Quaderno 34 - La Parola di Dio 1977

QUADERNO 34

La Parola di Dio

1. Nell’Antico Testamanto dabar YHWH. Nel Nuovo Testamento ὀ λ ο γο ς o το εῆ μα ; una realtà che determina la storia del mondo dal principio alla fine, anche la vita della natura. Comincia dall’istante in cui “Dio disse” e durerà finché la parola di Dio non avrà scosso dalle fondamenta il cielo e la terra (Eb 12, 25 ss.).

2. Dio è un dio vivente e parla. Gli dei dei pagani “hanno una bocca e non parlano”1 (Sal113. “Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare”2 Bar 6,7). Mentre gli dei sono silenziosi, Iavhé è un Dio che parla e che risponde. Ascolta: il gemito sale a Lui. “Ho udito il suo grido” (Es 3,7).

3. È la realtà primordiale e fondamentale alla quale si riconnette tutta l’economia divina della salvezza, culminante nel mistero di Cristo e della Chiesa e destinata a tutti i tempi.

4. Importanza della parola. Il posto che occupa la parola nei rapporti tra Dio e il mondo, tra Dio e l’uomo e tra gli uomini stessi, è così importante che essa ricopre tutto il campo della rivelazione. La parola non tocca soltanto tale o tal altro aspetto dell’opera di Dio, non ne esprime soltanto gli elementi intellettualmente comunicabili o percepibili, ma è il modo essenziale col quale Dio interviene nel mondo; è con la sua Parola che crea i cieli e la terra (Gen 1); è sulla Sua Parola che si rivela agli uomini (Gv 1); è infine nella proclamazione della sua Parola che si compie e si svolge la storia della Chiesa (“Ed ora, Signore, concedi ai tuoi servi di annunciare con franchezza la tua parola. Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù. Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano adunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la Parola di Dio con franchezza”3 (At 4,29-31). Non ci si può aspettare al di fuori della Parola un altro modo di rivelazione, più intuitivo, per esempio più immediatamente sensibile. Lo stesso Spirito Santo non crea niente di nuovo. Non fa che illuminare la Parola e rendere possibile il suo ascolto e la sua proclamazione (Gv 14,26: “Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”).

1 Cfr Sal 115(113B),5. 2 Cfr Bar 6,7. 3 Cfr At 4,29-31. 5. Non si deve fare distinzione essenziale tra ciò che è «parole» e ciò che è «fatti» cioè atti storici, miracoli, segni, sacramenti ecc. tutte cose che, per essere tacite, non sono meno eloquenti. È tutta la storia della Salvezza (di cui testimonia la Scrittura) che è la Parola che Dio rivolge al mondo.

6. Nozione biblica di parola. Non bisogna intellettualizzarla o limitarla a una semplice espressione verbale. Se si adopera lo stesso termine «logos» il significato è del tutto diverso dal pensiero greco. La Parola è una comunicazione personale di Dio all’uomo, non un mezzo di scambio d’ordine razionale. La Parola non rinvia a una realtà di cui essa non sarebbe che l’espressione intellettuale. Essa è questa stessa realtà. È avvenimento. Non è una ragione, è un fatto. La realtà della Parola non è in nessun modo esaurita dalla sua espressione verbale. La predicazione della Parola non si risolve nel solo discorso per quanto impegnato a trasmettere fedelmente il pensiero biblico. La rivelazione è innanzitutto un «fatto», ed è questo completo che è Parola. La Parola di Dio è più che un discorso di Dio. È un atto di Dio. Perciò Dio agisce con la sua Parola e parla con la sua azione.

7. La Parola di Dio è uno sprigionamento ed esercizio di una potenza che opera infallibilmente. È messaggero vivente: “Una parola mandò il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israele” (Is 9,7). “Mandò la sua parola e li fece guarire”4 (Sal 106,20). “Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce”5 (Sal 147,15).

8. Il senso spirituale. “Solo Dio poté sia conoscere sia rivelare a noi quel significato spirituale. Un tale senso ce lo mostra e ce lo insegna il Divin Salvatore nei Vangeli, lo professano nel parlare e nello scrivere gli Apostoli seguendo l’esempio del Maestro, lo addita la costante tradizione della Chiesa, lo dichiara infine l’antichissimo uso della liturgia”6 (Divino afflante). Nel Nuovo Testamento senso letterale e spirituale si equivalgono.

9. “Hodie si vocem eius audieritis…”7 (Sal 94). Il centurione non dalla vista capì che Gesù era Dio, ma dalla parola, dall’udito. Non dalla vista perché in lui non “apparenza né bellezza, non splendore”8 (Is 53), ma dalle sue parole Videns autem centurio, qui ex adverso stabat, quia sic clamans expirasset ait: Vere hic homo Filius Dei erat9. (Mc 15,39).

4 Cfr Sal 107(106),20. 5 Cfr Sal 147,15. 6 Pio XII, Divino Afflante Spiritu, 30 settembre 1943. 7 “Se ascoltaste oggi la sua voce!” (Sal 95[94],7). 8 Cfr Is 53,2. 9 “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39). Auditui meo dabis gaudium et laetitia10 (Sal 50). Fide mundans corda eorum11 (At 15,9). “Prima del beato giorno in cui vedremo, l’udito riceva la verità. Beato chi la Verità gli attesta”. In auditu auris oboedivit mihi12 Sarò degno di vedere, se prima del tempo della visione, vi sarà quello dell’obbedienza dell’udire. Come è beato chi può dire: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro” (Is 50,5). Vi è la prontezza e la perseveranza. Ambedue necessarie perché Dio ama chi dà lietamente e chi persevererà fino in fondo sarà salvo (Mt 10,22). Apra anche a me il Signore l’orecchio, entri nel mio cuore la parola di verità, purghi l’occhio e mi prepari alla lieta visione, perché anch’io possa dire a Dio: “Il tuo orecchio ha percepito la preparazione del mio cuore”. Perché ascolti con gli altri obbedienti. “Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato”13 (Gv 15,3). Non tutti sono purificati, coloro che ascoltano, ma solo quelli che obbediscono. “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”(Lc 11,28). “Ascolta Israele” (Dt. 6,3). “Parla Signore che il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,9). “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore”14 (Sal 84,9). (San Bernardo - 958-959), “Fides ex auditu, auditus per verbum Dei”15 (Rm 10,17).

10 “Fammi sentire gioia e letizia” (Sal 51[50],10). 11 “purificando i loro cuori con la fede” (At 15,9). 12 “All’udirmi, subito mi obbedivano” (Sal 18[17],45. 13 Cfr Gv 15,3. 14 Sal 84 [85], 9. 15“la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm10,17).

La Parola di Dio crea

1. È con la sua Parola che Dio mette mano alla creazione (Gen 1). “Perché Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste”16 (Sal 32,9); “A un suo comando si realizza quanto Egli vuole” (Sir 39,18; leggerlo dal v. 14 al v. 22; v. 31); “Per le parole del Signore sussistono le sue opere” (Sir 42,15).

2. Questa parola creatrice è una chiamata. “Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno”17 (Is 40,26). “Sono io, il Signore che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra, chi era con me?... Io dico all’oceano: prosciugati, faccio inaridire i fiumi”18. (Is 44,24 ss.). “Ascoltami, Giacobbe, Israele che ho chiamato. Sono io, io solo, il primo e anche l’ultimo. Sì, la mia mano ha posto le fondamenta della terra, la mia destra ha disteso i cieli. Quando io li chiamo, tutti insieme si presentano” (Is 48,12-13). “Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a Lui gli abitanti del mondo perché Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste”19 (Sal 32,8-9). “Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome”20 (Sal 146,4). “Lodino tutti il nome del Signore, perché Egli disse e furono creati, li ha stabiliti per sempre, ha posto una legge che non passa”21 (Sal 148,5-6).

3. È un comando. “Innalzerò al mio Dio un canto nuovo: Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile. Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte, mandasti il tuo Spirito e furon costruite e nessuno può resistere alla tua voce”22 (Gdt 16,13). “L’oceano l’avvolgeva come un manto, le acque coprivano le montagne. Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato. Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato. Hai posto un limite alle acque ecc…”23 (Sal 103,6 sg.).

16 Cfr Sal 33[32],9. 17 Cfr Is 40,26. 18 Cfr Is 44,24 ss. 19 Cfr Sal 33[32], 8-9. 20 Sal 147[146-147],4. 21 Cfr Sal 148,5-6. 22 Cfr Gdt 16,13. 23 Cfr Sal 104[103],6-9. 5 “Il sole brucia … grande è il Signore che l’ha creato e con la parola ne affretta il rapido corso ... bellezza del cielo la gloria degli astri … si comportano secondo gli ordini del Santo, non si stancano al loro posto di sentinelle”24 (Sir 43,4 sq.). “Ecco con una minaccia prosciugo il mare, faccio dei fiumi un deserto. I loro pesci per mancanza d’acqua restano all’asciutto, muoiono di sete. Rivesto i cieli di oscurità, do loro un sacco per mantello” (Is 50,2-3). “Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione cambia il buio in chiarore del mattino e stende sul giorno l’oscurità della notte; colui che comanda alle acque del mare e le spande sulla terra, Signore è il suo nome” (Am 5,8; Am 9,5-6). È anche solo un «parlare». “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera” (Sal 32,6)25; cfr. Gen 1,3 ss. Si alza la voce di Dio anzi spira solo l’alito dalla sua bocca ed ecco si proclama il comandamento e l’ordine della sua parola creatrice. Quando essa risuona, accade ciò che Egli ha detto, si verifica ciò che ha comandato. La sua parola fa sorgere il cielo e la terra, crea tutto, «le grandi cose», fa che si trovino al loro posto, e poi le chiama davanti a sé con loro nome. “Dio dei padri e Signore di misericordia che tutto hai creato con la tua parola, che con la tua sapienza hai formato l’uomo ecc.”26 (Sap 9,1). “Mirabilmente tuona Dio con la sua voce, opera meraviglie che non comprendiamo. Egli infatti dice alla neve: cadi sulla terra e alle piogge dirotte: siate violente”27 (Gb 37,5-6). “Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono ecc.”28 (Sal 28,3). Nella imperiosa chiamata della parola di Dio, il mondo e le cose acquistano l’essere; per mezzo di essa lo conservano, in essa trovano fissato il loro destino. Ciò che si compie nella natura è compimento della parola di Dio che in essa pone il suo ordine. “Alla sua parola l’acqua si ferma come un cumulo, a un suo detto si aprono i serbatoi delle acque. A un suo comando si realizza quanto Egli vuole, nessuno può ostacolare il suo aiuto”29 (Sir 39,17; cfr. anche v. 31 sq).

4. Dal momento che gli eventi cosmici, cielo e terra e tutte le creature, corrispondono alla parola di Dio verso la quale sono debitori, è giusto che ne siano anche la lode. La risposta alla parola di Dio proclama la sua gloria che è implicita nella creazione universale. I cieli cantano la Kebod Iavhè perché Dio in essi risplende, e il firmamento annuncia l’opera sua (Sal 18,2 s; 148,5).

24 Cfr Sir 43,4-10. 25 Cfr Sal 33[32],6. 26 Cfr Sap 9,1-2. 27 Cfr Gb 37,5-6. 28 Cfr Sal 29[28],3. 29 Cfr Sir 39,17-18. 6 I cieli incominciano con un poema, un annuncio, un grido di giubilo, una favella in cui risuona la potenza del Creatore che in essi risplende. In verità «senza raccontare, senza parlare, senza voce udibile» ma in un linguaggio che non si può sentire, e in una parola che resta ineffabile.

5. Questa parola di Dio, che ha chiamato il cielo e la terra e tutto ciò che esiste, e chiamandoli ne garantisce la permanenza, che a tutti gli esseri dà la possibilità di lodarlo per la sua maestà, e anche per la sua saggezza, grazia e misericordia, questa parola è considerata in stretto rapporto con quella di Iavhè ad Israele. Dopo che il Sal 18 ha parlato della gloria della creazione, i versetti 8-13 esaltano la consegna data con la legge. Il salmo 147 contempla congiuntamente l’opera creatrice e salvifica di Iavhè. Per Isaia la creazione è non soltanto il primo miracolo storico di Iavhè e una straordinaria testimonianza della sua volontà di salvezza, ma in se medesima un fatto di salvezza. Pertanto la parola creatrice di Dio è essa stessa parola salvifica, è il fondamento di tutto ciò che nel futuro essa ha di mira.

6. Nel Nuovo Testamento: Anzitutto l’accento posto sulla creazione dal nulla. I mondi sono preparati da una parola di Dio e la fede lo riconosce. Il visibile non deriva da se stesso, da una realtà che si percepisce. “Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché da cose non visibili ha preso origine quello che si vede”30 (Eb 11,3); “Dio chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono”31 (Rm 4,17). La creazione è posta in stretto contatto mediante la parola con altre opere di Dio prodotte dalla medesima; un’unica luce si diffonde su tutta quanta l’azione divina. È la parola divina che crea il cielo e la terra; è ancora essa che getta la terra nella tragedia del diluvio e insieme al cielo la risparmia per il giudizio finale32 (2Pt 3,5 sq). La voce del Creatore e la voce di Dio che sveglia i morti sono identiche33 (Rm 4,17). La parola che ha acceso la luce della creazione è la stessa che accende lo splendore di Dio nel cuore, splendore già rifulso sul volto di Cristo. “E Dio che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori; per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo”34 (2Cor 4,6). La cosa più notevole è che la Parola della creazione ha ricevuto un «nome» ed è Cristo in quanto Parola eterna. Essa è Dio e come tale si è manifestata in Gesù Cristo. Nel prologo di San Giovanni è detto che la Parola divina, la quale è Dio presso Dio e si è fatta carne, è l’unica Parola per cui tutte le cose sono

30 Cfr Eb 11,3. 31 Cfr Rm 4,17. 32 Cfr 2Pt 3,5ss. 33 Cfr. Rm 4,17. 34 Cfr 2Cor 4,6. 7 state create, e il mondo ha avuto inizio. Parola che era la vita fattasi luce agli uomini. Il mondo che deve la vita e la luce alla Parola la quale è Dio presso Dio, appartiene ad essa, “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo”35 (Eb 1,1-2). Ma il Figlio è la parola del Creatore perché riflesso e impronta della sostanza di Dio. “Immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura”36 (Col 1,15).

7. La Parola di Cristo è la stessa Parola creatrice di Dio. Cristo comanda ai venti e alle acque, alla febbre e ai demoni e il suo imperativo è potente, irresistibile. È al livello cosmico che questa forza si rivela nel modo più spettacolare; ma è nella vita dell’uomo che agisce più profondamente. Inserita nell’umanità, la Parola suscita il cammino della storia, sulla quale impone il sigillo di Dio facendone una storia sacra. La parola di Cristo ha un potere che ridona la vita: “Lazzaro vieni fuori”37. «Nomina» un uomo e ne fa un apostolo, rinnova le carni di un lebbroso, rinnova l’intimo dell’uomo (ti sono perdonati i tuoi peccati). Egli ha percorso la Palestina “potente in opere e in parole”38. E sono parole che non passeranno. Cristo risorto continua a vivere nella sua Chiesa e con lui rimane nel Vangelo la sua parola. E la risurrezione, dice San Paolo, lo ha costituito in potenza e lo ha fatto spirito vivificante, anche la sua Parola non è debilitata ma incrementata.

35 Cfr Eb 1,1-2. 36 Cfr Col 1,15. 37 Gv 11,43. 38 Lc 24,19. 8

La Parola profetica

1. La parola profetica sta accanto alla parola creatrice e alla parola precettiva dell’alleanza. Nel segreto di Iavhè sta la sua parola come «consiglio divino». Egli si palesa nelle parole del profeta. Venendo a contatto con lui, Dio si fa «sentire e vedere». Si fa udire ai suoi orecchi: “Ho udito con gli orecchi il Signore degli eserciti” (Is 5,9) cf. (Is 22,14). Vi grida dentro: “Allora una voce potente gridò ai miei orecchi” (Ez 9,1); “Il Signore aveva detto all’orecchio di Samuele…” (1Sam 9,15). E il rimbombo della Sua voce è come lo stormire delle ali dei Cherubini. “Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla” (Ez 10,5). Egli parla al profeta. “Mi disse: figlio dell’uomo alzati, ti voglio parlare” (Ez 2,1); id passim. E comanda: “Perché mi è stato ordinato per comando del Signore ...(un uomo di Dio in 1Re 13,8); “Una voce dice: grida …” (Is 40,6; cf Ger 26,2). Egli apre le orecchie del profeta. “Ogni mattino fa attento il mio orecchio” (Is 50,4), così che il profeta intenda le parole e le prenda a cuore. “Mi disse ancora: figlio dell’uomo tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi: poi va,… parla loro”(Ez 3,10 e 17 “Quando udrai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli”). Dio mette le sue parole sulla bocca del profeta e gliele apre. “La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò… Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam ecc…” (Num 22,38; 23,5; 12, 16). “Il Signore stese la mano, mi tocco la bocca e il Signore mi disse: ecco ti metto le mie parole sulla bocca” (Ger 1,9-10). “Mi disse: Figlio dell’uomo mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo poi va e parla alla casa d’Israele. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare… va… e riferisci loro le mie parole…” (Ez 3,1 sq). Ma Dio lascia anche «vedere». “Ecco che cosa il Signore mi fece vedere” (Am 7,1.4.7 ecc.). “Si aperse il cielo e vidi il volto di Dio”39 (Ez 1). “Una visione angosciosa mi fu mostrata” (Is 21,2 sq). “Che cosa vedi, Geremia?” (Ger 1,11; cfr. Ger 24,1; Zac 1,9; 2,1-5; 3,1). La parola di Dio nella bocca del profeta e parola dello Spirito. “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui” (Is 42,1). “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione ecc…” (Is 61,1; cfr Ez 11,5-24; Os 9,7; Ger 3,1; Zac 7,12).

