice e redentrice e che mantiene continuamente questa forza perché ciò che la Parola ha compiuto una volta per sempre divenga nella successione un rinnovato mistero di comunione con la vita divina , ma sempre più compiuta e appropriata rivelazione, un dialogo sempre più realizzatore della salvezza attraverso la conoscenza della realtà intima della parola.

Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS