Quaderno 33 - L'Eucarestia I 1976

QUADERNO 33

Introduzione

1. Venit omnis multitudo ecc…1. Es 16; passim: 1. 4. 5. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 31. 35. Anche noi nel deserto dopo il Mar Rosso (Battesimo) siamo pellegrini, sentiamo la stanchezza e rischiamo di venir meno. “Non siamo ancora arrivati alla terra promessa. Questo lo ascoltino tutti i fedeli, sappiano dove sono: sono nel deserto, sospirano alla patria. Per cui l’Apostolo posto nella via di questo deserto dice: quae retro oblitus in ea quae ante sunt extensus, secundum intentionem sequor ad palmam supernae vocationis Dei2. E tutto quello che quel popolo ha sofferto e tutto quello che Dio gli ha dato, tutti i castighi, tutti i doni hanno ragione di segno delle cose che nel deserto di questa vita noi, che camminiamo in Cristo e che cerchiamo la patria, riceviamo per la nostra consolazione e soffriamo per la nostra prova”3 (Sant’Agostino). Per questo non ci poteva mancare quel pane venuto dal cielo che ha in sé ogni gioia e la soavità di ogni sapore.

2. Lo stupore: Manhu, quid est hoc?4. Quomodo potest hic nobis carnem suam ecc…5. Il frutto: Qui tunc plus colligebat non habebat amplus et qui minus ecc…6. E ora: non secundum specierum quantitatem sed secundum quantitatem dispositionis et devotionis7. L’a l a cri tà : summo mane oportebat colligere ora8; ante omnem sollicitudinem rerum humanarum quaerenda est9. Il tempo: non si raccoglieva il sabato10; è cibo di questa vita.

1 Nella NOVA VULGATA: “… venit omnis congregatio – … tutta la comunità degli Israeliti arrivò” (Es 16,1). 2 Nella NOVA VULGATA: “… quae quidem retro sunt, obliviscens, ad ea vero, quae ante sunt, extendens me ad destinatum persequor, ad bravium supernae vocationis Dei – … dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la metà, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù” (Fil 3,13-14). 3 Cfr SANT’AGOSTINO, Esposizioni sui Salmi, 72.5. 4 Nella NOVA VULGATA: “Man hu (quod significat: Quid est hoc?) – Man hu: che cos’è?” (Es 16,15). 5 “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6,52). 6 Nella NOVA VULGATA: “… nec qui plus collegerat, habuit amplius, nec qui minus – … colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo: colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava” (Es 16,18). 7 “… non secondo la quantità delle specie, ma secondo la misura della devozione e del fervore” (Cfr SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q.79, a.5.7). 8 Nella NOVA VULGATA: “Colligebant autem mane singuli – Ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava ne raccoglievano” (Es 16,21). 9 “… ciò è da chiedere prima di ogni preoccupazione delle cose umane”. 10 Cfr Es 16,26. Fede: le quaglie cadevano nell’accampamento. La manna bisognava andare a raccoglierla fuori11. L’Eucarestia è compresa solo «uscendo» dai ragionamenti umani, nella fede.

3. Chi disprezza l’Eucarestia è perché pensa che si possa su questa terra raggiungere la felicità senza Dio.

4. Il nome; sono stati numerosi: Corpo di Cristo, Corpo del Signore, il Venerabile, Sacrificio dell’Altare, Messa, Sinassi, Viatico, Comunione, Mensa Divina, Santissimo Sacramento. Il nome di Eucarestia deriva dal racconto dell’Istituzione dove Gesù rese grazie12, e si trova già usato dalla Didachè13, da Ignazio di Antiochia14, da San Giustino15 e da Sant’Ireneo16 e conviene al mistero che è un perfetto rendimento di grazie.

11 Cfr Es 16,13. 12 (Cfr Mt 26,26; Mc 14,22: eulogēsas; Lc 22,19; 1Cor 11,23: eucharistēsas). 13 Cfr 9,1-5; 10,1-6. 14 Cfr SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera ai cristiani di Smirne, 7. 1; Lettera ai cristiani di Filadelfia, 4. 15 Cfr SAN GIUSTINO, Apologia, I, 66. 16 Cfr SANT’IRENEO, Adversus haereses, 2, 18

Il Santo Sacramento

(Dal Padre Faber17)

1. Nessuna mente creata può arrivare a capire questo tipo di grandezza. Nemmeno gli angeli. La sapienza dei Cherubini non arriva a tale profondità. I Serafini, gli angeli dell’amore ardente, non possono lodare adeguatamente tanta misericordia.

2. Però un po’ di più lo dobbiamo conoscere: è tutto per noi, per amarlo di più. A Lui apparteniamo perché Lui è l’Amore vivente in persona, è la sorgente della vita. Et vocabitur nomen eius admirabilis, consiliarius, Deus fortis, pater futuri saeculi, princeps pacis18 (Is 9). È il sacramento «mirabile» che costruisce la Chiesa. È il sacramento della salvezza: Nisi quia Dominus adiuvit me, paulo minus habitasset in inferno anima mea19 (Sal 93,17). Dominus forti et potens, Dominus fortis in bello20 (Sal 23, 8). Lauda Gerusalemme Dominum ecc…21 (Sal 147).

3. Pensiamo a tutto il bene che viene dal Santissimo Sacramento. I trionfi esterni non sono che un segno di ben più grandi trionfi interiori. Un mondo di profonda adorazione e di una azione soprannaturale dello Spirito. Ricordiamo: un solo atto soprannaturale è assai più caro a Dio di quanto gli siano odiosi mille peccati, perché in quell’atto vi è il profumo di Cristo, l’unzione della sua grazia, il valore del suo Sangue, l’impronta dei suoi meriti. Dall’Eucarestia la vitalità di tutte le anime fervorose, il sacrificio dei consacrati, la vittoria di tutti coloro che lottano con il mondo, le conversioni, le evangelizzazioni, atti di amore che bastano ad espiare un mare di bestemmie e un mondo di sacrilegi.

4. La processione del Corpus Domini è un compendio di tutta la storia della Chiesa. È una manifestazione del popolo di Dio che è pellegrinante. Tutta la storia della Chiesa può essere considerata come una

17 Cfr FEDERICO GUGLIELMO FABER, Il Santo Sacramento, Marietti. Volume presente nella biblioteca di don Pietro. 18 Nella NOVA VULGATA: “Et vocabitur nomen eius admirabilis, consiliarius, Deus fortis, pater aeternitatis, princeps pacis – E il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio Potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5). 19 Nella NOVA VULGATA: “Nisi quia Dominus adiuvit me, paulo minus habitasset in loco silentii anima mea – Se il Signore non fosse stato il mio aiuto, in breve avrei abitato nel regno del silenzio” (Sal 94 [93], 17). 20 Nella NOVA VULGATA: “Dominus fortis et potens, Dominus potens in proelio – Il Signore forte e valoroso, il Signore valoroso in battaglia” (Sal 24 [23], 8). 21 “Celebra il Signore, Gerusalemme” (Sal 147 [146-147], 12). interminabile e magnifica processione che si svolge attraverso i secoli. Non è il trionfo, è la lotta contro tutti i nemici. La Chiesa ha sempre le sue sofferenze e si trova più a disagio in un Concordato che nelle catacombe. Morto un errore, ne risorge un altro; “le eresie sono quasi condizione del suo vivere” e involontaria causa del suo splendore intellettuale.

5. La Chiesa è lieta perché ha con sé Gesù. Non è una commemorazione, ma è Lui stesso. Non è una parte del mistero dell’Incarnazione, è tutto intero il mistero, il Verbo incarnato in persona. Il Cielo è venuto a Lei. Non è solo un mezzo di grazia, è la stessa sorgente di grazia. Non è solo un aiuto, ma è lo stesso Redentore glorificato.

6. L’Eucarestia è tutto per noi. È qui che possiamo capire come Gesù è stato ed è per noi, e come noi dobbiamo essere interamente per Gesù. Tutta la liturgia, l’arte, la dottrina della Chiesa hanno qui il centro. Vi si trovano tutte le azioni di Gesù, tutti i misteri dell’Incarnazione. Tutti i Sacramenti sono indirizzati a questo e a lui subordinati. In Lui ci incontriamo con la Santissima Trinità. È la più grande opera di Dio, è il complemento di ogni sua opera. Qui l’amore, la potenza e la sapienza del Creatore trovano il loro riposo. Alla sua luce comprendiamo meglio ogni altra rivelazione. Comprendiamo meglio quella grande metropoli di Dio che è la Madonna, San Giuseppe, San Giovanni Battista, gli Apostoli, ecc…

7. Le virtù crescono. L’umiltà: quante cose avremmo potuto fare per Lui e non le abbiamo fatte, quante grazie abbiamo sciupato, quanto Lui ha fatto, quanto abbiamo fatto contro di Lui dando la preferenza a noi stessi. Immensità del suo amore: dimenticanza di noi stessi. La nostra anima non sarà mai così occupata dall’amore come quando riposa silenziosa e meravigliata, muta e incantata nel refrigerio del Santissimo Sacramento. Oratio humiliantis se nubes penetrabit…non discedet donec Altissimus adspiciat22 (Sir 35,17). La confidenza: virtù così necessaria. Facilità dello scoraggiamento per la moltitudine dei pericoli, delle prove e delle tentazioni. Dobbiamo diffidare di noi stessi e delle nostre forze e nello stesso tempo essere allegri, lieti, sicuri. Dobbiamo essere pieni di coraggio. Questo nell’amore dell’Eucarestia. Da questa fede vengono le tre grazie speciali che formano il nerbo della vita interiore:

22 Nella NOVA VULGATA: “Oratio humilis nubes penetra bit et, donec propinquet, non consolabitur; et non discedet, donec Altissimus aspiciat – La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finchè sia arrivata; non desiste finchè l’Altissimo non sia intervenuto” (Sir 35,21). una carità grande per quelli che ci circondano, un grande desiderio di sacrificarsi per Dio, e un generoso amore per la Chiesa.

8. L’amicizia con Gesù: il vero amico. Ci dà gioia, ci conforta, ci eleva, ci migliora, ci difende. Il colloquio con Lui.

9. Quid est quod debui ultra facere et non feci?23 Cum esset omnipotens, plus dare non potuit; cum esset sapientissimus, plus dare nescivit; cum esset ditissimus, plus dare non habuit24 (Sant’Agostino). Quis sicut Dominus Deus noster?25 L’Eucarestia è il capolavoro di tutte le opere di Dio.

10. Gesù nell’Eucaristia non cessa di dare le sue grazie, che tutte, naturali e soprannaturali, vengono agli uomini. Tutte sgorgano dall’Eucaristia che è come il grande serbatoio delle ricchezze infinite acquistate da Gesù per noi col suo sacrificio di Redenzione.

11. Gesù nell’Eucaristia continua ad esercitare nel silenzio e nel nascondimento il suo supremo ed eterno sacerdozio.

12. Calix benedictiones cui benedicimus, nonne comunicatio Sanguinis Christi est?26 (1Cor 10,16). È il sangue della benedizione perché ce lo ha consegnato perché l’offrissimo in espiazione. Ricordiamo alla Consacrazione o nell’adorazione il Sangue sparso nell’orto, il Sangue della flagellazione e di tutta la strada della Passione.

13. Trasfigurazione: Mosè il santo della manna, Elia il santo del pane. Quale trasformazione nella Eucaristia. Come trattarla per essere come Gesù?

14. Gli effetti dell’Eucaristia (Da Garrigou). L’Eucaristia principalmente ci unisce a Cristo, autore della grazia, e ci dà un aumento di grazia santificante, delle virtù infuse e dei doni dello Spirito Santo. Questo è di fede. Est adunatio hominis ad Christum […] omnemque effectum, quem materialis cibus et potus quod vitam agunt corporalem, sustentando, augendo, reparando et delectando, sacramentum hoc quoad vitam operatur spiritualem […] (Concilio Firenze27).

23 “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?” (Is 5,4). 24 “Essendo onnipotente, non poté dare di più; essendo il più sapiente, non seppe dare oltre; essendo il più ricco, non ebbe da dare di più”. 25 “Chi è pari al Signore nostro Dio?” (Sal 113 [112], 5). 26 “Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo?” (1Cor 10,16). 27 “È l’unione dell’uomo al Cristo […] e produce nella vita spirituale tutti gli effetti che il cibo e la bevanda materiale producono nella vita del corpo, cioè lo alimentano e lo fanno Aumenta la grazia santificante 1) perché contiene lo stesso autore della grazia e ci unisce con Lui; 2) perché è il memoriale della Passione che è la fonte della grazia; 3) perché è dato a mo’ di cibo e così ci dà una grazia che nutre; 4) perché è dato sotto le specie del pane (fatto di molti chicchi) e di vino (fatto di molti acini): così ci unisce alle altre membra del Corpo Mistico (San Tommaso28). L’Eucaristia appare come un’estensione dell’Incarnazione. Sul 1): Questa grazia cibans è ordinata all’unione dell’anima con Cristo. Questa unione è più alta che tale grazia che è mezzo a unirsi con l’autore della grazia. Per questo l’Eucaristia supera tutti gli altri Sacramenti. Come Dio, autore della grazia, ha vouto che la sua vita intima che è in Lui per natura fosse partecipata a noi, così Cristo ha voluto che la sua vita intima non fosse solo in Lui nella pienezza, ma anche in noi, secondo il grado di unione e di incorporazione a Lui. La Comunione Eucaristica è nell’ordine dei misteri della Santissima Trinità, dell’Incarnazione e della Redenzione, cioè: Bonum est suipsius diffusivum et eo intimus et abundantius, quo altius est29. Nella SantissimaTrinità il Padre dona la sua natura al Figlio et per Filium30 allo Spirito Santo. Da questa effusione sorge l’intima comunione delle tre Persone che vivono della stessa essenziale intellezione di verità e dello essenziale amore. Nell’Incarnazione il Verbo comunica la sua personalità e il suo essere all’umanità di Cristo che ha con il Verbo una comunione sostanziale perenne. Cristo Redentore comunica a noi i meriti suoi e la sua soddisfazione. Poi ogni anima con la Comunione si unisce a Cristo tanto più intimamente quanto ha di carità. Cfr Imitazione di Cristo, c. 13 del IV libro: Quis mihi det, Domine, ut inveniam te solum (Ct 8,1) ut aperiam tibi totum cor meum, et fruar te sicut desiderat anima mea […]. Vere tu es dilectus meus, electus ex millibus (Ct 5,10). Vere tu es Deus absconditus (Is 45,15). O quam suavis est, Domine, spiritus tuus…31. Sul 2): L’Eucaristia rappresenta la Passione. L’anima si deve unire con quell’atto permanente dell’amore di Cristo con il quale si è dato per noi sulla

crescere, lo ristorano e gli producono piacere” (Cfr CONCILIUM OECUMENICUM FLORENTINUM, Sessio VIII, 22 novembre 1439, Exultate Deo, in: Enchiridion Symbolorum, 1322). Il Concilio Fiorentino fu il diciassettesimo concilio ecumenico e si svolse dal 1431 al 1443. Convocato da Eugenio IV iniziò a Basilea, continuò a Ferrara, per poi essere trasferito a Firenze ed essere concluso a Roma. 28 Cfr SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q.74, a. 1,c. 29 “Il bene è diffusivo di se stesso e tanto più intimo e sovrabbondante di quanto c’è di più alto”. 30 “per mezzo del Figlio”. 31 “«Chi mi darà, o Signore, di trovare te solo» (Ct 8,1), di aprirti tutto il mio cuore e di godere di te, secondo il desiderio dell\'anima mia? […]. Veramente tu sei «il mio diletto scelto tra mille» (Ct 5,10) […]. «Veramente tu sei il Dio nascosto» (Is 45,15) […]. «Oh, quanto è soave, o Signore, il tuo Spirito» (Sap 12,1)” (Cfr Imitazione di Cristo, Libro IV, capitolo XIII). Croce. Communicantes Christi passionibus gaudete32 (1Pt 4,13) cfr De Imitatione Christi IV, c. 4. (Ef 2,4: Deus qui dives est in misericordia, propter nimiam charitatem suam qua dilexit nos […] convivificavit nos in Christo ecc…33). Qui vi sono le «vehementia» fluminis revelationis et contemplationis34. Vedi le comunioni dei Santi: accedendo ad Communionem haec sancta abundanter ac summo gaudio bibit ab ipso vulnere Sacri Cordi Jesu. Hoc sacramentum habet omnem suavitatem, inquantum continet fontem omnis gratiae35 (San Tommaso). Sul 3): Analogia tra il cibo ordinario e l’Eucaristia; Cibus sum grandium: cresce et manducabis me. Nec tu me in te mutabis sicut cibum carnis tuae, sed tu mutaberis in me36 (Sant’Agostino). a) Sostenta: cioè conserva la vita della grazia, impedendo la dispersione delle forze dell’anima, che nasce dal peccato veniale che diminuisce il fervore della carità, lo spirito di fede, di confidenza e di zelo della gloria di Dio e della salvezza delle anime. L’uomo non vive di solo pane37. b) Cresce: come il fanciullo cresce alimentandosi, così si cresce con l’Eucaristia in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi, ecc...38 (Ef 4,13; cfr Col 1,10). Questo aumento della grazia e dell’amore non solo dovrebbe essere uniforme, ma accelerato, perché più un’anima si avvicina a Dio, più è attirata da Lui. Gratia autem inclinat in modum naturae (motus naturalis in fine est intensior et velocior) ergo qui sunt in gratia quanto plus accedunt ad finem, plus debent crescere39. Come si vede nella vita dei santi. Ad esempio, San Tommaso assorto nella contemplazione non riusciva più a dettare il trattato De Poenitentia. Ogni Comunione, se non si mette negligenza, dovrebbe essere sostanzialmente più fervente e più fruttuosa della precedente. Ogni Comunione deve disporre all’altra Comunione, crescendo la

32 Nella NOVA VULGATA: “…communicatis Christi passionibus, gaudete – …misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi” (1Pt 4,13). 33 Nella NOVA VULGATA: “Deus autem, qui dives est in misericordia, propter nimiam caritatem suam, qua dilexit nos, convivificavit nos Christo – Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere in Cristo” (Ef 2,4-5). 34 “Qui vi sono gli «impeti» del fiume della rivelazione e della contemplazione”. 35 “… accostandosi alla Comunione bevono con abbondanza e sommo gaudio queste cose sante dalla ferita stessa del Sacro Cuore di Gesù. Questo sacramento ha ogni soavità, in quanto contiene la fonte di ogni grazia”. 36 “Io sono il nutrimento degli adulti. Cresci, e mi mangerai, senza per questo trasformarmi in te, come il nutrimento della tua carne; ma tu ti trasformerai in me” (SANT’AGOSTINO, Le Confessioni, VII, 10.16). 37 Cfr Dt 8,3. 38 “… allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13). 39 “La grazia invece si piega verso il limite della natura (il moto naturale al termine è più intenso e più veloce); dunque coloro che sono nella grazia quanto più si avvicinano alla fine, più devono crescere”. devozione. Nostrum non progredi ecc…40. Chi impedisce è il peccato veniale. c) Ripara: il peccato veniale non fa diminuire la carità perché è virtù infusa, non acquisita ripetendo gli atti. Ma la diminuisce estrinsecamente cioè diminuisce il fervore, l’irradiazione, l’applicazione, la libertà di azione (perché con il peccato veniale specialmente ripetuto si formano cattive inclinazioni). Come la luce di una lampada che resta sempre uguale, ma dà meno luce se il vetro è sporco, o una fonte ostruita. L’Eucaristia restituisce il fervore della carità. Hic est carbo ignitus caro scilicet Christi quae inflammat et beatificat, non tantum gratificat, sed etiam multipliciter adiuvat41 (San Bonaventura). Così con la Comunione quotidiana l’uomo si dispone alla perseveranza finale. d) Dà gioia: Anima spiritualiter reficitur per hoc quod anima delectatur et quodammodo inebriatur dulcedine bonitatis divinae [...]: Comedite amici et bibete et inebriamini carissimi (Ct 5,1)42 (San Tommaso). La gioia viene dall’esercizio dell’amore di Dio, gaudium amorem consequitur43. Summa delectatio spiritualis sequitur altissimum actum amoris Christi44. Sul 4): Unione. Coloro che ricevono, credono alla presenza reale. Ora la fede nell’Eucaristia è conferma delle fede totale. Questo porta a unirsi delle intelligenze. Poi unione dei cuori non solo per carità affettiva, ma effettiva perché l’Eucaristia cresce la carità. Unione delle famiglie, unione delle comunità. L’Eucaristia rimette i peccati veniali e preserva dai peccati futuri.

15. Nell’Eucaristia incontriamo Gesù glorificato. Se sarà bella l’anima del giusto nella gloria, se sarà bello il suo corpo, è principalmente perché avranno i lineamenti di Gesù, si assomiglieranno a Lui. Ma ci pensiamo quanto deve essere bello Gesù, ed è qui per noi su questa terra? Tutti i santi, pur così splendidi, la Madonna stessa sono un niente in confronto con Gesù. Il Santo Sacramento è Dio.

40 “Nostrum non progredi, regredi est – Il non progredire è un arrestarsi”. 41 “Questo è il carbone ardente, la carne, ben inteso, di Cristo che infiamma e beatifica, non solo gratifica, ma anche aiuta in molti modi”. 42 “… l\'anima spiritualmente si ristora, in quanto rimane deliziata e quasi inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo l\'espressione dei Cantici: \"Mangiate, amici; bevete, inebriatevi, carissimi (Ct 5,1)” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q. 79, a. 1 ad 2). 43 “La gioia consegue l’amore”. 44 “La più grande gioia spirituale segue il più elevato atto dell’amore di Cristo”.

L’Istituzione dell’Eucarestia

(Da Galbiati45)

1. Il contesto pasquale. Lc 22,7-20. Pietro e Giovanni prepararono la Pasqua, cioè comprarono un agnello, lo portarono al Tempio per l’immolazione, si procurarono i pani azzimi, il vino rosso, le erbe amare (lattuga, sedano, indivia) con l’aceto e il kharoset, intingolo denso e rossiccio che ricordava i mattoni fabbricati dagli Israeliti in Egitto (Es 1,14; 5,7), e infine arrostirono l’agnello e prepararono la tavola. La cena si svolgeva così: 1) Benedizione iniziale: si riempiva il primo calice e su di questo il capo- famiglia recitava la benedizione, cioè una lode a Dio in rapporto al vino: “Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re del mondo, creatore del frutto della vite”. 2) Dopo essersi lavate le mani intingevano le erbe amare nell’intingolo e ne mangiavano una parte. 3) Si riempiva un secondo calice e si spiegava il simbolismo dei cibi. 4) Si lavavano di nuovo le mani. Poi il capo-famiglia prendeva un pane azzimo e diceva la benedizione: “Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Re del mondo, che fai uscire il pane dalla terra”, spezzava il pane e ne dava un pezzo a ciascuno dei convitati e tutti ne mangiavano. 5) Si mangiava l’agnello con il pane azzimo, le erbe amare e l’intingolo. Dopo di che non si poteva prendere altro cibo fino al giorno seguente. 6) Si riempiva il terzo calice chiamato il «calice della benedizione». 7) Si riempiva il quarto calice e si cantavano i salmi detti «piccolo Hallel» (laude), (Sal 112-117) e il Salmo 135 chiamato «grande Hallel». Poi si poneva fine. Nella cena ultima Gesù ha indubbiamente seguito il rito. Da osservare: si parla di un unico calice, mentre normalmente ognuno aveva il suo. Gesù avrebbe introdotto un uso nuovo, altamente significativo della partecipazione di tutti alla sua passione: “Potete bere il calice che berrò io?” (Cfr Mt 20,22; Mc 10,38) e anche della partecipazione con Gesù al convito escatologico: “Lo berrò nuovo con voi nel Regno del Padre mio” (Mt 26,29). La benedizione, lo spezzamento e la distribuzione del pane azzimo corrisponde al rito usato da Gesù per l’Eucaristia.

45 ENRICO GALBIATI, L’Eucarestia nella Bibbia, Jaka Book. Volume presente nella biblioteca di don Pietro. Il calice su cui Gesù rese grazie dopo aver cenato (Lc 22,20; 1Cor 11,25) e di cui fece il sacramento del suo sangue è con tutta evidenza il terzo calice della cena pasquale. Ne consegue che i due elementi dell’Eucaristia furono consacrati da Gesù in due atti distinti e separati dalla consumazione dell’agnello. Il fatto che Gesù abbia inserito l’istituzione della Eucaristia non in un qualunque convito, ma nel pasquale è di estrema importanza per intendere il significato che Gesù vi ha voluto annettere. Molto importante questo testo di Luca 22,7-20. È un accostamento che comportava: a) La vecchia Pasqua ha finito il suo compito. Gesù aveva regolarmente mangiato ogni anno l’agnello pasquale. Ora è l’ultima volta: “Non mangerò più questa Pasqua”46. b) Ma il vecchio rito non è semplicemente soppresso; anzi, sta per giungere al compimento, alla perfezione: “…finché sarà compiuta nel Regno di Dio”47. c) Il Regno di Dio ha una duplice prospettiva: 1) l’Ecclesiale: la Pasqua giunta al suo compimento è dunque l’Eucaristia celebrata nella Chiesa e presieduta da Cristo risorto; 2) l’Escatologica: il Regno è incominciato con la passione e risurrezione, ma è sempre una realtà che «deve venire» e «viene» fin quando tutta la Chiesa sarà con Cristo nella gloria. Così il convito eucaristico è un anticipo e insieme una profezia e una invocazione del convito escatologico. d) Le parole “… non mangerò più”48, “… non berrò più”49 sono un annuncio profetico della passione e morte e dell’ingresso di Cristo risorto nel Regno di Dio. L’antica Pasqua raggiunge la nuova passando per la Pasqua personale di Cristo (pur vissuta per tutti): “Era giunta la sua ora di passare” (Gv 13,150). Gli Ebrei erano stati liberati e acquistati per essere il popolo di Dio, figura profetica di ciò che fa Gesù. «Memoriale». 1) L’Eu caristia è la nuova Pasqua che conserva gli aspetti essenziali dell’antica, ma trasportati sul piano della salvezza definitiva. a) Come «l’antica» era memoriale dell’evento della «redenzione» d’Israele, l’Eucaristia è il memoriale dell’evento salvifico di Cristo, della redenzione da lui operata morendo e conquistata risorgendo. È la dimensione che riguarda il passato. b) Come il memoriale celebrato annualmente faceva rivivere la redenzione di Israele (si diventava contemporanei ai padri e salvati con loro), così l’Eucaristia rende presente la redenzione

46 Cfr Lc 22,16. 47 Ibidem. 48 Lc 22,16. 49 Lc 22,18. 50 Cfr Gv 13,1. operata da Cristo, fa entrare nell’opera redentrice compiuta una volta per tutte e tuttavia sempre attuale e operante. È la dimensione che riguarda il presente. c) Come il convito pasquale era un atto di fede ed una profezia della Salvezza messianica futura e conteneva il tema escatologico, così l’Eucaristia mentre celebra l’atto salvifico proclama e anticipa la perfetta e definitiva salvezza nell’eternità beata. È la dimensione che riguarda il futuro. 2) È convito sacrificale. Nell’antica l’agnello doveva prima essere sacrificato nel Tempio. Così anche l’Eucaristico per il suo parallelismo e per le parole dell’istituzione.