39 Cfr Ez 1,1. 2. Questa parola di Dio occupa il profeta stesso. Certo egli la assimila, ma cade sotto l’imperio suo, cade nella mani di Dio. “La mano del Signore fu sopra Elia” (1 Re, 18, 46) “Poiché così il Signore mi disse quando mi aveva preso per mano (Is. 8, 11) “La parola del Signore fu rivolta ad Ezechiele ……. Qui fu sopra di lui la mano del Signore” (Ez. 1,3) “Mentre la mano del Signore pesava su di me (Ez, 3, 14). “La mano del Signore fu su di me e al mattino quando il fuggiasco giunse il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e non fui più muto” (Ez. 33, 22). Alla parola di Dio il profeta non può contrastare. “Se il leone rugge, chi non ha paura? Se Dio parla chi non profetizza?”40 (Am 3,8). “Mi son detto: non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome. Ma era nel mio cuore, un fuoco divorante, penetrato nelle mia ossa; mi consumavo nel trattenerlo e non potevo sopportarlo”41 (Ger 20,9). Il profeta ne è totalmente preso: “Io perciò sono pieno dell’ira del Signore, non posso più contenerla. Riversala sui bambini nella strada e anche nell’adunanza dei giovani perché saranno presi insieme uomini e donne” (Ger 6,11). Così la parola di Dio diventa parola del profeta che è inviato e che si dice pronto a compiere la «missione». “Poi udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò e chi andrà per noi? E io risposi: Eccomi manda me. Egli disse: Va’ ecc…” (Is 6,8-9). “Va’ da coloro a cui io ti manderò e annunzia ciò che ti ordinerò” (Ger 1,7). La Parola ora sta sulla sua lingua. “Lo Spirito del Signore parla in me, la sua parola è sulla mia lingua” (Davide in 2Sam 23,2). “Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziato” (Is 50,4). Ora parla con le parole del Signore, il linguaggio di Dio, in suo nome, come suo inviato. Perciò egli annuncia solo quanto dice e comanda il Signore. “Gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comando” (Dt 18,17). Egli, che è al servizio di Dio, serve il Signore come sua bocca. Per questo i segni che egli compie fanno da appoggio alla parola stessa di Dio. La parola del Signore è un ordine per il profeta (Ger 23,28), tuttavia in modo che il Signore si ritiene libero di inviarla o no. La parola può essere anche negata al profeta (Ger 28,11). Il profeta in certi casi può aspettarla per giorni (Ger 4,7). In determinati tempi diventa rara e va cercata (1Sam 3,1; Am 8,11). Il Signore può anche far rientrare la sua parola. La parola di Dio è libera: “E come la pioggia e la neve scendono ecc... (Is 55,10). “Allora il Signore rivolse la sua parola…” (formula usata 112 volte). Quindi nel dare la sua parola al profeta Dio conserva tutta la Sua libertà. Inviata da Dio, la parola deve raggiungere tutto il suo popolo: tutto Israele è chiamato a riconoscere che Dio gli parla per bocca dei suoi inviati; il profeta non è che il portatore della rivelazione di quel disegno misterioso che Dio va compiendo nella storia. Da quel disegno, da quella volontà deriva la singolare efficacia della parola divina (Is 55), la quale

40 Cfr Am 3,8. 41 Cfr Ger 20,9. sussiste in eterno. “Secca l’erba, appassisce il fiore ma la parola del nostro Dio dura sempre” (Is 40,8). Profonda teologia della parola si trova in Geremia. Proprio del profeta è portare il dabar mentre è specifica del sacerdote custodire la legge (Ger 18,18). Della parola di Dio ha scoperto l’intima natura. Con la vocazione ha ricevuto la consapevolezza che Dio gli mette sulle labbra la sua parola e che perciò nei suoi discorsi prende corpo la parola divina (Ger 1,9 sq). E coglie tutta la forza della parola percependola nella sua continua lotta con lui. Egli ha conosciuto la parola come delizia del suo cuore e l’ha divorata (Ger 15), ma tale esperienza l’ha fatta nella sofferenza: la parola lo sottopone a una coartazione a cui la sua natura si ribella, ma a cui non può sottrarsi (Ger 20). Solo chi è stato afferrato e spezzato dalla irresistibile forza della parola può annunciare il messaggio ricevuto (Ger 23,29). “Tu sarai come la mia stessa bocca” (Ger 15,19).

Parola della legge e dell’alleanza

1. La parola giunge ad Abramo come promessa (Gen 12,1 sq) e quando il popolo è costituito la parola per mezzo di Mosè determina la norma del credere e dell’agire. La parola di Iavhè è soprattutto quella che stipula la sua alleanza con Israele e vigila su di essa. La concezione della parola divina come legge e regola di vita risale alle stesse origini d’Israele. Al tempo dell’alleanza sul Sinai, Mosè ha dato al popolo da parte di Dio un codice religioso e morale riassunto in dieci «parole», il Decalogo, “Dio allora pronunziò tutte queste parole: Io sono il Signore, tuo Dio ecc…” (Es. 20,1 sq). “Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, mentre stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore… Egli disse: Io sono il Signore, tuo Dio ecc…” (Dt 5,4 sq: cfr Es 24,4 sq; Es 19,5). “Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti ecc…” (Dt 4,13). Questa affermazione del Dio unico, legata alla rivelazione delle sue esigenze essenziali fu uno dei primi elementi che permisero ad Israele di prendere coscienza che «Dio parla». Mosè è mediatore (Es 34,10-28): ma la legge si impone a titolo di parola divina. Ed è data per tenere l’uomo nelle vie della salvezza e della felicità (Sal 118) per nutrirlo vitalmente. “Baderete di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate… Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere… per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi… Poi ti ha nutrito con la manna… per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,1 sq; cfr Dt 32,45 sq). “Perché i tuoi figli, che ami, o Signore, capissero che non le diverse specie di frutti nutrono l’uomo, ma la tua parola conserva coloro che in te credono” (Sap 16,26).

2. Nella parola di Dio per mezzo di Mosè è espressa la volontà di scegliere. Israele come suo popolo. “Poi il Signore disse a Mosè: Scrivi queste parole, poiché in base a queste clausole io ho stretto un patto con te e con Israele”42 (Es 34,27). “Ora se voi ascolterete la mia voce e osserverete il mio patto, sarete mia speciale proprietà fra tutti i popoli, poiché tutta la terra è mia; ma voi sarete per me un regno di sacerdoti, una gente santa”43 (Es 19,5).

42 Cfr Es 34,27. 43 Cfr Es 19,5. Ma poiché la parola di Dio ha un valore non solo fondamentale, ma altresì permanente, è giusto che sia trasmessa, oltre che per bocca, anche per scritto fin dalla sua origine. A ciò alludono le tavole di pietra: “Le tavole erano opera di Dio, lo scritto era scritto di Dio, scolpito nella pietra”44 (Es 32,16; cfr 24,4-12; 31,18; 32,15; 34,16; Dt 6,6-9). La stipulazione del patto è compiuta con un’offerta sacrificale, con la comunicazione di tutte le parole e di tutti i giudizi di Iavhè mentre il popolo ne prendeva conoscenza, e si fissava il testo scritto e lo si leggeva ad alta voce (cfr Es 24,3-8).

3. Israele deve corrispondere c o n l ’a mo re a ll ’a mo re che gli dimostrava Dio. “Poiché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall’Egitto” (Dt 4,37). “Tu sei infatti un popolo consacrato al Signore tuo Dio ecc...” (Dt 7,6). “Ama dunque il Signore tuo Dio, osserva le sue prescrizioni: le sue leggi, le sue norme e i suoi comandi” (Dt 11,1; e 13-22). “Vedi io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le Sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi ecc.” (Dt 30,15 sq). Pertanto questa parola di Dio diventa la dimostrazione del suo amore, e l’obbedienza d’Israele una prova della sua affettuosa devozione. L’alternativa è l’estinzione d’Israele come popolo se non tiene fede ai patti.

4. Nel Nuovo Testamento: si chiama Parola di Dio anche la parola delle promesse e dei precetti divini. Gesù chiama parola di Dio il comandamento divino che farisei e scribi rigettano in favore della tradizione umana (Mc 7,9-13). Conoscono e tuttavia calpestano il precetto del Signore. La legge del Sinai è parola detta attraverso gli angeli, ma come tale, parola di Dio. “Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda ecc…” (Eb 2,2). La parola dei Salmi è parola di Dio. “Rispose loro Gesù: Non è forse scritto nella vostra legge: io ho detto: voi siete dei? ecc…” (Gv 10,34 sq). “Dio ha parlato ai nostri padri”45 e attraverso la bocca dei profeti (Lc 1,70; At 3,21). Gli oracoli di Dio sono confidati a Israele e a lui appartengono le alleanze, la legge, il culto e le promesse (Rm 3,2; 9,4).

5. Nel suo amore infinito Dio conclude un patto con l’umanità. Quando nell’Eden è rotto, Dio conclude il «patto della promessa» portato a compimento da Crito sulla Croce. Il nuovo patto vien concluso con chiunque crede in Cristo. a) La prima alleanza: Gen 2,15-17. “Lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse… Tu puoi mangiare di ogni albero… ma dell’albero… non devi mangiare. b) L’alleanza della promessa: Gen 3,15. “Questa ti schiaccerà la testa ecc…”. Gen 8,22 (con Noè); 12,3 (Abramo); 15,8 (Abramo con un sacrificio cruento, allusione alla riconciliazione di Cristo); 17,11 (circoncisione, segno dell’alleanza). c) Alleanza della legge: esige obbedienza ed arreca benedizione. Es 19,5; 24,7. Dt 7,9: “Il Signore tuo Dio, è un Dio fedele che mantiene il suo patto e la sua misericordia verso coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti”46. “Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti” (Sal 25[24],10). “Maledetto sia colui che non osserva i precetti di questo patto”47 (Ger 11,3). d) Vi sarà un’alleanza nuova. Is 55,3: “Voglio concludere con voi un’alleanza eterna”48. Ger 31,31: “Voglio stringere una nuova alleanza....”49. e) Compimento della promessa della Nuova Alleanza. Lc 1,72: “si è ricordato della sua santa alleanza”. Mt 26,28: “Questo è il Sangue ecc…” Mt 26,26: “Prendete e mangiate” (chi accoglie Cristo crocefisso per lui, cioè chi crede, è accolto nell’alleanza di grazia).

46 Cfr Dt 7,9. 47 Cfr Ger 11,3. 48 Cfr Is 55,3.

La Parola dinamica o storica

1. La Parola di Dio non è soltanto un messaggio dottrinale rivolto agli uomini. È una realtà dinamica, una potenza che opera infallibilmente gli effetti intesi da Dio. “Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatto alla casa d’Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento” (Gs 21,45). “Non è venuta a meno neppure una delle parole buone che aveva pronunziate per mezzo di Mosè suo servo” (Salomone in 1Re 8,56). Dio la manda come un messaggero vivente: “Una parola mandò il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israele” (Is 9,7). “Mandò la sua parola e li fece guarire”50 (Sal 106,20). Essa corre: “Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce” (Sal 147,15). Essa piomba in qualche modo sugli uomini: “Le parole e i decreti … non si sono forse adempiuti?” (Zac 1,6). Dio veglia su di essa per compierla: “Io vigilo sulla mia parola per compierla”51 (Ger 1,12) e di fatto essa produce sempre ciò che annunzia sia che si tratti degli avvenimenti della storia, delle realtà cosmiche oppure del termine del disegno di salvezza. “Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie? Ecco di benedire ho ricevuto il comando e la benedizione io non potrò revocare” (Nm 23,19-20). Quando Dio rivela in anticipo i suoi disegni, è certo che poi li realizzerà. La storia è un compimento delle sue promesse. “Non entri in possesso del loro paese a causa della tua giustizia, né a causa della rettitudine del tuo cuore; ma il Signore tuo Dio scaccia quelle nazioni davanti a te per la loro malvagità e per mantenere la parola che il Signore ha giurato” (Dt 9,5 sq). Gli eventi rispondono alla sua chiamata. Il momento dell’Esodo: “Egli disse, diede un ordine e le mosche vennero a sciami e le zanzare in tutto il paese”52 (104,31). Alla fine della cattività di Babilonia “egli dice di Gerusalemme: Sia abitata”, e dice di Ciro: “mio pastore” (Is 44,26.28). La Parola di Dio è possente al punto che il profeta il quale sa di essere pieno della sua forza (“Mentre io sono pieno di forza con lo spirito del Signore, di giustizia e di coraggio per annunziare a Giacobbe le sue colpe, a Israele il suo peccato”[Mi 3,8]) diventa insopportabile a Israele. “Il paese non può sopportare le sue parole” (Am 7,10). Infatti il Signore può trasformare “le sue parole in fuoco e questo popolo in legno così

50 Cfr Sal 107[106],20. 51 Cfr Ger 1,12. 52 Cfr Sal 105[104],31. 15 che sia arso”53 (Ger 5,14). Egli può uccidere Israele attraverso le parole della sua bocca (Os 6,5). Con la parola del Signore che è “come martello che stritola le rocce”54 (Ger 23,29), il profeta può “sradicare e distruggere, disperdere e rovinare, edificare e piantare”55 (Ger 1,10). “Dalla mia bocca esce la verità e non sarà revocata; davanti a me si piegherà ogni ginocchio”56 (Is 45,23). La potenza di questa parola consiste tuttavia nel fatto che essa annunzia e impegna al momento opportuno nella storia la volontà giusta e salvifica di Dio. Disvela il futuro che il Signore ha preparato; lo predice e lo causa. Tutti i progetti prima che si realizzino si manifestano nelle parole del profeta. “In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti” (Am 3,7). L’avvenimento in cui si attua la condanna o la salvezza è soltanto il compimento pieno della sua parola. Essa «si realizza»; il Signore «compie la sua parola» la conduce a termine. “Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà! Io chiamo dall’oriente l’uccello da preda, da una terra lontana l’uomo dei miei progetti. Così ho parlato e così avverrà; l’ho progettato, così farò” (Is 46, 10). Tutto ciò che viene annunciato attraverso la parola accade con tale sicurezza che il suo compimento è criterio di verità per la parola di Dio. “Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore; l’ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi avere paura” (Dt 18,22). Però tutto il tempo che resta inattuata, sta lì minacciosa o ricca di promesse come futuro e incombe nella storia. Così le minacce lette da Seraià(Ger 51,59). Così per Davide le parole di salvezza per garantirgli luce in tutti i tempi (1Re 11,36; 15,4). Le parole sue sono nella storia e una volta pronunciate nella storia vi restano come angeli custodi. Nello stesso tempo la parola del Signore, confermata dalla sua azione nella storia, è un invito a credere, a concedere spazio all’opera di Dio, a convertirsi. È necessaria questa risposta agli eventi che adempiono la parola divina. “Poiché dice il Signore Dio, il Santo d’Israele: nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente la vostra forza” (Is 30,15). Ma anche nei momenti in cui Israele recalcitra e rifiuta di rispondere la Parola non fallisce, anzi proprio allora dimostra la sua piena dimensione. Si svela in essa un futuro che non può essere smentito, il futuro della nuova azione di Dio che può allacciarsi al passato e tuttavia allude a qualcosa di definitivo e d’assoluto. Se Dio vuole che la sua parola diventi «scrittura» è perché essa non deve andare perduta e deve rimanere come una testimonianza per l’avvenire. Anche le promesse mancate conservano la loro attualità mediante essa

53 Cfr Ger 5,14. 54 Cfr Ger 23,29. 55 Cfr Ger 1,10. 56 Cfr Is 45,23. in quanto esortano contro ogni apparenza ad attendere con fiducia la salvezza del Signore. “Il Signore rispose e mi disse: scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente. è una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché verrà certo e non tarderà” (Ab 2,2-3).

La Parola di Dio «rivelazione»

1. Dio Parlando rivela. Per mettere il pensiero dell’uomo in comunicazione con il proprio pensiero Dio parla. La sua parola è di volta in volta legge e regola di vita, rivelazione del senso delle cose e degli avvenimenti, promessa e annunzio del futuro. Con la sua parola Dio trasmette all’uomo una verità, gli inculca una scienza e una sapienza. La parola di Dio comporta una forza informativa. Essa s’indirizza all’uomo in quanto persona responsabile, cioè capace di dare o rifiutare una risposta. Essa i mp egn a l ’i n tel l i gen z a , incanala in una conoscenza: “Dal cielo ti fa udire la sua voce per educarti” (Dt 4,36); “Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3,16). Bisogna sottolineare tanto più questo aspetto didattico della Parola, perché non era un concetto filosofico, il modo d’espressione di una verità impersonale e fuori del tempo, un oggetto di speculazione. Essa non è mai una grandezza in sé, ma rinvia sempre a colui donde procede. E, finalmente, è nella sua relazione con Dio, e non nei vocaboli e nelle formule, che risiede la sua verità. Essa istruisce in effetti nella misura in cui po n e l ’uo mo d i fro n te a l Di o vi ven te , in cui fa prendere coscienza all’uomo di questa qualità d’interlocutore di fronte a chi parla. La Parola rientra nell’ambito della conoscenza, non in quanto veicolo di una sapienza impersonale e generale, ma in quanto Parola di Dio. È per essa che l’uomo conosce Dio e si conosce, che scopre la creazione, la natura e la storia, l’ordine e il disordine dell’universo e il posto che il Creatore assegna alle cose.

