05/05/1974 - Vespro IV Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 05/05/1974
Catechesi a Vespro

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Parlavamo dell’amore del Cuore di Gesù e dicevamo come l’apostolo san Paolo ci invita a prendere viva cognizione di questo amore, anzi la frase dell’apostolo è ancora più forte, perché dice un invito a “misurare” questo amore, a misurarne la profondità e l’altezza, a misurare cioè, per quanto sta nelle nostre capacità, quanto è stato grande questo amore, come questo amore è perenne, come sia vero che in questo momento il Cuore di Gesù ha per ognuno di noi un amore smisurato. Ci ama, ci ama nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre ingratitudini, nonostante la nostra pesante mediocrità. Il Signore ci ama e questo è il fatto centrale di tutta la nostra fede. Coloro che non accettano la fede è perché non credono all’amore! E dirà l’apostolo san Giovanni, sintetizzando la sua vita e la vita di coloro che avevano fatto le sue scelte, “Noi abbiamo creduto all’amore” “credidimus caritati”, abbiamo creduto all’amore (I Gv 4, 16). Vorrei perciò che noi fossimo del numero di Giovanni apostolo, che noi imparassimo a credere a questo amore, a questo amore di Dio, a questo amore di Gesù uomo Dio, a questo amore perenne che è alla base di quanto noi abbiamo e di quanto noi speriamo: Dio ci ama, Dio ci ama in Cristo. L’amore che ci porta Cristo è fuori di ogni intendimento tanto è grande, perché l’amore che ci porta il Signore è l’amore di uno crocefisso. In una sua magnifica meditazione san Francesco di Sales conclude dicendo: “Gesù è morto di amore, mi rifiuto di credere che sia morto di quelle ferite, mi rifiuto di credere che sia morto, per quanto gravi siano i colpi che gli hanno dato, di una sola cosa poteva morire Gesù: è morto d’amore”. E Lui stesso ce lo aveva indicato il modo per capire la sua carità, quando aveva detto: “Nessuno ha un amore più grande di chi muore per la persona che ama” (Gv 15, 13). È un amore che ci ha donato tutto, perché non si è accontentato di darci, come in regalo, alcune cose belle e sante, ma ha donato tutto se stesso e noi lo possediamo completamente, particolarmente la nostra meditazione riguarda l’Eucaristia dove il Signore si dona a noi in corpo, sangue, anima e divinità. “Prendete e mangiate questo è il mio corpo” (Mt 26, 26). Perciò dirà san Paolo che il fatto dell’Incarnazione è un fatto di annichilimento completo: fatto per noi niente! E così è diventato uno come gli altri uomini, “ubbidiente fino alla morte di croce” anzi, soggiungerà il profeta: “Noi Lo abbiamo guardato e non aveva neanche le sembianze di un uomo” (Is 52, 14). Ha dato tutto e ha dato a tutti! Ha dato a tutti in una mirabile sequenza di perdono, ha perdonato e perdona al buono e al cattivo, al meno buono e al meno cattivo, al più lontano e al più vicino, a tutti! Ecco, allora, cosa dobbiamo fare? Accogliere questo amore. Dirà più volte nei suoi scritti santa Margherita Maria Alacoque: alla scuola del Cuore di Gesù, andate a scuola, imparate come si fa ad amare! Gesù è il vero maestro “Non dite a nessuno del maestro, perché unico è il Cristo” (Mt 23, 8-10). Lo ha detto lui. Impariamo allora come si fa ad amare il Padre, come si fa a corrispondere alla volontà del Padre, impariamo come collocare e sviluppare nell’amore la nostra vita.

CODICE 74E4V01363N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 05/05/1974
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fornace ardente di amore
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