2. Le parole dell’Istituzione. A. “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo, che è dato per molti. Fate questo in memoria di me. Bevetene tutti: questo è il mio sangue, della (nuova) Alleanza, che è versato per molti (in remissione dei peccati). Fate questo (ogni volta che ne berrete) in memoria di me”51. Questo gesto di Gesù entrava nella categoria biblica «dei segni profetici». Un gesto-parola che fa conoscere una realtà e insieme l’attua. Un gesto che conferma l’intervento di Dio (ad esempio, Saul e il bue52; Ahia53; Ger 13,1-11; Ez 4,1-3; la maledizione del fico54). I discepoli hanno capito con facilità. Il gesto di Gesù è profezia della passione; quello che avverrà, l’effusione del sangue, è rappresentato da lui su quella mensa. E le parole esprimono non solo la morte, ma il valore suo sul piano salvifico, sarà la vera Pasqua, inizio di una nuova Alleanza, l’unico vero sacrificio di espiazione. L’avveramento di quanto era stato predetto sul Servo di Iahvè. E mentre interpreta la sua passione ne esprime l’accettazione, ne fa l’offerta.

B. Le parole «corpo» e «sangue» secondo l’uso semitico indicano tutta quanta la persona, tutto Gesù nella natura umana, caratterizzandola nel Servo che dona se stesso alla morte per la salvezza della moltitudine: “… mentre Egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori” (Is 53,12). Per l’efficacia del gesto profetico le parole di Gesù rendono presente ciò che significano. Ora esse non significano soltanto il Corpo e il Sangue di Cristo. Anche ridotte all’essenziale “Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue dell’Alleanza versato per molti”, esse significano il fatto che

51 Cfr Lc 22, 19-20; Mt 26, 26-28; Mc 14,22-24; 1 Cor 11,24-25. 52 Cfr 1Sam 11,5-11. 53 Cfr 1Re 11,29-30. 54 Cfr Mt 21,18-19; Mc 11,12-14. il Corpo e il Sangue sono offerti in sacrificio per la redenzione dell’umanità. Esse rendono presente non solo la Persona di Cristo ma anche e principalmente l’evento salvifico di cui Cristo è protagonista. L’evento nella sua completezza, la Pasqua di Cristo, comprende anche la Sua Risurrezione. Le parole menzionano direttamente solo la morte, ma implicitamente si riferiscono anche alla risurrezione. Anzitutto è inteso che il sacrificio è accettato da Dio, ne consegue infatti la nuova Alleanza, ma l’accettazione è appunto costituita dalla risurrezione per la quale Cristo ritorna al Padre nella gloria; in secondo luogo tali parole sono in un contesto che annuncia il prossimo ingresso di Gesù nel Regno del Padre (Lc 22,18; Mt 26,29; Mc 14,23) in armonia con la dimensione escatologica del convito pasquale, e dunque nella prospettiva di Cristo redivivo e glorioso.

C. Il sangue della Nuova Alleanza. L’Alleanza e la sua connessione col sangue è stata stabilita da Gesù stesso nel momento in cui dichiarava il significato della sua passione. Evidente allusione alle parole con cui Mosè, dopo aver proclamato al popolo le parole di Dio e aver ricevuto la promessa della fedeltà, asperge il popolo con la metà del sangue delle vittime: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha stipulato con voi sulla base di tutte queste parole” (Es 24,855). I nomadi fondavano i loro diritti e doveri sulla comunità del sangue. Un rito consistente in uno scambio di sangue simboleggiava e sanciva l’ingresso di un individuo o di un gruppo, come se avessero avuto la stessa origine e lo stesso sangue. L’alleanza d’Israele con Dio simboleggiata dal sangue versato metà sull’altare, che rappresentava Dio, e metà sul popolo, indicava la partecipazione di Israele ai beni di Dio e in un certo senso l’assunzione da parte di Dio degli interessi umani di Israele. Sotto un secondo aspetto l’Alleanza implicava anche un’armonia di volontà tra i due contraenti che in forza dell’Alleanza avranno ormai le stesse vedute e gli stessi disegni. Israele accettava la volontà di Iahvè espressa dalle sue parole ed entrava a far parte dei disegni di Dio. Questi due aspetti sono presenti anche nelle parole di Gesù. Dio vuole condurre gli uomini ad una vita di comunione con lui, ad una partecipazione dei suoi beni. L’iniziativa è sua e gli uomini sono invitati a entrare in questo disegno di Dio. Ogni Messa deve rievocare la Nuova Alleanza. Il rapporto con Dio è nella linea del rapporto privilegiato dell’Antico Testamento. Però lo supera poiché è alleanza con Dio Trino svelatoci da Gesù.

D. Ma quale è il rapporto tra il sangue di Gesù versato per molti e la Nuova Alleanza? È che l’Alleanza presuppone il perdono dei peccati e questo esige il sacrificio, cioè l’accettazione della volontà di Dio espressa in una

55 Cfr Es 24,8. prestazione onerosa e dolorosa (Cfr Eb 9,13; Eb 9,22: sine effusione sanguinis non fit remissio56). Il sangue porta vita, il ritorno ad una più piena comunione con Dio che il peccato aveva interrotto. Il sangue di Cristo esprime la totale donazione della sua vita per la vita del mondo “Veni ut vitam habeant ecc…57 […] dà la vita per le sue pecore” (Gv 10,10-11). Questa «vita» che proviene dalla morte di Gesù è appunto una comunione di vita con Dio e quindi realizza il concetto di Alleanza. Nell’Antico Testamento il sangue dei sacrifici non era bevuto; era un interdizione gravissima. Il sangue della Nuova Alleanza non rimane all’esterno, ma è introdotto nelle fibre più intime dell’essere, creandovi e mantenendovi l’interiore uniformità con la volontà divina.

E. L’i n vi to a man gi a re e a b ere . Il segno profetico che indicava la morte redentrice appare connesso strettamente col gesto di porgere gli alimenti. Le parole “Prendete, mangiate…; bevetene tutti” precedono la designazione del pane e del vino rispettivamente come il Corpo e il Sangue offerti in sacrificio e questa è a sua volta seguita dal gesto dei convitati che effettivamente mangiano e bevono del pane spezzato e del medesimo calice. Questa componente dice che il gesto di Gesù è proclamazione e presenza che assume la forma di un pasto sacro. Un significato complesso che può essere analizzato in tre gradi: 1) Il gesto di porgere pane e vino è compreso come la designazione di un convito fraterno cui presiede Gesù stesso. Presso gli Ebrei i convitati mangiavano ciascuno un pezzo del pane su cui il capo- famiglia aveva pronunciato la benedizione. Questo gesto era considerato costitutivo di una comunità conviviale ed era il segno dell’unione concorde di tutti i convitati. Chi fosse giunto dopo non era ammesso al resto del convito. Gli Apostoli hanno capito la volontà di Gesù che in quel momento essi venissero a costituire l’inizio della comunità messianica attorno al Messia. La stessa cosa significava la partecipazione di tutti alla stessa coppa. La coppa rappresenta la sorte non solo dolorosa (Mt 20,22; 26,39), ma anche la gloriosa e gioiosa (Sal 15,558; 23,559; 115,460). 2) Le parole di Gesù designano il pane come corpo e il vino come sangue. Gesù non è solo colui che presiede, ma a n ch e l ’al i men to d ei convitati. Il convito eucaristico è così compreso come l’unione personale con Cristo, unione quale più stretta non si può immaginare. Se il convito equivale ad una comunione nell’amore vicendevole e alla partecipazione di tutti agli stessi beni, ora risulta chiaro che Gesù stesso rappresenta quel bene a cui tutti partecipano

56 “… senza spargimento di sangue non esiste perdono”. 57 “Sono venuto perché abbiano la vita e l\'abbiano in abbondanza”. 58 Cfr Sal 16 [15], 5. 59 Cfr Sal 22 [23], 5. 60 Cfr Sal 116 [114-115], 13. e che il vincolo personale di ciascuno con Cristo è anche il vincolo che lega tra loro i fratelli. 3) Nel terzo grado la considerazione delle parole che qualificano il Corpo e il Sangue come alimenti. Sono le parole che designano il sacrificio di Cristo e insieme il nuovo rapporto con Dio che ne proviene: “Corpo dato per molti, Sangue dell’Alleanza Nuova versato per molti”. Il convito fraterno è finalmente compreso come la partecipazione al sacrificio pasquale di Cristo e alla Nuova Alleanza che ne consegue. Gli Apostoli potevano comprendere che l’imminente sacrificio pasquale di Gesù era stato rappresentato e attuato profeticamente in quella mensa proprio allo scopo di essere da loro «mangiato» come segno efficace della loro partecipazione al sacrificio. L’offerta sacrificale del servo di Iavhè non doveva restare sterile: i “molti”61 ne avrebbero approfittato. Questa efficacia doveva essere rappresentata e gli apostoli, mangiando e bevendo quegli alimenti così straordinariamente qualificati, rappresentavano la salvezza dei molti ed effettivamente erano i primi che in quel momento entravano nella Nuova Alleanza. Ma ciò che era stato rappresentato e realizzato in quel momento veniva stabilito anche per l’avvenire. Il sacrificio della Nuova Alleanza sarebbe stato messo a disposizione di tutte le generazioni per mezzo dell’Eucaristia come sacrificio permanente. Gesù inserisce il suo gesto profetico nella categoria del «memoriale».

F. “Fate questo in memoria di me”62. Ricordare l’uso particolare che il linguaggio biblico aveva fatto della parola «ricordare»; gli oggetti concreti e le istituzioni che prendevano il nome di «ricordo» o «memoria» o meglio «memoriale». Dio «si ricorda» di una persona quando agisce a favore di questa. Così “Dio si ricordò di Noè” (Gen 8,1); “Ricordati di me” (Ne 5,19; 6,14; 13,14; 22,31) e il salmista nelle tribolazioni (Sal 24,763; 105,464). Anche l’uomo si ricorda, reciproco ricordo che ha per effetto il rinnovarsi della relazione. Dio «si ricorda» quando, operando al presente, rende attiva quella promessa passata. “Ricordati di Abramo, di Isacco ecc...” (Es 32,13; Dt 9,27; Is 44,21). “Ricordati di Davide” (2Cr 6,42; Sal 131). Il Benedictus, “per usare misericordia con i nostri padri e ricordarsi della sua Santa Alleanza”65. Il tema del ricordo, passò nella liturgia: nominavero66, nel fare la memoria del nome di Iavhè. Questa memoria del nome era inseparabile dal ricordo della Pasqua perché Dio aveva iniziato il suo intervento

61 Cfr Mt 26,28. 62 Lc 22,19. 63 Cfr Sal 25 [24], 7. 64 Cfr Sal 106 [105], 4. 65 Cfr Lc 1,72. 66 “Ricorderò, farò memoria”. svelando il suo nome (Es 3,14-15), che sarebbe stato per sempre il suo memoriale, cioè il mezzo per rievocare con Dio tutti i suoi benefici: “Questo è il mio nome in eterno, questo è il mio memoriale per sempre” (Es 3,1567). Negli esempi di memoriale (pietre preziose68, ecc…) prevale il senso del memoriale per Dio. Invece nella Pasqua prevale il ricordo per il popolo; era invitato a rievocare gli atti di salvezza compiuti dal Signore (Es 12,14; Dt 13,3). Non un ricordo sul piano psicologico ma di qualcosa sul piano oggettivo. Eis tan eman anamnesin69: qualche cosa di oggettivo. Come in italiano un oggetto può essere ritenuto «un caro ricordo». Il gesto compiuto una volta da Gesù è diventato per volontà sua un’istituzione permanente, un rito da ripetersi indefinitivamente per l’avvenire “fino a quando Cristo verrà” (1Cor 11,2670). 1) Come memoriale per i discepoli e la Chiesa, l’Eucaristia contiene un aspetto di ricordo soggettivo. La Chiesa si unisce alla passione e risurrezione, aderisce con fede a quell’evento, rinnovando il suo amore e gratitudine a Cristo. 2) Come memoriale per Dio, l’Eucaristia è una realtà oggettiva che la Chiesa ha per così dire in suo possesso e che essa presenta a Dio perché «si ricordi». Sotto questo aspetto il memoriale già equivale a un atto sacrificale. Ma in modo particolare ciò si deve dire dell’Eucaristia perché essa presenta di nuovo a Dio il gesto profetico di Cristo che conteneva la realtà del suo sacrificio. 3) L’incontro della «memoria» della Chiesa con la «memoria» di Dio attualizza la comune esperienza dell’Alleanza tra Dio e l’umanità in Cristo. È avvenuta nel momento del sacrificio di Cristo, una volta per sempre, e si è eternizzata nel Cristo risorto e glorioso. Ma quell’incontro si attualizza per ogni credente, e per la comunità dei redenti di ogni generazione, mediante il rinnovarsi dell’incontro tra Chiesa e Dio nel memoriale di quel supremo incontro.

6767 Cfr Es 3,15. 68 Cfr Es 28,9-12. 69 “… alla mia memoria”. 70 Cfr 1Cor 11,26.

Un po’ di teologia71

1. L’Eucarestia è uno dei sette Sacramenti. «Sacramento» con questa propria e singolare qualità: che è tale già nella consacrazione, antecedenter ad usum72. Per i protestanti vi è il corpo di Cristo solo nell’atto che uno si comunica, come per gli altri, che si realizzano nell’uso della materia. Invece il primo effetto dell’Eucarestia è nella presenza del Corpo di Cristo, antecedentemente all’uso e indipendentemente dall’uso. Le parole: “Questo è il mio corpo” sono assolute.

2. Il sacramento dell’Eucarestia è un unico sacramento; non sono due sacramenti perché vi sono due consacrazioni. Materialmente è plurimo, formalmente unico. Questo sacramento è stato istituito come cibo spirituale sotto una figura e una analogia corporale. E come per la refezione corporale ci vuole il cibo e la bevanda, così spiritualmente nell’Eucaristia. Sono due segni per un’unica significazione. Sotto ogni specie si ha tutto l’effetto del Sacramento, perché ogni specie dice ordine all’altra, è ordinata all’altra e la denota. Documenti: Concilio di Trento, Mediator Dei (1947), Concilio Vaticano II, Enciclica Mysterium fidei (3-9-1965), Istruzione Eucharistium Mysterium (1967).

3. Le figure dell’Eucaristia secondo San Tommaso. Come sacramento: Melchisedec73. Come sacrificio: i sacrifici dell’Antico Testamento. Come effetto: la manna (ogni sapore). L’agnello pasquale racchiudeva tutte queste tre: come sacramento, perché era mangiato con i pani azzimi; come sacrificio, perché era immolato da tutta la moltitudine quartadecima luna, quod fuit figura passionis Christi, qui propter innocentiam dicitur agnus. Quantum vero ad effectum, quia per sanguinem agni paschalis protecti sunt filii Israel a devastante Angelo, et educti de Aegyptiaca servitute74 (pag. 331).

71 Anche per la trattazione di alcuni dei seguenti aspetti, si veda: ENRICO GALBIATI, L’Eucarestia nella Bibbia, Jaka Book. 72 “Antecedentemente all’uso”. 73 Gen 14,18. 74 “… nella quattordicesima luna, a prefigurare la passione di Cristo, che per l\'innocenza viene denominato agnello. Quanto all\'effetto, perché il sangue dell\'agnello pasquale protesse i figli d\'Israele dall\'angelo devastatore e li liberò dalla schiavitù d\'Egitto” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q. 73 a. 6 c). Principali testi sull’Agnello: Is 53,7: quasi agnus coram tondente se obmutescet75. Gv 1,29: “Ecco l’Agnello ecc...”; 1Pt 1,19: Redempti sumus pretioso sanguine quasi agni immaculati Christi76; Ap 5,12: Dignus est Agnus qui occisus est ecc...77; Ap 7,17: Agnus reget illos et deducet eos ad vitae fontes aquarum78; Ap 15,2: Qui vicerunt bestiam, cantantes canticum Agni79; Ap 12,11: Vicerunt eum propter sanguinem Agni80; Ap 22,14: Beati qui lavat stolas suas in sanguine Agni81; Ap 21,23: Claritas Dei illuminavit eam (novam Ierusalem) et lucerna eius est Agnus82.

4. La Manna: Es 16, 2-5. 9-16. 31-35. Sal 77,18-31. Manna termine aramaico dell’ebraico Man hu: “Dissero: «Man hu? Che cosa è?». «Questo è il pane che il Signore vi ha dato»”83. È pane dal cielo, dono di Dio. È dono che rende gioiosi: ha la dolcezza del miele84. È pane che dimostra la fedeltà di Dio alla sua parola. Ne mangeranno per quarant’anni anche nei tempi oscuri della ribellione e della dispersione attorno all’oasi di Cades (Nm 14). È pane dei forti (Sal 7785), è pane degli Angeli (Sap 16,20). Diventa ancora il «tipo», cioè l’immagine concreta di una realtà spirituale cioè della parola di Dio (Dt 8,2-3). Gesù si è riagganciato alla manna (Gv 6,30-31). Nel popolo si credeva che la manna sarebbe stata il cibo d ell ’er a messianica; ecco perché chiedono un segno dal cielo. Il Messia, rivelatosi in una notte di Pasqua, come Mosè avrebbe data la manna dal cielo. Il discorso di Gesù è come un commento al Salmo 7786. La realtà di cui parla Gesù non rinnega l’antica manna, ma vi si contrappone e la supera.

75 Nella NOVA VULGATA: “Sicut agnus, qui ad occisionem ducitur, et quasi ovis, quae coram tondentibus se obmutuit et non aperuit os suum – Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53,7). 76 Nella NOVA VULGATA: “Redempti estis de vana vestra conversatione a patribus tradita, sed pretioso sanguine quasi Agni incontaminati et immaculati Christi – Foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo” (1 Pt 1,18- 19). 77 “L’Agnello che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza” (Ap 5,12). 78 Nella NOVA VULGATA: “Agnus, qui in medio throni est, pascet illos et deducet eos ad vitae fontes aquarum – L’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita” (Ap 7,17). 79 Nella NOVA VULGATA: “… qui vicerunt bestiam […] cantant canticum Moysis servi Dei et canticum Agni dicentes – … coloro che avevano vinto la bestia […] cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell’Agnello” (Ap 15,2-3). 80 Nella NOVA VULGATA: “Vicerunt illum propter sanguinem Agni – Hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello” (Ap 12,11). 81 “Beati coloro che lavano le loro vesti nel sangue dell’Agnello” (Cfr Ap 22,14). 82 “La gloria di Dio la illumina [la Nuova Gerusalemme] e la sua lampada è l’Agnello” (Ap 21,23). 83 Cfr Es 16,15. 84 Cfr Es 16,31. 85 Cfr Sal 78 [77], 25. 86 Cfr Sal 78 [77]. Il vero pane è un cibo spirituale che nutre la vera vita e la conserva per l’eternità, ed è costituito: a) dalla Parola di Dio: “Chi crede in me non avrà più sete […]. Chi crede in me ha la vita eterna”87. b) Gesù in persona, come Verbo (cioè parola) sussistente del Padre che è offerto al mondo perchè abbia la vita eterna. “Il pane di Dio è colui che è disceso dal cielo e dà la vita al mondo”88. c) La Carne e il Sangue di Gesù sacrificati per la vita del mondo e diventati nell’Eucarestia il nutrimento necessario a mantenere questa vita per l’eternità. La tipologia eucaristica della manna era usata anche da San Paolo come da 1Cor 10,3-4: “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevettero la medesima bevanda spirituale, bevevano infatti ad una roccia spirituale, che li accompagnava, e quella roccia era Cristo”89. Il Battesimo prefigurato dal passaggio del Mar Rosso; l’Eucaristia prefigurata dal cibo spirituale, cioè la manna, e l’acqua spirituale sgorgata miracolosamente dalla roccia. “A quegli Israeliti egli diede la manna e l’acqua; a te il corpo e il sangue” (San Giovanni Crisostomo).

5. Il p a n e d ’El ia (1Re 19,3-8). Elia che in fuga nella steppa del Negheb diretto verso il Sinai è nutrito di pane e dissetato dall’acqua. Ha innegabile affinità con i temi dell’Esodo. Vuol raggiungere l’Horeb dove è avvenuta l’alleanza, ma bisogna per quaranta giorni rimanere digiuni come lo fu Mosè. Questo è possibile per il pane misterioso. Così non è arbitraria l’applicazione all’Eucarestia che ci sostiene nel viaggio del deserto.

6. Convito sacrificale: Dt 12,5-7; 18,26-27. Lv 3,1-5. Un’altra categoria biblica utile per l’intelligenza del mistero eucaristico è quella del convito sacrificale. Molti erano i sacrifici: cruenti e incruenti. I cruenti erano di due forme: l’olocausto in cui la vittima era bruciata tutta, e i sacrifici pacifici che davano luogo a un convito (i shelamim, cioè da shalom: pace, saluto, rapporto d’amicizia). Vengono anche chiamati sacrifici di comunione o di ringraziamento. Qui veniva bruciata solo una parte della vittima, l’altra veniva mangiata. Il simbolismo del convito sacrificale è la partecipazione degli stessi beni, come avviene nei rapporti di ospitalità. Il Signore ha ricevuto sull’altare la parte che gli spetta e l’ha gradita ed ora l’offerente con la sua famiglia mangia il resto con sentimenti di gratitudine e di amicizia verso Dio. Così i partecipanti, banchettando presso il luogo sacro con la carne offerta a Dio, si consideravano i convitati di Dio assisi simbolicamente alla sua

87 Cfr Gv 6,35.40. 88 Gv 6,33. 89 Cfr 1 Cor 10,3-4. mensa. Tutti i partecipanti dovevano essere in stato di purità legale perché la carne delle vittime era “cosa santa” (Lv 22). Questo è simile alla celebrazione eucaristica che seguendo le norme dell’Ultima Cena è un convito e sacrificale. San Paolo considera questo tanto ovvio da dedurre un argomento contro quei cristiani che partecipavano ai banchetti dei sacrifici pagani (1Cor 10,18-21). L’Eucaristia ci fa entrare in comunione con il sangue di Cristo e quindi col suo sacrificio. L’Eucaristia appare un convito comunitario e per sua natura gioioso. Anche se la morte di Cristo vi occupa un posto preminente (1Cor 2,26: “Ogni volta che mangiate … annunziate la morte del Signore”). L’immagine del convito sacrificale è ancora nel Salmo 21 dove, dopo gli oltraggi e le sofferenze, è descritto il futuro ringraziamento per la liberazione operata da Dio cui partecipano tutti i popoli della terra e anche i morti. “Sarai tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti di fronte ai fedeli ecc...” (vv. 26-29). Gesù morente ha riferito a se stesso le parole misteriose di questo salmo90. Perciò l’allusione al sacrificio e al convito per lo scampo avvenuto (la resurrezione) si realizza nella celebrazione eucaristica, che riunisce attorno al «memoriale» della morte e risurrezione di Cristo le masse dei popoli.

7. Il Memoriale e il convito della Pasqua. La Pasqua era il sacrificio annuale commemorativo dell’Esodo (Es 12,1- 14: Mensis iste ecc...91). L’esodo non solo come l’inizio della storia indipendente di un popolo, non un fatto politico ma religioso. Non si tratta solo di Israele, ma di tutta l’umanità. L’esodo è un momento culminante della storia della salvezza nel quale Dio irrompe nel corso delle vicende umane per la prima volta come «Salvatore». Esodo: non solo il momento della partenza, ma il passaggio del mare, il viaggio nel deserto, le manifestazioni di una Provvidenza straordinaria (la manna92, l’acqua dalla roccia93, la nube segno della presenza di Dio94) e l’allenza del Sinai95 che stabilì un rapporto nuovo tra Dio e quello che per tale via divenne «il popolo di Dio». È la buona novella di un Dio che ha salvato il suo popolo e lo salverà ancora. Esso viene proclamato all’inizio del decalogo: “Io sono Iahvè, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra di Egitto, da una casa di schiavitù” (Es 20,296)..

90 Cfr Mt 27,46. 91 “Mensis iste vobis principium mensium, primus erit in mensibus anni –Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno” (Es 12,2). 92 Cfr Es 16,1-21. 93 Cfr Nm 20,1-7. 94 Cfr Es 13,21. 95 Cfr Es 19. 96 Cfr Es 20,2. Resterà sempre l’articolo fondamentale del credo storico (cfr Dt 26,5- 10); è una professione di fede nell’intervento salvifico e una azione di grazie. In modo speciale la memoria di questo fatto è legata alla celebrazione annuale della Pasqua (Es 12,21-27). Diventa una istituzione permanente atta a risuscitare potentemente ogni volta il ricordo di quel fatto. Ciò è espresso dalla Bibbia con la parola «memoriale» (Zikkaron). Capire bene questa categoria biblica. Memoriale è associato a qualche cosa di concreto: oggetto o rito. Memoriale davanti a Dio erano i nomi incisi sulle pietre preziose poste sulle spalle e sul petto del Sommo Sacerdote (Es 28,12-29); il suono delle trombe sacre che annunciava il sacrificio (Nm 10,10), l’offerta data per il Tempio (Es 30,16). Analogo il concetto di rievocazione: esempio, la parte che veniva bruciata (Lv 2,2.9); l’incenso posto sui pani della Presenza97; i dodici pani posti sulla mensa d’oro del Santuario98, un costante memoriale che rappresentava il popolo nel suo rapporto dell’Alleanza con il Signore e la rievocazione diventava completa quando i grani venivano bruciati il sabato99. Il memoriale qui è prevalentemente tale rispetto a Dio come per far sì che Dio si ricordi e intervenga. Ma nel memoriale della Pasqua prevale il senso del ricordo per il popolo: “…affinchè tu ti ricordi del giorno in cui uscisti dalla terra d’Egitto per tutto il tempo della tua vita” (Dt 16,3100). Non solo di un ricordo sul piano psicologico soggettivo, ma di qualcosa che esiste sul piano oggettivo. È quest’atto che spinge alla riconoscenza il popolo e impegna Dio a ricordare: Memoriam fecit mirabilium ecc...” (Sal 110101). “Fate questo in memoria di me” è nello stesso ordine (Lc 22,19; 1Cor 11,24-25), è: “Ogni volta che mangerete … annunzierete la morte” (1Cor 11,26). Come ciò che il popolo fece nella notte della liberazione servirà come memoriale per rievocare la liberazione stessa, così Gesù in procinto di andare verso la passione servirà nei secoli come «memoriale» dell’opera redentrice. Gesù istituì l’Eucaristia in un contesto pasquale. Pasqua: passaggio; “Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre ecc...” (Gv 13,1). Il memoriale antico si deve sempre tenere presente come un ornamento che pende dalla fronte tra agli occhi102 e non può essere dimenticato. Chiunque dovrà dire: “È a causa di quanto fece il Signore «per me»

97 Cfr Lv 24,7. 98 Cfr Lv 24,5-6. 99 Cfr Lv 24,7-8. 100 Cfr Dt 16,3. 101 Nella NOVA VULGATA: “Memoriam fecit mirabilium suorum, misericors et miserator Dominus – Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore” (Sal 111 [110], 4). quando sono uscito dall’Egitto”. Tutto Israele e ciascun Israelita sono uniti nella persona dei protagonisti. Così, e questa è la forza del «memoriale» della morte del Signore, celebrando l’Eucaristia, tutta la Chiesa e il singolo cristiano partecipano misteriosamente alla morte e risurrezione di Cristo. Il nuovo esodo dei tempi messianici secondo Isaia. Cfr 11,11-12. 5-16; 12,1-3; idem: 43,16-20. 24-25; 44,3-5. Quello che era la Pasqua ebraica nell’ordine delle realtà figurative e profetiche (un segno che commemora un evento passato, manifesta un effetto presente e preannuncia un bene futuro) sarà l’Eucaristia nell’ordine delle realtà definitive. Nel Nuovo Testamento Gesù è l’agnello (Gv 19,36; 1Cor 5,7), i prodigi dell’Esodo figurativi (1Cor 10,1- 11) sono riscattati dal sangue dell’Agnello (1Pt 1,18; 2,8; Ap 5,9-10); cantano il cantico di Mosè e il canto dell’Agnello (Ap 15,3). L’Exultet.