Gesù Cristo Parola di Dio

1. Di Gesù non è detto come per i Profeti che la parola di Dio gli veniva rivolta. Egli parla con autorità propria (Mc 1,22), dice le parole che ha ascoltato dal Padre (Gv 3,34; 8,28; 12,50). La Parola si manifesta nella sua profondità e pienezza; si concretizza nella persona storica di Gesù di Nazareth e si svela non come parola che Dio pronuncia, ma come Dio stesso. (Questo specialmente in Giovanni). Nella parabola del seminatore questi semina la «parola» (Mc 4,13-14; Lc 8,11): è un’immagine di Cristo che annunzia la parola di Dio (Mc 2,2; 4,33). “Il seme è la parola di Dio” (Lc 8,11). La parola è l’evento stesso di Cristo. “Di realizzare la sua parola cioè il mistero nascosto da secoli ... cioè Cristo in voi” (Col 1,25-27). Nella predicazione egli stesso diventa parola. È lui che ci viene incontro nella parola divina che annuncia. La parola di Dio che trapassa nella sua predicazione ha in lui il suo centro nascosto. Dio è accessibile nel Cristo. Negli Atti (10,36) si dice che Dio ha mandato “la parola ai figli d’Israele” (τòv λoγos) e ha così annunciato la pace che si è realizzata mediante Gesù Cristo. La parola mandata da Dio è l’evento di Cristo, la sua azione salvifica. La storia di Cristo è essa stessa parola di Dio. Questa storia è l’annunzio solenne (Kerigma) che gli apostoli proclamano; in essa si realizzano le promesse divine. In Cristo in fa tti c’è stato il «sì»; Egli - la sua persona storica - è questo «sì». Cristo è colui che dice «amen» e che è questo «amen». “Poiché il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo predicato tra voi non fu «sì» e «no», ma in lui c’è stato il «sì». Tutte le promesse di Dio in lui sono diventate «sì». Per questo attraverso lui, sale anche a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria” (2Cor 1,19-20). Egli è il testimone fedele e verace; la sua testimonianza coincide con la parola divina, col suo precetto (Ap 1,6-9; 12,17; 20,4). “E all’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e veritiero, il Principio della Creazione di Dio” (Ap 3,14). Giovanni ha attestato “la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo” (Ap 1,2). Gesù è parola in atto; la parola di Dio si compenetra nella sua testimonianza; per questo il suo nome di giudice futuro è quello di “Verbo di Dio” (Ap 19,13). La realtà dell’avvento della parola di Dio nella persona di Gesù la rivela ancor più chiaramente la lettera agli Ebrei. Lì si parla esplicitamente della parola di Dio nel Figlio, così che il Figlio cioè Gesù Cristo si manifesta come la parola che Dio dice a noi. Lì è visto il rapporto che essa ha con le parole dette ai padri, e distinta da quelle. Essa è «una parola» detta nel Figlio, in contrapposizione alle molte e diverse (multifariam, multisque modis57). Soprattutto essa è l’ultima parola di Dio “nella pienezza dei tempi (novissimi)”, la parola definitiva (Eb 1,1 sq). Nel prologo di San Giovanni soprattutto è messa in luce questa rivelazione. La parola di Dio diventa carne; la parola che è Dio stesso, il suo Verbo, si fa persona umana in Gesù. Dal momento che la parola di Dio in Gesù è entrata corporalmente nella storia e la si può in lui sentire, toccare, essa è manifesta e conosciuta altresì come Verbum in principio, come Dio presso Dio, come la Parola senza altro appellativo, che fa sorgere la luminosa vita del tutto. Così l’essenza della parola di Dio che è sempre valida nei precetti e nelle promesse a Israele è passata definitivamente e pienamente nella storia mediante la carne del Verbo. In lui Dio ha detto la sua compiuta parola, ha detto se stesso, quaggiù. E come è avvenuta questa autoproclamazione? Primo, nella perfetta obbedienza di Gesù al Padre, che qui lo voleva per sé e per gli uomini. Secondo, si è compiuta nella parola e nei segni con cui Gesù manifestava e verbalmente annunciava la realizzazione di tale volontà. Due modi inseparabili e insieme distinti. Parole e opere hanno il loro fondamento e contenuto nella vita di obbedienza, e l’obbedienza di Gesù trova il suo sbocco, come parola, nella predicazione e nelle opere. Gesù appare come manifestazione o epifania di Dio (Gv 1,18). Essa si è concretata nell’attività di Gesù (“Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare”, Gv 17,4), nel suo fare la volontà di Dio, nel portarne a compimento l’opera (“Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”, Gv 4, 34). L’azione di Gesù, che è azione di Dio, consiste nel venire a questo mondo, nell’essere presente sulla terra, nel passare dalla ignominia della croce allo splendore onnipotente del Verbo iniziale. Essere quaggiù, tuttavia, significa donarsi a Dio per gli uomini. L’opera di Gesù, che è opera di Dio, consiste in una testimonianza che è nello stesso tempo affermazione di se medesimo e di Dio. Soltanto con le parole e le azioni per tutta la presenza terrena Gesù è accessibile nella dimensione della δόξα (Gv 17,5.24). Le parole di Gesù nelle quali si manifesta la sua opera -opera anche di Dio - sono «parole del Signore», come è detto in Gv 3,34 (“Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura”) e in Gv 8,47. Parole del Signore cioè Verbum Dei: la tua parola come dice il Figlio al Padre (Gv 17,6.14.17). La parola di Gesù è parola di Dio in quanto egli, facendo la volontà del Padre, ne ascolta i precetti e li proclama. Tale testimonianza si traduce nelle opere (cfr. Gv 5,19; 8,38; 10,25; 12,37; 14,10; 15,22-24). Ma se tutto questo garantisce che Gesù è il Verbo fatto carne e oblazione (Gv 5,31-36; 8,14-18; 10,25) esse manifestano le promesse e la chiamata alla vita e alla luce che lui ci ha dato con la sua offerta

57 “Molte volte e in diversi modi” (Eb1,1). sacrificale (Gv 5,24; 11,20; 9,5; 12,35). Così in queste opere di Gesù e del Padre si è pronunciato il «fiat» attuale delle promesse di Dio e si è manifestato l’ultimo richiamo dell’ammonizione divina. Ciò che il profeta Isaia ha visto, s’è realizzato (questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui; Gv 12,38 sq). Mosè aveva ragione (Gv 1,45; 5,39.45 sq); il giorno atteso da Abramo è apparso (Gv 8,56).

2. Sinteticamente: Di Gesù non è detto che la Parola di Dio gli veniva rivolta. Egli parla con autorità propria (Mc 1,12), dice le parole che ha ascoltato dal Padre (Gv 3,34; 8,28; 12,50). La parola di Cristo svela i misteri del Regno di Dio (Mt 13,11), opera prodigi (Mt 8,8), scaccia i demoni (Mc 1,25), rigenera spiritualmente perdonando i peccati (Mt 9,1-7), risuscita i morti (Gv 5,28), istituisce i segni della Nuova Alleanza (Mt 26,26-29). Quelle parole sono spirito e vita (Gv 6,63), danno la vita eterna (Gv 5,24), restano per sempre (Mt 24,35) come la stessa Parola di Dio (Is 40,8). Non solo Cristo dice le parole del Padre, ma è il Verbo, cioè la Parola di Dio sussistente (Gv 1,1 sq.). È lui la Parola creatrice (Gv 1,3; Eb 1,2). Luce vera e Vita piena (Gv 1,4-9) entrata nella storia come presenza visibile, fatta carne, consentendo agli uomini l’esperienza più concreta della Parola della vita (1Gv. 1,1-2). È lui che finalmente introduce nel mondo la grazia e la verità, che in se stesso svela all’umanità il Padre (Gv 1,18; 14,9-10). Dall’accoglimento o dal rifiuto di Cristo e della sua Parola che è la Parola stessa del Padre (Gv 12,49; 17,14) dipende la salvezza o la perdizione dell’uomo (Mt 7,24-26; Mc 8,38; Lc 8,11-15; Gv 12,48).

3. La parola opera e rivela. La sua parola si presenta come la Parola di Dio nell’Antico Testamento: potenza che opera e luce che rivela. Potenza che opera: con una parola Gesù opera i miracoli che sono i segni del regno di Dio (Mt 8,8-13; Gv 4,50-53). Sempre con una parola egli produce nei cuori gli effetti spirituali di cui questi miracoli sono i simboli, come il perdono dei peccati (Mt 9,1-7). Con una parola trasmette ai dodici i suoi poteri (Mt 18,18; Gv 20,23) e istituisce i segni della Nuova Alleanza (Mt 26,26-29). La parola creatrice agisce quindi in lui e per mezzo di lui, operando in terra la salvezza. Luce che rivela: Gesù annunzia il vangelo del regno, annunzia la parola (Mc 4, 33) facendo conoscere in parabole i misteri del regno di Dio (Mt 13,11). Apparentemente egli è un profeta (Gv 6,14) od un dottore che insegna in nome di Dio (Mt 22,16). In realtà parla con autorità (Mc 1,22) come in proprio con la certezza che le sue parole non passeranno (Mt 24,35). Quest’atteggiamento lascia intravedere un mistero sul quale il quarto vangelo si china con predilezione. Gesù dice «le parole» di Dio (Gv 3,34), dice ciò che il Padre gli ha insegnato (Gv 8,38). Perciò le sue parole sono spirito e vita (Gv 6,63). Gesù non parla da sé (Gv 12,49; 14, 10), ma come il Padre gli ha parlato prima (Gv 12,50). 4. L’u o mo d i vien e p aro l a a Di o qu an d o di vien e in qualche modo il Figlio stesso Unigenito, quando diviene uno col Figlio. Quando cioè può donare Dio a Dio, quando l’anima partecipa all’ineffabile colloquio del Padre col Figlio. In fondo ogni parola tende ad essere la Parola. “Dio dice una parola in un eterno silenzio” (San Giovanni della Croce58). Così tutta la vita dell ’un i verso si ri a ssu me in qu el l a Pa rol a ch e è Cristo. L’uomo vive nella misura che in quella Parola si esprime, nella misura che entra in quella Lode per vivere in quella Parola la sua vita, la sua salvezza, la sua adorazione. L’uomo elevato per grazia non realizza se stesso che in quanto diviene uno col Verbo. Ogni parola umana, ogni espressione di vita deve terminare là. Tutta la creazione assunta dal Verbo, nel Verbo stesso si compie: in questa aspirazione del Verbo al Padre, tutta quanta la creazione realizza se stessa, esprime se stessa. Dio si dona, si rivela nel Verbo che si fa Uomo; l’uomo si rivela nel Verbo che contempla il Padre. Non l’uomo solo, ma tutti gli uomini, non solo gli uomini, ma tutta la creazione si esprime nell’atto del Verbo che si rivolge al Padre. Così veramente la vita di tutta l’umanità, di tutta la creazione è la generazione di Cristo. Come il Padre genera il Verbo, così l’umanità e la creazione tutta ha il suo compimento generando la sua Parola che è Cristo. Di qui la partecipazione alla maternità divina di tutta l’umanità; di qui tutta la storia del mondo concepita come il parto di Cristo. Gesù non è più soltanto il Figlio di Maria, ma è il Figlio di tutta la terra, è generato da tutta la Chiesa, generato da tutta la creazione. “La terra ha dato il suo frutto”59. L’attività mirabile dell’arte, della volontà, del pensiero umano, si esaurisce in Cristo. In lui si esprime tutto il dolore umano, tutta la santità creata, tutta la bellezza dell’universo; in lui è tutta la ricchezza della creazione, è la vita, è la morte dell’uomo: tutta la vita si raccoglie in lui che è il Verbo dell’uomo come è il Verbo di Dio. La re a l tà d el l ’uo mo sa rà di ven i re Dio stesso . Dio si fa uomo perché Dio è l’amore che liberamente si dà e l’uomo «si fa» Dio: realizza se stesso in questa assunzione che il Verbo fa di lui, onde egli possa essere parola a Dio, nella Parola stessa che è il Figlio. Nella parola che è l’azione, la vita, che è il nostro stesso corpo, noi dobbiamo rendere testimonianza di una Presenza, quella di Cristo. Aspirare al Verbo per identificarci con lui come luce che viene assorbita dalla luce. Tu non vivi che in quanto sei assunto, tu non sei che in quanto Cristo ti possiede e vive in te, e attraverso te si rivela. In ogni atto parli e si riveli Gesù.

58 Cfr SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Detti di luce e di amore, n. 99. 59 Sal 67 [66], 7.

La Bibbia

1. La Parola di Dio diventa «Scrittura». Lo vuole Dio stesso: “Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne” (Is 30,8); “Prendi un rotolo da scrivere e scrivici tutte le cose che ti ho detto” (Ger 36,2). Il Signore rispose e mi disse: “Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente” (Ab 2,2).

2. Ispirazione e verità nella Scrittura. Dei Verbum n. 11. Scritte per ispirazione dello Spirito Santo. Nell’Antico Testamento: poiché la parola del profeta è parola di Dio anche l’espressione scritta ha l’identica autorità. Gesù dice che la parola del Salmo è parola dello Spirito Santo: “Davide stesso infatti ha detto mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore ecc...” (Mc. 12,36). Per gli Apostoli lo scritto è attribuito allo Spirito Santo: “In quei giorni Pietro … era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide ecc…” (At 1,16; cfr. At 3,18; 4,25; Eb 3,7). “Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio” (2Pt 1,20). “I libri della Sacra Scrittura sono santi e canonici perché scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa”60 (Vaticano I). È certo parola di Dio quello che l’agiografo scrisse e intese significare ed esprimere, data la condizione del tempo, della cultura e per mezzo dei generi letterari che egli volle usare: Dio infatti usando gli uomini come strumento, certamente volle dire quello che per mezzo di loro fu scritto. La parola dell’uomo e quella di Dio sono inseparabilmente unite nel mistero della Scrittura, analogamente a quanto avviene nell’Incarnazione del Verbo fra la natura umana e quella divina. E come Dio non si rivela che nell’umanità del Verbo, così non parla che attraverso la parola dell’uomo.

3. La Sacra Scrittura deve “essere l etta e i n terp re ta ta co n l ’a i u to d el medesimo Spirito mediante il quale è stata scritta”61 (Dei Verbum).

60 Cfr Concilio Vaticano I, sessione III (24 aprile 1870), cap. II. 61 Dei Verbum 12. Solo nella luce dello Spirito la vita di Gesù appare come la chiave delle Scritture. Rimangono sigillate finché Egli stesso non apra i sigilli62, finché lo Spirito non apra gli occhi dei discepoli perché possano intendere le Scritture. Ma se lo Spirito apre gli occhi, il tema dell’Alleanza, la Promessa della terra, la Promessa del Regno, la figura di Adamo, di Abramo, di Isacco, di Mosè, di David, di Salomone, di Geremia, tutto ora appare nuovo n el l a p re sen z a d ell ’a vveni men to cri sti a no , tutto ora acquista un senso definitivo e chiaro (Barsotti). [L’interpretazione della Scrittura “è sottoposto al giudizio della Chiesa, la quale adempie il mandato e il ministero divino di conservare e interpretare la parola di Dio”63] È il Cristo che toglie ogni velo; la vera Rivelazione più che una dottrina è il riconoscimento di un fatto, anzi la visione di un volto, del Volto di Cristo: “Dio che disse: dalle tenebre rifulga la luce, è colui che ha rifulso nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio, che è sul Volto di Cristo”64 (2Cor 4,6). L’Incarnazione però oggi non elimina il carattere profetico delle Scritture perché il disegno di Dio non si è ancora compiuto nella assunzione definitiva e perfetta di tutta la creazione nel Cristo. L’adempimento della Parola è certo Gesù di Nazareth, ma è anche il Christus totus65 della fine. Il compimento della Parola è sempre il Cristo, ma non più soltanto il Figlio della Vergine, siamo anche noi che, per l’efficacia della Parola, diveniamo nello Spirito Santo un solo Cristo con lui. L’opera dello Spirito Santo è il «ricordo»: “Si ricordarono” (Gv 2,22); “Vi ricorderà tutto” (Gv 14,26). Ma non è una semplice reminiscenza, è ricordo che fa efficacemente presente l’avvenimento e lo fa presente nell’atto che vi introduce il discepolo: una misteriosa presenza del Cristo al discepolo, una intimità del discepolo con il maestro. È il significato di «anamnesi» nella liturgia. La parola di Dio annuncia l’Avvenimento e lo fa presente nella vita stessa della Chiesa. Se l’Avvenimento non ti tocca intimamente e non ti trasforma, la Parola ti condanna: dichiara infatti la tua estraneità e tua esclusione dal Mistero. Di fatto la Parola quando non salva, condanna (Mc 16,16). Se la Scrittura deve essere letta con lo stesso Spirito dal quale è stata ispirata è perché lo Spirito dimora ora nella Chiesa. Le Scritture non si possono interpretare che in quanto siamo nel loro cuore, inseriti nel loro mistero: allora non dal di fuori, ma dal di dentro. Così non si può separare la parola di Dio dalla liturgia della Chiesa, che fa presente quel compimento medesimo nella presenza del Mistero di Cristo. La liturgia è il vero luogo della lettura della Parola, il luogo della proclamazione della Parola di Dio dove si dispiega la sua forza e la

62 Cfr Ap 5,9. 63 Dei Verbum 12. 64 Cfr 2Cor 4,6. 65 Cfr SANT’AGOSTINO, In Epistolam Ioannis ad Parthos Tractatus Decem, I. 2. Parola si fa carne. Il rapporto tra le due parti della Messa è analogo al rapporto dei due Testamenti.

4. La Scrittura ha un solo autore principale che è Dio. Quindi la Bibbia dice una sola cosa: Non separare i libri. Posso capire il primo capitolo della Genesi66 soltanto attraverso tutta la Bibbia compreso l’ultimo capitolo dell’Apocalisse67. E infatti si parla di un albero al centro della piazza, le cui foglie sono per la salvezza delle genti. Se lo stile dei diversi autori è diverso, Dio attraverso di essi non mi comunica che una rivelazione unica, non mi dice che un’unica Parola, il Verbo di Dio.

