02/01/1976 - Omelia San Macario

Sant’Ilario d’Enza, 02/01/1976
Omelia, Feria Tempo Natale I Venerdì del mese, Festa Compatrono San Macario

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1 Gv 2, 22-28; Gv 1, 19-28

Celebrando oggi la festa di San Macario, ci viene spontaneo ricordare la parola di Gesù: “Imparate da me”, dal suo Cuore, da ciò che lui ha voluto, da ciò che lui ha scelto, da ciò che lui ha amato.

Lasciare tutto e seguirlo è il passo successivo. Prima bisogna guardare a Gesù, entusiasmarsi di lui. Prima bisogna meditare sulla sua vita e capire qual gran tesoro è questa comprensione e capire che non c’è un genere migliore di vita. Non ci può essere una ricchezza più grande, una gioia più forte che il ripetere nella nostra pochezza la vita di Gesù.

Che cosa ha fatto San Macario, quando ha lasciato tutto per seguire il Signore? E’ sembrata una grande cosa, è sembrata una terribile penitenza, è stata una gioia magnifica. Dobbiamo immaginare che non fosse facile la vita di un santo in un aspro deserto senza nessuna delle nostre comodità. Dice un cronista dell’epoca: vivevano così in un continuo pericolo, gli animali selvaggi … Erano in una zona frequentata da tanti animali velenosi. Vivevano così una vita dura di povertà, di distacco, di preghiera ma sovrabbondavano di gioia. Perché erano pieni di gioia? Perché San Macario ha voluto realizzare il suo nome, il suo nome che vuol dire “beato”, se non perché ha saputo fino in fondo intonare la sua vita a quella di Gesù? E l’abbondanza della consolazione divina è venuta in lui, è venuta a portare i frutti più duraturi e più grandi.

È proprio vero che quando si serve il Signore, si trova la gioia. Ecco, che cosa vuol dire ubbidire? Cosa vuol dire, se non fare la volontà di Dio, se non fare della nostra volontà una sola cosa con la volontà di Dio? Ma quando si è uniti così con il Signore, nessuna cosa fa più paura, nessun ostacolo si vede insormontabile.

Unire la nostra volontà alla volontà di Dio vuol dire scegliere la cosa più sapiente, la cosa più giusta, la cosa più efficace perché tale è la volontà di Dio. San Macario ha fatto la volontà di Dio, offrendo la sua vita senza guardare indietro, senza aver nostalgia per le cose lasciate, andando sempre con umiltà, così, giorno per giorno nella sua penitenza. Era pieno di gioia, perché era un’unica cosa col suo Signore. Era pieno di gioia, perché sapeva che questa vita di penitenza e di preghiera era una pioggia di grazie per tutti i peccatori, per tutti gli uomini. Quante anime avrà salvato con la sua penitenza e con la sua preghiera! Quale propulsione di vita ha posto nella Chiesa! La Chiesa è come il riflesso della santità di Dio. Ecco, nella Chiesa San Macario è stato proprio un elemento scelto, che ci ha fatto capire ancora meglio com’è santo il Signore e come la nostra santità sia unire tutta la nostra vita, così, alla vita di Gesù, fare la volontà del Padre che ci ha voluti simili a Gesù.

Realizziamo perciò questa ubbidienza profonda alla volontà di Dio, cerchiamola sempre, per essere veramente pronti in tutto e di fronte alle tentazioni e di fronte ai pericoli e di fronte ad ogni cosa, che tenta d’allontanarci. Restare così uniti a Dio per poter anche noi, pur vivendo in mezzo a questo mondo, dire: “Signore, abbiamo lasciato tutto”, cioè abbiamo lasciato tutto quello che non era te, che non ci conduceva a te, che non era una cosa voluta o desiderata da te. Tutto e solo nella volontà del Signore.

CODICE 76A1O01320P
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 02/01/1976
OCCASIONE Omelia, Feria Tempo Natale I Venerdì del mese, Festa Compatrono San Macario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Imparare dal Cuore di Gesù
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