8. Oltre alla cena pasquale in se stessa altre figure dell’Eucaristia sono i cibi della cena: l’agnello, il pane azzimo e il vino.

9. Figure di personaggi: Abele e la sua offerta (Gen 4,2-4), Noè e i suoi olocausti (Gen 8,20-21). Abramo e il sacrificio di Isacco (Gen 22,1-13). Melchisedec (Gen 14,18-20; Eb 7,1-13). I sacrifici (Lv 1,2-9; 2,1-3). Le carni della vittima e il sangue hanno un trattamento distinto. Sorge con il binomio «la carne e il sangue» che ricorrerà nel discorso eucaristico: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ecc…” (Gv 6,54) ed è un’evidente allusione ai sacrifici antichi. Questo ci fa comprendere come la celebrazione dell’Eucaristia nel popolo della Nuova Alleanza tenga il posto dei sacrifici celebrati fin dai tempi più remoti come atto supremo di culto. Questo non deriva dal suo aspetto esteriore più o meno simile a quei riti antichi, ma dal suo rapporto con l’atto redentore di Cristo sulla croce considerato come un sacrificio di espiazione.

10. Benedictus qui venit103. Come ritorna frequente nella Sacra Scrittura e nei profeti l’idea del Regno di Dio come di un convito. Ora tutte le Chiese sono sale aperte per un convito, a tutti. Un convito di festa e di vita. L’albero della vita nel Paradiso terrestre104 (“Io sono il pane di vita ecc...”105). Aser, pinguis panis eius, et praebebit delicias regales106 (Gen 49,20).

103 “Benedetto colui che viene” (Mt 21,9). 104 Cfr Gen 2,8. 105 Gv 6,35. 106 “Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce delizie da re” (Gen 49,20). Ianuas coeli aperuit et pluit illis manna ed manducandum, te panem coeli dedit eis: Panem angelorum manducavit homo107 (Sal 77,23). Angelorum esca nutrivisti populum tuum108 (Sap 16,20). Pane miracoloso. Ancora più delle cose più grandi della creazione come la parola e la luce. Che cosa è più semplice della parola? Sale dal cuore alle labbra, si diffonde, si moltiplica, si ripercuote, arriva a tanti. Così la luce: così rapida e così potente. Ger 31,12: “Affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l’olio”. Comedite panem meum et bibite vinum quod miscui vobis109 (Pr 9,5). Calix meus inebrians quam praeclarus est110 (Sal 22,5).

11. La Pasqua di Cristo non sostituisce tanto quella ebraica quanto l’attua, l’integra e ne manifesta la pienezza. I riti dell’Antico Testamento oltre a un valore reale e storico, ne hanno uno profetico e di preannuncio della Pasqua del Cristo. C’è una tensione che rivela il senso dell’incompiuto, c’è una speranza non avverata. È quanto sottolinea Gesù agli Apostoli e quanto questi insegnarono alla Chiesa (Lc 24,25-26; 1Pt 1,11). Cristo fa osservare come gli avvenimenti dell’Esodo hanno la loro verifica nella sua vita: Manna111, serpente112, acqua113, colonna luminosa114. La sua Pasqua realizza la nuova liberazione. È l’Agnello (Servo di Iahvè115): le ossa non spezzate116 ecc... Con l’Eucaristia Cristo compie l’alleanza nuova (Ger 31,31). L’iniziativa è di Dio ma vi partecipa pure l’uomo. Cristo è Dio che viene tra gli uomini, ma è anche uomo e in nome degli uomini è pronto a fare la sua volontà. È il «sì» di Dio, ma è anche il sì dell’umanità. Per mezzo di Lui noi possiamo pronunciare il nostro amen a gloria di Dio (2Cor 1,20). È il mediatore. Ognuno è chiamato a entrare nell’area salvifica di Cristo. Può andare al Padre perché è inserito nel Cristo integrale. Ma anche questa alleanza ha un valore profetico: ciò che oggetto ora di fede sarà di visione, possesso pieno e definitivo. Il nostro è anche un tempo di attesa e abbiamo il deserto da attraversare.

12. Alcuni temi biblici:

107 “… aprì le porte del cielo; fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo” (Sal 78 [77], 23-24). 108 “Hai sfamato il tuo popolo con il cibo degli angeli” (Sap 16,20). 109 “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato”(Pr 9,5). 110 Nella NOVA VULGATA: “… calix meus redundat – … il mio calice trabocca” (Sal 23 [22] ,5). 111 Cfr Es 16,1-21. 112 Cfr Nm 21,4-9. 113 Cfr Es 17,1-7; Nm 10,1-7. 114 Cfr Es 13,21. 115 Cfr Is 53,7. 116 Cfr Gv 19,33. a) Tema della presenza e del tempio. Nell’Antico Testamento «tenda di riunione», «tabernacolo di testimonianza». È il luogo della presenza di Dio. Poi vi sarà il tempio. I tempi nuovi iniziano con l’annuncio di una nuova tenda. Gesù è il nuovo tempio, il luogo della presenza di Dio; il tempio antico ha perduto la sua funzione: “Distruggerò questo Tempio e in tre giorni” (Gv 2,19117). L’Eucaristia rende presente il corpo glorioso e accompagna il cammino della Chiesa come la tenda nel deserto. E tutta la Chiesa diventa luogo privilegiato di presenza, suo tempio, suo sacramento (1Cor 3,10-17; Col 6,16-ss; Ef 2,20 ss) e nella Chiesa ogni credente (1 Cor 6,19; Rm 8,11) è pietra viva che si costruisce in tempio santo sopra la pietra angolare (1Pt 2,4 ss). b) Tem a d el l ’A ll ean z a ; il progetto di Dio è quello di eleggersi un popolo sacerdotale: “Voi sarete per me un popolo di sacerdoti” (Es 19,5- 6118). Il sacrificio è il rito dell’Alleanza. L’Eucaristia è il compimento dell’Alleanza. Il suo sangue è il sacrificio che accompagna la Chiesa ogni giorno. c) Il tema del convito, a cui tutti sono invitati. d) Il tema d el la cena p a sq ua l e e l ’A gn el lo .

13. Il mistero pasquale è l’essenziale dell’annuncio cristiano ed il cardine della vita spirituale. La salvezza è eminentemente pasquale, dalla servitù alla libertà. Dobbiamo inserirci nel «passaggio». Lui è l’unica via al Padre. La Pasqua di Cristo diventa Pasqua della Chiesa, principio di vita di tutta la comunità e norma dell’essere e operare. Non dall’esterno scaturisce la norma. Figli di Dio, nati dallo Spirito (Gv 3,6), nati da Dio (1Gv 5,1). Il cristiano è chiamato ad essere segno visibile, «sacramento» della presenza di Cristo. I sacramenti, e l’Eucaristia in particolare, introducendo nel mistero pasquale diventano fonte perenne della vita morale. I sacramenti santificano il singolo nella Chiesa e per la Chiesa. Rispondere alla chiamata di Dio.

117 Cfr Gv 2,19. 118 Cfr Es 19,5-6.

Il modo della Presenza

1. “Prendete e mangiate”119. Si parla di «transustanziazione». Il Concilio di Trento: mirabile e singolare conversione di tutta la sostanza del pane e di tutta la sostanza del vino, rimanendo soltanto le specie del pane e del vino120. Conversione che la Chiesa Cattolica chiama con molta proprietà: transustanziazione. a) Cristo è presente nell’Eucaristia veramente, realmente e sostanzialmente. b) Nulla rimane, dopo la Consacrazione, della sostanza del pane e del vino, ma soltanto le specie e apparenze. c) Cristo si fa presente per la conversione totale della sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue. “Questo è il mio corpo ecc...”121. Proposizione dimostrativa «Questo», cioè la cosa che ha in mano, e aggiunge un predicato nominale che elimina il soggetto: «è il mio corpo». Perché la proposizione non sia falsa è necessario che quello che Cristo dimostra, nonostante le apparenze di pane, non sia più pane alla fine della proposizione, ma sia corpo. Prima della parola di Cristo l’identità tra il soggetto e il predicato non esisteva; alla fine deve esistere per la veridicità di Cristo. Non una mutazione accidentale, ma una sostanziale. La transustaziazione non è né creazione né annichilazione, ma è conversione, non accidentale, non soltanto formale, ma totale. «Mirabile» perché restano gli accidenti. Trattasi di conversione di sostanza che prescinde da ogni determinazione accidentale di luogo, di tempo, di quantità, di qualità. Cristo si fa presente in tutte le ostie del mondo senza muoversi dal cielo e senza moltiplicarsi. Gli accidenti del pane e del vino sono come un ricettacolo estrinseco, in cui Cristo è presente a modo di sostanza e per mezzo di essi è presente anche nel luogo da essi occupato. Mentre gli accidenti sono localmente circoscritti e definiti, Cristo per mezzo di essi è presente nel tabernacolo, cioè in un luogo determinato, ma non è localmente circoscritto com’è nel cielo dove è localmente presente in virtù della sua qualità dimensiva. Cambia «la sostanza» non però secondo la metafisica aristotelica, ma secondo il senso comune. Le teorie della transignificazione e della tranfinalizzazione possono essere accettate presupponendo la transustanziazione.

119 Mt 26,26. 120 Cfr CONCILIO DI TRENTO, Sessione XIII, Decretum de Sanctissima Eucharistia, c. 4: DS 1652. 121 Cfr Mt 26,26; Lc 22,19; Mc 14,22; 1Cor 11,24. 2. Tre punti: a) La transustanziazione è una vera conversione di sostanza in sostanza sicchè il termine a quo122 si converte veramente, realmente e sostanzialmente nel termine ad quem123. b) È una conversione senza distruzione e senza produzione, ma che importa un nesso reale e intrinseco tra la cessazione della sostanza del pane e il cominciamento della presenza di Cristo secondo la sostanza. c) È una conversione che importa mutamento soltanto nel pane e nel vino, non nel corpo e sangue del Signore.

3) Pio XII in Humani Generis: “Non mancano alcuni e quali sostengono essere la dottrina della transustanzazione fondata sopra un’antiquata nozione di sostanza e perciò da emendare in modo tale che la presenza di Cristo si riduca a un certo simbolismo”124. Alcuni dicono che la transustanzazione deve essere interpretata come una mutazione profonda del senso religioso del pane e del vino. Quando per l’offerta del Cristo pane e vino sono divenuti segno efficace del sacrificio di Cristo e della sua presenza spirituale, il loro essere religioso è mutato e per la volontà creatrice di Dio ne hanno acquistato un altro. Perciò hanno subìto la più profonda trasformazione perché hanno mutato il livello dell’essere. Questa teoria conduce a una conversione solo simbolica. Nella Mysterium fidei Paolo VI dice che non è lecito discutere del problema della transustanziazione limitandolo alla transignificazione o transfinalizzazione125. Rifacendosi essi alla corrente filosofica detta «fenomenologia esistenzialista» osservano che l’Eucaristia è fondamentalmente un convito. Il padre di famiglia prepara il cibo in segno di onore e di amicizia. Il cibo non ha più il significato principale di nutrimento, ma di amore. Così nell’Eucaristia Cristo prepara una mensa e invita gli uomini e offre pane e vino. Questi significano l’amore di Cristo per gli uomini cui si dona in cibo, e per il Padre cui si dona in sacrificio sotto le apparenze del pane e vino. Allora il pane e il vino comuni nella Messa assumono altro significato e altro fine, diventano il segno dell’amore di Cristo per gli uomini e il Padre. Tale transignificazione può intendersi in modo accettabile purché si presupponga la transustanziazione.

122 “dal quale”. 123 “al quale”. 124 PIO XII, Humani Generis, parte II. 125 Cfr PAOLO VI, Mysterium Fidei, n 11.

L’Eucarestia capolavoro delle opere di Dio

1. Tutte le opere di Dio manifestano le sue perfezioni. Vi è una bellezza della sua arte. Nell’Eucarestia le leggi di bellezza si manifestano in modo supremo.

2. Nell’Incarnazione Dio si è abbassato infinitamente: exinanivit126. Nell’Eucaristia sembra che sia andato ancora più in basso perché la sua piccolezza è più portentosa, la sua ignominia ancora più misteriosa, le sue umiliazioni più numerose e continue.

3. Nella Creazione Dio si unisce alla sua creatura. Nell’Eucaristia l’unione è veramente stupenda. La creatura fa del Creatore il suo cibo quotidiano.

4. Questa unione è continua (fino alla fine del mondo) ed è molteplice nelle tante Messe, nelle Comunioni, nei tabernacoli. Nessun mistero che rifletta tanto meravigliosamente le perfezioni divine come l’Eucaristia. Contemplandola possiamo dedurre tutto ciò, sappiamo della bontà di Dio per noi.

5. Soprattutto vediamo il suo amore. “Fino alla fine”127, cioè fino agli estremi della bontà, dell’amore di Lui Dio-uomo. Non ci dà solo i suoi doni, ma Lui stesso. Non lo ha trattenuto la nostra ingratitudine. Ha voluto con questa invenzione restare sempre con noi. Nell’Incarnazione si è nascosto per essere visibile, nell’Eucaristia si è nascosto per rendersi cibo. Nell’Incarnazione ci ha fatto gustare la dolcezza della divinità, nell’Eucaristia la dolcezza dell’umanità. È restato per essere pane che ci dà la vita eterna e mette in noi il seme della risurrezione. Di qui la necessità di un amore nostro intenso, di un rispetto pieno. Non vi è un segno più certo di tiepidezza che diventare insensibili per l’Eucaristia. Interrogarci sulla nostra fede e sul nostro sentimento.

6. Nella Creazione infinita potenza, nella transustanziazione non minore. Nell’Incarnazione grande amore; qui sembra ancora maggiore, perché quella una volta sola in un solo luogo, in questa ogni giorno e ad ogni ora. Alla meraviglia dell’Incarnazione nuove circostanze di grazia, di amabilità, di molteplicità, di generoso amore verso gli uomini.

126 “Spogliò se stesso” (Fil 2,7). 127 Gv 13,1. Nella Giustificazione una potenza più grande della creazione. Ma la Penitenza è strada all’Eucarestia. Questa non solo supera tutti i sacramenti, ma è Gesù, contiene in sé la fede del Battesimo, la forza della Cresima.

7. L’Eucaristia è una Incarnazione che prosegue, di Dio che insegue l’uomo. “Come il corpo di Gesù Cristo si unisce al Verbo, così noi per mezzo dell’Eucaristia ci uniamo alla santa umanità di Cristo. Egli si unisce intimamente a noi, ci costituisce suo corpo e opera in ciascuno di noi il mistero della sua Incarnazione” (San Giovanni Crisotomo). Deus omnia in omnibus128. Consummati in unum129.

8. L’Eucaristia è come il crocicchio della via in cui Dio e l’uomo si incontrano. Dio con tutte le sue tenerezze, l’uomo con tutte le sue miserie. In ogni momento c’è lui; tutti i sacramenti confluiscono nell’Eucaristia. Chi crede nell’Eucaristia crede nella Chiesa. Chi crede nell’Eucaristia accetta tutte le verità della fede, e vive tutti i comandamenti. Senza Eucaristia tutto viene a mancare e le nostre Chiese diventano fredde e vuote.

9. “Prendete un pezzo di cera, unitelo con un altro pezzo ed esponeteli al fuoco in modo che essi, liquefacendosi, si fondano e si saldino in un sol pezzo; nello stesso modo diventa una sola cosa con lui chi riceve il corpo del Salvatore e si abbevera al suo sangue prezioso” (San Cirillo Alessandrino130).

10. Donum Dei. Gesù è sempre dono di Dio. Betlemme, Nazaret ecc... Gesù non ama come gli uomini. Meglio di tutti Egli ama e si dà come nessuno può darsi. Appena apparso si dona e non è contento finchè non si è dato tutto. Finchè non si è dato in cibo. E a chi poi? Vi è un’unica eccezione, Maria Santissima. Essa occupa un posto a parte, sta da sé. Quando fosse stata sola ad approfittare del dono, Gesù l’avrebbe fatto ugualmente. Quante cose si opponevano all’universalità del dono. Egli ha superato tutto. Si è fatto sacramento, si fa sacrificio per tutti. Il pane dell’Incarnazione doveva formarsi con l’essere stritolato e messo al fuoco. Il cambiamento di sostanza rimanendo le specie costituiva per Cristo una vera immolazione anche se non cruenta. Non poteva essere nostro nutrimento, se prima non ne era la vittima.

128 “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). 129 “… siano perfetti nell\'unità” (Gv 17,23). 130 SAN CIRILLO ALESSANDRINO, Commento al Vangelo di Giovanni, 10,2: PG 74, 341. Quanto dovette costare la morte a Gesù, che non solo era giovane, ma era la stessa giovinezza, la sorgente d’ogni vigore. E senza la solidarietà di coloro per i quali muore. Deve prendere su di sé tutto il fango umano di tutti i secoli: “Dio ha accumulato su di Lui l’iniquità di tutti noi”131.

11. Sacramentum pietatis: il sacramento dell’amore. Miraculum amoris132 (San Cirillo). Memoriam fecit mirabilium suorum, escam ecc…133 (Sal 110). Non è trattenuto da leggi di natura. L’uomo parla e Dio obbedisce. L’Infinito è chiuso in una ostia. Le sue grandi manifestazioni, qui umiltà e silenzio. Tutti i doni del cielo, tutti i tesori della grazia, tutte le ricchezze della Divinità sono a nostra disposizione. Supera ogni nostro desiderio, perché è Lui che si dona.

12. Finis legis Christus eucharisticus134. Per San Giuliano Eymard l’Eucaristia non è un mistero, uno stato particolare di Gesù. Essa è nei secoli il prolungamento dell’Incarnazione e ne abbraccia perciò e ne perpetua tutte le fasi, tutte le manifestazioni, tutti i misteri, attuandone nello stesso tempo tutti i fini e le conseguenze. Gesù nell’Eucaristia rivive Nazaret, Betlemme, l’Egitto, la vita nascosta, la vita apostolica; rinnova i suoi miracoli, la sua morte, i suoi misteri di trionfo; ripete o meglio irradia sulla terra, dovunque è la presenza sacramentale, l’incessante intercessione che esercita in Cielo. Questa non è fantasia o sentimentalismo; è una teologica conclusione. Il mistero dell’Incarnazione non si può concepire diviso, quasi spezzato in più parti delle quali ognuna può stare a sé; è una sola ellittica che partendo dal seno del Padre compie la sua missione, rientra portando con sé l’umanità per perpetuare il grande mistero. L’Eucarestia ci dà Gesù, tutto Gesù nel grande mistero che è Lui stesso. Essa è la ricapitolazione della ellittica fatta da Cristo: divinità e umanità, vita e morte, umiliazioni e gloria, virtù e meriti, abbiamo tutto il Cristo nell’Eucaristia. Questo non può restare una teoria; centro di culto l’Eucaristia deve essere centro di vita. San Giuliano Eymard nell’Eucaristia cercherà il segreto della santità. Non che rigetti gli altri mezzi, ma tutta la pietà si incentra nell’Eucaristia, nei quattro fini, e l’esercizio delle virtù è facilitato alla presenza del Modello vivente e operante. Si attinge la grazia dall’Eucaristia, si vive dell’Eucaristia. Applicazione particolareggiata di questa spiritualità totalitariamente eucaristica: Se l’Eucaristia è mysterium fidei135, è ancora e soprattutto

131 Cfr Is 53,6. 132 “Miracolo dell’amore”. 133 Nella NOVA VULGATA: “Memoriam fecit mirabilium suorum, misericors et miserator Dominus. Escam dedit timentibus se – Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie: misericordioso e pietoso è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme” (Sal 111 [110], 4-5). 134 “La pienezza della legge è il Cristo eucaristico”. 135 “Mistero di fede”. mistero d’amore. Et nos credidimus charitati quam habet Deus in nobis136. E lo spirito dell’adoratore eucaristico è riempito di questo spirito. Ama et fac quod vis137; tutta la vita si orienterà verso il grande mistero d’amore che diventerà in modo spontaneo e naturale il principio, il centro, il fine di tutta la vita.

Principio: L’amore è il punto di partenza della vita cristiana come lo fu per Iddio e per Gesù. L’amore perciò è punto di partenza della conversione: egoismo ha perduto, amore riprende. È ancora principio del servizio a Cristo e della perfezione. Solo l’amore può darci la forza per la mortificazione. Quando si ama, aut non laboratur aut etiam labor amatur138 (Sant’Agostino). È ancora principio di ogni apostolato. Centro. Il Santo usa Amore e Eucaristia come fusi, perché l’Eucaristia è la concretizzazione più eccellente dell’amore di Dio. Ogni uomo deve avere un centro di vita, dove sono i suoi lavori, i suoi affetti, i suoi desideri. La virtù per quanto perfetta non può essere un centro di vita perché dice abnegazione, sacrificio, morte. Gesù non ha detto: “Dimorate nella umiltà, nella povertà”, ma: Manete in dilectione mea139. Manete in me et ego in vobis […] Qui manet in me et ego in eo hic fert fructum multum140 (Gv 15,1-5). Lui è l’unico centro vitale. E si rende centro trovando nell’Eucaristia tutto Gesù Cristo con tutti i suoi misteri, memoriale vivente di tutte le meraviglie, memoriam fecit mirabilium suorum … escam dedit timentibus se141. Fine. Qui manducat me vivet propter me142. a) L’Eucaristia è il fine dei nostri doni naturali e delle grazie: tutti i raggi vengono dal sole e vi conducono. b) È il fine di tutta la pietà cristiana, tutta per l’Eucaristia. Solo così diventa un organismo vivo e operante. c) È il fine delle virtù. Di lì prendono il loro vigore. Gesù nell’Eucaristia è maestro e modello. Specialmente dalla Comunione si ha la grazia e il sostegno. Tutte le virtù devono riferirsi all’Eucarisita come preparazione, decoro e perfezione del servizio eucaristico. d) È il fine di tutta la vita. Tutto è una emanazione dell’Eucaristia. Non si può fissare altro scopo, altro centro di attrazione, altro fine di attività.

136 “E noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi” (Cfr 1Gv 4,16). 137 “Dilige, et quod vis fac – Ama e fa’ ciò che vuoi” (SANT’AGOSTINO, In Epistolam Ioannis ad Parthos, Tractatus 7, 8). 138 “Quando si ama, non si fatica o, se si fatica, questa stessa fatica è amata” (SANT’AGOSTINO, De Bono Viduitatis, 21. 26). 139 “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). 140 “Rimanete in me e io in voi… Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (Gv 15,4- 5). 141 “Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie […] egli dà il cibo a chi lo teme” (Sal 111 [110], 4-5). 142 “… colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57). “Felice l’anima che la santa passione dell’Eucaristia ispira e infiamma, che più non vive che per il suo diletto” (San Giuliano Eymard) (AA 43, 234).

13. Per i preadolescenti. Punti da sottolineare. a) Non ridurre l’Eucaristia a un cuore a cuore. b) Non ridurla al «tempo» del Sacramento. c) Valorizzare la liturgia domestica. d) Sottolineare l’aspirazione a vivere e a nutrirsi. e) L’aspirazione a vivere insieme; ogni comunione ci fa vivere più insieme. f) L’aspirazione a donarsi. g) L’aspirazione a ricordare e a vivere il passato. L’Eucaristia è memoriale. h) Aspirazione all’immortalità. i) Aspirazione alla gioia. Insegnare a cogliere coscientemente la qualità festiva della vita. Sono portati a vedere il mondo in bianco e nero e non in grigio. La sera del Giovedì Santo, Cristo ha fatto della sua morte stessa una festa dell’umanità. Quell’atto tragicamente negativo, che è la passione, è stato trasformato in una celebrazione di festa. L’Eucaristia può essere vissuta come la fonte stessa di ogni gioia nel mondo. Dare intensità alla nostra esistenza. Lotta contro la superficialità e la leggerezza contro “il mostruoso spessore della nostra epidermide”. “Questo è il mio corpo”. Cristo le ha pronunciate su un pezzo di pane, ma misteriosamente Cristo vuol fare di tutto l’universo il suo corpo. E la nostra speranza si alimenta a questa progressiva invasione del divino nell’umano fino a che Dio sia “tutto in tutti”143.

14. L’Eucaristia rende attuale tutta la Storia del Popolo di Dio. La storia d’Israele, l’Esodo, il Sinai, il linguaggio, le figure dell’Antico Testamento non hanno solo il valore e il significato di una memoria, ma sono tappe di un unico viaggio, momenti di un’unica storia che tutta converge nel mistero pasquale di Cristo, per continuare tutta nel mistero pasquale della Chiesa e della sua vita. Per la Chiesa infatti la successione del tempo non ha lo stesso valore che ha per la storia del mondo dove la legge del progresso è quella del divenire; per la Chiesa la legge del progresso è quella del «perenne presente» di Cristo. Ogni volta che la Chiesa si realizza nell’Eucaristia, cioè rende presente la morte e risurrezione di Cristo, annulla il tempo passato e si ritrova al momento della sua infanzia creatrice, in riferimento a Cristo che fa la Chiesa e che la spinge sulle vie del mondo. Ogni cristiano partecipando all’Eucaristia e vivendo la vita della Chiesa si inserisce in modo vitale nella storia salvifica in un rapporto con Cristo, e per Lui con tutto l’antico Israele che diventa così parte della sua storia di

143 Cfr 1Cor 15,28. credente. Per una specie di connaturalità, acquisita tutta la storia dell’Antico e Nuovo Testamento di cui egli è parte, quella storia vive con coscienza attuale quando unito a Cristo nell’unico Sacrificio si offre al Padre per affermare la sua gloria e perché tutto il mondo Lo conosca e sia salvo.