5. La lettura divina: con tale termine gli antichi indicavano la lettura della Bibbia. “L’animo si nutre quotidianamente della divina lettura”68 (San Girolamo). “Intento a nutrirsi della divina lettura”69 (Sant’Ambrogio). “È il pozzo di Giacobbe da cui si attingono le acque che si effondono poi nella preghiera”70 (Alcuino). Se nella preghiera l’uomo parla a Dio, prima ancora nella lettura Dio p a rl a a l l ’u o mo . Cfr. Sant’Ambrogio e Dei Verbum 25. Come si può definire questa lettura? Non è il nostro leggere, non è la metodicità della meditazione. “È uno scrutare accuratamente le Scritture con piena attenzione dell’animo”71. “È una lettura personale della Parola di Dio durante la quale ci si sforza di assimilarne la sostanza, una lettura nella fede, in spirito di preghiera, credendo alla presenza attuale di Dio che ci parla nel testo sacro, mentre il monaco si sforza di essere egli stesso presente, in uno spirito d’obbedienza, di completo abbandono alle promesse come alle esigenze divine”72 (Bouyer). “Essa è preghiera ed è tenerezza. Si chiama lectio e non che il primo grado di una serie ascendente: lectio, cogitatio, studium, meditatio, oratio, contemplatio”73 (Delatte). L’amore è conoscenza. La Scrittura è Dio presente che mi interpella. Ascoltando le sue parole è come se vedessi la sua propria bocca74 (San Gregorio Magno). È come una lettera che Dio scrive agli uomini per manifestare i suoi segreti (id.) uno specchio che rivela all’uomo il suo volto interiore, un campo di grano che alimenta lo spirito, un tesoro inestimabile (id.), è la mensa di

66 Cfr Gen 2,9. 67 Cfr Ap 22,2. 68 San Girolamo, In Tit., III, 9. 69 Sant’Ambrogio, In Luc. IV, 20 70 Alcuino, Epist. 1, col. 139 A. 71 Guigo il Certosino, Scala claustralium, c. 1. 72 L. BOUYER, Parola, Chiesa e Sacramenti nel Protestantesimo e nel Cattolicesimo, trad. ital., Brescia 1962, p. 17. 73 P. Delatte, Commentaire sur la Règle de Saint Benoit, Paris 1948, pp. 348-349. 74 Cfr San Gregorio Magno, Moralia 16. Cristo alla quale ci nutriamo75 (Alcuino); una fonte di acque vive, si beve alla fonte della conoscenza divina. È chiamata sacra pagina, pagina celeste, pagina eterna. È libro divino e vivente: quello Spirito che ha dettato la Scrittura con la sua presenza ne assicura la giovinezza perenne, continua ad animarla con il suo soffio. Essa rimane piena dello Spirito di Dio ed è di continuo miracolosamente fecondata da Lui76 (Sant’Anselmo). Per mezzo dello Spirito la voce del Vangelo continua a risuonare viva nella Chiesa. Non è una Parola che appartiene al passato: Dio non cessa di parlare (Dei Verbum 8).

6. Disposizioni ascetiche per la lettura. a) Purezza di cuore. Impegno ascetico esigente; assenza di ogni affetto delle creature che distolga dall’amore di Dio e dal senso della sua presenza (mondo, diavoli, inclinazioni disordinate). Nessuna tecnica dà accesso a un’esperienza vitale della Parola, ma è l’illuminazione dello Spirito Santo. Cuore spalancato, cuore terso. b) Fede e umiltà. Riconoscere nelle Scritture Cristo. E chi conosce Lui entra nella vita. Un’indagine puramente profana non serve. Occorrerà soprattutto pregare. “La cosa più importante è pregare per comprendere”77 (Sant’Agostino). P o i l ’umi l tà : è troppo grande la Parola e noi troppo piccoli per avvicinarci con orgoglio. La faccia nella polvere. “Da superbo osavo cercare ciò che solo l’umile può trovare”78 (Sant’Agostino). Umiltà profonda che si esprimerà con quel «senso del sacro» che si impone all’uomo ogni volta che si accosta al divino cum timore et tremore79. Certo Dio ha umiliato la sua Parola al nostro povero linguaggio, nell’esperienza d’una comunità e l’agiografo non è uno strumento meccanico. Posto questo, in ginocchio dobbiamo adorare questa mirabile «condiscendenza» non meno stupenda dell’Incarnazione. E come dinnanzi a Gesù di Nazaret non dimentichiamo la grandezza del Dio vivente, così dinnanzi alla povertà del linguaggio umano in cui Egli ha umiliato la sua Sapienza, non dimentichiamo la trascendenza e la santità della Parola divina che vi si è incarnata perché la potessimo intendere. c) Pacato sforzo di raccoglimento. Per mettersi in religioso ascolto occorre un clima di silenzio, di calma interiore. Creare quasi un piccolo angolo di monastero: per avere una comunicazione misteriosa e intima. Impegnare la testa e il cuore: tutto me stesso davanti a Colui che mi parla. Il Verbo non è solo una parola, è una Persona.

75 Cfr Alcuino, in Psalmo 127. 76 Cfr Sant’Anselmo, De Concordia praescentiae et praedestinationis et gratiae Dei cum libero arbitrio, q. III, C. 6. 77 Cfr Sant’Agostino, La dottina cristiana, III. 37.56. 78 Cfr Sant’agostino, Discorsi, 51,5.6. 79 Cfr Fil 2,12. 26 d) Assiduità. “Ecco vengono giorni, dice il Signore, in cui manderò la fame nel paese: non fame di pane, né sete di acqua, ma di sentire la parola del Signore”80 (Am 8). Così è l’uomo spirituale. La fame è u n ’esi genz a d el l ’a mo re . Amare per conoscere. È scoperta di una Persona ardentemente amata, in cui ogni verità va ad integrarsi quasi come un lineamento del suo volto. Lui è la Verità e ogni testo della Scrittura parla di Lui. “O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la vita ad ascoltarti … per imparare tutto da Te … fissarti sempre e starmene sotto il tuo grande splendore”81 (Sr. Elisabetta della Trinità). Lettura assidua caratterizzata da un impegno totale. L’abitudine alla lettura si fa talmente connaturale che nemmeno il sonno riesce ad interromperla. La Parola è presente ad ogni attività della giornata, è la fiaccola che illumina ogni azione proiettandovi sopra la luce di Dio. La lettura accompagnerà la refezione: lì si intrattiene coi fratelli in conversazione, si parla delle gioie spirituali delle letture bibliche. Il cuore è inondato di amarezza? Basterà la lettura di una pagina sacra per dissiparla. Ci si approssima la morte? Le parole dei Salmi trasformano anche i dolori dell’agonia in un sacrificio di Lode. Di San Martino: “Non trascorse mai un’ora od un momento in cui non si applicasse alla preghiera o non attendesse alla lettura”. E questa famigliarità con la Parola produce la perfetta sintonia. U n ’a ssi mi l az i on e vi ta le . In San Bernardo: ciò che dice è tutto Bibbia; il suo linguaggio è un centone di testi biblici cuciti insieme. e) Per la Salvezza: non è solo per imparare. È scienza, ma scienza per la salvezza. Una conoscenza vitale che risponde alla conoscenza di cui siamo oggetto da parte di Dio. Quando Dio «conosce» un essere, si interessa di lui, lo ama, lo sceglie, lo colma dei suoi doni, lo lega a sé quasi in una comunanza di destino (Am 3,2). Anche l’Alleanza è una forma di conoscenza. La stessa immagine delle nozze (Osea, Ezechiele, Cantico, Salmo 44). Conoscenza che si traduce in consenso, in abbandono, in impegno totale. Tutto si riassume in quella “fede obbediente”82 (San Paolo) che porta l’uomo “ad abbandonarsi a Dio tutto intero, liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà”83 (Dei Verbum 5). f) Si arriva al gusto dell’esperienza. È Dio stesso che si rivela e introduce in una felice esperienza. Il suo influsso sta soprattutto nel dono dell’intelletto e della sapienza. Il primo perfeziona la fede per via di una certa fede penetrante. Si «legge dentro» alla parola, ci si spinge innanzi nella comprensione del mistero.

80 Cfr Am 8,11. 81 Cfr BEATA ELISABETTA DELLA TRINITÀ, Elevazione alla Santissima Trinità, 21 novembre 1904. 82 Cfr Rm 16,26; 1,5. 83 Cfr Dei Verbum, 5. Non è in proporzione all’acume dell’intelligenza né alla preprazione scientifica. È un dono che Dio dà di preferenza ai puri e ai semplici di cuore. Il dono della sapienza perfeziona la carità per via di un certo gusto sperimentale. Porta ad assaporare la Parola perché crea tra l’anima e la Scrittura una certa connaturalità. La si legge sotto la mozione dello stesso Spirito che l’ha ispirata.

L’uomo di fronte alla Parola

1. La parola di Dio è un fatto dinnanzi al quale l’uomo non può rimanere passivo; il portavoce ha responsabilità pesantissime; all’uditore viene intimato di prendere posizione e ciò impegna il suo destino. Il ministero della parola non è presentato come fonte di gioie mistiche; al contrario ogni profeta si espone alle contraddizioni e anche alle persecuzioni. Certamente Dio gli dà forza sufficiente per trasmettere senza timore il messaggio (Ger 1,6-10). Ma egli è responsabile (Ez 3,16- 21; 33,1-9). Se cerca di sottrarvisi, Dio lo può ricondurre con la forza (Gn 1,3 sq). Ma per lo più adempiono la loro missione a tutti i costi anche se la fedeltà è motivo di sofferenza (Ger 15). Quanto agli uditori devono dare un ’a cco gl i en za fi du ci o sa e do ci l e . In quanto rivelazione e regola di vita, la parola è per essi una luce84 (Sal 118,105), in quanto promessa dà una sicurezza per il futuro. Chiunque sia colui che la trasmetta, Mosè od un profeta, bisogna ascoltarla. “Ascolta, Israele, e bada di metterli in pratica” (Dt 6,3), sia per averla nel cuore e metterla in pratica, sia per contare su di essa e sperare in essa. “Maledetto l’uomo che non ascolta le parole di questa alleanza (…) Ascoltate la mia voce ed eseguite quanto ho comandato ecc...” (Ger 11,3-6 sq). (Sal 118. 9. 17. 101 e ancora 42. 74. 81 ecc…). La risposta alla Parola costituisce un atteggiamento interiore che comporta tutti gli aspetti della vita teologale: la fede, perché la parola è rivelazione del Dio vivente e dei suoi disegni; la speranza, perché è promessa d’ingresso; l ’a mo re , perché è regola di vita.

2. Di fronte alla Parola di Gesù, agli uomini viene intimato di prendere posizione con una parola che li mette in contatto con Dio stesso. Nella parabola del seme, la parola, che è il vangelo del Regno, è accolta diversamente: tutti sentono, ma soltanto quelli che la comprendono (Mt 13,23) o l’accolgono (Mc 4,33) o la custodiscono (Lc 8,15), la vedono portare frutto in essi. “Coloro che ascoltano la sua parola e la mettono in pratica” e coloro che l’ascoltano senza metterla in pratica: casa sulla roccia o casa sulla sabbia (Mt 7,24-26; Lc 6,47-49). Queste immagini introducono una prospettiva di giudizio: ognuno sarà giudicato sul suo atteggiamento di fronte alla parola. “Se uno avrà arrossito di me ecc...”85 (Mt 8,38) tra gli uditori di Gesù si opera una divisione a motivo delle sue parole (Gv 10,19). Da una parte vi sono coloro che credono (Gv 2,22; 4,39.41-50), che ascoltano la sua parola (Gv 5,24), la custodiscono (Gv 8,51; 14,23; 15,20), rimangono in essa (Gv 8,31) e nei quali essa rimane (Gv 5,38; 15,7); questi hanno la vita eterna (Gv 5,24), non vedranno mai la morte (Gv 8,51).

84 Cfr sal 119[118],105. 85 Cfr Mt 8,38. Da l l ’a l tra pa rte vi sono coloro che trovano questa parola troppo dura (Gv 6,60), che non possono ascoltarla (Gv 8,43) e che per tale fatto, la rifiutano e rigettano Cristo; questi saranno giudicati dalla parola stessa di Gesù nell’ultimo giorno (Gv 12,48) perché essa non è parola sua, ma parola del Padre (Gv 12,49; 17,14) che è verità (id. 17,17). È quindi lo stesso prendere posizione nei confronti della parola di Gesù, nei confronti della sua persona e nei confronti di Dio. Secondo la decisione presa l’uomo si vede introdotto in una vita teologale fatta di fede, di fiducia e di amore, od invece rigettato nelle tenebre del mondo malvagio.

3. L’ascolto della Parola è mezzo fondamentale di vita spirituale. Non si vive la vita spirituale che in quanto si accoglie in noi la Parola e la Parola è concepita in noi come fu per la Vergine; è in continua con quel mistero che il cristiano deve vivere la sua vita religiosa. La partecipazione del cristiano alla divina maternità non può uguagliarlo a Maria, tuttavia San Francesco vuole che si divenga «Madri del Xto». La vita cristiana implica una nascita del Verbo nel cuore dell’uomo, implica perciò prima di tutto un accogliere la Parola perché s’incarni nell’uomo. Se dobbiamo vivere l’adozione filiale è necessario che la vita spirituale tragga dal nostro rapporto con la Parola tutta la forza (Barsotti). Dio ci parla anche attraverso la storia (come agli Israeliti), attraverso la nostra vita e i suoi avvenimenti, attraverso le ispirazioni; quindi la «Parola» è molto più comprensivo che dire la «Scrittura». Ma la lettura della Bibbia ci fa entrare in comunione con la Parola di Dio. La lettura della Bibbia è quasi un sacramento per l’anima. Il Concilio Vaticano II ci autorizza a dire che dopo i sette Sacramenti l’ascolto della Parola ha una sua efficacia quasi sacramentale. L’a sco l to è un sacramentale. E bisogna fare questo ascolto nello Spirito Santo perché è solo Lui che mi può testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio, che ci fa aprire gli occhi, altrimenti saremmo come quelli che non capirono nulla pur avendo assistito agli avvenimenti della vita di Gesù. L’effetto fondamentale della redenzione è l’aprirsi del libro sigillato. La divina parola cresce col crescere di colui che l’accoglie. La spiritualità cristiana non è una dottrina morale. L’uomo sperimenta l’azione della Parola che in lui si incarna; fa di lui un membro di Cristo, un testimone, un continuatore della sua vita, un testimone della sua presenza nel mondo. Io vivo il mio cristianesimo in quanto, ascoltando la Parola, la accolgo in me e mi lascio assumere dalla sua forza, mi fa uno con Cristo, rinnova il suo mistero, lo amplia, lo dilata, lo continua nel tempo. Così la vita spirituale è in dipendenza dalla Scrittura. Non è l’adempimento di una norma; non dobbiamo decadere in un piano di morale naturale. Solo lo Spirito interpreta la ricchezza della Parola in quanto in noi stessi continua e dilata la sua incarnazione. Ascoltare la parola ma in ordine al sacrificio. “Guarda con amore, o Dio, ecc...”86. Il Verbo si è fatto uomo per essere un solo corpo e un solo spirito con noi, affinché noi tutti diveniamo un solo sacrificio di lode alla Maestà divina. Il sacrificio di tutta la creazione è l’oblazione pura del Verbo al Padre, il Verbo anche nella umanità assunta e, per questo, con tutta la creazione si volge al Padre. Tutta la creazione ascende per divenire pura lode. Tutta l’umanità consuma in un unico atto di amore eterno. Questo ci insegna il libro dei Salmi nella sua unità. Dal combattimento e dalla lotta alla lode degli ultimi salmi: Dio strappa dal peccato per portare all’alleluia. E tutta la creazione alla fine è associata all’uomo per essere assunta dal Verbo e divenire in Lui la lode di Dio. La Parola di Dio diviene anche la Parola dell’uomo, e non solo dell’uomo, ma anche del vento, dei mari, degli alberi, di tutta quanta la creazione che non è più che una sola Parola. In tutta la creazione non sussiste più, non vive che il Verbo, la lode infinita del Padre. Per questo i Salmi sono divenuti la nostra preghiera.

4. Non bisogna però conferire alla Parola di Dio un carattere magico. La Parola proprio perché rivolta all’uomo, esige di essere accolta da lui e non è veramente accolta se non la capisce. Se la Parola è rivolta all’uomo non si realizza senza l’uomo. È vero che la Parola compie quello che dice, ma lo compie attraverso di te, come la grazia. La Parola ti annuncia il disegno di Dio e lo realizza attraverso di te che accogli la Parola. Non si realizza sen z a l ’uo mo , anzi nell’uomo medesimo. Come non si è incarnato senza il fiat di Maria. Io debbo ascoltare e l’efficacia della Parola accolta opera in una il volere e il fare. Parla alla intelligenza: cresce nella comprensione dell’uomo via via che l’uomo diventa più grande. La Parola al bambino dice parole da bambino. Parla alla volontà: esige obbedienza. E dà la forza alla volontà. Anche in Gesù l’obbedienza.

5. L’a gen te d el la cre sci ta è lo Spirito di Cristo che anima dall’interno la Chiesa e la sospinge innanzi, che “introduce i credenti a tutta intera la verità e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza” (Dei Verbum, 8). Solo lui può spalancare gli occhi. Gli antichi vedevano adombrato questo nel gesto di Cristo che prende il pane nelle sue mani, lo benedice e lo spezza. Il pane del sacramento richiama il pane della parola. Il gesto si ripete nella Chiesa non solo nel mistero eucaristico ma anche nella lettura della Scrittura. Egli spezza questo pane, divide questa Parola e il risultato è la scienza della Scrittura. “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture”87. Solo la sua grazia, non l’ingegno o la cultura. E quando ilo mistero si svela, è Cristo che si rivela.

86 Cfr MESSALE ROMANO, Preghiera Eucaristica III. 87 Lc 24,45. Il passaggio all’intelligenza della Scrittura è un passaggio alla vita del Cristo. Quando si apre la Scrittura Egli ci ammette alla sua intimità. Andare alla Scrittura come “alla carne di Cristo” (Sant’Ignazio88). Nel suo mistero si radunano tutte le linee della storia sacra, “Parola breve, parola concisa”. Compie le Scritture, ricapitola l’economia e condensa in sé la Parola. Tutta la sua vita è un esegesi in atto. E lo è soprattutto quel vertice della sua vita che è il mistero pasquale. La sua Croce è la chiave unica che apre tutti i misteri (Sant’Agostino89). È il grande libro aperto in cui ognuno può ormai leggere il disegno divino. Senza quel costato aperto noi moriremmo di sete. Cadono dal libro i sigilli. Dio manifesta al più alto grado il suo Mistero che è agape. Quell’atto opera nella Scrittura una vera conversione che è paragonata alla consacrazione eucaristica. Tutta la Scrittura raccolta come un pane nelle mani di Cristo: “Il Signore prese nelle sue mani i pani delle Scritture”90. Nell’atto stesso in cui egli si offre al Padre in sacrificio, quel pane è consacrato e trasformato in lui. E si è offerto. “Quest’unico libro è Cristo” (Ugo91). Non si tratta tanto di leggere un libro, quanto di cercare Qualcuno. Il senso della Scrittura non è una verità impersonale: è la figura di Cristo. Tutta la scienza esegetica è la capacità di riconoscere Cristo. (Commento dei santi al Cantico dei Cantici).

