26/06/1983 - Omelia XIII Domenica Ord XXV Anniversario ordinazione Padre Carlo Catellani

Sant’Ilario d’Enza 26/06/1983
Omelia XIII domenica tempo ordinario Anno C

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1 Re 19, 16. 19-21; Gal 5, 1. 13-18; Lc 9, 51-62

Ci viene spontaneo ripetere le parole dell’antifona d’inizio: “Popoli tutti, battete le mani” (Sal 46, 2). È un applauso, un applauso corale, di tutta la Chiesa, all’opera mirabile del Signore. Il Signore è il solo che può far meraviglie(...) e lo fa suo sacerdote. Quel giovane sente tutta la propria miseria, tutto il proprio limite, ma apre il cuore alla confidenza e si lascia condurre. E allora la vita di un sacerdote è una vita di benedizione. E noi oggi ricordiamo le meraviglie di Dio e le sue benedizioni nella vita di Padre Carlo, quando Lui stesso, il Signore, lo ha arricchito di tanti doni e lo ha mandato a portare il suo nome tra i popoli. Sentiamo che allora il sacerdote costituisce il mistero dell’amore, dell’amore misericordioso, dell’amore che sempre si rinnova per il suo popolo.

Cos’è il proprio dono? È un sì che diventa meraviglioso proprio perché il Signore stesso interviene, e l’accettare il dono è un ingigantirlo mirabilmente e dargli le proporzioni che solo la misericordia può dare.

Sì, noi vogliamo ringraziare il Signore per il dono che fa alla chiesa del sacerdote. Lo vogliamo ringraziare e guardare con stupore quest’amore che prende delle povere creature e ne fa strumenti di grazia.

Oh, il dono del sacerdozio alla Chiesa, quanto deve essere da noi stimato! Quanto deve essere da noi ammirato! Quanto da noi deve essere corrisposto! Perché, che cosa si aspetta il sacerdote dal popolo cristiano, se non questa comprensione, se non questa collaborazione, se non questa carità per cui si è uniti insieme per la gloria del Regno? La gloria del Regno segnata così da Gesù nella pagina del Vangelo che abbiamo letto: la gloria del soffrire per Lui, la gloria di potere dare tutto, la gloria per cui ci fidiamo della sua Parola, ci fidiamo della sua promessa, che, se insieme con Lui siamo crocefissi, insieme con Lui siamo glorificati.

Perciò, ecco, il sacerdote si aspetta la preghiera, perché la preghiera è comunione e la preghiera è potenza. Il sacerdote si aspetta la scusa delle proprie manchevolezze, perché troppa sarebbe la presunzione di chi credesse d’essere esente. Si aspetta l’aiuto, la solidarietà. Si aspetta l’essere insieme, il cuore unico e l’anima unica.

Perciò, mentre noi ci rallegriamo con Padre Carlo di tutta la meraviglia delle grazie ricevute dal Signore, mentre ci rallegriamo perché il Signore lo ha ritenuto degno di soffrire per Lui, di evangelizzare in suo nome, lo ha ritenuto degno di essere un’unica cosa con Gesù povero e disprezzato, mentre ci rallegriamo con lui, gli vogliamo promettere questa rinnovata solidarietà, questa rinnovata comunione, questo rinnovato scambio d’affetto e di aiuto. E gli vogliamo essere anche vicino negli anni che verranno, perché possiamo fare di più e di meglio. Gli promettiamo di essere più attenti e più forti di fronte al problema dell’evangelizzazione. Gli promettiamo di sentirci più Chiesa, più Chiesa che è universale, più Chiesa perché dobbiamo respirare del suo stesso respiro. E vogliamo dirgli che tutta la nostra Parrocchia è unita al suo apostolato, è partecipe del suo apostolato per essere stati chiamati da Cristo così, ognuno interessato, ognuno comandato per il suo fratello.

E cammineremo così secondo lo Spirito, e daremo meglio e con più forza, gloria al Signore.

CODICE 83FRO0133CM
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 26/06/1983
OCCASIONE Omelia XIII domenica tempo ordinario Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale, Anniversario 25° ordinazione Padre Carlo Catellani
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Sacerdozio
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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