15. L’Eucaristia è una speciale manifestazione della Chiesa. Dal Sacrosanctum Concilium n. 41: “La principale manifestazione della Chiesa è nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia”. L’Eucaristia è il segno principale che manifesta la Chiesa che nella sua realtà più profonda è l’assemblea di tutti i figli di Dio radunati in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo; non solo di quelli che vivono oggi, ma quelli del passato. È l’immenso popolo che Dio si è scelto attraverso tutti i secoli da Adamo alla fine del tempo. E siccome è un popolo pellegrino la sua manifestazione è necessariamente limitata nello spazio e nel tempo. La Chiesa perciò si manifesta, si fa visibile in una assemblea eucaristica. Tutta la storia salvifica tocca nell’Eucaristia il suo vertice e la sua pienezza. Tutta vi è ordinata, tutta ha lì la sua fonte, tutta lì si esprime nella lode a Dio e in efficacia di azione missionaria. Sia quindi che la si guardi nel suo momento profetico e figurativo (liberazione d’Israele, Alleanza, sacrificio dell’Agnello e sacrificio dell’Alleanza) sia che la si guardi nel suo compiersi nella vita di Cristo (Sacrificio di Riconciliazione, gloria del Risorto e dono dello Spirito) sia che la si guardi nella sua continuata attuazione nella Chiesa (Sacramenti e sacrificio eucaristico) sia che la si guardi nella prospettiva escatologica (banchetto della gloria), l’Eucaristia è di fatto l’avvenimento centrale di tutto il piano salvifico: in esso si consuma in fide e in spe144, finchè siamo nel tempo, la riconciliazione dell’uomo con Dio e si conclude il suo ritorno alla casa del Padre in comunione di vita. La Chiesa nell’Eucaristia raggiunge il suo momento più intenso e fecondo. Scopre se stessa intimamente immersa nel mistero di Dio ed insieme saldamente congiunta alle cose e alla storia degli uomini. Nell’Eucaristia di fatto si attualizza la storia della salvezza, è il momento in cui la Chiesa si fa più misteriosa ed insieme più incarnata, in cui la religione non è più solo atto dell’intelletto o atto morale, ma è fatto storico attuale, inserito nel tempo in cui viviamo, il momento in cui la Chiesa fa al mondo il discorso più misterioso, ma più vitale e reale, gli propone cioè il mistero di Cristo presente e operante, centro e dinamismo della storia della salvezza. L’Eucaristia rivela e manifesta la natura della Chiesa. La forza significativa della Chiesa, il suo essere cioè “in Cristo come un sacramento o segno e strumento della intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1), è in stretta dipendenza dal suo vivere e manifestarsi come comunità eucaristica. Nella celebrazione eucaristica la Chiesa rivela la sua autentica natura. Rahaner: La Chiesa compare tale nella forma più intensa, attua se stessa nel massimo grado quando celebra l’Eucaristia. Poiché qui viene dato in una percepibilità presente e piena tutto ciò di cui la Chiesa si compone: a) la sua separazione dal mondo; b) la sua struttura gerarchica (Sacerdote e Comunità); c) la sua disponibilità al servizio di Dio che le impedisce di porsi come fine a se stessa (Sacrificio); d) il suo dire la sua parola efficace che rende presente ciò che annuncia (l’anamnesi è la parola originaria della Chiesa); e) la sua unità (l’unico pane); f) la sua aspettazione del regno finale (la cui gloria viene anticipata cultualmente in questa celebrazione); g) la sua penitenza (nell’oblazione del sacrificio offerto per i peccati del mondo); h) la invincibilità della grazia di Dio che le è stata data definitivamente perché fosse la Chiesa Santa (dal momento che essa possiede definitivamente Colui che è la vittoria definitiva e celebra già in anticipo tale vittoria del Regno di Dio mentre annuncia la morte del Signore il quale è la vittoria, nella consapevolezza che essa farà ciò fin ch’Egli ritorna (1Cor 11,26); i) la sua radicale utilità per tutti gli assenti (il sacrificio a Dio pro totius mundi salute145).

Catechesi eucaristica. Nel Nuovo Testamento l’avvenimento centrale è quello dell’Alleanza nuova, compimento della antica, che si realizza nell’opera e nella Persona di Cristo, nella sua morte e risurrezione e nel dono dello Spirito. Quest’avvenimento è il centro della teologia e della catechesi. Quindi bisogna illustrare il grande avvenimento dell’Alleanza nei suoi molteplici aspetti di dono da parte di Dio e di impegno da parte dell’uomo (e nel dono c’è il sacrificio di Cristo con la sua glorificazione e l’invito dello Spirito Santo). Chiesa come popolo dell’Alleanza e nella Chiesa il carattere sacerdotale di tutto il Popolo di Dio e il sacerdozio ministeriale. Bisogna educare a prendere coscienza di essere chiamati ad una Alleanza con Dio sanzionata nel sangue di Cristo e quindi ad una Alleanza fraterna nella comunione ecclesiale e scoprire nell’unità della Chiesa le diversità delle funzioni. Al di là dei magnalia Dei146 che hanno valore di tipo, scoprire Cristo e tutto quello che ha compiuto n el la l i tu rgi a d el l ’a nn o . L’Eucaristia non è che il frutto ineffabile dell’onnipotenza di Dio impegnata dall’amore.

145 “Per la salvezza del mondo intero”. 146 “Le opere meravigliose di Dio”.

Il sacrificio della Messa

1. Necessità di adorare e dar culto a Dio. Nostra incapacità. Gesù fa per noi. Vuole però che ci uniamo a Lui come sacerdoti e vittime, immolatori e immolati. Gesù ripara le ingiustizie; mediatore ci riconcilia con Dio: Pro eis sanctifico me ipsum147. Adhuc ludam et deludam lacrymas eius?148 (San Bernardo). Pro te mensa mysterii extructa est. Pro te Agnus immolatur. Pro te angitur sacerdos149.

2. Dio è più onorato da una sola Messa di quello che sia stato onorato da milioni di anni dello svolgersi del cosmo, da millenni del culto degli uomini, dal canto stesso degli Angeli. Con la Messa perciò gli diamo l’adorazione dovuta e possiamo ancora degnamente ringraziarlo. Con la Messa possiamo pagare i nostri debiti e quelli di tutto il mondo e troviamo i tesori immensi di grazie per tutti.

3. “Il capolavoro di Dio è Gesù Cristo, e il capolavoro di Gesù Cristo è la sua Chiesa e la sua religione. Ma ciò che vi è di più grande, di più santo, di più augusto in Gesù Cristo, nella Chiesa e nella religione cristiana è il sacerdozio e il sacrificio di Gesù Cristo” (De Condren). Sacerdos et hostia, sacerdos suae hostiae et hostia sui sacerdotii150. Morendo sulla Croce, Gesù offrì tutte le sofferenze degli uomini che lo precedettero e avvalorò i sacrifici che erano un’immagine e un inizio lontano della sua Passione: Omnis hostia, quae offertur, habet aliquid formae et immaginis Christi. In ipsum namque ominis hostia recapitulatur151 (Origene). Egli fu sacerdote unico, sacerdote sempre, sacerdote ovunque perché la sua consacrazione non fu un atto passeggero e accidentale, un’azione ricevuta in uno dei giorni della sua esistenza, ma è la stessa divinità comunicata alla natura umana assunta all’inizio di tutti i suoi giorni. Un’immagine sola popolò la sua anima: la Croce. Un solo movimento animò la sua esistenza: la salita al Calvario. Nella sua vita tutti gli episodi ebbero relazione non per convergenza causale, ma per finalità interna al sacrificio della Croce.

147 “… per loro io consacro me stesso” (Gv 17,19). 148 “Mi farò gioco e mi befferò ancora delle sue lacrime?” (SAN BERNARDO, Sermones de tempore, In Nativitate Domini, Sermo III, n. 4) 149 “Per te la mensa del mistero è stata imbandita. Per te l’Agnello è stato immolato. Per te si angustia il sacerdote” (SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, Ad populum Antiochenum, Homilia 10). 150 “Sacerdote e vittima, sacerdote della sua vittima e vittima del suo sacerdozio” (SAN PAOLINO DA NOLA, Epistula V). 151 “Ogni vittima che viene offerta ha realmente qualcosa dell’immagine e del volto di Cristo. In Lui infatti viene ricapitolata ogni vittima” (ORIGENE, Super Levitucum, Homilia 3, 5). Iesus faciem suam firmavit, ut iret Ierusalem152 (Lc 9,51). L’atteggiamento costante della sua vita era di salire verso Gerusalemme: il sacerdote tendeva verso il suo altare.

4. Ara mundi153 la Croce è pertanto unitas mundi154. L’unico sacrificio della Redenzione si dilata nel molteplice rito della Messa ma non si moltiplica, si effonde ma non si disperde; a contatto con il multiplo non si disgrega, ma aggrega; reso coestensivo a tutti i tempi e a tutti i luoghi, li unifica. La Messa è il prolungamento, il pleroma della Croce: Altare plenitudo Crucis155; è la Croce che si avanza nei secoli: fulget Crucis mysterium156. Sant’Ireneo affermò che le braccia del patibolo di Gesù si estendono fino all’estremita del mondo e che Cristo segnò con la Croce tutto il creato. “Se un cristiano conoscesse ciò che è una Messa, morirebbe” (Santo Curato d’Ars). Quando il sacerdote sale all’Altare fa pensare al trionfo di Cristo: Regnavit a ligno Deus. Vexilla Regis prodeunt157.

5. Se la Messa è il Calvario presente ad ogni generazione cristiana, come è in essa inclusa e incorporata la Chiesa? Il motivo dominante della prima parte della Messa è un anelito verso l’incontro con il Padre per stabilire l’alleanza. La Chiesa fa la sua offerta del pane e del vino, emblemi della vita; li vuole trasferire in dominio di Dio, se ne priva, li immola, e chiede un cambio divino. Sono doni poveri, ma voglia il Signore trasformarli in cibi che diano vita eterna. Il gesto della Chiesa si identifica con quello di Cristo: è la consacrazione, è il sacrificio, è la presenza. Tutta la Chiesa è unita al suo Capo; è sacerdote e vittima, offerta e offerente, immolata e immolante, unita al Sacerdote universale, catholicus Patris sacerdos158. Lo Spiritus Christi diffuso in tutto l’organismo fa sì che tutte le membra abbiano i sentimenti di Gesù, sicchè tutto il corpo, catholica hostia159, sia una sola vittima e attui in sé l’immolazione della Croce. Tota redempta civitas offertur sacrificium universale, per sacerdotem magnum Iesum Christum160 (Sant’Agostino).

6. Più volte Gesù aveva fatto capire ai discepoli di essere il servo di Iahvè (cfr Lc 4,17-21; 22,37; Mt 8,17; 11,4 ss; 12,18-21; 20,28). Nell’ultima cena non appare solo da qualche espressione, ma pervade da tutta la narrazione, è completamente ed esclusivamente permeata da questa figura.

152 “…prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. 153 “Altare del mondo”. 154 “Unione in un tutt’uno del mondo”. 155 “L’altare è il completamento della croce”. 156 “Risplende il mistero della Croce” (Cfr INNO Vexilla regis). 157 “Dio regnò dal legno [della Croce]… Avanzano i vessilli del Re” (Cfr INNO Vexilla regis). 158 “Sacerdote universale del Padre” (TERTULLIANO, Adversus Marcionem, IV, 9, 9). 159 “Vittima universale”. 160 “Tutta la città redenta [cioè l\'assemblea comunitaria dei santi] viene offerta a Dio come sacrificio universale per la mediazione del sacerdote grande Gesù Cristo (SANT’AGOSTINO, De Civitate Dei, X, 6). 7. I tratti essenziali della Messa: rito sacrificale di tutto il nuovo popolo escatologico, ripetizione del gesto di Gesù all’ultima cena, rinnovazione misteriosa della Nuova Alleanza cristiana, memoriale della nostra salvezza ed espressione della nostra riconoscenza al Padre.

8. La Santa Messa sacrificio della Comunità. Diversi significati se la comunità è la Chiesa o una particolare comunità. a) Sacrificio della Chiesa: il sacrificio eucaristico è sacrificio di Cristo e della Chiesa (vedi Concilio Tridentino; Vaticano II, Sacrosanctum Concilium 47; Mysterium Fidei). La Chiesa offre ed è offerta. Offre. Non sullo stesso piano il sacerdote e i fedeli (Mediator Dei161). Il sacerdote fa le veci del popolo perché rappresenta Cristo che è capo di tutte le membra e offrì se stesso per esse. Il popolo, invece, non rappresentando la persona di Cristo, né essendo mediatore tra sé e Dio non può godere di poteri sacerdotali. Il sacerdote non rappresenta prima di tutto il popolo, ma Gesù Cristo capo della Chiesa ed offre come ministro di Cristo capo della Chiesa. Proprio per questo tutta la Chiesa è interessata al sacrificio che egli compie. È la Chiesa che gli comunica il potere sacerdotale. Il sacrificio che si offre è quello che Cristo ha lasciato alla Chiesa e quando si compie è per mandato della Chiesa. È a nome di tutta la Chiesa e per tutta la Chiesa che il sacerdote celebra (Mysterium fidei162). Tutte le Messe sono Messe della comunità (Concilio Tridentino). Il fondamento di questa offerta da parte della Chiesa sta nel carattere battesimale che fa di tutta la Chiesa il Corpo Mistico di Cristo Sacerdote chiamato a offrire a Dio il sacrificio di lode, di adorazione, di ringraziamento, di propiziazione, in unione al sacrificio del Capo163. Per questa entità ontologica, il carattere, ogni Messa è offerta da tutti i fedeli e a nome di tutti i fedeli. È offerta ontologica, indipendente dalle disposizioni psicologiche di attenzione e di partecipazione dei singoli fedeli. Ed è indipendente dalle singole disposizioni morali dei singoli partecipanti e dello stesso sacerdote. Ogni Messa è sempre gradita a Dio perché è sacrificio della Sposa di Cristo che è sempre abbastanza santa per poter essere unita al suo Sposo. De La Touche: la Messa è tanto più capace di glorificare Dio e ottenere grazie quanto maggiore è la santità della Chiesa militante che la offre. Molte grazie alla Chiesa primitiva perché vi era allora un membro singolare, la Madonna, la cui santità personale conferiva al sacrificio della Chiesa un valore soprannaturale che non è più stato raggiunto e mai lo sarà. È offerta. Sempre per la stessa ragione: perché essendo Cristo sacerdote e vittima, la Chiesa che è il suo corpo, partecipa come

161 Cfr PIO XII, Mediator Dei, Culto e gerarchia; La partecipazione dei fedeli. 162 Cfr PAOLO VI, Mysterium fidei, 33. 163 Cfr PIO XII, Mediator Dei, La partecipazione all\'oblazione. offerente e vittima. Con questa differenza: che offerenti sono tutti anche peccatori; come vittime tutti possono, ma soltanto con le opere buone non con i loro peccati. Come offerta entra solo ciò che è stato compiuto in nome e in grazia di Cristo. Anche l’offerta è un dato ontologico indipendente dall’attenzione e dalla intenzione dei singoli. È la Chiesa, plebs sancta164, che offre se stessa. E le preghiere liturgiche che parlano dei doni e dei santi sacrifici illibati intendono prima di tutto quelli della Chiesa intera più che dei singoli partecipanti. Ogni Messa è efficace non solo per la santità di Cristo ma anche per la Chiesa che è sempre santa, che è il corpo non il cadavere di Cristo. b) Messa sacrificio delle singole comunità. Come insegna la Mediator Dei (parte II) l’offerta della Chiesa deve essere rivissuta e fatta propria dalle singole comunità. I singoli partecipanti hanno il dovere di fare propri i sentimenti di Cristo e della Chiesa, di offrire con loro il sacrificio e per gli scopi di Cristo e della Chiesa: la gloria del Padre, l’espiazione e il perdono dei peccati dell’umanità, la vita e la salvezza soprannaturale di tutti gli uomini e in primo luogo dei fedeli. E devono offrire il loro particolare sacrificio unito a quello di Cristo e della Chiesa. Tutti sono impegnati a questo perché il sacrificio abbia il suo pieno effetto. Le Comunità particolari: Se Gesù Cristo offre se stesso per la Chiesa universale e fa propria in ogni Messa l’offerta di tutta la Chiesa, in ogni singola Messa offre pure se stesso e fa propria l’offerta della comunità particolare nella quale e per la quale il sacrificio viene celebrato. E poiché Gesù pensa a tutti i presenti, offre se stesso e fa propria l’offerta, i sacrifici e la preghiera di tutti i presenti, diventa dovere di chi assiste e vuole unirsi ai sentimenti di Gesù offrire il sacrificio di tutti i partecipanti, di unire se stesso al sacrificio di Cristo per tutti i partecipanti. È così il «sacrificio della comunità», perché tutti per parteciparvi perfettamente devono offrirla per ciascuno degli altri, magari dettagliandone anche i bisogni se li conoscono e comunque per tutti quei bisogni e legittimi desideri che Gesù Cristo conosce e fa propri. Tutti per ciascuno, ciascuno per tutti. Cristo è capo non solo della Chiesa universale, ma della singola comunità. Il sacrificio eucaristico è il mezzo più potente per alimentare nella Chiesa lo spirito della carità cristiana. Gesù l’ha istituito nell’ultima cena poco prima di pronunciare la preghiera sacerdotale e per rendere partecipe la Chiesa dello spirito della sua preghiera sacerdotale che è lo spirito di unità e di carità. Perciò: sottolineare il valore essenzialmente comunitario della Messa. Educare a tale spirito.

164 “… la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa” (Cfr 1Pt 2,9). 9. Per hoc sacramentum repraesentatur passio Christi, et ideo effectum quem passio Christi fecit in mundo hoc sacramentum facit in homine165 (San Tommaso). “Facendoci cristiani Gesù vuole completare ciò che manca al suo culto infinito o piuttosto vuole estendere, moltiplicare nelle nostre adorazioni e preghiere le adorazioni e le lodi che Egli stesso offre al Padre, onde ciascuno dei suoi membri possa diventare un altro Lui stesso, un glorificatore della Santissima Trinità” (Padre Grimal).

165 “Consideratur ex eo quod per hoc sacramentum repraesentatur, quod est passio Christi. Et ideo effectum quem passio Christi fecit in mundo, hoc sacramentum facit in homine – L\'effetto di questo sacramento si deduce da ciò che il sacramento rappresenta, ossia dalla passione di Cristo. L\'effetto cioè che la passione di Cristo produsse nel mondo, questo sacramento lo produce nel singolo uomo (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q. 79, a. 1).

La Comunione

1. Comunicarsi vuol dire unirsi intimamente con Dio, sommergere la propria vita nella sua come un fiume che entra nel mare. a) La Comunione ci dona grande dignità e onore, ci consacra meglio dei calici. Uno santificato dal suo Dio non deve più lasciarsi profanare. Anima Deo saginatur166. b) Ci sostiene contro i tre nemici: le passioni, il demonio, la morte. Con la sua divina presenza attenua, modera le passioni. Egli, che ha calmato le tempeste, riconduce la calma, dona la serenità e tranquillità. Contro il demonio: fortis armatus167, rende potenti; è il pane del suo sacrificio vittorioso. Contro la morte: è pignus168, la rende un sereno tramonto per un mattino di luce. c) Dona gioia. Le gioie terrene sono effimere, sunt lacrymae rerum169. Et rose, elle a vécu ce que vivent les roses. L’espace d’un matin170. La sua gioia è invece comunicazione di Dio.

2. Disposizioni per la comunione: Non è un Angelo che viene a noi, è Dio. Viene non solo come nostra speranza, ma come possesso; non solo nostro medico, ma come medicina, nostro cibo. a) Grande desiderio, per andare incontro al suo desiderio: Desiderio desideravi171. Più desideriamo questa fontana, più ci dà delle sue acque vivificanti. Parabola degli invitati a nozze172. b) Purificazione: non mettere vino nuovo in otri vecchi173; non si dà la perla ai porci174. Pensate a un lebbroso che vi venisse vicino. c) Spirito di sacrificio: è pane del Sacrificio; bisogna avere gli stessi sentimenti di Gesù. Andiamo e moriamo con Lui. Morire all’orgoglio nella fede, morire nel corpo dominando le passioni. Bisogna avere il desiderio del martirio.

166 “L’anima è nutrita da Dio” (TERTULLIANO, De resurrectione carnis, 8). 167 “Un uomo forte, ben armato” (Lc 11,21). 168 “Pegno, garanzia”. 169 “Sono le lacrime delle cose”. 170 “E rosa, lei ha vissuto quel che vivono le rose: Lo spazio d\'un mattino” (FRANÇOIS DE MALHERBE, Consolation à M. du Pèrier). 171 “Ho ardentemente desiderato” (Lc 22,15). 172 Cfr Mt 22,1-14. 173 Cfr Lc 5,37. 174 Cfr Mt 7,6. 3. Comunione frequente, perché ci guarisce dai nostri mali ed è nutrimento. a) Ci guarisce dal peccato, ci preserva dalla tentazione, ci salva dalla tiepidezza; b) è il nostro cibo per non cadere sfiniti; è la nostra manna, pane nostro quotidiano.

4. Tre le passioni dell’uomo: desiderio di gloria, ambizione di ricchezze, aspirazione alla felicità. Dio le appagherà pienamente nel Cielo. Ora vengono appagate nella Comunione. a) La Comunione ci eleva e ci glorifica. Si è ammessi alla tavola di Dio che si fa amico; e quale pane! Ci rende partecipi della sua carne gloriosa. Come diventano vili tutte le altre cose! b) Ci arricchisce. Vi sono tutti i tesori della scienza, della sapienza di Dio. Né la ruggine, né i ladri possono sciupare175. Tutto si seccherebbe in noi, se non si attingesse di qui. c) Ci dà la consolazione: la sua vicinanza, il rimedio ad ogni male.

5. Disposizioni per la Comunione: a) È un Dio di grandezza e di maestà: grande fede e rispetto umile. Vivete i misteri della fede. b) È un Dio di giustizia e di santità e purità di cuore. La manna era conservata in un vaso d’oro. Dovrebbe essere preso solo dagli Angeli. Probet autem ecc...176. c) È un Dio d’amore e di bontà, molto fervore. Ciò che serve è l’amore: senza questo tutto scivola via. Comunicarsi con amore vuol dire unirci a Lui in spirito di sacrificio; come Egli si dà a noi, darci con abbandono, con generosità, partecipare al suo spirito, alle sue virtù. L’appetito è il condimento del cibo, anche qui molto desiderio di Lui e di essere come Lui.

6. Agnello e giglio lo esprimono. L’uomo ha bisogno di due cose: di raggiungere e di vivere nella sua dignità, e della gioia. Nimis honorati sunt amici tui, Deus177. Ci salva dall’abbruttimento delle passioni e ci porta alla grandezza. Divinae consortes, naturae178 (2Pt 1,4). «Come ti chiami?», «Colui che porta Cristo» (Sant’Ignazio a Traiano179). Portare Cristo nel mondo e nel lavoro. Sicurezza e conforto.

175 Cfr Mt 6,19. 176 Nella NOVA VULGATA: “Probet autem seipsum homo, et sic de pane illo edat et de calice bibat; qui enim manducat et bibit, iudicium sibi manducat et bibit non diiudicans corpus – Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,28-29). 177 “I tuoi amici, o Dio, sono grandemente onorati”. 178 “… partecipi della natura divina” (2Pt 1,4). 179 Sant’Ignazio, vescovo di Antiochia, era chiamato anche Teoforo, cioè portatore di Dio. Si è contenti quando ci si sente sostenuti. La felicità di Simeone180. Gesù è miele, musica, gioia al cuore (San Bernardo181). Signum unitatis, vinculum charitatis, pacis et concordiae symbolum182 (Concilio di Trento183).

7. Con la Comunione realizziamo l’incorporazione di lui in noi e diventando una cosa sola con Lui, innestiamo noi stessi mediante la grazia sulla sua vita di mortificazione e di sacrificio. Concorporei et consanguinei (San Cirillo di Gerusalemme). Una singolare intimità di una stessa esistenza. In me manet, Ego in illo184. Qui vult vivere, habet unde vivat, ubi vivat; accedat, credat, incorporetur ut vivificetur185 (Sant’Agostino). È fermento per trasformare ed elevare tutta la vita dell’anima.

8. Ringraziamento alla Comunione: (13)186. Gesù esempio di ringraziamento: gratias egit; item gratias agens187. Gioire di essergli vicini. Adorazione: sentire il nostro abisso. Ascoltarlo. Sentire quanta strada ha fatto per arrivare fino a me, per donarmi ineffabilmente. Donargli quanto siamo, dai pensieri a tutto. Suscipe universam meam libertatem ecc...188. Suo possesso. Cum magna voce magnificans Deum. Nonne decem ecc....189. Portare gli altri, tutta la Chiesa e il mondo. Fargli una gioconda dimora: Omnia poma nova vetera servavi tibi, dilecte mi!”190 (Ct 7). In odorem unguentorum tuorum currentes191. Anime di fuoco.

180 Cfr Lc 2,29-32. 181 Cfr SAN BERNARDO, Inno Jesu dulcis memoria. 182 “Segno di unità, vincolo di carità, simbolo di pace e di concordia”. 183 Cfr CONCILIO DI TRENTO, Sessione XIII, Decretum de sanctissimo Eucharistiae Sacramento, caput VIII: De usu admirabilis, (11 ottobre 1551). 184 “Rimane in me e io in lui” (Gv 6,56). 185: “Chi vuol vivere ha dove vivere, ha donde attingere la vita. Si accosti, creda: sarà incorporato, sarà vivificato” (SANT’AGOSTINO, In Epistola Ioannis, Tractatus 26,13). 186 Il riferimento è al punto 13 della presente trattazione, in cui don Pietro riprenderà il tema del ringraziamento alla Comunione. 187 “Rese grazie [a te Dio, Padre Onnipotente] … di nuovo, rendendo grazie” (Cfr MISSA TRIDENTINA, Canone Romano). 188 “Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a Te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: di tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta”. (Cfr SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi Spirituali, n. 234). 189 Nella NOVA VULGATA: “Unus autem ex illis, ut vidit quia sanatus est, regressus est cum magna voce magnificans Deum et cecidit in faciem ante pedes eius gratias agens ei; et hic erat Samaritanus. Respondens autem Iesus dixit: Nonne decem mundati sunt? – Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci?” (Lc 17,15-17). 190 Nella NOVA VULGATA: “Omnia poma optima, nova et vetera, dilecte mi, servavi tibi – Ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi, amato mio, li ho conservati per te” (Ct 7,14). 191 “Coloro che seguono la fragranza del tuo profumo” (Cfr Ct 1,2-3). 192

9. L’Eucaristia segno di contraddizione. Nel Paradiso terrestre Dio disse: “Non mangiate”. E il diavolo: “Mangiate”193. Qui Dio dice: “Mangiate”, e il diavolo: “Non mangiate”.