88 SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Philadelphienses, V, 1. 89 SANT’AGOSTINO, In Psalmo XLV, n. 1. 90 RUPERTO DI SALISBURGO, In Ioannem, VI. 91 UGO DI SAN VITTORE, De arca Noe, 2, 8.

La Parola di Dio nella Chiesa

1. Dopo che la Parola di Dio si è fatta carne in Gesù Cristo tutte le future parole di Dio non sono altro che ri vel a z io n e d i q u est’un i ca parola nel linguaggio degli uomini. Ogni parola di Dio dice ora le stesse cose perché una volta apparsa in Gesù Cristo si rivela identica anche nella varia espressione umana. La parola di Dio è ora parola degli apostoli, nella quale Dio si rivela in Gesù Cristo. Gli apostoli possono definirsi «i servitori della Parola» (Lc 1,2; At 4,29; 6,2-4); ad essi spetta di diffondere nel mondo intero la Parola di Dio(1Ts 2,13) la Parola di salvezza e di vita (At 13,26; Fil 2,16). La diffusione e l’incremento della Chiesa è presentata negli Atti (6,7; 12,24; 19,20) come la diffusione e la crescita della Parola di Dio che deve compiere la sua diffusione nel mondo (2Ts 3,1) senza che nessuno possa ridurla in catene (2Tm 2,8). La Parola di Dio eterna e vivente è il seme incorruttibile dal quale sono procreati i figli di Dio (1Pt 1,23) “generato per mezzo di una parola di verità” (Gc 1,17-18). La Parola è un principio di vita che viene da Dio, purifica dal peccato e dimorando nel credente, gli consente di dimorare nel Figlio e nel Padre (1Gv 2,24; 3,9). La parola dei discepoli prosegue la parola di Gesù, poiché mette agli uomini la stessa scelta ed esige la stessa risposta. La loro parola è quindi il «ricordo» della presenza di Gesù, rievocato nella possanza dello Spirito: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio nome, v’insegnerà (ogni cosa) tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Negli Atti la Parola di Dio diventa quasi il tema esclusivo. Base e punto di partenza è l’avvento storico di Gesù di Nazaret che Dio ha voluto come parola rivelatrice dagli inizi fino all’apparizione del Risorto davanti a testimoni da lui scelti. (At 10,36 sg.). Questa parola è inviata come salvezza a Giudei e pagani (At 13,26). È Dio che agisce o annuncia (At 17,30; 21,19) oppure è Cristo medesimo, il risorto (At 26,23; 13,38). Tuttavia questa parola rivelata da Dio e da Gesù Cristo, parola innalzata a testimonianza storica nella vita di Gesù, è la stessa degli apostoli. I servi di Dio parlano la parola di Dio (At 4,29). La parola di Dio passa attraverso la bocca degli apostoli (At 15,17). Ha la sua origine nella apparizione del Risorto. Essi testificano ora ciò che hanno visto e udito (At 1,8. 22). Per questi sono incaricati dal Risorto e chiamati al suo servizio. Ma è lo Spirito Santo che pone questa parola sulla loro bocca. La forza (δύναμις) dello Spirito è dono del Risorto, è potenza escatologica della parola di salvezza aperta a tutti, e che di tutti apre il cuore e la bocca (At 2,4 sq). San Paolo: condivide il concetto di parola di Dio che egli designa come “parola” (1Ts 1,6), “parola di Cristo” (Col 3,16), “parola del Signore” (1Ts 1,8), “vangelo” ecc... Non intende soltanto come una parola di Dio, ma come la parola che Dio stesso pronuncia (Eb 12,25). Ma questa parola di Dio è anche la parola dell’apostolo, è “la mia parola e il mio messaggio (1Cor 2,4), è “il nostro vangelo” (2Cor 4,3; 1Ts 2,13). È come se Dio stesso esortasse per mezzo dei suoi (Cfr 2Cor 5,20), “non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio”92 . La parola di Dio trapassa in quella dei suoi inviati; Dio la affida a loro, dà loro la «diaconia» della parola, vuole che siano dei servitori del vangelo (1Cor 9,16-17; 2Cor 3,4-6; Ef 3,2- 4; Col 1,23-25). Gli apostoli a loro volta danno il compito di predicare e annunciare la parola agli episcopi, ai presbiteri, ai didaskaloi93 (At 20,28-30; Ef 4,11; 1Ts 5,12; 1 Tm 3,2; 5,17; Tt 1,5-9). Costoro poi devono conferire ad altri il ministero della parola (1Tm 4,6); “Tu dunque, o figlio mio, prendi forza nella grazia di Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me nella parola di molti testimoni trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare molti a loro volta” (2Tm 2,1-2; cfr 2Tm 2,13-14). Così l’annuncio prosegue in seno alla Chiesa. La rivelazione diretta è ormai chiusa e non si ripete più (1Cor 15,8; Ef 2,20), ma nella Chiesa è ora in atto il flusso della tradizione che è ancora parola di Dio. La parola di Dio viene quindi trasmessa dai discepoli del Signore di generazione in generazione. Essa rimane alla base della liturgia, della catechesi, della dottrina teologica: attraverso tutte le realtà della comunità cristiana, la parola diventa intelligibile di volta in volta, si attua in virtù dello Spirito Santo e grazie all’impegno personale di ognuno.

92 1Ts 2,13. 93 Portatori della Didaché.

La Preghiera

1. È una necessità interiore. È una grazia. È un appagamento.

Ma è anche un dovere, una fatica, uno sforzo continuo.

2. È un andare a scuola da Gesù. La sua persona è tutta immersa nella preghiera. Il moto sacro va continuamente dal Padre a Lui e da Lui al Padre (cfr il battesimo94, quando si ritira in solitudine, nell’ultima cena95).

3. Se Gesù è il Figlio, noi siamo figli di Dio. La nostra preghiera è la testimonianza dei nostri bisogni, della nostra indigenza radicale: noi dobbiamo chiedere tutto a Dio. Ma essa è anche il riconoscimento nell’intimo del nostro cuore della nostra relazione con il nostro Padre. Troviamo dunque in ogni preghiera la presa di coscienza e l’accettazione della nostra condizione umana. Eleviamo il nostro cuore a Dio nostro Creatore e nostro Padre: atto di adorazione, di fede, confidenza, amore.

4. La sostanza della preghiera è l’adesione al piano salvifico. In quanto il piano di Dio è già compiuto abbiamo il rendimento di grazie. Se nella sua sorgente, ossia in Dio, la preghiera di lode. Se come futuro, la preghiera di domanda. E tutto nel nome di Gesù (Gv 16,23-24).

5. L’attività della preghiera non può essere un’attività isolata, si inserisce necessariamente nella vita della Chiesa che è il Corpo Mistico in unione profonda con Cristo. Noi possiamo mancare di fede o di confidenza o di amore. La Chiesa no, è sempre viva. Ci appoggiamo su di Lei, ci arricchiamo di Lei, entriamo con Lei in una preghiera autentica e pura.

La Preghiera biblica

1. Lettura dialogica. Una lettura fatta a due. Presenza viva dell’interlocutore che allaccia il dialogo. Quando leggo è Lui che mi parla, quando prego sono io che gli rispondo. È il centro di tutta la spiritualità della parola. “Mi fu rivolta la parola del Signore”96. Importanza capitale di questo fatto: Dio parla all’uomo, Dio non s’accontenta di lasciarsi cercare dall’uomo. Tutta la Bibbia sottolinea il primato dell’iniziativa divino in ogni cosa. “Non lo cercheresti se egli non ti avesse cercato per primo (Sant’Agostino97); “È lui che ci amati per primo” (1Gv98). Dio non è solo Qualcuno che mi ascolta; prima ancora è Qualcuno che mi parla. La Parola è l’atto con cui Egli prende l’iniziativa di cercarmi, entra nella mia vita, la afferra e la plasma. Attitudine fondamentale: ascoltare. Un popolo in ascolto: Ascolta Israele99. Quando mi parla cessa di essere un «egli» e diventa un «tu». Dio non è solo «oggetto» della fede; è il soggetto del rapporto. Mi chiama per nome: “Fu rivolta la Parola del Signore a Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto” (Cfr Lc 3,2). Ora, è ciò che avviene nell’esistenza di ciascuno (Dei Verbum, 8. 2. 21). Il privilegio di Mosè con cui “il Signore parlava a faccia a faccia come un amico parla al suo amico” (Cfr Es 33,11) ereditato dagli Apostoli (Gv 15,14-15: Vos autem dixi ecc…100) viene così trasmesso a tutti i figli di Dio. “La lettura va accompagnata dalla preghiera ecc...” (Dei Verbum, 25). Due momenti correlativi di un unico atto, le due componenti del dialogo. Non è un monologo. L’iniziativa è di Dio. Ciò che dice è ciò che maggiormente conta (unicamente). Pregare è anzitutto ascoltare. È inconcepibile una preghiera cristiana che non abbia nella Bibbia il suo punto di partenza. Cogliere allora la presenza di Dio nella sua parola; che la Parola sia accolta come un messaggio personale che interpella direttamente ciascuno. “La gloriosa Vergine portava sempre nel cuore il Vangelo di Cristo e non smetteva mai, notte e giorno, di parlare con Dio e di pregarlo” (Santa Cecilia). Ascoltare avidamente le parole come Maria a Betania101. Risposta a Dio con la preghiera. Risposta con la concretezza di tutta la vita. Dio Parla: l’uomo ascolta e gli risponde. È la preghiera.

96 Ger 1,4. 97 SANT’AGOSTINO, Commento al Vangelo di Giovanni, 63,1. 98 1Gv 4,19. 99 Dt 6,4. 100 “Vos autem dixi amicos – ma io vi ho chiamati amici” (Gv 15,15). Dio si rivela: l’uomo accoglie e impegna tutta la vita nella scoperta progressiva del suo volto. È la fede. Dio insegna: l’uomo modella su quella Verità tutto il suo universo mentale. “Fare la verità” (San Paolo102). Dio parlando liberamente si dona; l’uomo accogliendo il dono entra in comunione con Lui e gli grida: “Fa di noi un dono eterno a te offerto”. È l’amore. Dio impone norme: l’ubbidienza; “Tutto ciò che il Signore ha detto noi lo faremo (Es 24,7). Modello Cristo: “Entrando nel mondo ecc...” (Eb 10,5). “Il Vangelo lo capisce solo chi lo vive” (San Girolamo103). Se la Bibbia è una storia della salvezza, la vita di ognuno ne segna quasi la maturazione. La Bibbia non è solo un libro da leggere, da imparare e su cui pregare: una storia che interessa e che commuove. È essenzialmente una storia da rivivere. Nell’uomo di Dio si assommano tutte le esperienze dell’Antico e Nuovo Testamento, dei profeti, degli apostoli e dei martiri. La chiamata si modella su quella di Adamo104, di Abramo105. Le «tentazioni» ricalcano quelle dell’Eden106 o del deserto107; la preghiera è accostata a quella di Giacobbe con l’angelo e si conclude con visione di Dio a faccia a faccia. “Per comprendere la Scrittura bisogna cessare di far solo lo spettatore” (Barth). Aderisci strettamente al testo e quanto esso dice riferiscilo a te stesso. Bisogna fare entrare in gioco tutte le energie vive dell’uomo, l’intelligenza, il cuore, la fantasia (Dei Verbum, 5). Obbedienza della fede (Rm 16,26). Capitolazione, abbandono di tutto l’essere nella libertà e nell’amore alla sua Parola. Solo un impegno così totalitario può spalancare le porte dell’anima. E allora la Parola “compie in noi la sua corsa” (2Tes 3,1108), riempie il cuore e imprime un impulso divino a tutta l’esistenza, sollevandola a Dio (Dei Verbum, 26109). E quanto il testo dice riferiscilo a te stesso. All’impegno totale fa seguito la personalizzazione. La mia vita è interpellata. È vero che mi si presenta i paradigmi di un’esperienza oggettiva e universale, ma questa esperienza guidata da Dio è tale che in essa si ritrova l’esperienza dei singoli. Ognuno di noi è una realtà unica, assolutamente originale e irrepetibile. Il pensiero creatore di Dio non si ripete mai”110. Magister adest et vocat te111: un messaggio personale e unico.

102 Cfr NOVA VULGATA: “Veritatem facientes – fare la verità” (Ef 4,15). 103 SAN GIROLAMO, Lettera CXXVII, 4. 104 Cfr Gen 2,7-24. 105 Cfr Gen 12,1-3. 106 Cfr Gen 3,1-7. 107 Cfr Mt 4,1-11. 108 Cfr 2Ts 3,1. 109 Cfr D.ei Verbum, 26. 110 (Leclerq). 111 “Il Maestro è qui e ti chiama” (Gv 11,28). Tutta la Bibbia gravita verso Cristo. Ma questo mistero domanda di essere prolungato; e il prolungamento avviene a due livelli: nella Chiesa intera, che è il Cristo continuato nel tempo, e in ogni singola anima, piccolo microcosmo della Chiesa perfetta (Origene) ove palpita tutta la vita del grande Corpo di Cristo diffuso nel mondo. Ne segue che nella Scrittura tutto può essere allegorizzato, trasferito cioè al mistero di Cristo e a quello della Chiesa che fa tutt’uno con Lui. E in una seconda tappa tutto può essere moralizzato cioè applicato al singolo. Si passa così dall’aspetto oggettivo all’aspetto soggettivo: il dato biblico è interiorizzato. Ognuno lo accoglie in sé e se lo appropria. Quello che è avvenuto in Cristo e avviene nella Chiesa, si compie in ciascuno. È la tappa finale del mistero che in qualche modo finalizza tutte le altre. A che servirebbe tutto ciò che Dio ha fatto se non afferrasse la vita di ciascuno? Ignorare questo prolungamento è mutilare lo stesso dato oggettivo del mistero, è come impedire a un albero di portare frutti. La Scrittura è tutta intera per noi. L’anima è il tempio di Dio in cui si celebrano oggi i divini misteri. Se ho dinanzi il tema di Gerusalemme penserò alla dimora che Dio vuol costruire nel mio cuore, ma lo vedrò come un riflesso del tempio santo che lui costruisce ogni giorno nella Chiesa. Se penso al Natale rifletterò all’avvento interiore, Betlemme, e a quello che avviene nella Chiesa. La storia biblica è la mia storia. E poiché tutta la Bibbia è per me deve continuare in me il suo compimento. In qualche modo continua a essere profezia finché non si è compiuta nella mia vita, per diventare atto. Della lettura dovrei ripetere: “Oggi si è compiuta in me questa Scrittura” (Lc 4, 1112). La Scrittura è uno specchio perché la Parola riflette la nostra immagine: è uno strumento per la diagnosi della nostra vita. Mette a nudo i nostri pensieri segreti e ci rivela il nostro cuore, ci restituisce la trasparenza divina; ci dà la chiave per decifrare il libro dell’esperienza. La chiave è il volto di Cristo: ogni pagina della Bibbia è come il velo della Veronica. Siamo chiamati a riprodurre in noi i lineamenti del suo volto. Imitazione di Cristo. Ed è una spada (Eb 4,12). La Parola deve ferire, aprire una piaga, mettere in crisi situazioni false, provocare un ripensamento, suscitare una metanoia. “Figlio dell’uomo, mangia questo libro” (Ez 2113) e Geremia 20,9: “Fuoco divoratore ardente chiuso nelle ossa”.

112 Cfr Lc 4,21. 113 Cfr Ez 2,8. 38

La Parola di Dio nella Liturgia

1. “È necessario che tutti conservino un contatto continuo con le Scritture, mediante la sacra lettura e lo studio accurato (…) onde apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo (cfr Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Xto” (Dei Verbum, 25114). Contatto personale con la Parola che permette ad essa di compiere in noi la sua corsa. “Bere dalle Sacre Scritture la salvezza per suscitare il fervore spirituale” (Antica regola monastica115). E per portarla: è vano predicatore della parola di Dio all’esterno, colui che non l’ascolta di dentro (Sant’Agostino116).

2. Pri ma to d el l ’a sco l to eccl esi a l e. a) La proclamazione liturgica rimane il luogo e il mezzo privilegiato del contatto con il testo sacro. Lì mi è restituita nella sua pienezza la Parola “vivente ed efficace”117. La Parola è viva quando è presente l’interlocutore e risuona attualmente dalla sua bocca. Solo la presenza di Cristo impedisce alla Parola di trasformarsi in un documento di storia. La Chiesa ha il privilegio di questa presenza, perché essa si identifica con Cristo: ne è la continuazione. È il Cristo diffuso e comunicato. Ora il Mistero della Chiesa trova la sua attuazione massima nella celebrazione. L’assemblea liturgica non è solo una manifestazione, u n ’ep i fan i a del Popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; essa rappresenta il culmen della sua attuazione. Ogni assemblea locale è come una concentrazione della grande Chiesa universale (Lumen Gentium, 26). E poiché la Chiesa è il Corpo di Cristo, l’attuazione plenaria del suo mistero trascina con sé la pienezza della presenza del Risorto. “È ben Lui che parla quando nella Chiesa si leggono le Scritture” (Sacrosanctum Concilium, 7). Lì la parola è legata al rito che è azione di Cristo, e ritrova tutta la sua forza nativa di proclamazione che salva. “Ricordati giorno e notte di chi predica la parola di Dio e onoralo come il Signore, perché dove viene annunziata la maestà del Signore ivi egli è presente” (Didaché118). Quando è Dio presente che parla, la sua Parola conserva tutto il suo originario potenziale di salvezza. È Parola creatrice: fa quello che dice.

