01/01/1985 - Omelia S. M. Madre di Dio

Sant'Ilario d'Enza, 01/01/1985
Omelia, Martedì Ottava Natale, Solennità Santa Madre di Dio - Messa ore 11

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Nm 6, 22-27; Gal 4, 4-7; Lc 2, 16-21

Il tempo è di Dio, non è nostro, non è nostro, ci è dato per fare il bene, ci è dato per conquistare l’eternità. Offriamo questo anno, questa porzione di tempo al Signore, volendo che sia una vera volontà di ubbidirgli e di servirlo, perché è solo così che facciamo il nostro bene e il bene del mondo, perché Dio è principio di amore ed è sorgente di amore e perciò sorgente di pace. Se gli uomini ritrovano la strada dei comandamenti di Dio, trovano tutto, trovano il loro bene e trovano la costruzione di una società più giusta e più vera. Offriamo per le mani della Madonna, si apre l’anno nell’invocazione della Madre di Dio, è lei che ci ha dato Gesù a Betlemme, è ancora lei che lo dà a tutte le generazioni degli uomini. È da lei che riceviamo Gesù e riceviamo la perseveranza nel bene. Quindi la nostra consacrazione sia portata a Dio dalle mani sante della Vergine, sia portata a Dio perché noi siamo essenzialmente incapaci e indegni. La presenza della Madonna da noi chiamata, da noi invocata, sia la vera nostra gioia e la nostra grande certezza. Il Signore ci indica la strada dell’amore e il mondo ha proprio bisogno di onestà e di comprensione e di amore scambievole. La pace nasce di qui. Il Santo Padre ha chiamato oggi particolarmente i giovani a proporsi il tema della realizzazione della pace. Ha detto che i giovani e la pace devono camminare insieme. Le nuove generazioni devono essere consce della loro responsabilità e devono riuscire a compiere ciò che non siamo riusciti noi, a rendere questo mondo migliore e più fraterno. Dobbiamo pregare per i giovani ed esortarli, ed esortarli a realizzare giorno per giorno questa generosità, questa comprensione, questa intesa con tutti. Non devono essere le ideologie diverse che ci separano, le condizioni alle volte così diverse, non devono essere tutte le nostre forme di egoismo. Bisogna vincerlo l’egoismo, bisogna superare le nostre voglie malsane e le nostre passioni. Dobbiamo vincere le forme del nostro persistente orgoglio di crederci migliori degli altri. Dobbiamo sentirci una famiglia sola in tutto il mondo. Dobbiamo capire e aiutare coloro che sono i poveri veri, che hanno fame e che hanno desiderio di giustizia. Dobbiamo rivestirci della carità di Cristo. Noi cristiani dobbiamo essere quelli che si prodigano di più, che hanno un unico desiderio, quello di poter essere utili come ha fatto Cristo. “Da questo conosceranno”, ha detto lui, “che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni con gli altri” (cfr. Gv 13,35). Amare, comprendere, rispettare, realizzare cioè un cristianesimo di opere, un cristianesimo che non si fermi a un rito, ma vada nella vita pratica e concreta a compiere quelle opere che il Signore ci ha indicato. Lui è venuto, in questa Ottava del Natale lo ricordiamo con fortezza, è venuto perché abbiamo la vita, la vita soprannaturale, la vita della grazia, perché partecipiamo alla sua potenza e alla sua misericordia. “Ci benedica Dio con la luce del suo volto”, dice il Salmo (cfr. Sal 67,2), “Ci benedica”, ecco l’augurio che facciamo a tutti, che Dio ci benedica, ci benedica, benedica le nostre famiglie, prenda via l’odio e la divisione e ci unisca al suo amore. “Ci benedica con la luce del suo volto”, cioè possiamo capire ciò che lui ci ha detto, ciò che lui ci ha rivelato: la luce è la sua Parola. E la luce del suo volto è proprio, attraverso la Parola, entrare in una vera cognizione di Dio, perché chi conosce bene Dio viene a conoscere bene l’uomo e realizza una vero circolo di amore, che altrimenti non è possibile, senza Cristo è un’illusione. Sperare nei valori degli uomini è un’illusione. Cristo solo sa illuminare, santificare, corroborare.

CODICE 85A0O01320N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 01/01/1985
OCCASIONE Omelia, Martedì Ottava Natale, Solennità Santa Madre di Dio - Messa ore 11
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Pace
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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