10. Effetti della Comunione sono l’unione individuale e sociale dei fedeli con Cristo in ordine alla glorificazione dell’anima e del corpo. a) L’unione individuale (incorporatio) è detta da Gesù nella promessa. I due misteri della vita trinitaria, cioè la mutua immanenza del Padre nel Figlio e la processione del Figlio dal Padre, sono in qualche maniera ripetuti nei rapporti di Cristo con i fedeli: “Rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la sua vita in sé, ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà per me”194. b) L’unione sociale: “Noi tutti, sebbene molti ecc…” (1Cor 10,17).

10. Oltre agli effetti comuni con gli altri Sacramenti, l’Eucaristia ne ha uno proprio che dura anche allo svanire delle specie ed è costituito dalla partecipazione all’anima e al corpo del fedele delle perfezioni di cui era ornata l’anima di Gesù Cristo in virtù dell’Unione Ipostatica. Questo speciale carisma da identificare con la grazia sacramentale è un donum quoddam christificum195, che rende cristiforme l’anima, come la grazia santificante rende deiforme il battezzato. In forza di questo dono, il comunicante è unito in un modo più perfetto che negli altri sacramenti a Cristo di cui partecipa la perfezione e riflette l’immagine, è congiunto più strettamente al Corpo Mistico e possiede un diritto più fondato alla risurrezione gloriosa. L’economia sacramentale è così ordinata: il Battesimo e la Cresima sono per iniziare la vita soprannaturale; la Penitenza e Unzione degli infermi per restituirla; l’Ordine e il Matrimonio per estenderla; l’Eucaristia per portarla alla perfezione. I Padri rappresentano l’Eucaristia come l’ultimo completamento (τελευτή τελευτών) e San Tommaso: communicatio vitae spiritualis196. Come tale deve completare tutto l’organismo spirituale nel suo essere (Grazia santificante), nelle sue facoltà (virtù infuse, doni Spirito Santo), nella sua attività (grazia attuale) e nei suoi frutti (le opere buone). L’Eucaristia produce: a) La grazia santificante più abbondante. “L’Eucaristia è la fonte, gli altri sacramenti i rivoli” (Catechismo Concilio Trento197). L’Eucaristia

192 Nel margine basso della pagina don Pietro annota: Cfr B – 6 sq. Il riferimento è all’argomento trattato ne: “Il Santo Sacramento (dal Padre Faber)”, a partire dal paragrafo 10. 193 Cfr Gen 3,1-5. 194 Cfr Gv 6,56-57. 195 “Un dono per così dire cristifico”. 196 “Comunicazione di vita spirituale”. 197 Cfr CATECHISMO TRIDENTINO, 228. Effetti dell\'Eucaristia. contiene in summa et veluti in capitulo198 quanto è sparso negli altri Sacramenti (San Tommaso). b) Aumenta al massimo grado la carità. c) Eccita con frequenti stimoli della Grazia attuale il fervore, caritas excitatur in actum199. E il fervore della carità per sua natura distrugge i peccati veniali, fa rimettere la pena temporale, preserva dai peccati futuri diminuendo la concupiscenza. d) Da questo complesso di doni soprannaturali emanano come naturale conseguenza più numerose e più perfette le opere meritorie per la vita eterna. Tali effetti – donum christificum – costituiscono la piena incorporazione a Cristo, la più perfetta unione tra i fedeli, il più alto diritto di glorificazione dell’anima e del corpo. Maturatio ad glorificationem200. La trasustanziazione del pane e del vino è l’emblema della trasformazione soprannaturale del nostro essere (Νεοποίησις201). Nella Comunione vi è l’unione più intima tra Dio e l’uomo; tutta l’umanità è il sodalizio eletto alla grande cena. Come a Cana Maria intervenne nel compimento del prodigio figura dell’Eucaristia, così qui è presente, mediatrice tra Cristo e la Chiesa, Madre del Capo e delle membra, Mater unitatis202. Gesù entrò nel mondo per Maria, così vi ritorna con Maria, entra nella vita individuale e sociale.

11. Comunione banchetto sacrificale. Comunione = Koinonia, è cioè aver parte con Dio medesimo a una Vittima che Gli appartiene, il Corpo e il Sangue di Cristo. Resta perciò in stretta relazione con un Sacrificio che la precede e che essa conclude.

12. Comunione gesto ecclesiale e unitario: è azione essenzialmente ecclesiale. Unione con Dio, famigliarità con Lui, suoi figli in un\'unica comunità: quos sacramentis pascalibus satiasti tua facias pietate concordes203.

13. Ringraziamento alla Comunione. Tutta la Messa è un ringraziamento. Essa significa un ritorno a Dio di quanto Egli ha donato all’uomo. È un grazie che si traduce in offerta fondamentale di sé. Se la Messa viene chiamata «azione di grazie» è in questo senso largo. Quelli che vi hanno partecipato hanno riconosciuto con Cristo di aver ricevuto tutto dal

198 “… nella summa come nei capitoli”. 199 “La carità spinge agli atti”. 200 “Maturazione fino alla glorificazione” 201 “Nuova creazione”. 202 “Madre dell’unità”. 203 “Spíritum nobis, Dómine, tuæ caritátis infúnde; ut, quos sacraméntis Paschálibus satiásti, tua fácias pietáte concórdes – Infondi in noi, o Signore, lo Spirito della tua carità: affinché coloro che saziasti coi sacramenti pasquali, li renda unanimi con la tua pietà” (Cfr MISSALE ROMANUM a.D. 1962 PROMULGATUM, Domínica Resurrectiónis, Postcommúnio). Padre e con lui presentano al Padre tutto quello che ha dato loro unendo la propria offerta con quella di Cristo. Questo non significa che sia poco utile un ringraziamento dopo la Comunione. Ha lo scopo di completare la partecipazione alla Messa e di assicurare la piena fecondità. a) Il sacrificio ha il suo valore per se stesso e avvenuta la Consacrazione l’essenziale del sacrificio è compiuto. Ma la partecipazione personale al sacrificio di Cristo resta essenzialmente insufficiente nell’ordine sacramentale finchè non raggiunge la Comunione. b) Il fine della Comunione è proprio di associare pienamente al Sacrificio. Essa li unisce all’offerta di Cristo in virtù di un’efficacia oggettiva. Gesù viene a incorporarlo a sé e lo fa con una potenza divina che rende l’uomo capace di offrire. Cristo viene con una incorporazione sacramentale a unire il fedele alla sua azione di grazie che comprende l’offerta della sua morte e che si ripete in ogni Messa. Egli lo mette, unendolo a sé, in stato di ringraziamento. Questa efficacia sacramentale di incorporazione, pur provenendo essenzialmente dalla forza divina di Cristo, dipende anche dalle disposizioni del fedele. È la cooperazione alla grazia; aprirsi, accoglierlo; fervore soggettivo. Si tratta di «ricevere» Cristo in modo da lasciarlo fare, lasciarsi incorporare in lui. Per riceverlo occorre fare attenzione, esprimergli la completa disponibilità, facendo propria quell’azione di grazie che Egli porta con sé. Questo non è possibile senza un certo tempo di raccoglimento, di dialogo intimo. Il tempo di ringraziamento dopo la Comunione è dunque il momento in cui tutto ciò che è avvenuto nella Messa entra profondamente nell’anima per trasformarla. In quel momento il comunicante si abbandona all’immensa azione di grazie che ha provocato il sacrificio di Cristo. Egli si impegna personalmente, lasciandosi invadere da Cristo e consacrando tutte le sue forze umane, tutta la sua capacità di riflessione e di volontà, a favorire questa penetrazione di Cristo nel suo intimo. Perciò il ringraziamento dopo la Comunione non è un semplice moto di pietà personale congiunto ad un’azione liturgica ampiamente sufficiente per se stessa. Non è un complemento secondario; è bensì l’assimilazione di questa azione liturgica e sacramentale, assimilazione senza la quale quell’azione liturgica non potrebbe produrre il suo frutto. È individuale – è vero –, deve esserlo perché significa l’apertura personale a Cristo e ha tanto maggiore valore quanto più la persona si impegna a fondo. Ma questo completamento individuale è richiesto dalla Comunione e quindi dall’azione liturgica della Messa. Inoltre pur essendo individuale permette al fedele di accedere a un livello più alto di carità comunitaria. Ringraziamento che deve essere essenzialmente intimo, uno slancio, un grido dell’anima. La presenza sacramentale del corpo di Cristo si prolunga per qualche tempo in noi. Questa presenza è data essenzialmente in vista di un’azione spirituale. Cristo viene per nutrirci. È dovuta tale azione allo Spirito Santo: “Siamo stati abbeverati da un solo Spirito” (1Cor 12,13204). Ci è dato il corpo glorioso di Cristo ripieno di Spirito Santo e ha il potere di trasmettere, comunicare questo Spirito. “Il nuovo Adamo è divenuto spirito vivificante” (1Cor 15,45205). Il Cristo glorificato agisce per la potenza dello Spirito Santo (“…costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione, mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo nostro Signore”; Rm 1,4). Cristo risorto ha dato lo Spirito Santo (Gv 20,23: “Ricevete ecc…”) ed è Lui che invia lo Spirito Santo (Lc 24,49; At 1,4-8; 2,32 sq.). Quando nella Comunione riceviamo il Cristo glorioso si produce in tutto l’essere un irradiamento dello Spirito Santo, fa penetrare nell’anima l’azione e l’amore di Cristo, per suo mezzo la presenza di Cristo diviene intima, profonda. Questa azione esige la collaborazione del comunicante. Richiede perciò il ringraziamento. Il ruolo del ringraziamento è il nostro accogliere la presenza di Gesù. Alla sua presenza bisogna corrispondere. La sua presenza spirituale è legata alla sua presenza corporale; il corpo glorioso di Cristo è conduttore di Spirito Santo. Alla assimilazione spirituale della presenza di Cristo è ordinato il ringraziamento.

Durata. È normale che duri quanto resta in noi la presenza eucaristica. Però non a stretto rigore di tempo. Poiché il ringraziamento ha lo scopo di aprire il cuore alla presenza spirituale di Cristo, la durata bisogna che sia misurata secondo il tempo che è normalmente necessario per questa accoglienza; deve essere sufficiente a che la persona di Cristo possa esercitare in tutta la misura da Lui voluta la sua azione sull’anima riempiendola della sua vita. Bisogna che possa aver luogo una penetrazione di questa presenza nell’intelligenza, nella volontà, nel sentimento e che vi sia uno sforzo personale di intimità con Cristo. Bisogna tener conto delle disposizione soggettive di ognuno. Non basta seguire le orazioni finali della Messa; viene a mancare l’accoglienza personale e intima. Cristo viene per ogni anima, vuole stare con ogni anima. Se la Comunione frequente non produce frutti è perché il ringraziamento è troppo breve e superficiale. Il ringraziamento non aumenta l’efficacia oggettiva della Comunione, ma permette che essa si possa esercitare. Brano della Mediator Dei.

Come farlo. Libertà personale. Due principi per guidarlo: sviluppare l’attenzione alla Persona del salvatore e la carità fraterna. La sua Persona richiede l’adorazione, il dialogo personale, e le disposizioni per unirsi a Lui nel suo sacrificio. Ricorrere a Maria che è il

204 Cfr 1 Cor 12,13. 205 Cfr 1 Cor 15,45. modello dell’apertura personale a Gesù e della partecipazione al suo sacrificio, e la sua missione è di trarre le anime in questa via. Poi la riconoscenza, l’offerta, la confidenza e la gioia, le domande. Per la carità: il ringraziamento deve contribuire a dilatarla a tutto il Corpo Mistico. Dopo l’unione ipostatica non c’è maggior unione di quella eucaristica.

14. Alle volte si dice: coloro che fanno le Comunione tutti i giorni non sono i migliori cristiani. Fosse anche vero, è sempre lo stesso discorso: si richiede la collaborazione. Se il cristiano riceve passivamente il Corpo del Crocifisso, senza aver prima crocefissa l’anima propria, non vi può essere unione perfetta: abbiamo ricevuto in noi Iddio ma, per nostra colpa, non siamo diventati più divini.

15. La Comunione sacrilega. Qui manducat et bibit indigne ecc...206. È un attentato mostruoso contro la Persona di Gesù, non contro un vaso sacro o un tempio. Introdurre ignominiosamente nel cuore il Padrone del cielo e della terra. Esempi di punizioni dall’Antico Testamento: Oza207, i betlemiti curiosi (50.000), Baldassarre208. Offende Dio Padre che vede suo Figlio immerso nel fango di una coscienza, offende il Figlio che vede così maltrattata la sua umanità, offende lo Spirito Santo che vede così profanato il suo capolavoro, offende la Vergine, la Chiesa trionfante e la militante che vede il suo prezioso gioiello disprezzato e calpestato. Si diventa come Giuda: lo riceve per meglio tradirlo, più duro di una roccia. E poi, per quale motivo? Caso mai per un po’ di rispetto umano. Peggio dei carnefici del Calvario che non erano dei cristiani. Melius erat ei si natus non fuisset209 (Mc 14,21). Quanti castighi arrivano ai sacrileghi. Gesù è nell’Eucaristia per essere sorgente di benedizione e invece post buccella, tunc introivit in eum Satanas210 (Gv 13,27).

16. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi diceva: “Quando uno si è comunicato può ben dire: consummatum est211, perché il Signore non può darci di più; ha messo il colmo al suo amore”.

206 Nella NOVA VULGATA: “… qui enim manducat et bibit, iudicium sibi manducat et bibit non diiudicans corpus – … chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,29). 207 Uzzà, figlio di Abinadàb; cfr 2Sam 6,6-7. 208 Cfr Dn 5. 209 Nella NOVA VULGATA: “Bonum est ei, si non esset natus homo ille – Meglio per quel uomo se non fosse mai nato!” (Mc 14,21). 210 “… dopo il boccone, Satana entrò in lui” (Gv 13,27). 211 “Tutto è compiuto” (Gv 19,30).

Il Tabernacolo “Un tabernacolo, e basta!” (San Pier Giuliano Eymard)

1. “Venite e provate quanto è dolce il Signore” (Sal 33,9212). Avviene una rivoluzione di vita. L’anima si eleva e si trasforma, si conforta e smette le abitudini dell’uomo vecchio. Tante sono le lotte, ma qui vi è la difesa. Deus in medio eius, non commovebitur213 (Sal 45,6) Accende il fuoco. È grazia universale. L’uomo nuovo non invecchia. Et erit tanquam lignum ecc…214 (Sal 1).

2. Afferte Domino gloriam et honorem, adorate Dominum in atrio sancto eius215 (Sal 28,2). Il Tabernacolo antico non aveva che ricordi, mentre ora racchiude la vivente realtà di Dio. È la gloria della Chiesa il possederlo. È la festa dell’anima che trova il suo amore. È la festa di Gesù Cristo che si dona. Medius vestrum statit quem vos nescitis216. È il più antico e il più nobile, è il più ricco, è il più potente, è il più generoso, è il più grande. Riparare: opprobria exprobrantium tibi, ceciderunt super me217. Riparare mediante la fede, la gratitudine, l’amore. Adorare è dunque riparare. Adorare sempre perché l’amore è di sempre.

3. Emmanuel: Dio con noi. Per conoscerlo e amarlo ci vuole una relazione personale, non basta la conoscenza attraverso le opere. a) Prima di tutto è necessario ascoltarlo. La parola è l’anima, anzi tutta quanta l’anima, di ciò che è stata e di ciò che è. Anche se uno è sconosciuto, dopo averlo ascoltato, è già ben definito. Nella Storia della salvezza Dio ha parlato fin dall’inizio e i peccati degli uomini non l’hanno fatto tacere e infine ci ha parlato per mezzo del suo Figlio. È il primo grado della presenza. b) Il secondo è il vederlo e lo abbiamo visto.

212 Cfr Sal 34 [33], 9. 213 “Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare” (Cfr Sal 46 [45], 6). 214 “È come albero piantato…” (Cfr Sal 1,3). 215 Nella NOVA VULGATA: “Afferte Domino gloriam nominis eius,adorate Dominum in splendore sancto – Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo” (Sal 29 [28], 2). 216 Nella NOVA VULGATA: “Medius vestrum stat, quem vos non scitis – In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” (Gv 1,26). 217 “… gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me” (Cfr Sal 69 [68], 10). c) Il terzo è toccarlo. Nel rispetto pochi possono toccare (esempio: il bimbo può toccare il vecchio venerando perché nulla più di lui è puro e santo). Gesù è stato toccato: dalla folla quia virtus de illo exibat218, dalla peccatrice219, da Giovanni nella cena220, dalle donne che imbalsamano221, da Tommaso222. Quod vidimus ecc…223 (1 Gv). Grandi cose queste, ma ora nel Sacramento ha scelto un’oscurità che fosse ancora più dimostrativa. La potenza dell’oscurità. Non parla perché ha detto tutto; ora il silenzio. Non si fa vedere perché lo potete vedere nella storia e nei poveri. Prima l’uomo aspettava Dio, ora Dio è qui che aspetta l’uomo. Non parla più a tutto il genere umano, ma a chi lo va a trovare. Un sussurro, una luce; vi è una verità per ciascuno di noi, per tutta la nostra vita, per le nostre esigenze particolari. La parola dell’amico. Poi darà la forza.

4. Nell’adorazione ripetere spesso il nome di Gesù; è dolcissimo, è salvezza: “Fu chiamato Gesù” (Lc 2224). “Scrivo a voi, figlioli, poiché vi saranno rimessi i peccati a cagione del Nome di Lui” (1Gv 2225). “Lava e detergi i tuoi peccati nel nome di Gesù” (At 22226). Et adoraverunt eum227 (i Magi) nelle mani della Madonna e nelle mani del sacerdote. Quanta umiliazione, e quanta fiducia. Apertis thesaurus suis228. Il ringraziamento a Lui e con Lui al Padre. Morire all’uomo vecchio, far fiorire il nuovo. La mirra del nostro pianto.

5. Adorazione, contemplazione. Guardare a Lui. Induimine Iesum Christum229 (Rm 13,14), esemplare di ogni virtù. Ha previsto e accettata tutta la povertà del Tabernacolo. Come ringraziarlo. Rispecchiare la sua anima: virtutum omnium abyssus230. L’altare è la tenda di Dio tra gli uomini, il punto di incontro e di vita con Dio. È deposto il seme divino nel seno della storia.

6. Cristo si fa realmente presente per donarsi agli uomini. E allora questa è una presenza non tanto di una cosa a una cosa, ma della persona di Cristo alla persona del fedele. E la presenza oggettiva di una cosa (il

218 “… perché da lui usciva una forza” (Cfr Lc 6,19). 219 Cfr Lc 7,36-50. 220 Cfr Gv 13,25. 221 Cfr Gv 19,40. 222 Cfr Gv 20,27. 223 “Quello che abbiamo veduto” (Cfr 1 Gv 1,1). 224 Cfr Lc 2,21. 225 Cfr 1Gv 2,1. 226 Cfr At 22,16. 227 “… e lo adorarono” (Cfr Mt 2,10). 228 Nella NOVA VULGATA: “Apertis thesauris suis – Poi aprirono i loro scrigni” (Mt 2,11). 229 Nella NOVA VULGATA: “Induite Dominum Iesum Christum – Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo” (Rm 13,14). 230 “Cor Jesu, virtutum omnium abyssus – Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù” (Litanie del Sacro Cuore di Gesù). corpo di Cristo) ad una cosa (le specie consacrate) è presupposto per realizzare la presenza di persona a persona. Per alcuni la rinascita dello spirito liturgico è occasione di relegare in disparte il tabernacolo, come una cosa che impedisce la vera liturgia della Messa e la presenza del Santissimo Sacramento è di ostacolo alla preghiera. Sono sbagli. Per dare una base teologica al culto della presenza reale: Cristo eucaristia non è una cosa, una reliquia, ma è una persona. Nella Comunione si riceve Cristo che è persona-divina, e non si può ricevere senza adorarla. La Comunione è adorazione. La Messa e la Comunione persistono nella presenza reale, in quanto questa continua il frutto: quindi deve continuare l’adorazione di Cristo. Il Signore rimane presente nello stato sacramentale, cioè nelle specie sacramentali di vittima e insieme di cibo. In quanto rimane come vittima immolata permane la Messa, in quanto cibo continua il convito. Quindi i frutti spirituali del culto, la visita, l’ora d’adorazione, la benedizione eucaristica, le quarantore ecc… sono una partecipazione dei frutti della Messa e Comunione. In tal modo l’Eucaristia diventa veramente centro della vita cristiana.

7. Non si possono gustare le gioie dell’Eucaristia senza portare la Croce con Gesù, ma non si può comprendere il valore della Croce se non alla luce dell’Eucaristia. Attingere la gioia per comunicarla, imparare da Gesù Eucaristia a soffrire per saper consolare gli altri. Grande fede in Gesù, sapersi abbandonare. Fons totius consolationis! 231 Dammi di quell’acqua!232

8. Tabernacolo luogo di visita e di incontro. Dio ci ha donato una presenza reale, personale, localizzata, perenne, perché potessimo incontrarlo. Faccia a faccia nell’ordine della fede. Esempio di Mosè (Es 33,9-11). È un’udienza che non può mancare. Lampade viventi. Dobbiamo andare anche per gli altri. Realizzare comunione di affetti, colloqui di cuore, atmosfera d’amicizia. Ad onore di Gesù verità: leggere la Scrittura, riflessione, recita del Credo. Ad onore di Gesù via: esame di coscienza, confrontarsi con Gesù modello. Ad onore di Gesù vita: confidenze e suppliche per sé e per gli altri. Stiamo uniti al «centro»: più tendiamo a distaccarcene, più rischiamo di lavorare invano. Il nostro dovere di visitarlo. Perché per primo ci ha visitato Lui. Ecce plus quam Salomon hic233 (Mt 12,42). Magnus Deus et laudabilis nimis234 (Sal

231 “Cor Jesu, fons totius consolationis – Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione” (Litanie del Sacro Cuore di Gesù). 232 Cfr Gv 4,15. 233 “Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone” (Cfr Mt 12,42). 234 Nella NOVA VULGATA: “Magnus Dominus et laudabilis nimis - Grande è il Signore e degno di ogni lode” (Sal 48 [47], 2). 47,1). È la sorgente di ogni grazia e santità. “Per nostro amore il Verbo di Dio discende dal Cielo e noi non ci degniamo di uscire di casa. Egli fa le sue delizie essere con noi e noi abbiamo noia” (San Giovanni Crisostomo). È il termometro della nostra fede. E Gesù desidera che andiamo a trovarlo. Omnia habemus in Christo, omnia nobis Christus est235 (Sant’Ambrogio). Visite sante, utili, ricche di gioia e di profitto, consolanti. Surge, propera, amica mea et veni236 (Ct 2,10). Visite d’amicizia, visite rispettose, visite frequenti.

235 “In Cristo abbiamo tutto; Cristo è tutto per noi” (SANT’AMBROGIO, De Virginitate, 99). 236 Nella NOVA VULGATA: “Surge, amica mea…et veni – Alzati, amica mia, …e vieni” (Ct 2,10).

L’Eucarestia e la Fede

1. Mysterium fidei. Credi e adora. L’amore profondo non fa sparire, ma fa dimenticare le ombre del mistero. Chi ama crede perchè l’amore vive di fede. Chi ama crede, malgrado il mistero, perché tutto è mistero nell’amore. E l’Eucaristia essendo il grande sentimento dell’amore non può essere altro che il grande mistero della fede.

2. Tutta la storia dei popoli dice il desiderio di avere Dio ben presente e visibile237. Psicologia dell’idolatria e delle cadute degli ebrei in essa. Dio è venuto incontro all’uomo: l’Incarnazione. Ma essa è un fatto storico, in un determinato tempo e spazio. Ecco il grande dono: l’Eucaristia.

3. È l’Eucaristia che conserva la fede nella Chiesa. Esempio degli Ortodossi (hanno mantenuto la fede) e dei Protestanti (l’hanno perduta). La Chiesa cattolica ha trionfato di tutti i nemici, persecuzioni ecc…, per l’Eucaristia. Se mancherà di altari farà come San Luciano che ha consacrato sul suo petto.

4. a) L’Eucaristia è centro di unità nella Chiesa. Unità raffigurata nella materia; Aliud ex multis granis in unum constat, et aliud in unum ere multis acinis confluit238 (Sant’Agostino). b) L’Eucaristia è centro della verità da credere. È Gesù presente nel mondo, e tutto confluisce in lui. c) L’Eucaristia è centro dei sacramenti: est finis et consummatio omnium sacramentorum239 (San Tommaso). d) L’Eucaristia è il centro di tutte le opere e manifestazioni di fede. Unità nella fede, unità nell’amore, unità nel culto, unità nel sacrificio.

5. Interrogarci sulla fede. Haec est victoria quae vincit mundum fides nostra240. È Dio che ci presenta il suo Figlio, al Battesimo e alla Trasfigurazione. Hoc est opus Dei ut credatis in eum quem misit ille241 (Gv 6,29). 242.

237 A questo punto don Pietro inserisce la seguente nota: (I) continua al n. 12. 238 “Il pane, infatti, si fa con molti chicchi di frumento macinati insieme, e il vino con molti acini d\'uva spremuti insieme” (Cfr SANT’AGOSTINO, In Evangelium Ioannis, Tractatus 26,17). 239 “È il fine e il compimento di ogni Sacramento”. 240 “Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (Cfr 1Gv 5,4). 241 “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli vi ha mandato” (Cfr Gv 6,29). 242 A questo punto don Pietro inserisce la seguente nota: (I) nel discorso eucaristico. Quotquot autem acceperunt eum ecc...243. È l’atteggiamento fondamentale. Accettare Gesù e tutto quello che viene da Gesù. La fede è deificum lumen244. Accettare le sue parole, seguire i suoi esempi. Preferire lui alle nostre idee, ai nostri vantaggi. Fiducia totale. Si riceve Gesù per mezzo della fede. È fondamento, è radice. In lumine tuo videbimus lumen245 (Sal 35,10), lasciarci guidare in tutto: iustus ex fide vivit246 (Eb 10,38). Vivere di vita soprannaturale. Vincere le attrattive e le persecuzioni del mondo.

6. Crescere nella fede. Chiederla: adauge nobis fidem247 (Lc 17,5). Adiuva incredulitatem meam248 (Mc 9,24). Rinnovarne spesso gli atti, nelle pratiche di pietà, e in ogni momento della vita, concretamente; processu vero conversationis et fidei, dilatato corde, inenarabili dilectionis dulcedine, curritur via mandato rum Dei249 (San Bendetto). La fede ci dà la gioia. Fede pratica: adorazione al Dio nascosto. Nella sua vita Gesù ebbe i suoi momenti di gloria (Angeli250, luce del Tabor251, terremoto252 ecc…); qui tutto è silenzio, solo la fede. Non si è nascosto nell’aura leggera come a Elia253. Egli ha voluto fissare la sua dimora: ecce tabernaculum Dei cum hominibus254, et habitavit cum eis255. Deliciae meae esse cum filiis hominum256. Dominum Dei decet sanctitudo: Sponsum eius Christum adoremus in ea257. Adoriamolo come i Magi e i Pastori, Simeone, la Maddalena. Melior est dies una in atris tuis super milia258.

