13/12/1970 - 134 - Ritiro fidanzati - ciclostile

13/12/1970

134. Ritiro Fidanzati1

13 dicembre 1970

Il tema che oggi vogliamo trattare non è un tema nuovo. Sarebbe disastroso se per voi fosse nuovo. È un tema che spetta a noi solo approfondire: il tema di una santificazione piena del vostro incontro, perché si può vivere il fidanzamento in tanti modi.

Lo si può vivere a compromessi, lo si può vivere solo umanamente (ci sono dei valori umani buoni, notevoli). Per voi lo si deve vivere pienamente nella pienezza della vostra fede, della vostra scelta, del vostro incontro col Signore per cui la vostra affettività deve essere una affettività che vi unisce a Dio, che vi sprona al bene, che vi è strada di santificazione. Non dunque un fidanzamento negativo cioè un fidanzamento che evita solo ed è contento semplicemente perché evita, ma un fidanzamento che realizza, un fidanzamento che si struttura con sempre maggiore forza.

Il tema perciò che ci proponiamo di svolgere oggi è proprio questo: l’affetto tra due fidanzati è la strada vera, grande, magnifica, dell’amore di Dio cioè non semplicemente due cose parallele (la via cristiana e la via del fidanzamento), ma la via del fidanzamento è la strada perché è la chiamata di Dio, perché è Dio che vi ha voluti, è Dio perciò che mette nel vostro fidanzamento gli elementi per la vostra grandezza, per la vostra affermazione, per il completamento della vostra personalità.

Fissiamo alcuni punti di riflessione, ricordando come la nostra riflessione deve essere sempre nell’ordine della Parola di Dio, perché è la Parola di Dio che ci educa, è la Parola di Dio che ci costruisce. Non dunque su un’altra parola, ma sulla Parola di Dio: è lì dove la nostra vita deve prendere la sua forza, la sua proporzione, è lì: nella Parola di Dio.

C’è un primo discorso che è questo: la storia della salvezza è una storia d’amore.

Dio è intervenuto in mezzo agli uomini per amore; non c’è altra spiegazione: tutto è amore. Sicché la vera fisionomia di Dio noi la prendiamo non da quella che è la nostra introspezione, il nostro ragionamento, la nostra filosofia; noi la fisionomia di Dio la prendiamo dal suo intervento.

Quando Giovanni scriveva la sua lettera attorno all’anno 100 dopo Cristo (morto lui si sarebbe chiusa la rivelazione destinata a tutti gli uomini), per sintetizzare tutta la rivelazione pubblica di Gesù si esprimeva così: “Fratelli miei, Dio è carità, Dio è amore”2. Di conseguenza, se Dio è amore, vuole che gli uomini si amino, vuole che realizzino tra loro la forma migliore dell’amore. Ecco perché non ha fatto il maschio perfetto e non ha fatto la donna perfetta. La perfezione è in una somma: uomo + donna.

Ha voluto che la perfezione consistesse proprio lì, in un adeguarsi a quello che siamo: usciti da Lui che è amore, dobbiamo amare, e ha voluto così che l’uomo e la donna si completassero nelle loro qualità, nella forza della loro ricerca e nella loro gioia, proprio perché esprimessero quanto più possibile l’amore, il suo Amore, perché l’amore matrimoniale è la figura dell’Amore di Dio per il suo popolo.

Sicché la vocazione nasce esattamente qui, nell’esprimere una realtà divina. Voi esprimete, amandovi, l’Amore di Dio; voi ricalcate l’Amore di Dio. Amandovi tra di voi, perciò, trovate Dio. Amandovi tra di voi, sentite quanto è potente e quanto è grande l’amore di Dio e del suo Cristo: l’amore di Dio per il suo popolo, l’amore di Cristo per la sua Chiesa.

Se tanto è l’affetto tra di voi, se lo sentite così potente, così vivo – ed è solo un’immagine dell’Amore di Dio, è solo un raggio del sole infinito che è Dio – , come dobbiamo commuoverci a pensare che Dio ci ama e al fatto che, amandovi, dovete sentire che tutto vi porta a Dio, che non avete bisogno di molte altre cose, perché l’amarvi tra di voi è già preghiera, l’amarvi tra di voi è già salita, l’amarvi tra di voi è già mistica!

È bene sottolineare questo quando questo amore tra di voi è vero amore, quando l’amore tra di voi si esprime con Dio, cioè quando l’amore tra di voi non è semplicemente e solamente qualche cosa di istintivo, ma vi prende tutti, vi prende totalmente, perché la cosa che dovete evitare di più sono le infiltrazioni nell’autentico amore, quelle infiltrazioni che tanto più sono insidiose quanto si contrabbandano, cioè quanto più assumono l’aspetto di amore e non sono amore.

L’esperienza dice che può esserci l’illusione; molte persone erano sinceramente persuase di amarsi immensamente, quando sono venute le prove, le difficoltà della vita, non solo si sono accorte che non s’amavano a sufficienza, ma si sono accorti che erano indifferenti l’uno all’altro e che in certi momenti forse si odiavano. Durante il tempo del fidanzamento erano proprio persuasi di volersi bene; si erano illusi, perché l’illusione è facile, è facile farsi un’idea non giusta dell’amore, è facile immaginare che l’espressione valga già l’amore, ma l’espressione ha una sua validità quando è solo una piccola parte di quello che c’è interiormente.

Quando l’espressione supera quello che c’è di dentro, allora è semplicemente illusione, è stordimento, agitazione, sensibilità o sensualità quando non sconfina nella sessualità.