114 Cfr DEI VERBUM, 25. 115 Cfr Regula Ferioli o Ferreoli Uzeticensis, cap. 24. 116 SANT’AGOSTINO, Sermo 179, 1. 117 Eb 4,12. 118 Didaché, IV,1. Parola che è viva e attuale nell’atto liturgico massimamente ma non esclusivamente. Ogni forma di predicazione impegna la Chiesa in qualche modo ed implica perciò la presenza di Cristo nella parola proclamata. È apostolo colui che trasmette; e l’apostolo di un uomo è come un altro lui stesso. b) Così per la lettura privata. Il libro in sé non è la parola di Dio, è solo mezzo di trasmissione. Ma chi legge è membro della Chiesa. La sua lettura si pone nel contesto del Mistero ecclesiale ove è presente e agisce lo Spirito Santo che ha animato gli agiografi. Il testo può essere letto con lo stesso Spirito con cui è stato scritto.

3. Ma il testo biblico anche se accompagnato dall’omelia e preparato da un’ampia lettura non rivela tutte le sue ricchezze a un primo ascolto, tanto meno119 di colpo a calarsi vitalmente nell’esistenza, a incorporarsi profondamente a tutto il suo mondo interiore. Un ascolto vitale esige un ripiegamento amoroso, calmo, meditato, personale sul testo. Ancora una volta è illuminante un raffronto col Pane eucaristico. Si sa con quanta insistenza la prassi ascetica, guidata dai documenti ecclesiastici, inclusi gli ultimi (Eucharisticum mysterium, n. 38), insista sulla necessità di un ringraziamento personale. Esso permette all’anima di aprirsi alla presenza spirituale di Cristo e alla sua azione, perché Egli penetri tutte le facoltà e riempia la vita: così l’energia divina immessa in noi dal sacramento si radica nell’anima e si fissa in profondità. Le esigenze della Parola sono identiche: poiché con l’Eucarestia essa costituisce un’unica mensa. Non basta nutrirsi, bisogna assimilare: gli antichi dicevano: «ruminare»120. La meditazione appare così come il naturale complemento della proclamazione. Lì si penetra sempre più a fondo nelle ricchezze di un testo che si rivela «inesauribile». Lì si è colti da quelle folgorazioni improvvise interiori che illuminano di una luce nuova; di un testo ascoltato mille volte si percepisce finalmente la portata decisiva, capace di orientare e di nutrire tutta un’esistenza (Es. Marmion; Santa Elisabetta121). Approfondimento diventa personalizzazione. “Dio parla al suo popolo … e il popolo risponde a Dio con il canto e la preghiera” (Sacrosanctum Concilium, 33). La parola di Dio raduna tutta la comunità che nel comune ascolto si unisce. Giusto insistere sul carattere comunitario di ogni atto liturgico e della stessa vita cristiana in reazione a un’educazione troppo esclusivamente individuale. Ma bisogna tenere presente il carattere personale e irrepetibile di ogni incontro con Dio.

119 Il testo di riferimento (MARIANO MAGRASSI, Bibbia e preghiera, Ancora) che don Pietro ha utilizzato nella trattazione del presente Quaderno, a questo punto inserisce: “… riesce …”. 120 Cfr SANT\'AGOSTINO, Esposizione sul Salmo 141, 1. 121 Cfr i due saggi dedicati da M. M. PHILIPON a queste due figure di primo piano nella spiritualità del Novecento: La dottrina spirituale di Dom Marmion, Brescia 1956; La dottrina spirituale di Suor Elisabetta della Trinità, Brescia 1957. Dall’armoniosa fusione di due elementi nasce l’equilibrio cristiano. Dio non parla solo al suo popolo: interpella anche personalmente me. La sua Parola assume per me un tono e una risonanza unica, in funzione di quel disegno particolare e irrepetibile di Dio che traccia il cammino della mia esistenza. È così che il dialogo universale dell’atto liturgico diventa personale e unico nella meditazione che lo prolunga: sento come rivolto a me quello che prima il Signore ha detto a tutti. Sento che quella Parola risponde ai miei problemi, illumina i miei passi, prospetta il mio ideale.

La Parola di Dio e la conversione

1. La rivelazione dell’Antico e Nuovo Testamento è un perpetuo richiamo alla conversione, al mutamento interiore mediante il quale gli uditori della Parola di Dio si distaccano da quello che credevano pienezza di vita per correre incontro al Dio della Salvezza. Venne rivolta ad Abramo: bisogna andare verso una nuova terra122. Purtroppo gli uomini non hanno riconosciuta questa vocazione (Rm 1,18-23). Allontanarsi da Dio, andare verso le creature: si costruisce degli dei. Gli idoli del tempo che non è sempre facile riconoscere. L’uomo da solo non riesce ad allontanarsi dal peccato. È Dio che converte, che fa irruzione nel cuore, che lo fa nuovo. La conversione è un aspetto dell’opera creatrice di Dio.

2. Giovanni predica un battesimo di penitenza123. E Gesù: convertitevi e credete al Vangelo124.

122 Cfr Gen 12,1. 123 Cfr Mt 3,1-12. 124 Mc 1,15.

La Parola e la Fede

1. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente” (Dei Verbum, 5). Dio ci dà «un dono divino grandissimo», noi diamo l’obbedienza della fede (Rm 1,5; 16,26; 2Cor 10,5). L’atto di fede e la virtù della fede, che è l’atto passato allo stato abituale, è l’adesione dell’intelligenza e della volontà al contenuto della Rivelazione in un atto di sottomissione fiduciosa e personale a Dio.

La Parola e la Povertà

1. Distacco dalle creature. La volontà deve staccarsi da ogni cosa creata che le può impedire il volo verso Dio. È assai importante. Dio è tutto. Siamo disordinati e immortificati. Mortificare i nostri desideri.

2. I mistici; San Giovanni della Croce: Per assaporare tutto, non aver gusto in cosa alcuna. Per possedere tutto, non possedere nulla di nulla. Per essere tutto, sii nulla di nulla. Per sapere tutto, non volere sapere nulla di nulla. Per giungere a ciò che non godi, devi passare per dove non ti aggrada. Per prendere ciò che non sai, cammina per quello che ignori. Per ottenere ciò che non possiedi, è necessario che passi per quel che non hai125.

3. La parola: Zc 9,9; 2Cor 8,9; Mt 8,20. Gc 2,5; Mt 11,5; 19,21; Lc 14,21; Sof 3,12. Lc 26,22; Mt 5,3; Ap 2,9. “Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino” (Zc 9,9). La parola «povero» perde il suo significato esclusivamente sociale per un senso nuovo spirituale. Il povero è l’uomo che ha una fede incrollabile con abbandono, con umiltà, fiducia assoluta in Dio. Egli è totalmente aperto a Dio. Cristo viene come un povero. Ha preso su di sé la povertà materiale; ha assunto la povertà profetica, quella che annuncia il Regno messianico; ha evangelizzato i poveri. Ha dato a tutti, attraverso la sua condotta, l’esempio della povertà spirituale più perfetta. L’infanzia di Gesù trascorre tra i poveri in senso materiale e spirituale (Lc 2,1-20). Il prezzo del riscatto di Gesù è basato sulla tariffa dei poveri (Lc 2,24; Lev 5,7). Non ha dimora fissa (Mt 8,18-20). Si chiama “Figlio d’uomo” per indicare il suo abbassamento. Definisce la sua missione con la parola di Isaia: portare la buona novella ai poveri (Lc 4,16-20; 6,20-26; Mt 11,2-6; cfr Is 42,1-4; 61,1-2). Quelli che sono piccoli non si fidano delle loro idee personali, ma accolgono con gioia la verità. Tali non sono i farisei; “Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascosto ecc…” (Mt 11,25-27). Gesù si definisce dolce, mite (in aramaico ha la stessa radice di povero) e umile di cuore126 – elementi che caratterizzano il povero secondo lo

125 SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Salita del Monte Carmelo, I, 13,11. 126 Cfr Mt 11,29. Spirito – anzitutto in rapporto al Padre e perché Egli può condurre al Padre le anime che si mettono alla sua scuola (Mt 11,28-29). E la pietra scartata che diventa pietra d’angolo (Mt 21,42), “Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati (At 4,11- 12). L’umiltà di Gesù si manifesta nella sua ubbidienza al Padre. “Mio cibo ecc...” (Gv 4,34); “… perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 5,30); “… perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6,38); “Fatto obbediente ecc...” (Fil 2,5-11). Egli vuol essere solo l’inviato, il testimone della verità (Cfr Gv 3,11; Gv 18,37). Egli si identifica con i bambini e i poveri. I bambini: la categoria più umile, che non conta. “Se non diventerete come i bambini ecc...” (Mt 18,3) E con i poveri: “Avevo fame ecc... (Mt 25,31-46). La sua missione è servire e chiunque vuol restare in comunione con lui deve servire. “Il buon pastore offre la vita per le pecore ecc...” (Gv 10,11-17). Lavanda dei piedi. Dar la vita per i propri amici (Gv 15,13). La sua morte (Gv 19,34-36). Entra in Gerusalemme come il Re povero. La Passione: spogliato. La sua povertà diventa il suo stesso sacrificio; essa ha una portata sacrificale: “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del mondo” (Eb 2,17-18), “Pur essendo Figlio imparò l’obbedienza dalle cose che patì ecc... (Eb 5,8-10). “Per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti (Rm 5,19). Bisogna riconoscere Cristo nei poveri coi quali si identifica (Gc2,2-6).

La Parola di Dio e l’umiltà

1. L’umiltà ci dà la vera conoscenza di noi stessi principalmente in relazione a Dio. È camminare nella verità (Santa Teresa127). Ci rende sottomessi a Dio, da cui riceviamo tutto. Gesù nella sua umanità aveva pure lui ricevuto tutto da Dio. È il fondamento negativo di tutto l’edificio spirituale. Rimuove gli ostacoli per ricevere la grazia. Dio non può tollerare, come somma verità, che si trascuri l’umiltà. I gradi dell’umiltà. Pratica dell’umiltà. I mezzi. Chiederla. Guardare agli esempi di Gesù (nella sua vita nascosta, in quella pubblica, nella sua Passione, nell’Eucarestia). Maria modello. Esercitarsi. Verso Dio: sottomissione, adorazione, spirito di gratitudine, spirito di dipendenza. Verso il prossimo: ammirare i doni senza gelosia e invidia; non fermarsi sui difetti e scusarli; considerarci inferiori a tutti. Verso noi stessi: amare la nostra abiezione ricordando che siamo peccatori; accettare l’ingratitudine, la dimenticanza, il disprezzo. Non parlare mai di noi, né in bene, né in male.

2. Ciò che scriveva il Curato d’Ars: “Quale grazia, mie buone suore, da parte di un Dio, ma quale deve anche essere la grandezza della vostra riconoscenza e della vostra fedeltà, il riempire fedelmente i vostri doveri di serve di un Dio umiliato. Se, mie buone suore, voi volete conservare l’amicizia di Dio e il vostro primo fervore, bisogna che cerchiate sempre di fare la volontà degli altri, mai la vostra. Preferite sempre di fare ciò che sarà più basso, cercate sempre l’ultimo posto; non perdete niente di ciò che potrebbe umiliarvi, mettetevi interamente nelle mani del buon Dio, che è un sì buon Padre; amate tutte le vostre suore senza distinzione; domandate tutti i giorni al Buon Dio di darvi ogni giorno qualche occasione di umiliarvi; non parlate mai di voi, né di ciò che avete fatto, mostrate a tutte un carattere buono, un tono di carità, e soprattutto un gran rispetto per tutto ciò che vi ordinerà la vostra Superiora … Non prendete mai piacere, né alcuna parte per le mormorazioni riguardo alla Superiora; riguardatevi sempre come le più miserabili del mondo, che non devono avere gli occhi che sui loro difetti, e non mancate di ricordarvi ogni giorno della vostra venerabile e degna Superiora”.

3. La parola di Dio sottolinea l’umiltà:

127 SANTA TERESA D’AVILA, Mansioni, 6,10,7. a) Dio umilia con la sofferenza e il giudizio e per mezzo della rivelazione della sua maestà. Dt 8,3; Sal 102,24; Is 13,11; Dn 4,34. b) A Dio piace l’umile. Egli li esaudisce. Lc 5,8: “Allontanati da me”. Lc 22,62: “Pietro pianse”. Gdt 9,13. Sempre ti ha fatto piacere la preghiera dell’umile. Sof 2,3. “Cercate l’umiltà”. Egli concede grazie. 1Pt 5,6: “Umiliatevi sotto la potente mano di Dio”. Qo 3,21. Gb 22,29. Egli innalza. Egli innalza gli umili. Lc 18,14: “Chi si umilia ecc...”. 1Pt 5,6. Gc 4,10: “Se vi umiliate davanti a Dio Egli vi innalzerà”. Fil 2,8. Gv 1,27: “Io non sono degno ecc...”. Esempi di umiltà. Gv 3,30: “Bisogna che Egli cresca”. Lc 1,48. Gv 5,19: “Il Figlio non può nulla da sé”. Mt 11,29: “Imparate da me che sono ecc...”. Mt 8,8: “Io non sono degno che tu entri nella mia casa”. 1Cor 15,9: “Io sono il minimo degli Apostoli”. Ef 3,8: “A me che sono il minimo”. 1Tm 1,15: “A salvare i peccatori dei quali il primo sono io”.

Schemi

1. a) La parola di Dio. Importanza. Che cosa è. b) Come ascoltarla. Gesù Maestro. c) La Bibbia. d) La parola di Dio ci chiama a penitenza

2. a) La parola di Dio ci chiama all’alleanza. b) La parola di Dio ci chiama alla riflessione. c) La parola di Dio ci chiama alla preghiera. e) Come deve essere la nostra preghiera.

3. a) Programma b) La preghiera liturgica. I Salmi. c) La purezza di cuore.

Risposta alla parola: la fede. La fede nella Sacra Scrittura. I personaggi della fede. La fede nella pratica della vita. L’ispirazione dei Libri Santi.

Mt 17,1-8 (Mc 9, 28; Lc 9,28-36)

Comunità della Trasfigurazione. Natura – Finalità

Trasfigurazione: sarà il mistero a costante meditazione. Gesù rivela come si compirà la sua opera di salvezza. Attraverso la passione e la morte arriverà alla risurrezione. A questa sua gloria sono chiamati a prendere parte tutti i figli adottivi di Dio e conformati a Cristo devono andare serenamente verso la Croce per arrivare alla risurrezione. Non si lasceranno mai angosciare dalle prove e dalla durezza del cammino ma accetteranno il piano preparato per loro dal Padre e guardando al Crocifisso udiranno il linguaggio della trasfigurazione. Perché se il grano di frumento non muore non può portare frutto. Il Mistero Pasquale sarà sempre davanti ai loro occhi. Come per Gesù la via della Croce lo porterà alla pienezza della gloria e della sua dignità di Figlio così deve essere per tutti i chiamati. 2Cor 3,18; Fil 3,21. Come è stato per gli apostoli: mistero di consolazione, di fede, di speranza. In questo spirito nella gioia di essere nella Chiesa corpo di Cristo chiamato a rivivere il mistero di Cristo nel tempo, le ragazze che vogliono vivere la pienezza dell’amore a Cristo e alla sua Chiesa si riuniscono a servizio della Parrocchia. Vogliono amare Cristo unicamente e a lui vogliono dare tutto, vogliono vivere come Lui nella sua carità e nella sete delle anime, nella sua lode al Padre, nella sua povertà, nella sua verginità, nella sua obbedienza. Vedendo nella Parrocchia la Chiesa nella sua ultima articolazione, nella sua concretezza, vogliono vivere pienamente la vita parrocchiale ed essere agli altri aiuto e sprone. Alla Parrocchia dedicheranno tutte le loro energie, tutto il tempo e tutti i loro beni con l’unico scopo di servire così il Signore nell’ultimo posto perciò con umiltà, silenzio e perseveranza. Sapendo che chi vuol essere primo diventi come l’ultimo e sapendo che la loro totale consacrazione le pone tra i gruppi della Parrocchia al primo posto, serviranno con piena dimenticanza di se stesse.

Membri

Può entrare chiunque condivida questo ideale e intenda consacrarsi a Dio coi voti religiosi. Chi entra dopo matura riflessione farà due anni di noviziato sotto la guida della responsabile della comunità e poi pronuncerà i voti e sarà a tutti i titoli membro della comunità. La guida della Comunità sarà una responsabile eletta da tutta la Comunità a maggioranza assoluta. Resterà in carica tre anni ne potrà essere normalmente rieletta. La Chiesa prega: vita liturgica. La Chiesa luogo di santificazione: virtù di Cristo. La Chiesa centro di carità. La Chiesa missionaria. La Chiesa e la Parola: Verità.

La preghiera contemplazione (Summum regem gloriae venite adoremus128). Adorazione: incaricate dell’adorazione in Parrocchia. Relazione specialissima con Gesù; ipsum audite129. L’apostolato far conoscere Gesù. Spiritualità cristocentrica: per questo tutte le virtù di Gesù. Invocazione del nome di Gesù. Faciamus hic tria tabernacula130: = la vita comune, la carità fraterna. In montem excelsum131: = Spirito di preghiera. La comunità: Gesù che ci porta insieme sul monte per partecipare al suo mistero pasquale. Scelte da Lui per questo (i tre132). Umiltà del pubblicano: Gesù Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore133.

128 “Venite, adoriamo Cristo Signore, l’altissimo Re della gloria” (Cfr BREVIARIO ROMANO, Ufficio delle Letture, Antifona all’Invitatorio nella Festa della Trasfigurazione). 129 “Ascoltatelo” (Mt17,5). 130 “Facciamo qui tre tende” (Mt 17,4). 131 “Su un alto monte” (Mt 17,1). 132 “…prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello” (Mt 17,1). 133 Cfr Lc 18,13.