7. Tutta la storia della salvezza dimostra come Dio vuole essere vicino all’uomo. L’Eucaristia è una Incarnazione permanente in cui Dio realizza il suo amore e l’uomo trova il suo appagamento. Era conveniente che dopo aver cominciato a unirsi a noi assumendo la natura umana, Egli compisse tale unione concedendo ad ognuno di noi ciò che aveva

243 “A quanti però lo hanno accolto ecc...” (Cfr Gv 1,12). 244 “luce che divinizza”. 245 “… alla tua luce vidiamo la luce” (Cfr Sal 36 [35], 10). 246 Nella NOVA VULGATA: “Iustus autem meus ex fide vivet – Il mio giusto vivrà mediante la fede” (Eb 10,38). 247 “Accresci in noi la fede”. 248 “Aiuta la mia incredulità”. 249 “… mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall\'indicibile sovranità dell\'amore” (Cfr SAN BENEDETTO, Regula, Prologus, n. 45; in Italiano n. 49). 250 Cfr Lc 2,9-14. 251 Cfr Mt 17,2. 252 Cfr Mt 27,51. 253 Cfr 1Re 19,12-13. 254 “Ecco la tenda di Dio con gli uomini!” (Ap 21,3). 255 “… e venne ad abitare in mezzo a voi” (Gv 1,14). 256 “… ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pr 8,31). 257 “Alla casa del Signore conviene la santità: adoriamo in essa Cristo, suo sposo” (Antifona all’Invitatorio nell’Ufficio della Dedicazione di una chiesa). 258 “… è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa” (Sal 84 [83], 11). assunto in una alleanza più immediata e più intima. L’Eucaristia è dunque nuova Incarnazione e Redenzione.

8. Dio ha fatto l’uomo per Lui, lo ha creato così che tenda sempre a Lui. Creasti nos, Duc ad Te ecc 259. Ostende mihi faciem tuam, sonet vox tua ecc…260 (Ct). Loquebatur Dominus ad Moisen facie ad faciem261 (Es 33,11). Nell’Eucaristia: Ecce Deus, Salvator meus, fiducialiter agam in eo, et non timebo262 (Is 12,2). Satiabor cum appamerit gloria tua263 (Sal 16,15).

9. Quae est panis vitae et intellectus, et est aqua sapientiae264. Dixit de tenebris lumen splendiscere265. Tanta magnitudo, sub tam parva specie tota latet, sicut in pupilla oculi totus mons recipitur266. Si quispiam speculum terrae allidit et in frusta comminuit, nonne in omnibus tamen figuram suam integram videt? Ita caro Christi in pluribus hostiis et cuiusque hostiae fragmento integra et salva consistit267. Si potes credere, omnia ecc...268 (Mc 9,22). Creditis quia hoc possum facere vobis? Secundum fidem vestram fiat vobis269 (Mt 9,27-30). Cananea (Mt 15,21-28). Amen dici vobis, si habueritis fidem et non haesitaveritis, non solum de ficulnea facietis, sed et si moreti huic dixeritis ecc... 270 (Mt 21,21). Confide, filia, fides tua te salvam fecit271 (Mt 9,22; cfr Mc 10,52; Lc 8,48).

259 “Ci hai creati, conducici a Te”. 260 “… mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce” (Ct 2,14). 261 Nella NOVA VULGATA: “Loquebatur autem Dominus ad Moysen facie ad faciem – Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia” (Es 33,11). 262 Nella NOVA VULGATA: “Ecce Deus salutis meae; fiducialiter agam et non timebo – Ecco Dio, è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore” (Is 12,2). 263 Nella NOVA VULGATA: “… satiabor, cum evigilavero, conspectu tuo – … al risveglio mi sazierò della tua immagine” (Sal 17 [16], 15). 264 “… che è pane della vita e dell’intelligenza, ed è l’acqua della sapienza salutare”. 265 “Disse che la luce risplendesse dalle tenebre”. 266 “Una grandezza tale si nasconde interamente sotto una specie così piccola, come nella pupilla dell’occhio si raccoglie un monte intero”. 267 “Se una persona getta a terra uno specchio e lo fa anche a pezzi inutilmente, non è forse vero che tuttavia in tutti [i pezzi] vede interamente la sua figura? Allo stesso modo la carne di Cristo, pura e santa, è presente in moltissime ostie e in ciascun frammento dell’ostia”. 268 Nella NOVA VULGATA: “Si potes! Omnia possibilia credenti – Se tu puoi! Tutto è possibile a chi crede” (Mc 9,23). 269 Nella NOVA VULGATA: “«Creditis quia possum hoc facere?». Dicunt ei: «Utique, Domine». Tunc tetigit oculos eorum dicens: «Secundum fidem vestram fiat vobis» – «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Si, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede»” (Mt 9,28-29). 270 “In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a questo albero, ma anche se direte a questo monte…”(Mt 21,21). 271 “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata” (Mt 9,22). Propter incredulitatem vestram. Amen dico vobis, si habueritis fidem sicut granum sinapis, nihil impossibile est vobis272(Mt 17,18-19). Miratus est et sequentibus se dixit: non iveni tantam fidem in Israel273(Mt 8,10).

10. Nella fede tendere alla santità perché siamo sue membra, suoi discepoli, suoi segnali; ut is, qui ex adverso est, vereatur, nihil habens malum dicere de nobis274 (Tt 2,4). Qui in Dio est verba Dei audit275 (Gv 8): ascoltarla la parola, Verba vitae aeternae habes276 (Gv 6,69); praticarla: Estote ergo, factores verbi et non auditores tantum, fallentes vosmetipsos277, Gc 2,20. “La Fede opera in carità”278 (Gal 5,6).

11. Aspirare al Cielo. La Risurrezione è trionfo del cristiano. Credo nella risurrezione della carne.

12. Se l’idea della presenza di Dio è il fondamento di ogni religione, anima di più nella Storia della salvezza. Iahvè fissa la sua dimora (Schekinah) in Israele. Aveva parlato con Adamo279, si era manifestato sull’Oreb nella fiamma280, attraversò con il popolo il deserto. Come la gloria di Iahvè si era fermata sette giorni sul Sinai, con Dio fissò la sua speciale presenza nel Sancta Sanctorum (Es 40,32; Lv 16,2). Ivi era la sua dimora: pertanto (Dt 12,5-21; 14,23; 16,6; 26,2; Is 6,4; Ez 43,5) verso l’arca e il tempio gravitò il cuore d’Israele. Davanti l’arca offrivano i sacrifici e le preghiere. Quam dilecta ecc…281: La gioia della sua presenza, il dolore per la lontananza da Lui; sono idee dominanti dei salmi, super flumina Babylonis282. Aggeo: Ancora un poco e verrà il Desiderato di tutte le genti e rimpirà di gloria questa casa (Ag 2,7-9283).

272 Nella NOVA VULGATA: “Propter modicam fidem vestram. Amen quippe dico vobis: Si habueritis fidem sicut granum sinapis, dicetis monti huic: Transi hinc illuc!, et transibit, et nihil impossibile erit vobis – Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: «Spostati da qui a là», ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile” (Mt 17,20). 273 Nella NOVA VULGATA: “Miratus est et sequentibus se dixit: «Amen dico vobis: Apud nullum inveni tantam fidem in Israel!» – Si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico: in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!»” (Mt 8,10). 274 “… perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro” (Tt 2,4). 275 Nella NOVA VULGATA: “Qui est ex Deo, verba Dei audit – Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv 8,47). 276 “Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). 277 Nella NOVA VULGATA: “Estote autem factores verbi et non auditores tantum fallentes vosmetipsos – Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi” (Gc 1,22). 278 Cfr Gal 5,6. 279 Cfr Gen 2. 3. 280 Cfr Es 3,1-6. 281 “Quanto sono amabili le tue dimore” (Sal 84 [83], 2). 282 “Lungo i fiumi di Babilonia” (Sal 137 [136], 1). 283 Cfr Ag 2,7-9. Ma la gloria della prima casa fu superata: “e abbiamo veduto la sua gloria ecc…”284. Il velo del tempio si è rotto, Dio non era più nascosto. Ecco l’Emmanuele, la vera Schekinah fu fissata sulla terra tramutata nel primitivo Eden dove Dio conversa con l’uomo. Rimarrò con voi285.

13. L’Eucaristia è come un altro natale di Gesù. Nasce nel seno del Padre, nasce nel seno della Vergine, nasce nell’anima con la fede, nasce ogni mattina… nell’Eucaristia. Non gli bastò nascere uomo tra gli uomini, ha voluto e vuole tornare a nascere non più quell’uomo che Egli è stato, ma quell’uomo che è ognuno di noi, entra nella nostra vita di carne e di anima con la sua vita di carne e di anima e con tutta la sua divinità infinita ed eterna. Non si incarna in noi ma diviene qualcosa di intimissimo. Compie in noi e sigilla tutta l’opera della Redenzione.

284 Cfr Gv 1,14. 285 Cfr Mt 28,20.

L’Eucarestia e la carità

1. Eucaristia centro di amore perché nata nell’amore e continua nell’amore. I due precetti della carità, di entrambi è fonte. Deus charitas est286. Dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis287. Le sue parole e i suoi esempi. Nutritevi di me voi sarete trasformati in me. Non sapete d’amore, ve lo insegnerò. Le passioni vi portano all’egoismo e a tutte le sue conseguenze, vi darò la forza. Nel prossimo, nel povero sapremo vedere Gesù. Gesù nei piccoli (Betlemme). Gesù negli emarginati (Egitto, Nazaret). Gesù nei sofferenti (Calvario). Quamdiu fecistis uni ex fratribus meis minimis mihi fecisti288.

2. La Comunione opera una trasformazione, una compenetrazione: “Chi mangia ecc… dimora in me e io in lui”289. Concorporei e consanguinei. Come due ceri che si fondono e si compenetrano insieme. Una goccia caduta nell’oceano che, pur restante tale, partecipa alla potenza e alla grandezza dell’oceano. Frumentum electorum et vinum germinans virgines290, i miracoli di purezza, i miracoli della carità. Quando ricevo l’Eucaristia io sono talmente unito a Gesù da formare una sola cosa. Vivo ego ecc…291 È Gesù che vive e agisce in me. Lorenzo, il tesoro dei poveri, il ministro dell’Eucaristia. Il monaco: non ho paura delle valanghe quando ho ricevuto in me la valanga di Dio. I martiri, i missionari, le suore di carità. “Per possedere la carità, bisogna mangiare la carità” (San Vincenzo de’ Paoli). Accostarci al fuoco del Tabernacolo. N el l ’Eu ca ri sti a , Gesù Cristo si dà a noi tutto e senza riserva: non diamo agli altri a metà. N el l ’Eu ca ri sti a , Gesù Cristo si dà a noi in tutte le maniere: è padre, amico, sposo, Dio; illumina, sostiene, consola, fortifica, divinizza. La nostra carità, non abbiamo solo un modo o una categoria. L’amore deve saper vedere dappertutto.

286 “Dio è amore” (1Gv 4,8). 287 “… ci ha amato e ha dato se stesso per noi” (Ef 5,2). 288 Nella NOVA VULGATA: “Quamdiu fecistis uni de his fratribus meis minimis, mihi fecistis – Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). 289 Cfr Gv 6,56. 290 Nella NOVA VULGATA: “Frumentum succrescere facit iuvenes, et mustum virgines – Il grano darà forza ai giovani e il vino nuovo alle fanciulle” (Zc 9,17). 291 Cfr Gal 2,20. Nel l ’Eu ca ri sti a , Gesù Cristo si dà a noi sempre e senza stancarsi. La sua vita mortale ha avuto un termine, la sua vita eucaristica non lo ha. Non stanchiamoci della carità, non sia frutto di un entusiasmo passeggero. N el l ’Eu ca ri sti a , Gesù Cristo si dà a noi nel silenzio: anche noi senza chiasso, nell’umiltà e nel nascondimento. N el l ’Eu ca ri sti a , Gesù Cristo si dà con umiltà e compassione. Fede nell’Eucaristia; fede nel bisognoso. Inondazione d’amore per evitare e vincere l’inondazione dell’odio. L’Eucaristia è l’inondazione di Dio, inondazione d’amore, inondazione verso i fratelli. Chi parte dall’Eucaristia “spira fuoco, fatto al mondo e al diavolo terribile” (San Giovanni Crisostomo). Nell’Eucaristia le parole del Vangelo ci sono date proprio da Lui, nostro ospite, che abita in casa nostra, che si sacrifica per noi, che riceviamo. Quanta maggiore luce e potenza. Hauriamus aquas in gaudio de fontibus Salvatoris292; Concupiscit et deficit […]. Beati qui habitant ecc…293 (Sal 83).

3. Venite ad me294. Nell’amore si dona a tutti, non c’è bisogno di salire sul monte. Si operari renuit amor non est. Dilectio vacare non potest295. Amore si ricambia con amore. In sole posuit tabernaculum suum296. Egli nell’Eucaristia ci dà l’esempio di ogni virtù e ci ricorda le virtù della sua vita mortale. O amor, quid facis?297 (San Bonaventura). Si auxilio indiges, virtus est. Si tenebras fugis, lux est. Si febribus aestuas, fons est. Si vulnus curare desideras, medicus est. Si gravaris iniquitate, victima est. Si cibum quaeris, alimentum est. Si mortem times, vita est. Si coelum amas, via est298 (Sant’Ambrogio). Amore tenero, amore generoso. Lasciare parlare il cuore. Egli fa tutto per gli eletti.

292 Nella NOVA VULGATA: “Haurietis aquas in gaudio de fontibus salutis – Attingerete acqua con gioia alle sorgenti di salvezza” (Is 12,3). 293 Nella NOVA VULGATA: “Concupiscit et deficit anima mea in atria Domini […]. Beati, qui habitant in domo tua – L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore […]. Beato chi abita nella tua casa” (Sal 84 [83], 3. 5). 294 “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). 295 “Se impedisce di operare buone azioni, non è amore; l’amore non può stare in ozio”. 296 Nella NOVA VULGATA: “Soli posuit tabernaculum in eis – Là pose una tenda per il sole” (Sal 19 [18], 6). 297 “O amore, che fai?” (SAN BONAVENTURA, Stimulus divini amoris, parte II, XII). 298 “Se hai bisogno di aiuto, egli è potenza. Se fuggi le tenebre, egli è luce. Se sei angustiato dall’arsura, egli è fonte. Se desideri risanare le tue ferite, egli è medico. Se sei oppresso dalla colpa, egli è vittima. Se sei in cerca di cibo, egli è alimento. Se hai paura della morte, egli è vita. Se desideri il Paradiso, egli è via” (SANT’AMBROGIO, De virginitate, 16,99).

L’Eucarestia e Maria Santissima

1. Il primo atto di amore di Maria (nel seno di Anna). Il primo atto di amore di Adamo. Parliamo sempre del suo peccato e mai del suo amore, del primo, e del secondo dopo la colpa. Il primo ci richiama il primo atto di Maria e l’Incarnazione. Il secondo è stato il proto-parente di tutti i nostri atti di pentimento.

2. Il suo santo corpo fu concepito nel seno della Vergine Santa. Questa carne innocente e immacolata fu carne di Gesù Cristo, e la carne di Gesù fu carne di Maria. È stata la donna che ha posto il lievito formato nel suo seno nella massa dell’umanità.

3. Il pane della mamma. Tu Mater es Eucharistiae299 (Gersone, 1427). Il quadro della Madonna avvolta in una veste di spighe di frumento richiama un antico accostamento tra Maria e la spiga che dà il pane cioè Gesù. Con ardito verismo molte statue presentano nel fianco e nel petto una porticina che si apre ad accogliere e custodire il Pane eucaristico. “O benedetta Sposa divina, terra veramente buona, che hai germogliato spontaneamente la spiga salutare per il mondo concedi di cibarmi di questa degnamente” (Inno bizantino). “Salve, o vite, che ha prodotto il grappolo maturo, da cui è scaturito il vino” (idem). “O campo germinante la spiga della vita, dal quale i fedeli traggono la vita eterna, prega per noi, o Vergine perpetua, perché Dio ce la conceda. O tempio spirituale di Dio, tu sei l’uva dalla quale è stato spremuto il vino che fa germogliare i vergini, tu sei l’altare del pane della vera vita. Diamo onore e culto alla Vergine illibata con il cui sangue lo Spirito Santo ha confezionato questo pane celeste per noi. E con gioia esclamiamo: Salve, o campo immacolato, che produci il pane di vita per noi. Salve, o vaso spirituale, che contiene la manna divina per noi. Salve, o altare mistico, dal quale riceviamo questo santo cibo” (Rito melchita). Maria è Madre vera del Verbo che si fa carne e del Verbo che si fa pane. Il pane della mamma; e il valore teologico di questa espressione va misurato in rapporto a tre misteri: l’Incararnazione, la Redenzione, l’Eucaristia. È Madre di Dio e Mater et socia Christi300. La sua maternità divina non va intesa solo in senso fisico perché Maria accetta coscientemente il suo compito. Maria partecipa a tutta la vita del Verbo Incarnato.

299 “Tu sei Madre dell’Eucarestia”. 300 “Madre e associata a Cristo”. Cristo è vero figlio, appartiene a Lei che vanta dei diritti su di Lui. Anche se non fosse presente, ogni fase della vita di Gesù si ricollega a Lei, quasi si condiziona a Lei per una ragione fisica e morale. Dio ha pensato fin dall’eternità Cristo e Maria associati. Maria è compagna e collaboratrice per la completa vittoria su Satana.

4. Gesù anticipa nel Cenacolo la sua immolazione. Era l’epilogo e la sintesi dell’itinerario terrestre del Salvatore e segnava anche l’itinerario della Chiesa nei secoli. Il sacrificio della Croce, punto focale del cristianesimo, si rinnova e si perpetua nell’Eucaristia che diventa così il cuore della Chiesa. L’Eucaristia è il centro di tutto il regime sacramentale e di tutta la struttura gerarchica. Nel sacrificio eucaristico, Cristo ripete la sua vicenda: nascita, vita pubblica, passione, morte e risurrezione. E siccome questo sacrificio è il sacrificio del Corpo Mistico, la Chiesa, esso è il punto di convergenza di tutta la famiglia cristiana. Ma se la Vergine è associata a Cristo nell’opera della Redenzione, la sua attiva presenza deve esercitarsi principalmente nell’Eucaristia. L’Eucaristia è il corpo reale di Gesù e anche l’elemento vitale e la forza coesiva del Corpo Mistico, è l’unità. Un vincolo profondo lega la Vergine all’Eucaristia sia come corpo reale e come centro vitale del mistico. La ragione è prima di tutto nella sua maternità divina, il corpo di Cristo è stato plasmato nel suo seno. “La carne di Cristo è la carne di Maria” (Sant’Agostino301). Il pane si cambia nel corpo di Cristo. E inoltre Maria è corredentrice, cioè la sua partecipazione diretta a tutte le fasi della Redenzione di cui l’Eucaristia è un momento centrale. Maria continua a influire su tutte le Messe, che sono il canale principale della salvezza. È mediatrice di salvezza. Non è «sacerdote» in senso proprio, ma realizza in sé in modo eminente la funzione sacerdotale. Essa infatti dà alla luce Cristo e lo immola sulla Croce e sull’Altare in quanto coopera con Lui come causa strumentale, subordinata. Nell’Eucaristia convergono le due maternità di Maria in direzione diversa: la Maternità fisica producendo Cristo nel fisico, la maternità spirituale sulla linea del Corpo Mistico. San Pio X (ad diem illum302): nel medesimo seno di Maria sono stati concepiti insieme il Cristo reale e quello mistico che si concentrano nell’Eucaristia. All’Altare è vivamente presente e operante Maria accanto a Gesù Sacerdote e al suo ministro.

5. Pane della mamma. La spiga è un mezzo. Dio per saziare il figliol prodigo (fame pereo303), desideroso della mensa del Padre ha voluto passare per il cuore di una «donna», ha voluto mettere tra lui e l’uomo il cuore d’una mamma. Maria genera fisicamente Gesù e spiritualmente gli uomini.

301 “Caro Christi caro Mariae” (SANT’AGOSTINO, De Assumpione Beatae Mariae Virginae liber unus, cap 5). 302 Cfr LETTERA ENCICLICA Ad diem illum laetissimum (2 febbraio 1904). 303 “… muoio di fame” (Lc 15,17). Maria è lei che ha preparato il pane e il vino per la mensa (Sapientia aedificavit sibi domum ecc..304; Sap 9) Il banchetto è l’Incarnazione. L’Eucaristia è il prolungamento e comunicazione dell’Incarnazione. “Venite mangiate il pane … bevete il vino”305. Pane elaborato al fuoco d’un dolore immenso. Lutero ha cancellato i tre cardini: l’Ostia, Maria e il Papa. E Maria chiama tutti con ansia materna al Verbo fatto carne e pane per mezzo di Lei.

6. Te honoro Agnam immaculatam306. Gesù ha voluto sul Calvario sua Madre per associarla a sé strettamente come corredentrice. Più che dalle braccia della Croce, Gesù è sorretto da sua Madre, il suo sangue scende nel Cuore di Maria. Maria è la rappresentanza visibile del Padre Celeste. Il Padre dona il Figlio per i peccatori; Maria quasi si spoglia della sua maternità perché si verificasse quel dimitte illis307 e scendesse il perdono ai peccatori. Te honoro Agnam Immaculatam (San Tarasio308): quel sangue sparso è di duplice passione, dell’Agnello e della Agnella. Quello dell’Agnella non si vede, ma è terribile la sua sofferenza. Mater misericordiae309. Per Mariam ad Iesum. Per Iesum ad Patrem310. Essere vicino a Lei nel Calvario eucaristico.

7. Invocazioni della liturgia Etiopica: “Tu sei, o Maria, il telaio nel quale si è preparato l’ineffabile tessuto del corpo dell’Emmanuele. O Maria, via per cui i nostri padri passarono dalla morte alla vita, Tu sei la scala dalla terra al Cielo e per Te si è rinnovato il ceppo del genere umano. Tu sei, o Maria, la promessa di Adamo quando fu cacciato dal Paradiso, la mansuetudine di Abele ucciso iniquamente […]. Tu sei l’Arca che salvò Noè dal diluvio, la benedizione di Sem, la peregrinazione di Abramo, il profumo di Isacco, la scala di Giacobbe, la consolatrice di Giuseppe […], l’arpa di Davide […], o Maria, Tu sei le chiavi di Pietro, il tabernacolo della Nuova Alleanza di San Paolo, la visione di San Giovanni […]. Tu sei, o Maria, il tabernacolo di questa gemma (l’Eucaristia), il pozzo di questo vino, l’urna di questo pane, lo stelo di questo grano, l’acino di questo vino. Come la mescolanza d’acqua e di vino non si separa mai, così il Salvatore tuo Figlio non si separa da Te. Noi ci rimettiamo dunque a Te per questo sacrificio ora e per sempre per tutti i secoli dei secoli. Tu sei felice, o Vergine, d’aver partorito il Verbo senza dolore e infermità […]. Vieni dunque o Vergine casta con il tuo dolce Figliolo e siediti a

304 “La sapienza si è costruita la sua casa” (Sap 9,1). 305 “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato” (Pr 9,5). 306 “Onoro Te, Agnella Immacolata”. 307 “… perdona loro” (Lc 23,34). 308 Cfr SAN TARASIO, Homilia De Praesentatione Deiparae. 309 “Mater misericordiae – Madre di misericordia” (Litanie lauretane). 310 “Per Maria a Gesù. Per Gesù al Padre”. questo tavolo sacerdotale affinché il tuo Figliolo benedica l’indegnità di me stesso Tuo servitore e l’assemblea del Tuo popolo [...]”. (AA 41, 240).

8. Dio ha voluto Maria Immacolata perché in Lei doveva incarnarsi il Figlio di Dio. Come vuole noi e come dobbiamo imitare Maria; noi, in cui viene Gesù, dobbiamo essere tabernacoli eletti e disposti a una unione così forte come si verifica nella Comunione.

9. Che cosa vi doveva essere nell’anima della Vergine allorché dopo l’Incarnazione possedeva in sé il Verbo Incarnato, il Dono di Dio? In che silenzio, in che raccoglimento, in che adorazione doveva immergersi nel fondo della sua anima. Giustamente va chiamata: la Vergine dell’Adozione. Christifera Maria! Quem genuit adoravit311.

10. Fu chiesto a Santa Bernadette: ti piace di più la Comunione o contemplare la bella Signora della grotta? Rispose: queste due cose vanno insieme. Maria è per noi la via più breve e più sicura per arrivare a Gesù presente nel Santissimo Sacramento (Lepicier). L’Eucaristia è un dono di Maria. L’Eucaristia è Calvario e Lei è corredentrice; communicantes312. L’Eucaristia è comunione: caro Christi caro Mariae313; nobis datus, nobis natus ex intacta Virgine314. L’Eucaristia è presenza: Maria è sempre presente dove è Gesù, da Betlemme a Nazaret, al Calvario, alla Risurrezione, alla Pentecoste. Ave verum corpus natum ex Maria Virgine!315 Maria è modello dell’anima eucaristica. Modello nella liturgia della parola; arca della Sapienza nella liturgia eucaristica. Fu un offertorio continuo: fiat, presentazione, calvario, nella Comunione; chi ha saputo essere più unita e più disponibile a Gesù? La sua adorazione, il suo ringraziamento, la sua propiziazione, la sua domanda. Tutta la devozione a Maria Santissima nasce dall’Eucaristia e termina nell’Eucaristia.

11. Perché si va Lourdes o a Fatima? Perché lì gli occhi innocenti dei pastorelli si sono incontrati con quelli della Madonna? Sono stati dei veggenti che contemplarono la Vergine. E la Vergine stessa era stata a

311 “Maria adorava colui che aveva generato” (Antifona al Magnificat nella Festa della Presentazione del Signore). 312 “In comunione con tutta la Chiesa…” (Cfr MESSALE ROMANO, Canone Romano, Communicantes). 313 SANT’AGOSTINO, De Assumpione Beatae Mariae Virginae liber unus, cap 5. 314 “Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima” (Cfr INNO EUCARISTICO Pange lingua). 315 “Ave, o vero Corpo, nato da Maria Vergine” (Cfr INNO EUCARISTICO Ave Verum Corpus). sua volta una veggente, perché vide anche essa e vide molto di più: vide infatti il Signore. Anche tra tutti quelli che videro il Signore, nessuno l’ha visto come lo ha visto lei; nessuno l’ha guardato più spesso e meglio, gli occhi negli occhi, in questa intimità che ci può essere solo tra madre e figlio. Che cosa sarà per noi vedere Iddio, se già fa palpitare il nostro cuore il pensiero che qualcuno di noi, figli di Adamo, ha veduto Maria? La vita di quaggiù è tutta una preparazione all’incontro con Dio, se siamo coscienti della nostra fede di cristiani. Il primo sguardo a Betlemme. Che cosa vide Gesù? L’Immacolata, la sua bellezza. E Maria, che vide la divinità del suo bambino, vide il dono.

