11/09/1983 - Omelia XXIV Domenica Ord Messa ore 8 10 11.30

Sant’Ilario d’Enza, 11/09/1983
Omelia XXIV domenica tempo ordinario Anno C – Messa ore 8.30 / Messa ore 10 / Messa ore 11.30 Matrimonio

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Lc 15, 1-32

Omelia ore 8,30

Non si ascolta mai questa pagina del Vangelo senza commozione, quando pensiamo all’infinita misericordia, al cuore del nostro Dio, quando pensiamo come Lui torni a perdonare i nostri tradimenti e le nostre mediocrità. Il senso della gioia pervade l’anima. Noi sappiamo di essere accolti e quindi guardiamo con molta tristezza al fatto grave che si è perduto il senso del peccato, e perciò non si sente più bisogno di misericordia. Il figliol prodigo è stato ricevuto, ma è tornato al padre. Ecco, è proprio qui dove vorrei che accentuassimo la nostra misericordia. Ci vuole il ritorno al Padre. Il senso del peccato deve diventare forte e incisivo, perché il peccato è rifiuto di Dio, perché il peccato è ribellione a Dio, perché il peccato è un errore e una stupidità nostra, una stupidità che non ha ragione, perché, quando abbandoniamo Dio, sappiamo di abbandonare, come dice la Scrittura, “la sorgente della vita”. Quando commettiamo peccato, lo sappiamo che andiamo incontro ai castighi di Dio, che andiamo incontro alla rovina e al fallimento più o meno grande della nostra vita; eppure continuiamo a peccare per egoismo, per orgoglio, il comodo bestiale che si sovrappone a tutte le ragioni ideali.

Noi dobbiamo interrogarci per vedere come facciamo il nostro ritorno al Padre, perché la vita cristiana deve essere una continua conversione. Dobbiamo a tutti i costi migliorare noi stessi, abbandonare una vita mediocre, una vita prigioniera delle cose futili e sciocche che quotidianamente ci circondano. Un ritorno sereno e forte ai grandi valori che devono sorreggere la nostra vita, uno sforzo di miglioramento nell’amore, perché è nell’amore che il Signore ci ha redento e nell’amore noi dobbiamo tornare a Lui. Sicché, la nostra strada è capire l’amore di Dio e rifiutare ciò che è contro Dio, ciò che non è degno della vita cristiana, ciò che non è degno di quella vocazione che ci ha dato il Signore, di essere suoi figli, simili a Gesù.

Dobbiamo essere come Gesù. Un cristiano non può esimersi da questa necessità. Dobbiamo essere come Gesù e dobbiamo vedere le cose da togliere e volerle togliere, e impegnarci in pieno,

perché altrimenti le nostre parole sono bugiarde. E tutte le Messe diciamo: “Confesso a Dio Onnipotente che ho molto peccato”, e continuiamo tranquillamente a peccare. Le nostre Liturgie diventano bugie, diventano falsità formali. Abbiamo bisogno di sentire in quest’anno della Redenzione, quest’Anno Santo, quest’Anno del Giubileo, che un movimento forte ci deve essere tra di noi: quello di migliorarci. Chi ha molto da togliere, tolga il molto, chi ha poco, tolga il poco. Ognuno di noi s’incammini forte, perché il Signore parla di corsa. Bisogna andare di corsa. La vita è preziosa. La vita, che ci può mancare da un momento all’altro, è una vita che noi dobbiamo rendere piena, completa, nella serenità del Signore e nella sua pace, ma senza le false transazioni e le false nostre posizioni.

Proprio così. Apriamo al Signore il nostro cuore. “Aprite le porte al Signore”, ci ha detto il Papa. Apriamole, di tutto cuore.

(Al termine della Messa)

Il nostro pellegrinaggio a Roma per acquistare l’indulgenza dell’Anno Santo, lo faremo la domenica 2 Ottobre e con altri devoti della Madonna assisteremo alla Messa del Papa. E così compiremo la visita alle basiliche per cominciare quest’anno sociale in molta fede e spirito di penitenza. Il viaggio sarà in pullman e partiremo nella domenica dal primo al due, per essere là in tempo all’ora della Messa.

