13/05/1987 - Catechesi mese Maggio

Alla sera della nostra vita saremo giudicati dall’amore; la nostra vita cioè tanto varrà quanto abbiamo amato il Signore, quanto abbiamo vissuto questo amore: un amore non di parole, un amore che non si ferma ai sentimenti, ma un amore che trasforma tutta la nostra esistenza. Saremo giudicati dall’amore. “Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”, ha detto Gesù (Mt 7,21). Ecco, è proprio qui che dobbiamo giudicare noi stessi che siamo troppe volte dei parolai, dei superficiali e non vediamo qual è la vera sostanza della nostra devozione. La vera sostanza è questo amore, questo amore che il Signore ha portato sulla terra.

Ricordiamo le sue parole: “Sono venuto a portare un fuoco sulla terra. Che cosa posso volere, se non che questo fuoco si incendi?” (cfr. Lc 12,49). Dopo il cuore di Gesù, fornace ardente di amore, è in Maria dove questo fuoco ha rinnovato la fornace, ha rinnovato lo slancio.

La Madonna è sempre vissuta per un amore così grande che anche nelle cose più semplici meritava più che i martiri nel loro martirio, perché era più grande il suo amore, era più grande il suo dono, era più grande la purezza con la quale lasciava trionfare in lei il sacro fuoco dello Spirito Santo.

Le dobbiamo chiedere che in questa sua festa ci insegni ad amare, ad amare davvero Dio, a impegnarci giorno per giorno perché le nostre preghiere, perché le nostre opere, perché la nostra vita di sacrificio esprima sempre più un grande amore, un grande amore al Padre per essere figli veri, figli amati e imitare Gesù.

Il nostro fioretto sarà ripetere domani più volte un atto di desiderio e di amore. Diciamo sempre: “Dolce Cuor del mio Gesù, fa’ che io ti ami sempre più”.