L’Eucarestia e la Chiesa

1. “La mia carne è veramente cibo”316. Un cibo ma che ci dà la vita soprannaturale, un cibo che ci purifica, che ci santifica. Si fa la festa del Corpus Domini, proprio la festa del suo corpo. Gesù ha due corpi, uno naturale e uno mistico. Il naturale è la sua propria carne, di cui si rivestì per noi. Il mistico è la Chiesa che Egli unì e incorporò a se stesso. Oggi è la festa dell’uno e dell’altro. Trionfo della carne di Gesù e trionfo della Chiesa di Gesù. Il Salvatore non poteva fare maggiore onore alla sua carne che nel costituirla il Sacramento più grande, e non poteva fare maggiore onore alla sua Chisa che nel lasciarle la sua carne.

2. È giusto che Gesù onori la sua carne perché è la carne di Dio. Et Verbum caro factum est317, a significare il suo annientamento. È giusto l’onore perché la ridusse alle più grandi umiliazioni e sofferenze. Onorata, perché nell’Eucaristia viene da lei ogni bene, anche se per concomitanza vi è l’anima e la divinità. È lei che custodisce l’anima per la vita eterna. E la Chiesa vuole ancora lei onorare l’Eucaristia con l’adorazioni e le processioni.

3. Volle onorare il suo Corpo Mistico. La Chiesa ha l’Eucaristia cioè Dio che abita tra di noi. Non est alia natio … quae habent deos appropinquantis sihi et…318. La sua famigliarità, estensione continua dell’Incarnazione.

4. Come nell’Eucaristia non si vedono che le fragili specie, così è per la Chiesa, per il Papa.

5. Non siamo i padroni nel campo della Chiesa. È Gesù l’agricoltore Dei agricultura estis319 (1Cor 3,9). Qui incrementum dat, Deus320 (ibidem). Dal Tabernacolo la fecondità. Sono infinite le risorse dell’Eucaristia.

316 “Perché la mia carne è vero cibo” (Gv 6,55). 317 “E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). 318 Nella NOVA VULGATA: “Quae est enim alia natio tam grandis, quae habeat deos appropinquantes sibi, sicut Dominus Deus noster adest cunctis obsecrationibus nostris? – Quale qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4,7). 319 Nella NOVA VULGATA: “Dei agri cultura estis - … e voi siete campo di Dio” (1Cor 3,9). 320 “… ma solo Dio, che fa crescere” (1Cor 3,7). Manete in me, et ego in vobis321. Pati et contemni pro te322 (San Giovanni della Croce).

6. Le parole di San Paolo: pane, mangiare, corpo, tutti. Mangiate tutti, versato per tutti. Ut unum sint323. Tutti mangiamo un solo pane, siamo un solo corpo. La Chiesa fa l’Eucaristia e viceversa. Fa la Chiesa fin dall’inizio la fractio panis. Cristo è presente spiritualmente, ma realmente e sostanzialmente nella cena. La vita della comunità sarà uno sviluppo e un completamento della preghiera eucaristica, vita secondo il Vangelo destinata al servizio e al culto di Dio.

7. Eucaristia, parola della Chiesa. Il sacramento, essendo un segno, è un annunzio, una predicazione. L’Eucaristia è predicazione, è la parola fondamentale della Chiesa. L’Eucaristia è parola, prodigio di Dio che rivela la bontà e begninità di Dio, parola che realizza l’incontro con il Verbo Incarnato, incontro vivificante, santificante. Ma è anche parola della Chiesa che rievoca la memoria della morte del Signore, parola che annuncia e realizza la santificazione. L’Eucaristia è parola essenziale della Chiesa per la quale la Chiesa realizza la sua piena esistenza. Il Battesimo costruisce il corpo mistico, gli altri sacramenti lo perfezionano, l’Eucaristia lo conduce alla perfezione.

8. L’Eucarestia pasqua della Chiesa. Cristo compì la sua Pasqua passando dalla Croce alla Risurrezione. Anche i cristiani la devono compiere dal peccato alla vita, e questo per mezzo dell’Eucaristia.

9. L’Eucarestia nella teologia delle realtà terrene. Ha un significato anche per il mondo materiale che è come un prolungamento degli uomini per rispetto al loro corpo. L’universo materiale il luogo dell’uomo spirito incarnato è solidale con lui e partecipa alla storia della salvezza. Deteriorato dal peccato, sarà glorificato alla fine dei tempi, “saranno cieli nuovi e terra nuova” (2Pt 3,13; cfr Gaudium et Spes, 39). Di questa inserzione della materia nella economia della redenzione (Col 1,20; Rm 8,19-22; 1Cor 15,42) l’Eucaristia è un pegno e una riprova. L’Incarnazione è una santificazione del mondo materiale in quanto per mezzo di essa Dio si è unito all’uomo composto anche di materia. L’Eucaristia è una trasformazione della materia in una realtà superiore divina, che è il corpo di Cristo glorificato. Quindi l’Eucaristia è un’ulteriore consacrazione e sublimazione del mondo materiale verso Dio. Questa tendenza al superiore che si è

321 “Rimanete in me, ed io in voi” (Gv 15,4). 322 “Il farmi patire ed essere disprezzato per amor tuo” (SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Pratica di amare Gesù Cristo, IX. 7). 323 “Perché siano uno” (Gv 17,22). verificata nella materia che è corpo di Cristo, si verificherà per i corpi dei giusti e infine per tutto l’universo materiale nella «apokatastasis»324 finale. Di questa tendenza superiore e trasformazione l’Eucarestia come sacramento è segno e insieme pegno. Ne è figura per la transustanzazione e anche della presenza eucaristica che è una presenza superiore a quella degli esseri spirituali e quasi una partecipazione della presenza di Dio. Ma ne è anche un pegno cioè una causa in quanto è efficace nella santificazione degli uomini, nella edificazione della Chiesa e con ciò introduce i giusti nella gloria.

10. Il rapporto tra Chiesa e Cristo non è puramente storico. La Chiesa non è di Cristo soltanto perché voluta e fondata da lui. Un legame vitale, misteriosamente profondo e concreto la unisce al corpo glorioso di Cristo e fa di lei la sua rappresentanza, la sua presenza, anzi la sua pienezza. Essa è il Corpo di Cristo, il Cristo continuato e diffuso. Come Cristo è il sacramento del Padre, la Chiesa è il sacramento di Cristo. È il sacramento generale. Tutto l’essere e l’agire del Popolo santo di Dio, comunitariamente e gerarchicamente considerato, hanno aspetti e finalità sacramentali. I sacramenti non sono cose, sono atti di Cristo, prolungamento della sua attività redentrice e vittoriosa. E i sacramenti fabbricano la Chiesa: Per sacramenta quae de latere Christi pendentis in cruce fluxerunt, dicitur esse fabricata Ecclesia Christi325 (San Tommaso). Vertice di tutta l’economia sacramentale, centro e fine dei sacramenti è l’Eucarestia. Essa è la più ineffabile traduzione del Cristo, sacramento fontale, anzi è la sua stessa reale e sostanziale presenza. Essa è la massima espressione e realizzazione della sacramentalità della Chiesa, è la base, il centro e il cuore di tutta la sua misteriosa realtà, il fine di tutta la sua attività. L’Eucarestia deriva da Cristo il massimo della sacramentalità e dell’efficacia sacramentale e ne investe in pienezza tutta la Chiesa, fondando l’unione con Cristo e la sua sacramentale interna coesione. “Il Corpo risuscitato del Kyrios326 diviene il luogo della comunione definitiva tra Dio e gli uomini. Egli è fisicamente la riconciliazione tra Dio e l’umanità, non solo giuridica ma di vita di comunione” (Tillard). In tal modo la Chiesa è p er l ’Eu ca re sti a vero sacramento terrestre del Cristo Celeste. Essa lo contiene e lo dà; lo nasconde e lo manifesta; lo porta e lo comunica, come germe di risurrezione cosmica, nel suo pellegrinaggio; lo adora e lo avvolge, Dio vivo in un tempio vivo, che è lei stessa compaginata con lui per virtù dello Spirito Santo. Molti sono i modi reali della presenza di Cristo nella Chiesa, ma questi tutti li

324 “Ricostituzione, restaurazione di tutte le cose”. 325 “Giustamente si dice che la Chiesa è stata costruita sui sacramenti, sgorgati dal costato di Cristo pendente dalla croce” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologicae, III, q. 64, a. 2). 326 “Signore”. trascende e li supera; di tutti è il culmine e quasi la garanzia essendo corporale e sostanziale e comunicando non solo la grazia ma la fonte stessa. Con l’Eucarestia la Chiesa rende immanente alla storia la presenza di Cristo glorioso e ne trae e ne comunica la pienezza di grazia. Nell’Eucarestia essa si autocostruisce e si edifica in Corpo Mistico di Cristo. Per l’Eucarestia la Chiesa è, in senso pieno, tutta sacramentale. Dire perciò che tutta la Chiesa è per l’Eucarestia è indicare veramente il suo vertice e la sua immediata finalità nella storia, il frutto supremo della sua azione ministeriale. Affermare che l’Eucarestia è per la Chiesa e fa la Chiesa è scoprire in radice il sostegno della sua sacramentalità, avvertire il vincolo che la compagina a Cristo, trovare il germe più profondo della sua unità, cogliere il segno e il pegno della gloria futura. Cristo, Chiesa, Eucarestia tre realtà in un unico mistero. Una sola fede nello Spirito Santo le penetra e le accoglie in speranza che non delude, in carità che salva.

11. Eucarestia e vita comunitaria. a) La Trinità comunità divina: è festa eterna della vita divina cui saremo eternamente associati. b) Comunità di Nazaret: Gesù ha voluto vivere una vita di famiglia. c) Comunità ecclesiale: “popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen Gentium, 1). L’Esodo: la Chiesa del deserto, in cammino. Presenza di Iahvè. Le lezioni del deserto tempo di prova. “La terra non è del popolo, ma di Iahvè” (Lv 25,23327). L’Eucarestia è il legame e la forza.

12. “Per mezzo di Mosè è stata data la legge, per mezzo di Gesù Cristo la grazia e la verità” (Gv 1,17328). Nella costituzione della Chiesa il rapporto tra Sinai e Pentecoste è evidente. Come al Sinai con la legge si iniziava come popolo Israele, così col dono dello Spirito ha inizio la vita della Chiesa che è la comunità di coloro che sono risuscitati e accolti nella partecipazione allo stesso Spirito. Gli Apostoli iniziano la loro missione testimoniando il Vangelo e celebrando l’Eucarestia. Quattro le componenti: ascolto della parola, esercizio della carità, frazione del pane, preghiera. La Chiesa è salvata, fatta, nutrita dalla Pasqua e sarà consumata in gloria nella consumazione della Pasqua. È pasquale in tutta se stessa allo stesso titolo che è cristica. L’avvenimento pasquale raggiunge con la sua efficacia tutti gli uomini di tutti i tempi e luoghi. Dalla sua Pasqua è nato il nuovo popolo, dall’Eucarestia rinasce ogni giorno la Chiesa come comunione dei redenti.

327 Cfr Lv 25,23. 328 Cfr Gv 1,17. Fino alla parusia la Chiesa rivive misteriosamente e realmente l’atto stesso di Gesù che muore al peccato e nasce a vita nuova. La logica della vita di Gesù diventa la logica della vita della Chiesa. La Chiesa fa l’Eucarestia cioè la Chiesa rende presente mediante il sacerdozio ministeriale la Pasqua del Cristo, quale fonte perenne della vita (Sacrosanctum Concilum, 6). Ma ancora: La Chiesa è fatta dall’Eucarestia. L’Eucarestia fa e di continuo rigenera con sempre maggior abbondanza e novità di grazia la Chiesa. Dal Corpo di Cristo offerto per noi nasce il Corpo Mistico, che ha in sé le prerogative del Cristo: è popolo sacerdotale, profetico, regale. Una stessa parola, «corpo», indica la realtà eucaristica e quella ecclesiale. L’effetto primo dell’Eucarestia è l’unità del Corpo Mistico. La partecipazione alla Comunione ci elargisce la grazia di Cristo, in quanto questo mangiare lo stesso pane è segno della partecipazione e della incorporzione in quel Corpo di Cristo che è la Chiesa. In forza della consacrazione, parola del nuovo e eterno Patto, Cristo si rende presente nel Sacramento, presente proprio come «vincolo di unità» tra Dio e l’uomo e degli uomini tra di loro. E proprio perché Egli si dà realmente come Sacrificio per la Chiesa (Ef 2,5 sq) e Sacrificio della Chiesa, perché ancora Egli esiste nella Chiesa in modo reale; per questo c’è la Chiesa. N el l ’Eu ca re sti a si manifesta il mistero della Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium, 2. 41). Nell’Eucarestia la Chiesa esprime in modo eminente la sua natura.

L’Eucarestia e la riparazione

1. Vox dilecti mei! Ecce iste venit saliens in montibus,transiliens colles329 (Ct 2,8). È Gesù il diletto che viene nell’Eucarestia. Il Dio della bontà e dell’amore viene a noi abbattendo ogni barriera. Viene a noi nel silenzio, ma fa sprigionare da tutte le cose un linguaggio profondo che l’orecchio non percepisce ma che si insinua nell’anima fino in quelle misteriose profondità dove un soffio di Dio agisce per farci maggiori di noi e sollevarci fino a Lui. In quei momenti tutta la grandezza, tutta la bontà, tutte le perfezioni di Dio acquistano nuovo rilievo. Quam dilecta ecc…330. Si prova la nostalgia del cielo, e si rimpiange d’essere sulla terra.

2. Riesce perciò incomprensibile l’indifferenza. Si comincia con essere ingrati; poi a causa dell’orgoglio, “Chi non è con me è contro di me”331, si passa all’oltraggio e al disprezzo. Gesù dalla Croce vedeva tre categorie di persone. I curiosi, già da lui beneficati, guardavano freddamente al tormento di Colui che li aveva beneficati. Gli scribi e i principi dei Sacerdoti; “Ha salvato gli altri ecc…”332: i nemici. I carnefici che lo colpivano bestemmiando e schernendolo. Così ancora: gli ingrati, i nemici, i sacrileghi. Gli indifferenti vivono come non ci fosse Gesù nell’Eucarestia. I nemici lo oltraggiano (o lo negano: gli eretici moderni). I sacrileghi lo tornano a crocefiggere.

3. Riparare con il pentimento della Maddalena, con l’amore profondo di Maria Santissima, con il dolore attivo di San Giovanni, con ogni forma di carità. Stare attenti all’influenza deleteria dell’ambiente, del vivere tra quelli che non credono o credono in un modo poverissimo. Come quando si attraversa un paesaggio desolato si è depressi, così può essere nel vivere in questa pianura desolata.

4. Adorare e amare per riparare tutti gli oltraggi che ha ricevuto e riceve: per tutte le profanazioni, per i sacrilegi, per gli scandali, le comunioni indegne, per le Messe celebrate da sacerdoti viziosi, per le freddezze e negligenze.

329 “Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline” (Ct 2,8). 330 “Quanto sono amabili” (Sal 84 [83], 2). 331 Mt 12,30. 332 Lc 23,45. Perché tutto questo fa sì che l’Eucarestia istituita per onorare la carne del Salvatore, diventi un mistero di umiliazione, un mistero di offesa. La sua carne patisce di più nella Eucarestia che nella Passione. Nella Passione patì un tempo determinato, ma qui fino alla fine dei secoli; patì finché lui volle, qui subisce violenza. Renderle dunque quell’ossequio di viva riparazione. Imitare la Maddalena.

5. Sanguinare di amore e di dolore come Gesù nel Getzemani333. Le nostre adorazioni per riparare tutte le continue offese, soprattutto le nostre tiepidezze. “Ancora una volta crocifiggono il Figlio di Dio” (San Paolo334). L’Eucarestia miracolo di perdono, e miracolo che attira il perdono. Mortificarsi per non essere dissimili da Lui.

6. L’Eucarestia ci insegna a capire il mistero della Croce. Come si continua lo scandalo della Croce. Ed è la salvezza per il mondo. Sovreminenza, sapienza della Passione eucaristica (Cfr 1Cor 1,17; 2,5). In communionen aerumnarum335 (San Giovanni Crisostomo). Ricevere le piccole croci come reliquie della Santa Croce, nella partecipazione all’Eucarestia, pronti a fargli compagnia, ad essere Cireneo336.

7. In siti mea potaverunt me aceto337. Iesu victima peccatorum338. Da venti secoli è con noi. Che profitto ne abbiamo preso? La notte dell’agonia dura sempre per un’anima che ama. Vos mundi estis, sed non omnes339. Cor Iesu, amoris victima!340 Oportet illum regnare341.

333 Cfr Lc 22,44. 334 Cfr Eb 6,6. 335 “Nella partecipazione delle sofferenze”. 336 Cfr Lc 23,26. 337 “Quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sal 69 [68], 22). 338 “Cor Iesu victima peccatorum – Cuore di Gesù, vittima per i peccatori” (Cfr Litanie del Sacro Cuore). 339 “Voi siete puri, ma non tutti” (Gv13,10). 340 “O Cor amoris victima – O Cuore vittima dell’amore” (Cfr Officium Parvum Sacratissimi Cordis Iesu, Hymnus Ad Primam). 341 “È necessario infatti che egli regni” (1Cor 15,25).

L’Eucarestia e il Sacro Cuore

1. La più meravigliosa opera del suo Cuore è l’Eucaristia; flagrans amore nostri342. Nel suo Cuore ha sede propria la Sapienza, il Verbo. Qui solus lucem inhabitat inacessibilem343 (1Tm 6,16); Deus lux est et tenebrae in eo non sunt ullae344 (1Gv 1,5); “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). La sua sapienza creò l’Eucaristia.

2. Nel Cuore di Gesù ha sede ancora la potenza divina: nulla gli è impossibile. È dunque la potenza, la sapienza, l’amore di Dio che operano attraverso il Cuore di Gesù, trionfo tanto più glorioso, quanto più supera ogni barriera di tempo, di spazio, di condizioni sociali.

3. I doni del Sacro Cuore: dall’Incarnazione alla Croce. Credere a quest’amore, scoprirlo nell’adorazione eucaristica.

4. Cor Iesu eucharisticum. Cosa è il Cuore di Gesù: “È Gesù nella sua integrità, Dio-uomo. Non è solo il suo Cuore che noi adoriamo come simbolo e organo del suo amore; è tutto il suo essere umano e divino. Il Sacro Cuore è la Carità divina incarnata, l’amore infinito umanato, è la Charitas” (Claret De La Touche). Ora Cuore Eucaristico è tutto questo in quanto esiste, vive, ama, opera nel Santissimo Sacramento e vi viene riconosciuto onorato e fatto oggetto di culto che ama e che ripara. Onorando quell’atto di infinito amore con cui Gesù si donò a noi nel Santissimo Sacramento. Modello di santità, di desiderio della gloria del Padre, di sacrificio. Amor dignitatis oblitus345.

342 “Cor Iesu, flagrans amore nostri/Inflamma cor nostrum amore tui – Cuore di Gesù, ardente di amore per noi/Infiamma il nostro cuore del tuo amore” (Cfr Officium Parvum Sacratissimi Cordis Iesu, Ordinaria). 343 Nella NOVA VULGATA: “…qui solus habet immortalitatem, lucem habitans inaccessibilem – il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile” (1Tm 6,16). 344 “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5). 345 “Amore rivestito della dignità”.

L’Eucarestia e il servizio

1 Cor 3,4-9.

1. L’Eucarestia è anzitutto il memoriale del Signore, la ripresentazione sacramentale della sua passione, la sua presenza sotto i simboli del suo atto di servizio al Padre e agli uomini per cui accetta di essere obbediente. L’efficacia dell’evangelizzazione è proporzionale alla profondità della devozione eucaristica in cui immerge le radici. Dio accompagnava il suo popolo nel cammino del deserto (Nm 9,17). Questo è figura della Chiesa missionaria. L’Eucarestia viaggia sempre con Lei. Fare apostolato non è altro che vivere l’Eucarestia. Cristo ha dato il suo corpo e sangue per la salvezza. Fare la comunione vuol dire partecipare alla sua missione. “È lecito ricevere la comunione senza impegnarsi nell’apostolato fino al martirio?” (Kierkegaard). La Parola vivente non può essere autenticamente annunciata quando la si separa dall’Eucarestia che è il memoriale del suo mistero pasquale. E l’Eucarestia è ancora la meta dell’apostolato.

2. Bisogna scoprire nell’Eucarestia una insopprimibile orientazione verso il mondo. È per la fame del mondo. Bisogna vedere l’Eucarestia come si vede la Chiesa: da una posizione di «essere col mondo» ad «essere nel mondo», una tensione storico-salvifica. È la potenza nuova messa nel mondo da Cristo per la trasformazione del mondo. Non è un fatto a sé stante ed estraneo al mondo. È un processo pasquale di trasformazione sempre in atto e tuttavia incompleto. L’Eucarestia è il luogo in cui Cristo comunica il suo essere di Risorto per trasmetterlo all’uomo e all’universo intero. Questa presenza creatrice deve essere continuamente avvertita perché è l’amore di Dio per l’uomo e l’amore crea sempre delle novità. L’Eucarestia non è una cosa o la cristallizzazione di un atto, è una Persona vivente e operante. Una volta avvenuta la sua presenza, è tale che dura ed è creatrice. Ogni Eucarestia non può che essere la attualità di Cristo, che salva l’uomo nella storia e nella sua quotidianità. È un processo di liberazione totale e profonda che l’Eucarestia promuove e alimenta nel cuore dell’uomo. E se il peccato e la morte continuano a ostacolare, l’Eucarestia è il luogo dove non vi sono più. L’uomo eucaristico è lanciato così nel mondo per allargare le frontiere della Risurrezione e della fraternità (Gaudium et Spes, 38). L’Eucarestia è l’avvenire dell’uomo e del mondo. L’Eucarestia è la sorgente inesauribile e la misura della vera promozione dell’uomo. Si impone la dialettica della trasformazione, la nostra conversione al mondo della fede, al Corpo glorioso di Cristo.

Eucarestia ed Escatologia

1. Escatologia designa ciò che è ultimo, ciò che ha ragione di termine per opposizione al cominciamento, a ciò che è all’inizio. La distribuzione del salario comincia dagli ultimi (Mt 20,16). Ultimo: può essere tale nello spazio; “Sarete miei testimoni fino al confine del mondo” (At 1,8346). Ma il termine significa soprattutto ciò che è ultimo nel tempo, gli ultimi tempi, la fine del mondo, la vita eterna, felice o no. “Chiunque vede il Figlio e crede in lui, avrà la vita eterna, ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 12,48347).

2. Ma l’escatologia non è solamente il ritorno glorioso; noi siamo già nel tempo escatologico. La venuta nell’Incararnazione, il mistero pasquale, che è l’inizio dell’era in cui noi viviamo, sono il compimento del tempo messianico che la Scrittura chiama «gli ultimi tempi» in contrapposizione al tempo dell’Antico Testamento. “Dio, dopo aver parlato ai Padri, ora in questi ultimi tempi ha parlato ecc..” (Cfr Eb 1,2). Nella parabola dei vignaiuoli, il Figlio viene per ultimo (Mc 12,6). Cristo è “l’ultimo Adamo che viene dal cielo” (1Cor 15,47348). I profeti designavano i tempi messianici come il tempo della effusione dello Spirito (At 2,17; cfr Gl 3,1-5; Ez 36,26-27). Dopo la Pentecoste siamo allora nel tempo escatologico; di qui il carattere parimenti escatologico delle realtà della nostra vita quotidiana. La nostra speranza è escatologica non solo perché il suo oggetto è la vita futura, la vita eterna, ma altresì perché essa si fonda nel presente, sull’azione salvifica del Cristo nel mistero della Croce, e perché è alimentata in noi dall’azione dello Spirito Santo che è il dono degli ultimi tempi. Così la verginità accettata nel tempo presente ad imitazione di Cristo e della sua Madre propter regnum coelorum349 (Mt 19,12) ci offre un aspetto escatologico perché essa rappresenta nel tempo la condizione futura degli eletti, i quali né sposeranno, né saranno sposati (Mc 12,23; Mt 22,30; Lc 20,35).

3. Parlando d’Eucarestia sacramento e sacrificio del Nuovo Testamento troviamo la medesima ricchezza di significati. Situata nel tempo presente, il tempo della Chiesa, l’Eucarestia si riferisce insieme al futuro che essa anticipa, e al mistero pasquale avvenuto nel passato.

346 Cfr At 1,8. 347 Cfr Gv 6,40. 348 Cfr 1Cor 15,47. 349 “… per il regno dei cieli” (Mt 19,12). Ma questo passato del Cristo non è un passato compiuto e concluso, come quello che non appartiene che al tempo, esso si prolunga nel presente: il Cristo morto e risuscitato è presente in modo misterioso nel sacrificio. Ma questa presenza è l’annuncio del futuro escatologico: “Ogni qual volta che ecc...” (1Cor 11,26). L’ultima cena era un pasto d’addio che conteneva la promessa di una riunione futura nel regno celeste, ciò che è stato chiamato un appuntamento escatologico: “Vi dico che io non berrò ecc…” (Mc 14,25; cfr Lc 22,18). Il regno futuro è descritto come un banchetto (Lc 14,17; Ap 19,9).

4. Ma l’Eucarestia non è solo una promessa, un’immagine del banchetto celeste; essa ci prepara al medesimo. Non ci dà per il presente quel “corpo spirituale” (1Cor 15,46) che è la condizione del Corpo glorioso del Cristo e che sarà un giorno la nostra, essa ci dispone a quello secondo la pienezza del suo effetto su tutto il nostro essere. L’Eucarestia in modo misterioso agisce simultaneamente sulla santificazione dell’anima e del corpo. La carne e il sangue di Cristo si uniscono non solamente alle nostre anime ma anche ai nostri corpi. Prima le anime quae sursum sunt ecc…350 (Col 3,1). Ma vi deve partecipare anche il corpo. Come potrebbe l’anima diventare la sede di pensieri così elevati e di una volontà che si dona, se il corpo rimanesse dominio del peccato? “Fate dunque morire le membra dell’uomo terreno” (Col 3,5351). Nulla può maggiormente contribuirvi del nutrimento celeste.

5. L’Eucarestia è ancora cibus immortalitatis352 per l’anima e per il corpo. È rimedio, è medicina (pharmacon) di incorrutabilità (Sant’Ignazio), non procurandocela immediatamente, ma preparandoci ad essa (Vivo ego, iam num ego ecc…353; Gal 2,20). È alimento che nutre il nostro sangue e la nostra carne in ordine alla «trasformazione» cioè alla condizione celeste dei nostri corpi nella celeste patria (San Giustino). E Sant’Ireneo: “I nostri corpi che sono stati nutriti dall’Eucarestia riposeranno entro la terra e saranno disciolti in essa e risusciteranno un giorno per il dono del Verbo di Dio”354. E San Tommaso: ci dà una virtus per arrivare un giorno alla gloria355. Il ristoro che ci procura e l’unità che è significata dalle specie del pane e del vino non si realizzano nel presente che in un modo imperfetto; solo nella gloria ne avremo il perfetto compimento. Non è solo cibus viatorum356 ma ha un significato escatologico.