Esercizi Diaconi

17-18-19 Agosto 1977

(1 Meditazione. Parola di Dio Il diacono uomo della parola Come possederla)

Introduzione. Le disposizioni per gli Esercizi. a) Sete grande di Dio. Le tentazioni del demonio meridiano134: stanchezza, monotonia, assuefazione. Sete grande: Salmo 63. Fare la parafrasi. b) Liberarci dai condizionamenti. Gli impedimenti all’ascolto. c) Spirito di contemplazione e di ascolto. d) Gioia grande, poiché è infinita la sua misericordia.

1 Meditazione. Importanza della Parola. Introduzione: Anamnesi del rito d’ordinazione dei Diaconi. Poi: la parola di Dio che cosa è. L’accoglimento della parola. La fede: come deve essere. Esame sulla fede. Mt 13; Mt 8 (tempesta sedata135). Come farla crescere. La fede del Diacono. Eb 10. 11.

2 Meditazione. La parola di Dio crea. Applicazioni: 1) Dio crea: la nostra risposta è obbedienziale. Si traduce nella lode. La nostra preghiera di lode nella Messa e nei Salmi. Tutte le nostre preghiere una lode; tutta la vita una lode. Il diacono annuncia le meraviglie di Dio, invita alla lode. La lode che deve essere la famiglia, la comunità, la parrocchia. 2) La parola creatrice continua in Cristo e ancora in Cristo risorto nella Storia della Chiesa. Bisogna credere a questa presenza e a questa parola. Contro il mondo secolarizzato credere che tutto è in Lui e mosso da Lui. Esame: Vedere come la lode ha informato la vita e la pietà. Mettere particolarmente in discussione la pietà: se è giusta, se è centrata bene, se ha delle sfasature. Anche per gli obblighi che ha un genitore.

3 Meditazione. La parola di Dio della legge.

134 Cfr Sal 91 [90], 6. 135 Cfr Mt 8,23-27. Sulla purificazione dei peccati.

2 Giorno

1 Meditazione. La parola di Dio profetica. Applicazione: Soprattutto la disponibilità e l’umiltà. Necessità dell’umiltà per i rapporti con Dio e con gli altri.

2 Meditazione. La parola di Dio storica. Applicazione: Confidenza in Dio. La virtù della speranza. Darsi a Dio e lasciare fare a Lui.

3 Meditazione. Gesù parola di Dio. Applicazione: Le virtù di Gesù devono essere nostre. Gesù ha fatto totalmente la volontà del Padre. L’obbedienza di Gesù. Anche noi cercare la volontà del Padre. Valore dell’obbedienza.

4 Meditazione. L’uomo di fronte alla Parola. Applicazione: Valore della nostra collaborazione. Disposizioni per la parola. La purificazione e l’amore. Valore della castità coniugale. Educarsi ad amare e a superare i propri egoismi istintivi. La castità in questo senso rende efficace il ministero diaconale, servizio d’amore.

3 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. Che cosa è; come ci si arriva.

2 Meditazione. La lezione divina. La nostra meditazione.

3 Meditazione. La parola di Dio nella liturgia. Per noi e per gli altri.

4 Meditazione. I ricordi. a) Devozione. Beata Vergine della comunità. Imitazione. Aiuto. Rosario. b) Un programma personale possibile, concreto. c) Un programma comunitario, della grande e piccola comunità.

Esercizi alle Donne

21-22- 23 Agosto 1977

1 Meditazione. Disposizioni per gli Esercizi. Sete della parola di Dio. Preghiera. Abbandono.

2 Meditazione. La grandezza della Parola di Dio. Necessità della nostra conversione.

3 Meditazione. La Bibbia. La Lettura biblica.

4 Meditazione. La risposta della fede. Pietà: verificare la direzione. Fede: lo Spirito della fede. Peccato: vincerlo totalmente.

2 Giorno 1 Meditazione. La parola di Dio crea. Salmo 103. Lo spirito della lode. La comprensione delle creature. Il distacco. La povertà come scelta e come amore a Cristo.

2 Meditazione. La parola di Dio come alleanza. La volontà di Dio. L’obbedienza.

3 Meditazione. La parola di Dio profetica. Is 44. La mortificazione, l’umiltà, l’apostolato.

4 Meditazione. La parola di Dio dinamica. La speranza. Dio ci mette al nostro posto e ci aiuta a realizzarci. Famiglia luogo di santificazione. Amore coniugale. La castità. L’educazione dei figli. 3 Giorno 1 Meditazione. Gesù Parola di Dio. Come arrivare alla conoscenza profonda di Gesù e al suo amore.

2 Meditazione. La preghiera biblica. Conseguenze pratiche. 3 Meditazione. Parola di Dio e Liturgia. Nella nostra comunità. Programma: Anno di Gesù Maestro. Anno della Bibbia. Valorizzare la liturgia della Parola, la meditazione, lo studio della Sacra Scrittura in Parrocchia, in comunità, in famiglia, personalmente. Leggere l’introduzione della Bibbia e un libro.

4 Meditazione. Beata Vergine Madre della Comunità. Rosario preghiera biblica.

Esercizi alle Ragazze Cervatto, 25-26-27 Agosto 1977

Introduzione. La Gioia nel darsi a Dio. Is 66, 10 sq. I motivi della nostra gioia. La gioia di avere la sua parola. Come ascoltarla: con fede, con semplicità, con entusiasmo; come una cosa nuova. I propositi da farsi in conseguenza.

1 Meditazione. La grandezza della Parola. Aderire alla Parola. Dove ci dobbiamo convertire.

2 Meditazione. Gesù Parola di Dio. Come accettare e amare Gesù. L’imitazione delle sue virtù. La sua obbedienza. La nostra santità è fare la volontà di Dio.

3 Meditazione. La parola di Dio crea. Gen 1. Ci insegna la dipendenza di tutte le cose e come da tutte le cose dobbiamo prendere motivo di lode. Salmo 103. Come è la nostra preghiera di lode. La nostra risposta alla Parola è la Fede. Grande fede. Spirito di fede.

4 Meditazione. La Parola dell’alleanza. Dio ci dà la legge per amore. La nostra corrispondenza all’amore. Capire la legge e le sue esigenze. La «Nuova Alleanza» di Gesù. Trasformare tutto in amore. Il peccato e l’amore. I nostri peccati. Statistica di quest’anno. Vincere i difetti.

2 Giorno 1 Meditazione. La parola di Dio profetica. Il nostro dovere di evangelizzazione e i modi.

2 Meditazione. La Parola di Dio e il distacco. 2Cor 8,9. Essere poveri per salvarsi, essere poveri per convertirsi. I modi.

3 Meditazione. La parola di Dio dinamica. La fede e lo spirito di fede. 4 Meditazione. La parola di Dio e l’amore. Purezza e castità.

3 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. La Meditazione e le altre preghiere.

2 Meditazione. Traccia di programma.

3 Meditazione. La parola di Dio e la liturgia.

4 Meditazione. Il Rosario preghiera biblica.

Esercizi alle ragazze del Gruppo dello Spirito Santo Cervatto 29-30-31 Agosto 1977

Introduzione. Dio è presente con la sua parola. Disponibilità. Preghiera. Riflessione. Silenzio. Penitenza. Piano personale da fare subito.

1 Meditazione. La Parola di Dio, l’orientamento della vita e la salvezza dell’anima. La creazione di Dio. Gen 1: “Dio disse”. Tutto dipende da Dio. Il senso creaturale. La preghiera di adorazione specialmente nella Messa. Anche l’uomo è creato da Dio. Deve conoscerlo, amarlo e servirlo. Come. È messo alla prova. Importanza di salvare l’anima. Mt 16,24; Mt 10,24. Le cose che mettono in pericolo. Dn 5; Lc 16. Guardare lo stato presente dell’anima. I punti deboli.

2 Meditazione. La Parola di Dio, il peccato, la conversione. Come il peccato è giudicato dalla Parola di Dio. Is 1,3 sq; Ger 2,14: è ribellione, stoltezza. È ingratitudine: Isaia 5. Bisogna convertirsi: Gl 2,12 sq. Che cosa dice Gesù: predicazione del Battista e predicazione di Gesù. Mc 1,14; Lc 13,1 sq. Esame e decisione.

3 Meditazione. La parola di Dio ci rivela la misericordia infinita di Dio: Dio amore. Is 43,5. Lc 15. Quale confidenza, come abbiamo scoperto Dio Amore. Dio ci vuole bene per questo vuole la nostra penitenza. Due momenti di penitenza : al principio della Messa, e nel Sacramento della Confessione. Due momenti di purificazione e di gioia. Come sono state le nostre confessioni? Momenti di verità e ritorni al vero amore? Un piano di penitenza. Salmo 94.

4 Meditazione. La parola di Dio ci avverte. Le tentazioni. Tb 2. 12 Mt 4. Tentazioni dal demonio: la non voglia. Il cristianesimo comodo. Come influisce la pigrizia. Tentazioni del mondo. 1Gv 2,15; 5,4. Quali infiltrazioni. Tentazioni da noi stessi: le imprudenze.

2 Giorno 1 Meditazione. La Parola dell’alleanza. Es 20. Le sue leggi sono un’alleanza, sanzionata nel sangue (Es 24). Gesù ha confermato la legge e ha stabilito una nuova alleanza. “Prendete e mangiate”136. Credendo in lui, accettandolo, anche noi entriamo nel patto. La bontà di Dio e da parte nostra l’obbedienza. Stima dei comandamenti. È qui la vera costruzione (Mt 7) e la felicità. Tutti i comandamenti. Ma particolarmente uno che è esercizio di amore a Dio, a noi e al prossimo. È la purezza. Rispetto della creazione, armonia tra l’anima e il corpo. Apparteniamo a Dio e a Cristo. Convinzioni forti. Unione allo Spirito Santo. Pudore. Serenità. Maturità. Rispetto di sé e degli altri.

2 Meditazione. La parola di Dio promette. Is 40. La speranza virtù fondamentale. La promessa di Dio e la sua fedeltà. La grazia aiuta. Sulla roccia (Mt 7137). Le mancanze contro la speranza. I grandi aiuti che abbiamo nella Chiesa: la parola, l’Eucarestia, i sacramenti, la Direzione spirituale (come deve essere). La gioia cristiana. Salmo 91.

3 Meditazione. La parola di Dio porta amore. Gv 15,12; 13,34. Amore a Dio, amore al prossimo: un unico precetto. Il triplice grado dell’amore al prossimo insegnatoci da Gesù. Il discorso della montagna (Mt 5). Come esercitare l’amore. In famiglia, con le amiche di gruppo, a scuola, nella Parrocchia, ai lontani. Vincere l’invidia e la gelosia. Quelle dello spillone138. Regola: 1Cor 13.

4 Meditazione. La preghiera biblica. Il dialogo, la meditazione.

136 Mt 26,26. 137 Cfr Mt 7,24-27. 138 Dalla registrazione risulta che don Pietro si riferisce al fatto che le matrone romane avessero a disposizione uno spillone con il quale colpire, a loro discrezione, le schiave proposte al loro servizio. Partendo da questo esempio nel corso di questa riflessione don Pietro esclama: “Le ragazze dello spillone ci sono ancora. Che sono pronte a forare l’altra: tac! Quando meno una se l’aspetta: tac! Eh! Ahi! Le ragazze dello spillone. “Siamo molto amiche”, dicono. “Sei molto amica con quella?”; “Sì sono molto amica… Litighiamo spesso…”. “Ah! È un segno, eh! È un segno. Tutte e due hanno lo spillone e si forano bene a modo e… sono molto amiche!”. Lc 11: “Darà lo Spirito Santo”139, l’insistenza per le cose dello spirito. Necessità della meditazione e modalità. Pregare molto per ottenere questa penetrazione della parola. Mettere tutti gli sforzi. Mt 15,22 (Cananea140).

3 Giorno

1 Meditazione. Il programma. Ef 6,10 sq. Fortezza per il combattimento. Organizzazione: 1) Santificazione della festa, cura dell’ascolto della parola. Liturgia della lode. Fraternità di gruppo. 2) Preghiera biblica e meditazione. 3) Virtù dell’anno. 4) Vita sacramentale. 5) Direzione spirituale. 6) Famiglia e dovere scolastico. 7) Il gruppo. 8) Piano di perseveranza.

2 Meditazione. La parola di Dio e la liturgia. Messa tradotta nella vita. Candela della notte.

3 Meditazione. Rosario preghiera biblica.

139 Lc 11,13.

Esercizi Spirituali a 2° e 3° Media (Domus Aurea) Cervatto, 1-2-3 Settembre 1977

Introduzione. Gesù saliva alle volte solo sul monte141. Ma anche: “Venite in un luogo deserto e riposate un poco”142. Gesù ci chiama con sé, in preghiera, in silenzio. Disposizioni: a) Grande volontà di ascoltare il Signore. Salmo 62; sete. b) Riflessione. c) Preghiera. d) Silenzio. e) Penitenza. Protezione della Vergine: cambiò l’acqua in vino143.

1 Meditazione. La parola di Dio illumina. Che cosa è la Parola di Dio. Come si legge la Bibbia. Parabola del Seminatore144. Quale terreno siamo. La parola di Dio ci illumina sul senso della nostra vita. Mt 16,24.

2 Meditazione. La parola di Dio ci converte. Il bisogno di convertirci. Il convertirci rende bella la vita presente e ci assicura l’eterna. Lc 13,1 sq. Ci libera dal peccato. Che cosa è. La Parola di Dio: Is 1,4; Ger 2,14;Is 5,1. Conseguenze eterne. Mt 24,41. 46; Lc 16,19. Riflessioni su l’inferno.

3 Meditazione. La parola di Dio è misericordia. Lc 15. Dio ci ama; siamo preziosi per lui. I momenti del nostro ritorno a Lui. Esame di coscienza. Inizio della Messa. Confessione. Esame sulla confessione, momento di verità, di dolore, di amore, di gioia.

4 Meditazione. La parola di Dio crea. Gen 1. Tutto è creato dalla Parola. Il mondo e noi. a) Sentire il senso della dipendenza, della soggezione. Preghiera di adorazione. b) Sentire il creato come cosa di Dio. Salmo 18; Salmo 103. c) Gesù crea. I miracoli di Gesù, ma Gesù crea i santi dai peccatori.

141 Mt 14,23; Gv 6,15.. 142 Mc 6,31. 143 Gv 2,1-11. Lc 7,34. Dì anche me: Ti sono rimessi i peccati.

2 Giorno 1 Meditazione. La parola dell’Alleanza. Valore dei comandamenti. Dio ci ama e guida. Es 20. 24; Mt 7. Esame sui comandamenti. Il sesto è amore verso Dio, noi stessi, e il prossimo. Ragioni della purezza. Mezzi.

2 Meditazione. La parola di Dio di carità. Amore del prossimo: come negli esercizi precedenti.

3 Meditazione. Gesù Parola di Dio. Gv 1, 1 sq. Chi è Gesù - La nostra conoscenza e il nostro amore verso di lui. È via, verità, vita145. Amicizia con lui. Gesù continua la sua azione nella Chiesa. La nostra conoscenza e il nostro amore alla Chiesa. Il nostro posto nella Chiesa e nella Parrocchia. La direzione spirituale; che cosa è e come si fa.

4 Meditazione. La preghiera biblica. Idem supra

3 giorno

1 Meditazione. Il programma Ef 6,10. Idem supra.

2 Meditazione. La nostra Madre Maria. Gv 19. La parola efficace di Gesù ci rende veramente figli di Maria. Accogliere questo grande dono della maternità e sviluppare in noi il senso di figli, l’imitazione, la devozione. La recita del Rosario e la devozione del sabato.

145 Gv 14,6.

Esercizi Spirituali agli Uomini Cervatto, 5-6-7 Settembre 1977

Introduzione. Salmo 62. Desiderio, preghiera, umiltà.

1 Meditazione. La Parola di Dio e la fede. Grandezza della parola. Corrisponde la fede. Dei Verbum, 1. Mt 7; Mt 13; Mt 8. Vivere di fede, agire nella fede. Rimuovere gli ostacoli. La nostra specificità. Il mondo e le sue angosce. Che cosa dobbiamo dare. Salmo 94. Le nostre «Meriba»146.

2 Meditazione. La Bibbia. Come stimarla, come amarla, come leggerla. Che cosa vuol dire «nello Spirito Santo». Dei Verbum 11, 25. Gli ostacoli: Adattare la Sacra Scrittura alla nostra mentalità. Leggerla con umiltà e sincerità radicale.

3 Meditazione. La Parola di Dio crea. Gen 1; Sal 32; Sal 18. Da Dio dipende tutto; è il Signore. Dipendenza cosmica. La natura non è indipendente. Neppure l’uomo. Di qui l’adorazione. Preghiera di adorazione. Come la esercitiamo. Ma le creature ci portano ancora alla lode. Sir 39; Sal 103. Preghiera di lode. Ci portano anche al ringraziamento: Dio ha fatto per noi. Cristo modello di ringraziamento. Egli ha avuto una parola creatrice (miracoli), ma ha detto: Ti ringrazio, Padre ecc…147. Egli continua la sua opera di Risorto nella Chiesa e il suo ringraziamento. Noi ci uniamo a Lui per il nostro sacerdozio battesimale per il naturale e il soprannaturale.

4 Meditazione. La Parola di Dio ci invita a Conversione. Tutta la Scrittura è un invito a lasciare il peccato e a fare penitenza. Prendere i testi e applicarli a noi. Da Is 55,6 sq, da Gl 2 ai testi di Luca 13, 15 e 16. Persuaderci della necessità della conversione o dal peccato o dalla mediocrità o per rinnovare il fervore. Vedere la coscienza. Porre la decisione.

2 Giorno

146 Cfr Sal 95 [94], 8. 147 Mt 11,25. 1 Meditazione. La parola della legge. Es 20. 24. Dio vuole l’alleanza. Le varie alleanze. L’alleanza in Gesù La costruzione delle virtù come imitazione di Cristo. Sforzo per acquisire in spirito di fede l’umiltà. Disponibilità al piano di Dio nella nostra vocazione.

2 Meditazione. La parola profetica. Il nostro dovere di evangelizzare e il modo. Spirito di povertà.

3 Meditazione. La parola di Dio storica. Il senso della storia e della nostra storia. La speranza cristiana.

4 Meditazione. Gesù Parola di Dio. La novitas evangelica. Modellare la nostra vita sulla vita di Cristo. Spiritualità familiare e castità.

