02/12/1977 - Omelia Venerdi I Avv Nov Imm 4

Sant'Ilario d'Enza, 02/12/1977
Omelia, Venerdì I settimana Tempo Avvento, Novena Immacolata - IV giorno

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Is 29, 17-24; Mt 9, 27-31

"Credete voi che io possa fare questo?" (Mt 9, 28). L'insegnamento di Gesù tocca la base, la sostanza stessa della nostra preghiera, perché la preghiera, che si deve esprimere dal nostro cuore, è la preghiera di fede, la preghiera dunque che ascolta e che dice di sì, la preghiera che è porre nel nostro cuore la Parola di Dio e renderla sostanza della nostra vita.

Il Signore ci ha ammoniti e ci ha detto che, se noi non abbiamo la fede, è impossibile il dialogo con lui, perché la fede costituisce il vero rapporto, la fede ci fa conoscere Dio nella sua grandezza, ci fa conoscere la sua volontà, ci fa conoscere la sua rivelazione, ci indica la strada che dobbiamo compiere.

La fede perciò deve crescere in noi, perché abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di essere illuminati e guidati, abbiamo bisogno di forze, cioè abbiamo bisogno di preghiera.

Abbiamo più bisogno di preghiera che non i nostri polmoni di ossigeno, abbiamo più bisogno di preghiera che del pane, che sazia il nostro corpo. La preghiera è assolutamente vitale. Ricordiamo stasera il patriarca Giacobbe: "Si addormentò”, dice la Scrittura, lassù, vicino a una città che poi diventerà famosa, “si addormentò e vide una scala che toccava il cielo e gli angeli di Dio salire e scendere da essa”. Quando si svegliò disse: "Ma questa è la casa di Dio, ma come è terribile questo luogo!" (cfr. Gen 28, 11-17) .

Imparò che Dio è veramente colui che pensa a noi, colui che si preoccupa di noi. Andava Giacobbe ramingo, solo, in preda a una terribile agitazione, non pensava di essere così guardato e sorretto da Dio, da Dio che si premurava di consolarlo e di dirgli: "Tutta questa terra sarà tua, sarà della tua discendenza. Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo" (ib. 13).

E Giacobbe superò tutte le sue difficoltà. Tutta la sua vita sarà una difficoltà fino alla più tarda vecchiaia, ma si meriterà di essere chiamato “Israele”, colui che lotta con Dio, perché lottò veramente, per non essere mai lontano da lui e per far sempre la sua volontà. Lottò e fu benedetto!

Ed è così: la strada per arrivare è una strada di fede e noi vediamo che nella Madonna la fede dei patriarchi ha raggiunto il suo vertice. Maria ha creduto, ma Maria ha saputo ancora lottare nella sua fede ed è stata esaudita nella sua preghiera. Perciò, se vediamo in Maria un modello di fede, dobbiamo ancora vedere un modello di preghiera. La preghiera di Maria, quanta fiducia! Quanta gioia! Quanto abbandono!

Lo vediamo nei singoli episodi del Vangelo anche nei momenti più terribili: "Figlio, perché hai fatto così?”. “Non lo sapevate, che dovevo fare la volontà del Padre mio?" (Lc 2, 48-49).

Ecco, lo sapevano! Maria ne era bene a conoscenza , non dice altro, lo sa!

Tutto deve essere così in un abbandono filiale di preghiera. E lungo i secoli Maria è stata colei che prega e, se otteniamo tante grazie nella Chiesa per opera di Maria, è proprio per questo: lei prega, lei è la Mediatrice, è lei che ci ottiene le grazie, è lei quella che è stata detta “l'Onnipotenza supplicante”.

Maria sa pregare, sa ottenere per noi.

Noi ricorriamo alla sua intercessione perennemente, perché sappiamo che è potente, perché sappiamo che è Madre.

CODICE 77N1N01310N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 02/12/1977
OCCASIONE Omelia, Venerdì I settimana Tempo Avvento, Novena Immacolata - IV giorno
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede e preghiera in Maria
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