350 “… che sono le cose di lassù”. 351 Cfr Col 3,5. 352 “Cibo di immortalità”. 353 Nella NOVA VULGATA: “…vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus – … non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). 354 Cfr SANT’IRENEO, Contro le eresie, libro V, 2, 2-3. 355 Cfr SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, III, q. 79, a 2. 356 “Cibo dei pellegrini”. 6. La liturgia eucaristica significa anche e contiene il sacrificio della Nuova Alleanza. La morte del Cristo termine della sua vita terrena non ha posto fine al suo sacerdozio che è eterno. Penetra nei cieli per proseguire in un modo nuovo il suo ufficio sacerdotale “come ministro del vero tabernacolo” (Eb 8,2357). Il Cristo si è immolato una volta per tutte, ma continua in cielo questa offerta; la volontà di oblazione dura per sempre: “Né con il sangue di capri ecc…” (Eb 9,12). “Noi offriamo la vittima della Passione, la quale è altresì l’ostia celeste, l’ostia dell’unico sacrificio che mai tramonterà. Poiché è scritto: habemus altare358 (Eb 13,10); non: abbiamo avuto. Il Cristo è ora il nostro altare non terreste ma celeste, oblatores sumus sacrificii celesti et aeterni359” (De La Touche).

7. Per comprendere la presenza eucaristica, il suo prolungamento al di là dell’offerta, bisogna ricordare la dottrina del sacrificio (Lettera agli Ebrei). C’è stato un atto d’offerta compiuto una volta per tutte (Eb 9,12), ma altresì una presenza indefinita del Cristo davanti al Padre come sacerdote e vittima. La presenza eucaristica indefinitamente prolungata in conseguenza del sacrificio dell’altare è il segno sacramentale della presenza celeste indefinita del Salvatore, la quale è succeduta al sacrificio della Croce e ne ha perpetuato la consumazione. Non volere ammettere questo culto di adorazione reso all’Eucarestia al di fuori dell’azione liturgica della Messa significa contrastare un aspetto essenziale dell’Eucarestia, il suo aspetto escatologico, il legame che lo ricongiunge alla liturgia celeste. L’Eucarestia presenza reale di Cristo Crocifisso è il più grande dei miracoli. L’Eucarestia è il sacramento della gioia, della pace e della carità che sono i frutti dello Spirito Santo (Rm 14,17). Ora la gioia, la pace, l’agape hanno qui anche un significato escatologico, perché la gioia cristiana trova il suo fondamento nella speranza (spe gaudentes360; Rm 12,12). Ma questa speranza escatologica che è uno slancio dell’anima, dell’uomo intero verso la patria celeste (erectio animi361 cui fa da scorta la confidenza e la pazienza) non esclude l’attenzione e la sollecitudine verso la città terrena.

357 Cfr Eb 8,2. 358 “… abbiamo un altare” (Eb 13,10). 359 “Siamo sacerdoti di un sacrificio celeste ed eterno”. 360 “Siate lieti nella speranza” (Rm 12,12). 361 “Innalzamento dell’anima”.

L’Eucarestia e la Famiglia

1. Famiglia piccola chiesa eucaristica. Nella famiglia si deve imparare ad amare il Signore. L’eucarestia è sorgente dell’amore. Eucarestia e Matrimonio. L’amore dei coniugi nell’Eucarestia. Educare i figli alla vita eucaristica, perché apprezzino la Messa, vedano grande cosa la Comunione, si ricordino della presenza reale. Le feste eucaristiche della famiglia: il Matrimonio, la prima Comunione, il Viatico.

L’Eucarestia e la povertà

1. Dopo il Vaticano II si parla spesso di Chiesa dei poveri, di Chiesa povera. Giovanni XXIII nel 1962: La Chiesa si presenta tale e quale essa è e vuole essere: la Chiesa di tutti e in particolar modo dei poveri362. Per quali motivi la Chiesa deve esssere rinnovata dal mistero della povertà? a) Deve rinnovarsi perché prima di tutto essa deve essere il sacramento di Cristo, il suo prolungamento, la sua riproduzione vivente. Ora Cristo fu “povero nella nascita, più povero nella vita, poverissimo in morte” (San Bernardo363). Betlemme, Nazaret, vita pubblica, croce, forme di povertà fino allo spogliamento totale, alla nudità assoluta dell’anima e del corpo. “Io amo la povertà perché Lui l’ha amata” (Pascal364). “Nel suo disegno d’amore Dio ha scelto la povertà come segno e forma della potenza e della presenza del Verbo Incarnato. Come Cristo è il segno del Padre ed è il suo dono d’amore per la sua condizione di schiavo, così la Chiesa lo manifesta e lo dona al mondo nella misura in cui rassomiglia al suo capo nello spirito di povertà” (Cardinale Lercaro). “Mio Dio, io non so come sia possibile a certe anime vedervi povero e restare volentieri ricche” (De Foucauld365). La Chiesa non può vestirsi e vivere in modo diverso da come desidera il suo Sposo divino. Qui sunt Christi carnem suam ecc…366 (Gal 5,24). In un mondo puramente mondo, se vuol essere ancora qualcosa la Chiesa non può essere altro che Chiesa. Per essere segno efficace di Lui. b) Perché la Chiesa deve essere prolungamento del Cristo che fu soprattutto «Messia dei poveri»: Evangelizare pauperibus misit me367; il Servo di Jahvè. L’Incarnazione non ha altra legge. La Chiesa deve essere umile e povera come i poveri da evangelizzare e mettersi al loro servizio. Come sotto i veli eucaristici c’è Lui, così dietro i poveri c’è Lui. È Lui che tu nutri, è Lui che chiede.

362 Cfr GIOVANNI XXIII, Radiomessaggio, 11 settembre 1962. 363 Cfr SAN BERNARDO, Vitis Mystica seu Tractatus De Passione Domini, caput II. 364 BLAISE PASCAL, Pensées, 550. 365 Cfr JEAN-FRANÇOIS SIX, Vie de Charles de Foucauld, (ed. 1962), pag. 72. 366 Nella NOVA VULGATA: “Qui autem sunt Christi Iesu, carnem crucifixerunt cum vitiis et concupiscentiis – Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24). 367 “… mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri” (Is 61,1). c) Perché la Chiesa deve testimoniare a tutti i poveri e ricchi l’esistenza dei beni celesti per i quali vale la pena di rinunziare a questi beni. Annunzio della vita futura. Deve essere nel mondo e per il mondo, ma non del mondo. Rinunzia, Mortificazione. In un mondo tutto alla ricerca delle ricchezze bisogna presentare esempi vivi di povertà (Curato d’Ars) di persone che non hanno valutato il denaro che per far del bene.

2. “Gesù, Padre dei poveri, abbiate pietà di noi” (litanie del Santissimo Nome di Gesù). Esempio di San Vincenzo de’ Paoli. Come Gesù durante la sua vita ha praticato la povertà. Come ora continua nell’Eucarestia: è spoglio dei beni materiali, è spoglio dei beni del cuore (se le fontane avessero sete, sarebbe non di bere, ma di essere bevute), (pochi gli usano le opere di misericordia corporale). È veramente come un povero, trattato così, disprezzato, contraddetto. Povero perché andassimo con più confidenza a Lui e imparassimo da Lui e disprezzare tutto.

Le devozioni eucaristiche

1. Le Quarantore. Origine a Milano nel secolo XVI. Grande incremento da San Carlo Borromeo. Paolo III autorizzava per Milano. Clemente VIII per Roma e Benedetto XV nel Codex iuris canonici, 1275. Lo spirito: di supplicazione, cioè per ottenere la misericordia delle colpe commesse, dare riparazione, migliorare doni spirituali ma specialmente la perseveranza finale.

2. La Comunione spirituale: è un ottimo complemento della sacramentale, di cui prolunga l’influenza e assicura l’efficacia. Consiste essenzialmente nell’ardente desiderio dell’Eucarestia e nell’immaginare il Signore realmente presente nel nostro cuore. Ecce sto ad ostium et pulso. Si quis audierit vocem meam et aperuerit mihi ianuam, introibo ad illum et cenabo cum illo, et ipse mecum368 (Ap 3,20). È un amico che batte e vuole entrare. Tutti i santi hanno molto raccomandato e praticato la Comunione Spirituale (ad esempio: Santa Caterina da Siena, Santa Margherita Maria, San Luigi Gonzaga, San Stanislao Kostka, ecc...). In una apparizione a Santa Caterina il Signore le fece vedere due vasi preziosi: uno d’oro (Comunione sacramentale) e uno d’argento (Comunione spirituale). Miracoli di Santa Giuliana Falconieri e di San Bonaventura: tanto il loro desiderio che Gesù li accontenta miracolosamente. Spirituali affectu coelestem panem edentes, fide viva quae per dilectionem operatur fructum eius et utilitatem sentiunt369 (Concilio Tridentino). I frutti sono preziosissimi: si accresce la grazia, si è illuminati, si è fortificati, ci si unisce a Gesù nell’esercizio delle virtù teologali. “È un tesoro che arricchisce l’anima di tesori inestimabili e che è capace di produrre i medesimi effetti e qualche volta più grandi della sacramentale”. Mittit eloquium suum et creabuntur370. Guarisce le infermità nostre non solo col toccarci, ma anche con la sola sua parola, anche di lontano. Ed è il modo migliore di prepararci alla Sacramentale. Il legno già secco e caldo brucia meglio. E si può fare sempre e in ogni luogo.

368 “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). 369 “… quelli appunto che, mangiando in desiderio quel pane celeste con fede viva che opera per mezzo della carità (Gal 5,6), ne sperimentano il frutto e l\'utilità” (CONCILIO DI TRENTO, Sessione XIII, capitolo VIII: DS 1648). 370 Nella NOVA VULGATA: “Emittes spiritum tuum, et creabuntur – Mandi il tuo spirito, sono creati” (Cfr Sal 104 [103], 30). Come: Desiderio sincero e forte di comunicarsi effettivamente: Fede viva e amore ardente. Sant’Alfonso insegna: Tenete un metodo simile a quello sacramentale: 1) purificarsi; 2) un vivo atto di fede nella presenza eucaristica; adorazione e pensate che è restato nell’Eucarestia per darvi i suoi tesori di grazia; 3) un grande desiderio; 4) nell’impossibilità di riceverlo ora, pregarlo di guarire l’anima e di riempirla del suo amore; 5) ringraziarlo e dirgli che rimanga sempre con la sua virtù e il suo spirito. Con questo mezzo vivremo senza interruzione in una unione attuale con Gesù, faremo le azioni con lui ed egli le farà con noi, e così egli agirà in noi, vivrà in noi e con noi. Una formula: O Gesù, io credo alla tua presenza nel Tabernacolo; ti adoro, ti amo, ti desidero con tutta la mia anima. Ora non ti posso ricevere sacramentalmente: vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Mi unisco a te, mi consacro a te, non permettermi che mai mi separi da te!371

3. La Benedizione Eucaristica. a) Benedizione: in greco eulogia, in ebraico berakah. Può voler dire: lodare Dio, oppure trasfusioni di benefici divini, oppure semplice richiesta della divina protezione. La seconda è per modum imperii372, la terza per modum precis373. Tra benedizione sacerdotale in senso stretto e l’invocazione privata vi è una profonda differenza. La differenza non è sui gesti o sulle parole come tali, ma sul potere sacerdotale. b) La benedizione nella Scrittura: coloro che sono detentori, possessori di una speciale autorità da parte di Dio, esercitano il potere di benedire; così l’inviato del Signore, Gen 32,27-31 (lotta di Giacobbe); i padri di famiglia, Gen 27,4; i re, 2Cr 6,3. Ma soprattutto fu compito dei sacerdoti benedire abitualmente e ufficialmente i fedeli in nome di Dio: “Ecco come benedirete i figli di Israele ecc…”. (Nm 6,22-27). c) Per i Padri il potere di benedire fa corpo con il potere e il mandato che possiede la Chiesa di santificare il mondo. Per questo vengono consacrate le mani del sacerdote. La benedizione viene dalla Messa: perchè il sacerdote ha offerto la Vittima e ha avuto accesso alla sorgente di ogni benedizione. d) Quando il sacerdote compie un atto formale ed esplicito di benedizione lo fa in virtù del carattere sacerdotale cioè di questa facoltà spiriuale attiva per cui strumentalmente produce gli effetti del sacerdozio di Cristo, e il fedele la riceve in forza del carattere del

371 Cfr SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima. 372 “Con forma di comando”. 373 “Con forma di preghiera”. Battesimo per cui può partecipare al culto. E il sacerdote dà validamente la benedizione anche se è in peccato grave. Se la dà un santo aggiunge uno speciale valore suppletorio di altro ordine, cioè oltre ai meriti e alla virtus Christi374, i meriti operano sul piano dell’intercessore. La benedizione, essendo un atto gerarchico, quanto più uno occupa un posto elevato tanto più è efficace la sua benedizione (Papa): più è sacra e piena di Dio più può trasmettere i suoi benefici. La Benedizione è un sacramentale. e) I modi: imposizione delle mani, poi a tutte le formule di benedizione si accoppiò il segno della Croce: quia crux omnium fons benedictionum, omnium est causa gratiarum375 (San Leone). Anche impugnando una Croce o con l’acqua benedetta. L’importante non è tanto il gesto benedicente quanto la formula che gli dà il suo significato ultimo, rileva e determina i suoi effetti, manifestandoci l’intenzione della Chiesa. In genere tutte le benedizioni vengono date in nome della Santissima Trinità perché essa è la fonte di ogni bene e la ragione di ogni diffusione del bene. f) Efficacia. Le Constitutivae (can. 1148. 2) ottengono infallibilmente il loro effetto (consacrazione Chiesa, vasi sacri, persone sacre); le Invocativae, l’effetto è subordinato alle disposizioni del soggetto e all’ordine della Provvidenza. “Ma la benedizione suprema si ha quando è impartita con il Santissimo Sacramento” (Guardini) (II, 61).

374 “Grazia di Cristo”. 375 “Perché la Croce è fonte di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie”.

L’Eucarestia e la nostra conversione

Vi sono due conversioni; una dal peccato alla grazia, l’altra da una vita mediocre e tiepida a una vita fervorosa. Per una vera e solidale conversione tre cose: a) evitare il male; b) fare il bene; c) assicurare le conquiste con mezzi giusti. Gesù-Ostia è il vero modello, per la sua mortificazione e per la sua umiltà. Tutti gli oltraggi che previsti li ha accettati. Ha ubbidito al Padre.

L’Eucarestia e l’umiltà

1. Senza di essa, l’umiltà, non possiamo né ricevere, né conservare, né sviluppare la vita soprannaturale. La fede non può vivere perché il suo principale oggetto è Dio umiliato fino alla morte di Croce. La speranza ha bisogno perché tutto viene da Dio. La carità perché sarebbe spenta dall’egoismo. Così delle virtù cardinali. Virtù difficile perché siamo portati da un istinto quasi indistruttibile a stimarci di più di quel che siamo. Gesù per guarirci ci ha dato l’esempio suo, le sue umiliazioni, e le sue parole.

2. Nell’Eucarestia si sottopone alle più profonde, alle più continue, alle più volontarie umiliazioni. a) Profonde: vela non solo la sua divinità, ma la sua umanità. Despectus, saturabitur opprobriis376. b) Continue: da venti secoli. c) Volontarie: Deus se humiliat et tu te exaltas?377

376 “Disprezzato, sarà saziato dagli oltraggi”. 377 “Iddio si abbassa e tu ti vuoi sollevare?” (SAN BERNARDO, Homilia Super Missus Est, I, §8).

L’Eucarestia e la purezza

1. La purezza è forza, è ornamento; ci attira le grazie e le predilezioni del Signore. Ci rende simili agli Angeli, ci guida al Cielo. È il giglio, è la ricchezza della Chiesa.

2. Gesù all’Altare è un’incarnazione permanente di purezza. È da Lui solo che viene la forza. “La devozione all’Eucarestia e alla Santa Vergine sono l’unico mezzo” (San Filippo Neri).

378

378 A questo punto del quaderno don Pietro inserisce un primo indice, attribuendo a ciascuna argomentazione la lettera di riferimento presente nel margine superiore del foglio all’inizio di ogni trattazione.

Indice: 1. Introduzione A 2. Il Santissimo Sacramento B 3. L’istituzione dell’Eucarestia C 4. Un po’ di teologia D 5. Il modo della presenza E 6. L’Eucarestia capolavoro delle opere di Dio F 7. Il Sacrificio della Messa G 8. La Santa Comunione H 9. Il tabernacolo I 10. . L’Eucarestia e la fede L 11. . L’Eucarestia e la carità M 12. . L’Eucarestia e Maria Santissima N 13. . L’Eucarestia e la Chiesa O 14. . L’Eucarestia e la riparazione P 15. . L’Eucarestia e il Sacro Cuore Q 16. . L’Eucarestia e il servizio R 17. Eucarestia e escatologia S 18. . L’Eucarestia e la famiglia T 19. . L’Eucarestia e la povertà U 20. Le devozioni eucaristiche V 21. . L’Eucarestia e la nostra conversione Z 22. . L’Eucarestia e l’umiltà AB 23. . L’Eucarestia e la purezza AC

Esercizi Aspiranti Maggiori 15-16-17 Settembre 1976

1 Giorno 1 Meditazione: Eucarestia e Fede. 2 Meditazione: Eucarestia e peccato.

3 Meditazione: Eucarestia e Confessione.

2 Giorno

1 Meditazione: L’ideale e lo sviluppo, con l’Eucarestia.

2 Meditazione: La Santa Messa. I quattro fini.

3 Meditazione: La Comunione.

3 Giorno 1 Meditazione: La purezza e l’Eucarestia. 2 Meditazione: Il programma.

3 Meditazione: La visita al Santissimo e la Comunione spirituale.

Esercizi Spirituali alle Giò 20-21-22 Settembre 1976

1 Giorno 1 Meditazione: L’Eucarestia e la Fede. 2 Meditazione: L’Eucarestia e il Calvario.

3 Meditazione: L’Eucarestia e la conversione.

2 Giorno

1 Meditazione: La Santa Messa.

2 Meditazione: La Santa Comunione.

3 Meditazione: La presenza reale.

3 Giorno

1 Meditazione: Le Beatitudini.

2 Meditazione: Il programma di vita eucaristica.

3 Meditazione: La Madonna e l’Eucarestia.

Esercizi Spirituali Aspiranti Minori 24-25 Settembre 1976

1 Giorno 1 Meditazione: Eucarestia e fede. 2 Meditazione: La Santa Messa sacrificio per il peccato.

3 Meditazione: La penitenza.

2 Giorno

1 Meditazione: La Santa Messa.

2 Meditazione: La Santa Comunione.

3 Meditazione: La visita.

Esercizi Spirituali alle Ragazze grandi Sant’Ilario, 25-26-27 Ottobre 1976

1 Giorno 1 Meditazione: L’Istituzione dell’Eucarestia. 2 Meditazione: La Santa Messa sacrificio per la salvezza.

3 Meditazione: I fini della Messa.

2 Giorno 1 Meditazione: La Santa Comunione. 2 Meditazione: La presenza reale. Il tabernacolo.

3 Meditazione: La povertà di Gesù.

3 Giorno

1 Meditazione: Le prospettive di una rinnovata spiritualità eucaristica.

2 Meditazione: Gesù Eucarestia e la carità verso il prossimo.

3 Meditazione: L’Eucarestia e la Madonna.

Esercizi spirituali Iuniores 28-29-30 Settembre 1976

1 Giorno 1 Meditazione: Eucarestia e fede. 2 Meditazione: Il sacrificio per il peccato.

3 Meditazione: La penitenza per il peccato.

2 Giorno

1 Meditazione: La Santa Messa.

2 Meditazione: La Comunione.

3 Meditazione: La visita.

3 Giorno

1 Meditazione: Gesù Eucarestia modello di purezza.

2 Meditazione: Il programma.

3 Meditazione: La Beata Vergine e l’Eucarestia.

1) L’Eucarestia è la nuova Pasqua. Passato: L’Antica era memoriale della redenzione d’Israele; l’Eucarestia è memoriale dell’evento salvifico di Cristo. Presente: Faceva rivivere; rende attuale. Futuro: Profezia del Messia; escatologia.

2) L’Eucarestia è gesto profetico, profezia della Passione, rende presente ciò che significa. Rendono presente la persona di Cristo, ma anche ciò che fa Cristo: la salvezza.

3) L’Eucarestia è sangue dell’Alleanza. L’Alleanza suppone la remissione dei peccati (Eb 9,13-21).

L’ora di Gesù nel quarto Vangelo

(Ferraro, Civiltà Cattolica, q. 3021, p. 302379)

Nell’esistenza di Gesù, punteggiata come ogni esistenza umana da «tempi» e «ore» successive e fuggevoli come ci è presentata da Giovanni, il tema dell’«ora» acquista un valore del tutto particolare. Lo dimostrano le numerose ricorrenze del termine «ora» e i contesti teologici in cui Giovanni le inserisce. L’ora della vocazione dei discepoli (1,35-39). L’ora delle nozze di Cana (2,1-11). L’ora sesta (4,6 e 19,14). L’ora della vera adorazione (4,21-23). L’ora della risurrezione (5,25-28). L’ora della vita (4,52-53). L’ora del tempo di Gesù (7,1-13. 25-32; 8,12-20). L’ora della glorificazione del Figlio dell’uomo (12,20-30). L’ora del passaggio di Gesù dal mondo al Padre (13,1). L’ora nel capitolo 16. L’ora della glorificazione del Figlio e del Padre (17,1). L’«ora» in 19,25-27.

379 GIUSEPPE FERRARO, L’«ora» di Cristo nel quarto Vangelo, in: CIVILTÀ CATTOLICA, anno 127, volume II, 1 maggio 1976, quaderno 3021, pag. 302. 380

380 A questo punto del quaderno don Pietro inserisce un secondo indice, attribuendo a ciascuna argomentazione un numero indicante l’ordine di presentazione, e una lettera di riferimento, corrispondente a quella che è riportata puntualmente nel margine superiore del foglio all’inizio di ogni trattazione.

1) Introduzione 1 A 2) Il Santissimo Sacramento. Effetti 2 B 3) Un po’ di teologia 4 D 4) L’Eucarestia capolavoro delle opere di Dio 6 F 5) L’istituzione dell’Eucarestia 3 C 6) Il modo della presenza 5 E 7) L’Eucarestia e la fede 10 L 8) L’Eucarestia e la carità 11 M 9) L’Eucarestia e la riparazione 14 P 10) L’Eucarestia e Maria Santissima 12 N 11) L’Eucarestia e la Chiesa 13 O 12) Il Sacrificio della Messa 7 G 13) La Comunione 8 H 14) Il Tabernacolo 9 I 15) L’Eucarestia e il servizio 16 R 16) L’Eucarestia e il Sacro Cuore 15 Q 17) Eucarestia ed escatologia 17 S 18) L’Eucarestia e la povertà 19 U 19) Le devozioni eucaristiche 20 V 20) L’Eucarestia e la Famiglia 18 T

Per le Aspiranti

1) L’istituzione dell’Eucarestia e la nostra fede.

2) Il dono di Gesù, il perché ha voluto darsi e la nostra comprensione.

3) La Messa.

1) La Comunione.

2) Il modo della Comunione.

3) La visita.

4) Gesù modello.

1) Gesù Eucarestia modello di programma.

2) Gesù modello di purezza.

3) L’Eucarestia e la Madonna.

381

1 Giorno

1) Istituzione dell’Eucarestia.

2) Il modo della presenza.

3) Eucarestia e Fede.

4) Eucarestia fonte di vita.

2 Giorno

1) La devozione eucaristica e la Madonna.

2) La Comunione.

3) Visita e adorazione.

4) Eucarestia e famiglia.

3 Giorno

1) Eucarestia e purezza.

2) Eucarestia e spirito di servizio.

3) Dalla Pasqua di Cristo alla Pasqua della Chiesa (programma).

381 Fogli sfusi, inseriti alla fine del quaderno.

L’Eucarestia e la riparazione. Il Cuore Eucarestico di Gesù. L’Eucarestia e l’umiltà. L’Eucarestia e lo Spirito Santo. L’Eucarestia e l’obbedienza. L’Eucarestia e la fortezza. L’Eucarestia e la gioia. L’Eucarestia e la preghiera. L’Eucarestia e la nostra conversione dal peccato mortale e dal veniale. L’Eucarestia e la volontà di Dio. L’Eucarestia e il desiderio di perfezione. Ave Maria. L’Eucarestia è fonte di vita e di amore. L’Eucarestia in reparationem…382, sempre di più.

382 Cfr PREGHIERA DELL’ANGELO: “Sanctissima Trinitas: Pater, Filius et Spiritus Sanctus, profundissime te adoro. Offero tibi pretiosissimum Corpus et Sanguinem, animam et divinitatem Iesu Christi qui praesens est in omnibus tabernaculis totius mundi, in reparationem contumeliarum omnium , sacrilegiorum et indifferentiae quibus offenditur. Per infinita merita Sacratissimi Cordis Iesu et Immaculatae Cordis Mariae conversionem peccatorum peto – Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io ti adoro profondamente. E ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti dei suo Cuore Santissimo e del Cuore Immacolato di Maria, ti domando la conversione dei poveri peccatori”.

QUADERNO 33 - L’Eucarestia I (1976) – SOMMARIO383 Introduzione 2 Il Santo Sacramento 4 L’Istituzione dell’Eucarestia 10 Un po’ di teologia 17 Il modo della Presenza 25 L’Eucarestia capolavoro delle opere di Dio 27 Il sacrificio della Messa 34 La Comunione 39 Il Tabernacolo. “Un tabernacolo, e basta!” 47 L’Eucarestia e la Fede 51 L’Eucarestia e la carità 56 L’Eucarestia e Maria Santissima 58 L’Eucarestia e la Chiesa 63 L’Eucarestia e la riparazione 68 L’Eucarestia e il Sacro Cuore 70 L’Eucarestia e il servizio 71 Eucarestia ed Escatologia 72 L’Eucarestia e la Famiglia 75 L’Eucarestia e la povertà 76 Le devozioni eucaristiche 78 L’Eucarestia e la nostra conversione 81 L’Eucarestia e l’umiltà 82 L’Eucarestia e la purezza 83 Esercizi Aspiranti Maggiori (15-17 Settembre) 84 Esercizi Spirituali alle Giò (20-22 Settembre) 85 Esercizi Spirituali Aspiranti Minori (24-25 Settembre) 86 Esercizi Spirituali alle Ragazze grandi (25-27 Ottobre) 87 Esercizi spirituali Iuniores (28-30 Settembre) 88 L’ora di Gesù nel quarto Vangelo 90 Per le Aspiranti 92

383 Inserito in fase di redazione.

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    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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