La necessità perciò si pone così: il nostro amore, espressione dell’amore di Dio, ci deve condurre ad amare di più Dio, ad amare di più gli altri, a compiere di più il nostro dovere.

Ci dobbiamo interrogare su quanto questo amore è fiorito; ognuno di voi si deve interrogare e deve revisionare se stesso nell’ordine della Parola di Dio.

Il Signore ci ha detto di amarci, ci ha detto che amandoci troviamo Lui: è stato così fino ad ora? Quanto il nostro amore è stato veicolo di amore di Dio, è stato amore di Dio?

Quanto abbiamo cercato di purificare, di potenziare, di rendere efficace questo nostro amore quotidianamente?

È su questi tre punti che potete continuare la vostra riflessione.

1) La Purificazione. L’amore tra due fidanzati si purifica in uno sforzo, non viene spontaneo. C’è uno sforzo da attuare. Quale? Ognuno di noi ha i suoi difetti, cioè ha i suoi limiti che derivano dalla stessa nostra costituzione: noi siamo nati egoisti, noi nasciamo facilmente tesi al nostro comodo, a strumentalizzare gli altri, con facilità noi possiamo restare così o possiamo addirittura crescere e cresciamo, se non interviene questo elemento di fede che ci parla di Dio che è Amore, di Cristo che si è donato, di come è bello darsi secondo la parola di Gesù che ci ricorda che è meglio dare che ricevere3.

La purificazione, dunque, diventa un esercizio di dono, di altruismo. Noi ci purifichiamo man mano che correggiamo noi stessi, che vinciamo le nostre tendenze, le nostre troppo facili strumentalizzazioni. È necessario quindi un esercizio individuale di purificazione ed è necessario instaurare tra due fidanzati un clima di dono vincendo le pretese, perché chi più pretende, chi vuole avere ragione, chi vuol sempre essere al di sopra, evidentemente è il più egoista. Può anche spuntarla, perché c’è una forza di sopraffazione, però è una cattiva vittoria.

La felicità non si ha nel vedere l’altro che fa tutto quello che vuoi, che sceglie solo quello che vuoi tu, che fa in ogni cosa secondo i tuoi desideri; la gioia vera, grande, non sta qui. La gioia che deve nascere tra due fidanzati e che deve poi diventare maiuscola tra due sposati è la gioia del saper dare: questa è la purificazione.

Sicché è su questo elemento che dovete porre il vostro interrogativo: quanta purificazione nel nostro fidanzamento?

2) Non solo purificazione, ma costruzione.

La costruzione nasce sulla purificazione, ma dice di più ancora: dice che l’amore che dona riesce a fare. E che cosa deve fare tra di voi se non quelle virtù solide, se non quelle abitudini di cose sante e buone che sono poi le cose che sostengono la casa, sono le colonne sulle quali si basa la vita?

Le virtù solide sono per noi cristiani la fede, la speranza, la carità, che sono per tutti l’amore, il dominio di se stessi, l’umiltà, la pratica generosità, il saper sviluppare le proprie qualità, il saper tenere la casa, il saper educare i figli; insomma, quella sapienza che noi definiamo cardinale, fondamentale, la sapienza che c’è nell’essere prudenti, giusti, forti, temperanti. In quest’ordine noi vediamo praticamente come un fidanzamento ha valore. Dopo un anno, due anni, tre anni di fidanzamento è lecito chiedersi: a che punto siamo nella nostra costruzione? Che virtù vere abbiamo fatto insieme? Quali virtù umane? Quali virtù cristiane?

3) Attività. Attività che configura il fidanzamento non come un qualche cosa a sé, ma come il matrimonio è un fatto eminentemente sociale, e un fatto perciò eminentemente ecclesiale, così il fidanzamento si deve educare a questo elemento di socialità e di ecclesialità.

Il fidanzamento non deve chiudere i due in un circolo splendido ma chiuso, ricco ma che se lasciato a sé immediatamente ha le sue conseguenze e finisce povero.

Bisogna sentire che la nostra vita non può chiudersi dietro la porta di casa. Come i figli di domani non li puoi chiudere in casa: vivranno nella società, nella Chiesa, prenderanno dalla Chiesa, daranno alla Chiesa, alla società.

Il fidanzamento deve tener conto di questo elemento fondamentale: della necessità di educarsi per diventare col matrimonio elementi stabili della società e della Chiesa, elementi di sostegno, cioè una integrazione che non sia integrazione di passività, ma di attività; non di modo, ma che abbia in sé un contenuto profondissimo. Si capisce allora che non si può considerare il fidanzamento se non si guarda a monte, un po’ più in su di quello che è l’impostazione esatta di te che vivi da figlio di Dio perché vivi nel popolo di Dio, non sei quindi nella fede semplicemente per te; nella fede sei per gli altri.

Tutto quello che si esprime da te, soprattutto questo fatto fondamentale che tu ami e che desideri essere corrisposto nell’amore e che nell’amore vuoi obbedire a Dio, perché susciti la vita la tuo amore.

Evidentemente la tua vita deve assumere un tono, una forza specialissima. Devo cercare la mia perfezione umana e la mia perfezione umana nel mio fidanzamento. Il mio fidanzamento, come ancora di più il mio matrimonio domani, non sarà allora semplicemente una delle cose che faccio, ma resterà il cuore, il cuore della mia perfezione umana, il cuore della mia perfezione cristiana.

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