07/11/1976 - Vespro XXXII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 07/11/1976
Catechesi a Vespro

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Parlavamo di Gesù come il centro di attesa e di speranza di tutto l’antico testamento, di tutti i patriarchi, di tutti i profeti, di tutti i giusti. Vogliamo parlare stasera, di come Cristo deve essere il nostro centro, come tutta la nostra pietà deve essere cristocentrica, perché non è solo Gesù il più grande degli uomini, è il Figlio di Dio. La sua divinità si pone come il centro di tutto. Per mezzo della sua umanità noi andiamo a Dio, troviamo in lui, Dio. Perciò quando Gesù ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6), ha voluto sottolineare come non è possibile andare al Padre fuori di lui. La fede in lui è la fede nel sacerdote unico, nel pontefice eterno che unisce la terra col cielo, che unisce i peccatori alla misericordia di Dio. È via: noi percorreremo questa via con passo tranquillo, noi percorreremo questa via con letizia, perché “Chi segue me, non cammina nelle tenebre” (Gv 8, 12) dice il Signore. “Chi segue me”. Dobbiamo allora seguirlo in tutti gli esempi che lui ci ha dato, senza avere paura di mettere un passo in fallo o di sciupare la nostra esistenza. Seguiamolo. Anche quando la sua strada è strada di povertà, è strada di umiltà, è strada di Calvario. Seguire Gesù vuol dire passare per Betlemme, vuol dire passare per Nazareth, vuol dire passare per la strada che conduce al Calvario. Seguire lui. Lo sappiamo: dobbiamo seguirlo nel cenacolo, dove troviamo il suo pane, pane che lui ci ha dato per la nostra strada, che è la comunicazione alla potenza del suo corpo e del suo sangue. Seguiamolo sempre, senza esitare. Questo comporta un rigettare tutte le idee del mondo, perché il mondo esalta ciò che il Signore ha rifiutato. Il mondo sottolinea valori che davanti al Signore sono solo peccati. Noi dobbiamo seguirlo con grande sicurezza. Perché? Perché, se lo seguiamo per queste strade, noi lo seguiremo come risorto: il fatto centrale è proprio la sua risurrezione. Nella comunicazione con Gesù risorto, comprendiamo bene come Gesù è la verità, ha vinto il peccato e la morte e l’ignoranza. Ci ha svelato il Padre, ci ha parlato dei suoi misteri soavissimi, ha dato la luce su tutte le difficoltà della nostra vita, su tutti gli enigmi. Chi segue lui non ha le angosce; chi segue lui non è immerso nei dubbi, chi segue lui sa che non ci sono cose che possono terrorizzarci, neanche la morte. E così, introdotti da lui nella sua verità, comprenderemo come sia vera l’altra parola, che Gesù è la vita, perché è comunicazione della vita divina. Ci comunica non un dono di Dio, ci comunica la stessa vita di Dio. Nell’uomo che è già stato peccatore, viene una ricchezza incalcolabile: vive della vita di Dio, è completamente trasformato, è divinizzato. La grandezza di un uomo in grazia, è comprensibile solo da una mente angelica. Un uomo in grazia è veramente un uomo elevato così in alto, che non ci può essere un’altezza più grande. In lui circola quella stessa vita che circola nella Trinità: nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. Tanta è stata l’efficacia della salvezza che il Signore ci ha ottenuto, non di essere degli uomini semplicemente onesti, di essere dei figli di Dio. Dei figli che hanno ricevuto una vera partecipazione a questa vita divina, che hanno in loro stessi la Trinità, che possono gioire delle gioie stesse di Dio, che possono vedere le cose come le vede Dio, per lavorare qualche anno in questa vita a testimonianza del nostro amore, poi avere la stessa gloria che viene partecipata nella visione beatifica. Centralizzare su Gesù, allora, amandolo in una maniera assolutamente grande, indirizzando a lui tutto, dipendendo da lui in tutto, perché è quello che diciamo “il nostro redentore”. Ma redentore non solo perché ci ha cacciato lontano il peccato, perché ci ha donato quanto noi non avremmo potuto neanche immaginare, tanto è soave, tanto è bello, tanto è grande.

CODICE 76M6V0133VN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/11/1976
OCCASIONE Catechesi a Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 18- Desiderio dei colli eterni
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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    Umberto Roversi

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