Sia lodato Gesù Cristo.

Omelia ore 10

È il Signore che ha voluto la famiglia. Nella prima pagina della Bibbia c’è il racconto della creazione. L’uomo e la donna sono per la famiglia, e l’amore che Dio suscita nei loro cuori, è per la famiglia, non è per un momento passeggero, non è per un capriccio. L’amore non è fine a se stesso, l’amore tra due finalizza nella famiglia, perché nella famiglia il Signore ha posto una missione: la missione della vita e la missione del mutuo aiuto. E Gesù, non solo ripeterà queste cose, ma le renderà grandi, le renderà forti ancora di più, perché istituirà il Sacramento del matrimonio, nel quale i due sposi sono ministri di un Sacramento, cioè si scambiano quella che giustamente è detta il più grande tesoro: la grazia di Dio.

In questa luce noi vi facciamo l’augurio, un augurio di fede perché siamo in Chiesa, perché siamo cristiani, un augurio di fede. Guardate a Dio. La vostra vita acquista il senso più profondo, acquista la gioia più schietta se guardate sempre a Dio. Il vostro cammino sia orientato così: al volervi bene, a realizzare molta armonia tra di voi guardando a Dio. Guardando a Lui sentirete che i vostri passi hanno un sostegno, che tutte le vicissitudini della vita hanno un segreto, un segreto per cui tutto viene ad essere superato. E’ il segreto proprio dell’unione con il Signore, di questa fede che voi esprimete oggi donandovi nel Sacramento, che cercherete di esprimere tutti i giorni con potenza e con gioia.Noi vi auguriamo così ogni bene, perché vi auguriamo il Signore. Vi auguriamo l’amore nel Signore, la pace nel Signore, la benedizione di tutte le vostre opere, perché possiate essere degni di Lui, del Suo amore, perché la vostra famiglia sia una famiglia esemplarmente generosa, esemplarmente forte. Questo augurio lo corroboriamo con la nostra fervida preghiera.

Omelia ore 11, Messa di un matrimonio

Siete venuti davanti all’altare per consacrare il vostro amore a Dio e al suo Regno. Siete venuti portati dalla fede, perché è la fede che ci dice le opere mirabili di Dio, le opere della sua sapienza. E la Parola di Dio risuona nella vostra anima, la sentite distintamente: “Non è bene che l’uomo rimanga solo, diamogli un aiuto simile a lui”. Dio ha fatto la famiglia, l’ha fatta assegnando alla famiglia una missione, una missione fondamentale, un compito assolutamente prioritario in mezzo alla famiglia umana: il compito della vita, il compito di aiutarsi, di sorreggersi, di capirsi. Iddio indica allora nella famiglia la grande vocazione, la grande realtà che ognuno deve saper vivere e sapere realizzare. Ed è per questo che noi preghiamo per voi e nella preghiera vi facciamo l’augurio: l’augurio che la vostra famiglia sia sempre così nella luce di Dio, che la vostra famiglia esprima sempre non solo un amore umano, ma esprima un amore di Dio, un amore che vi conduca sempre a osservare la sua legge, a vivere l’ideale che vi ha posto dinanzi.

Realizzate quest’ideale, realizzatelo ogni giorno di più, realizzatelo nella pace e nell’unione tra di voi, realizzatevi compiendo bene i vostri compiti e le vostre responsabilità, realizzatelo di fronte a tutti, come testimonianza della vostra bontà e della vostra fede.

Il Signore vi dia la grazia di avanzare ogni giorno di più nel bene, nella gioia, di avanzare sempre di più in quell’aiuto fervido che vi presterete l’uno con l’altro. E così troverete sempre il Signore in ogni vostra giornata. Ogni giorno sarà un giorno bello, perché sarà un giorno di amore e un giorno di fede.

CODICE 83IAO0133NE
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 11/09/1983
OCCASIONE Omelia XXIV domenica tempo ordinario Anno C – Messa ore 8.30 / Messa ore 10 / Messa ore 11.30 Matrimonio
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Conversione
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