3 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. 2 Meditazione. Indicazioni sul programma.

Esercizi Spirituali alla 1° Media Femminile Cervatto, 8-9 Settembre 1977

Introduzione. Il miracolo del Paralitico. Lc 5,18148. Gli Esercizi: Andare a Gesù. Andarci con sforzo e fatica. Essere pentiti e disponibili per riprendere la vita più vigorosi. Cinque cose: Preghiera. Ascolto. Riflessione. Silenzio. Penitenza.

1 Meditazione. La Parola di Dio e la salvezza. Gv 9. Gesù luce; ci vuole salvi. Senso della vita. Salvezza dell’anima.

2 Meditazione. La legge di Dio. Mt 25149. Le Dieci Parole. Dio ci vuole bene. Nei comandamenti il segreto della felicità. L’olio per entrare alle nozze.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama. Mt 22. Gli invitati a nozze150. Lo stato della grazia in noi e il peccato. La nostra conversione.

4 Meditazione. Gesù Parola di Dio. Gli incontri con Gesù nella parola, nei Sacramenti, nei fratelli. L’incontro nel Sacramento della Penitenza. Esame sulle nostre Confessioni.

2 Giorno

1 Meditazione. Il programma. Lc 12, 35. I primi due punti: la santificazione della festa e la preghiera personale.

2 Meditazione. Gli altri cinque: Virtù, vita sacramentale, Direzione Spirituale, vita in famiglia, il gruppo.

148 Cfr Lc 5,18-26. 149 Cfr Mt 25,1-13. 150 Cfr Mt 22,1-14.

Esercizi Spirituali agli Aspiranti Maggiori Cervatto, 11-12-13 Settembre 1977

Introduzione. Lc 5,18. Il Paralitico. Applicazione.

1 Meditazione. La parola di Dio e la nostra risposta. Grandezza. Importanza. Il nostro sì. La Fede. Esame sulla Fede. Gv 9.

2 Meditazione. La parola di Dio ci illumina. Senso della vita. Salvezza dell’anima. Mt 16,24 sq. Lc 16,19.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama a conversione. Is 1. 5; Ger 2; Mc 1.

4 Meditazione. La parola dell’alleanza. Es 20. 24; Lc 13. Stima dei comandamenti. Costruzione delle virtù. Sacramento della Confessione.

2 Giorno 1 Meditazione. La parola di Dio crea. La lode a Dio. L’adorazione e il senso di sottomissione. La creazione e la nostra collaborazione. Il problema della purezza è quello del vedere bene le cose e del dominio.

2 Meditazione. La Parola di Dio continua nella Chiesa. At 2. È fuoco; forma la comunità, Chiesa. Credere nella Chiesa Amarla. Vivere la liturgia. Sentire il proprio posto. I carismi. La direzione spirituale.

3 Meditazione. La parola di Dio ci insegna l’amore al prossimo. Mt 5; Gv 16. Perché amare, come amare. Famiglia, amici, tutti.

4 Meditazione. La preghiera biblica. Come vi si arriva. “La parola di Dio abiti in voi ecc…” (Col 3,16). La Meditazione.

3 Giorno 1 Meditazione. Il programma. Lc 11,21 sq. I due primi punti con particolare insistenza sulla santificazione della festa e sulla partecipazione alla liturgia.

2 Meditazione. Gli altri 6 punti.

Esercizi Spirituali alle Giò Eucarestia Cervatto, 14-15-16 Settembre 1977

Introduzione. Eb 1,1. Ascoltare la parola è ascoltare Gesù, la parola del Padre. Ci parla nella Bibbia. Fare silenzio per ascoltarlo. Stare uniti allo Spirito Santo che ci interpreta le Scritture. Disponibilità. Spirito di distacco. Scartare ogni altro pensiero e preoccupazione. Gesù risorto continua a parlare nella Chiesa. L’Eucarestia parla. È il memoriale della morte del Signore. I fatti sono parole. La Passione e la morte sono la più grande parola d’amore. Ascoltare e partecipare, rispondere. Sal 21.

1 Giorno

1 Meditazione. La parola di Dio nella Passione manifesta la grandezza di Dio. Lc 22,39. Come la scrittura manifesta il Dio grande. La sottomissione di Gesù. La volontà del Padre. Eb 10,6-8; Gv 4,34; 5,30; 8,29. Preghiera di adorazione. Umiltà.

2 Meditazione. La manifestazione di Dio e del suo Verbo nella Creazione. Lc 22,43. Sono di Dio, tutto è di Dio. Gen 1, 2 sq; Sal 18; Sal 103; Gv 1,1 sq. Tutto deve essere per la sua gloria. Gloria al Padre. Essere laus gloriae151.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama a conversione. Lc 22. Il bacio di Giuda152. I tre tradimenti: “Si addormentarono”153; “Lo baciò”154; “Non lo conosco”155 (Et tu… Galileus?156). Mediocrità. Peccato grave. Rispetto umano. Is 55; Is 1; Is 5; Ger 2. Non esitare a darsi a Dio.

4 Meditazione. La parola di Dio ci assicura. Gv 18,1 sq. Non perderà nessuno157.

151 “Lode di gloria”. 152 Lc 22,47-48. 153 Cfr Lc 22,45. 154 Mt 26,49. 155 Mt 26,74. 156 Cfr NOVA VULGATA: “Et tu cum Iesu Galilaeo eras! – Anche tu eri con Gesù, il Galileo” (Mt 26,69). 157 Cfr Gv 18,9. Come fare per essergli fedeli. Mt 25. La parabola delle vergini158. Vigilanza. La fede. Come conservarla e accrescerla. Indagini sulla fede. Mt 25. La parabola dei talenti159. Conservare e sviluppare i doni naturali e soprannaturali.

2 Giorno 1 Meditazione. La Parola dell’alleanza. La mirabile pazienza di Gesù nella Passione. Iesus autem tacebat160. Es 20; Es 24; Lc 10,25. Perché la legge. Amicizia, amore. Capire la legge. La costruzione avviene solo così. Il Padre.

2 Meditazione. La legge della carità. Lc 23,34; Mt 5; Gv 13. 15. Chi è il prossimo. Come amarla (nel cuore, nelle parole, nel servizio). Gv 13. L’amicizia. I Gruppi. Gc 2.

3 Meditazione. La parola ci salva. La flagellazione e la coronazione di spine. Gv 19,1 sq. Per scontare i nostri peccati. L’impurità è un disonore per l’anima e per il corpo. 1Gv 3,1 sq. È una profanazione di noi figli e templi del Signore. È egoismo. Mentre la purezza è vero amore che ci dà la possibilità di realizzarci. È virtù che vuole decisione, convinzioni fortissime, prudenza, preghiera. 4 Meditazione. La preghiera biblica.

3 Giorno

1 Meditazione. Il programma. I primi due punti.

2 Meditazione. Gli altri sei punti. Insistere sulla Direzione Spirituale.

158 Cfr Mt 25,1-13. 159 Cfr Mt 25,14-30. 160 “Ma Gesù taceva” (Mt 26,63).

Esercizi Spirituali agli “Juniores” e “Pre-Ju” Cervatto, 17-18-19 Settembre 1977

Introduzione. Gli Esercizi sono un metodo. Spiegazione. Serietà, impegno, preghiera, riflessione, penitenza. Salmo 94.

1 Meditazione. La parola di Dio rivela. Vera conoscenza di Dio. Es 3. Is 40. Sottomissione. Adorazione. Dio Signore. Dio Padre nostro. La sua volontà. Il nostro Battesimo. Il senso della vita. La salvezza dell’anima.

2 Meditazione. La parola di Dio crea. Gen 1; Sal 18; 103. Senso dell’appartenenza a Dio: di noi e del mondo. Creaturalità. La volontà di Dio salvezza e amore. Il senso e l’uso delle creature. Essere lode.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama a conversione. Mc 1,2 sq; Is 1. 5; Ger 2; Gl 2.

4 Meditazione. La parola di Dio ci consola. Virtù della speranza. Evitare i due eccessi: la superficialità (non si pensa alla salvezza; Lc 16,19) e la disperazione (Lc 15).

2 Giorno

1 Meditazione. La parola di Dio ci assicura la salvezza. Gv 20,19. Penitenza sacramento pasquale. Incontro salvifico, liberativo, gioioso. La sua presenza e il suo incontro. Prepararsi a lungo con la preghiera. Accogliere la parola di Dio e così trovare il dolore e il proposito. Sincerità. Ringraziamento.

2 Meditazione. La parola dell’alleanza. Es 20. 24. Le parabole della misericordia. Dio Padre e la sua legge nell’alleanza. Ciò che ha detto e fatto Gesù. Ci ha svelato la paternità di Dio. La nostra vocazione a figli. Il Battesimo. Ef 1. Lo Spirito Santo e la nuova legge. 3 Meditazione. La parola dell’amore. La nostra fraternità. Lc 10,25; i testi di Giovanni nel Vangelo e nella Prima Lettera. I motivi e i modi della carità cristiana.

4 Meditazione. La parola di Dio ci difende. Mc 5. Molte le tentazioni. Quelle particolarmente terribili. Il problema della purezza. Le convinzioni umane e cristiane. Come ci si arriva. Il mondo e i suoi pericoli. Gli aiuti. Gli ideali.

3 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. Rm 8.

2 Meditazione. Il programma. Ef 6.

Esercizi Spirituali alle Giò Sant’Eulalia Cervatto, 20-21-22 Settembre 1977

Introduzione. Mc 4,35. Stare con Lui, vincere le tempeste, passare all’altra riva. Confidenza, in silenzio, ascolto, penitenza. Salmo 94.

1 Meditazione. La grandezza della Parola di Dio è la fede. Mt 13. Esame sulla fede e su gli ostacoli.

2 Meditazione. La parola e il senso della vita. Lc 14,15: Gli invitati a nozze161. Salvezza. Ef 1. Santità, pienezza.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama a conversione Is 1. 5; Ger 2. Lc 13. Il bisogno e il modo della conversione.

4 Meditazione. La parola di Dio ci svela il volto di Dio. L’esperienza di Mosè: Es 3; Dt 34. L’esperienza di Elia: 1Re 19. Gv 3. Che cosa ci dice Gesù: Dio è Padre e Dio amore. Però non un debole. È giusto (Mt 25). È misericordioso (Lc 16). Quale idea ci siamo fatti di Dio, e quindi quale relazione.

2 Giorno

1 Meditazione. La parola di Dio ci assicura Is 40. Come fare la Confessione. Idem supra. Insistenza sulla penitenza. La Direzione Spirituale; come farla nella fede.

2 Meditazione. La parola dell’alleanza. Es 20. 24; 1 Gv 3; Lc 10. L’amore del prossimo. Perché. Come si esprime. A chi l’amore. L’amicizia cristiana. Il servizio.

3 Meditazione. La parola di Dio salva.

161 Cfr Lc 14,15-22. La purezza. Ef 5,1 sq.

4 Meditazione. La parola di Dio in Gesù povero. 2Cor 8,9.

3 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. 2 Meditazione. Il programma dal capitolo 12 ai Romani.

Esercizi Spirituali ai Giovani Cervatto, 23-24-25 Settembre 1977

1 Meditazione. La Parola di Dio nella nostra vita. Gv 9. La parola è luce. Spirito di fede. Visione del mondo.

2 Meditazione. La Parola e la vita interiore. 1Gv 3; Rm 8; Eb 1. La nostra figliolanza. La grazia. Le virtù teologali. Il nostro progresso.

3 Meditazione. La parola ci chiama a conversione. Mt 23; Ap 2. 3. Lasciare tutte le cose che sono ipocrisia. La chiamata alla sincerità e alla coerenza. La conversione.

4 Meditazione. La parola dell’alleanza. Dt 6; Mt 5; Lc 22,39 sq. (I tre peccati). Il significato dell’alleanza. La bontà di Dio. La nuova legge. Lo Spirito Santo. La detestazione del peccato. Sal 50, 129.

2 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. I salmi. Come vederli e pregarli. Mt 11; Mt 18. Come Gesù ci ha insegnato a Pregare. La preghiera dialogica.

2 Meditazione. La preghiera profetica. Missione e onere dei profeti. Il loro amore a Dio e al prossimo. Come Gesù ci ha amato. Visione di Isaia 53. Sal 21. Agnello di Dio. Quanto ha sofferto per nostro amore. Tutto per noi. Il nostro profetismo e il nostro apostolato.

3 Meditazione. La preghiera dinamica. La speranza cristiana. I peccati contro la speranza: presunzione, leggerezza. Le nostre confessioni. La mortificazione Mc 8,34; Gv 15. 16.

4 Meditazione. La parola e la purezza. Rm 6. Libertà, onore, forza. I fidanzati.

3 Giorno 1 Meditazione. Il programma. Rm 12. Nell’amore a Dio e nell’amore al prossimo. Linearità, coerenza. Spirito di Cristo. Evitare ogni compromesso.

2 Meditazione. Il programma (nelle cose concrete).

Esercizi Spirituali alle Donne (2° corso) Cervatto, 27-28-29 Settembre 1977

Introduzione. Non con le nostre forze, ma con la grazia dello Spirito Santo. Perciò pregare, riflettere con lui, isolarci da tutto. Nessun turbamento anche per apparenza buono. Sal 94. Commento particolareggiato.

1 Meditazione. La grandezza della parola e la fede. Dipendenza da Dio creatore: adorazione, soggezione. Senso creaturale. Fare la sua volontà. Fede: esame. Sviluppo della fede. Lc 7,1 sq.

2 Meditazione. La parola di Dio crea. Siamo suoi. Adorazione. Sull’esempio di Gesù fare la volontà del Padre in tutto. La ricerca della volontà di Dio. Le altre ricerche.

3 Meditazione. La parola di Dio ci chiama a conversione. Mc 1; Lc 13; Gl 2. Come la dobbiamo attuare.

4 Meditazione. La parola di Dio svela il mistero di Dio. Lc 19 (Zaccheo162). Le visite di Gesù. La funzione del dolore e delle cose contrarie.

2 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. Lc 11. 18.

2 Meditazione. La parola dell’alleanza. La carità fraterna. L’amore a Dio e agli altri.

3 Meditazione. La parola profetica. La missione della famiglia. Il Matrimonio e la santità. La castità.

4 Meditazione. La parola dinamica. La virtù della speranza. Rm 5,1 sq.

162 Cfr Lc 19,1-10. La presunzione e la leggerezza. Accogliere le grandi cose della speranza. Dio con noi. I sacramenti segni efficaci e motivi della nostra speranza. La Comunione e la Confessione (revisione). Gli avvilimenti.

3 Giorno

1 Meditazione. Il programma. Col 3. Con che spirito. La santificazione del giorno del Signore. La Liturgia. I Salmi.

2 Meditazione. Il programma. Gli altri punti. Spiritualità familiare.

Esercizi Spirituali agli Uomini Cervatto 30 Settembre 1-2 Ottobre 1977

Introduzione. Salmo 94. La volontà di ascolto nella preghiera e nella riflessione. Un piano di lavoro

1 Giorno 1 Meditazione. La parola e la fede. Mc 9,14; Eb 11; Lc 17. Discussione sulla nostra fede.

2 Meditazione. La parola e la santità. Ef 1.

3 Meditazione. La parola e la conversione. Ap 2. 3. La mediocrità. Convertirci.

4 Meditazione. La parola e la penitenza. Sal 106; Lc 19. Necessità della penitenza e modo. Il sacramento, come farlo.

2 Giorno 1 Meditazione. La preghiera biblica. 2 Meditazione. La parola dell’alleanza. Amore a Dio. Amore al prossimo.

3 Meditazione. La parola profetica. La missione e la spiritualità familiare.

4 Meditazione. La parola che distacca. La creazione di Dio e la nostra posizione. L’adorazione e la lode. Creature come mezzi. La povertà evangelica. L’esempio di Gesù. Come deve essere il nostro distacco.

3 Giorno 1 Meditazione. La parola nella liturgia. Eb 4,10 sq. 2 Meditazione. Il programma. Fil 4.

QUADERNO 34 - LaParola di Dio (1977) − SOMMARIO163 La Parola di Dio 2 La Parola di Dio crea 5 La Parola profetica 9 Parola della legge e dell’alleanza 12 La Parola dinamica o storica 15 La Parola di Dio «rivelazione» 18 Gesù Cristo Parola di Dio 19 La Bibbia 23 L’uomo di fronte alla Parola 29 La Parola di Dio nella Chiesa 33 La Preghiera 35 La Preghiera biblica 36 La Parola di Dio nella Liturgia 39 La Parola di Dio e la conversione 42 La Parola e la Fede 43 La Parola e la Povertà 44 La Parola di Dio e l’umiltà 46 Schemi 48 Comunità della Trasfigurazione. Natura – Finalità 49 Esercizi Diaconi (17-19 Agosto) 51 Esercizi alle Donne (21-23 Agosto) 53 Esercizi alle Ragazze (25-27 Agosto) 55 Esercizi alle ragazze del Gruppo dello Spirito Santo (29-31 Agosto).. 57 Esercizi Spirituali a 2° e 3° Media [Domus Aurea] (1-3 Settembre) ... 60 Esercizi Spirituali agli Uomini (5-7 Settembre) 62 Esercizi Spirituali alla 1° Media Femminile (8-9 Settembre) 64 Esercizi Spirituali agli Aspiranti Maggiori (11-13 Settembre) 65 Esercizi Spirituali alle Giò [Eucarestia] (14-16 Settembre) 67 Esercizi Spirituali agli “Juniores” e “Pre-Ju” (17-19 Settembre) 69 Esercizi Spirituali alle Giò [Sant’Eulalia] (20-22 Settembre) 71 Esercizi Spirituali ai Giovani (23-25 Settembre) 73 Esercizi Spirituali alle Donne [2° corso] (27-29 Settembre) 75 Esercizi Spirituali agli Uomini [2° corso] (30 Settembre-2 Ottobre)... 77

163 Inserito in fase di redazione.

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    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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    Umberto Roversi

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