14/04/1981 - Omelia Martedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 14/04/1981
Omelia, Martedì Santo

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Is 49,1-6; Gv 13,21-33. 36-38

L’essere come Giuda, tradire il Signore, lasciarsi adescare dalla tentazione: “E, preso il boccone, uscì. Ed era notte”. Con quanto spavento dobbiamo pensare a questa eventualità: tradire il Signore, rifiutare il Suo amore, da amici diventare nemici traditori. Sembrerebbe una cosa impossibile, sembrerebbe che nessun uomo potesse ripetere il gesto di Giuda, ma per non ripetere questo gesto, è necessario il sentimento fermissimo della fedeltà, è necessario che ognuno stia aggrappato alla grazia dello Spirito Santo. La possibilità del tradimento c’è per tutte le anime.

Vorrei che particolarmente ci fermassimo su questo: “Preso il boccone, uscì. Era notte”. Uno dei peccati più terribili, uno dei peccati che portano maggior castigo, che portano una serie di castighi, di castighi terribili, incredibili, è quando si prende la comunione ed è un sacrilegio.

“Prese il boccone”: prendere quel boccone, ricevere il Signore in un cuore d’inferno, in un cuore notte è un tradimento esecrabile. Quanto è da temere questo peccato! La Comunione sacrilega si fa quando si riceve il Signore con un peccato mortale nell’anima; quando si riceve il Signore e non si è disposti. Il sacrilegio, fatto per leggerezza, fatto per paura, fatto per vigliaccheria è sempre un sacrilegio tradimento, è sempre mettere Gesù nel cuore posseduto dal demonio. Con quanta cura allora, dobbiamo esaminare la nostra anima prima di fare la Comunione: non ci sia in noi l’abitudine, non ci sia in noi l’indifferenza. Il Santo va dato ai santi e Gesù ha detto: “Non date il Santo ai cani e non buttate le vostre perle davanti ai porci”.

Il sacrilegio commesso porta come primo castigo l’indurimento del cuore, non si avverte il peccato in tutta la sua enormità e non se ne fa penitenza, perché non basta genericamente confessare, bisogna confessarlo con lacrime e fare una vera penitenza. Il Signore Gesù ha il cuore aperto ed ogni peccatore pentito è accolto da Lui, ma quanto è difficile pentirsi di un sacrilegio!

Dobbiamo impostare allora con molta umiltà il problema delle nostre comunioni: il Signore ci accoglie, andiamo spesso da Lui, ma andiamo discutendo la nostra coscienza, non lasciandoci prendere da un giudizio troppo formale e superficiale, ma vogliamo nella Comunione costruire con Gesù un vero clima d’amicizia, un vero clima di amore. Il Signore ha compiuto il più grande dei miracoli, quello di restare nell’Eucarestia per il desiderio di venire in noi, quanto dobbiamo cercare di andare da Lui con un cuore ricco d’amore, ricco di fede!

Sentiamo questa chiamata, la chiamata a un’Eucarestia vissuta fino in fondo e, preparandoci alla Cena del Signore, guardiamo di chiedere perdono di tutte le nostre indelicatezze, di tutte le nostre mancanze di riguardo, di tutto quello che, quando Lo abbiamo ricevuto, è stata mancanza d’attenzione e di fervore. Chiediamo perdono della nostra mancata preparazione, del nostro mancato colloquio dopo averlo ricevuto e proponiamoci come frutto tanto progresso, tanta generosità, tanta corrispondenza a questo Amore infinito.

CODICE 81DDQ013
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 14/04/1981
OCCASIONE Omelia, Martedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Le nostre comunioni; possibilità del tradimento
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